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Anatocismo, usura e commissione di massimo scoperto nel conto corrente: banca condannata a restituire oltre 70mila euro ad azienda salentina che stava per chiudere i battenti

Più di un sospiro di sollievo per un'azienda salentina che stava per chiudere i battenti perché non ce la faceva più a causa del proprio indebitamento e che comunque aveva pensato di rivolgersi allo "Sportello dei Diritti" in quanto riteneva di aver pagato troppi interessi e spese eccessive alla banca con la quale intratteneva da lungo tempo un rapporto di conto corrente e che pretendeva il pagamento di un notevole debito, in realtà poi rivelatosi inesistente. Conto corrente che agli esperti dell'associazione e dopo una consulenza contabile era apparso sin da subito come illegittimo in una serie di pattuizioni. Proprio per questo, e per riprendersi il maltolto, aveva agito in giudizio innanzi al Tribunale di Lecce contro l'istituto di credito assistito dai legali dell'associazione, tra cui l'avvocato Francesco Toto.

Con una significativa e recentissima sentenza, il Tribunale salentino ha ritenuto aderire agli esiti della consulenza tecnica disposta dal magistrato, ritenendo che nel contratto di conto corrente in questione vi fosse stata capitalizzazione degli interessi che ha comportato il ricomputo della situazione debiti/crediti con un credito in favore della società correntista.

Il consulente, in particolare ha rilevato che la capitalizzazione trimestrale degli interessi, nel caso di specie, non fosse stata pattuita dalle parti, ed aveva effettuato il ricalcolo degli interessi in base ai criteri dell'art. 117 co. 7 lett. D) D. Lgs. n. 385/93 accertando, infine, un saldo a favore dell'utente bancario di oltre 70mila euro. Pertanto, si legge in sentenza: «il pagamento degli interessi ultra legali "comprensivi anche delle commissioni di massimo scoperto, giorni di valuta, spese e commissioni" non appare giustificato e si versa in un'ipotesi di pagamento dell'indebito come previsto dall'art. 2033 c.c. da cui sorge il diritto alla ripetizione nel limite prescrizionale decennale, a decorrere dalla data di chiusura dell'intero rapporto. Ne consegue, pertanto, la piena legittimità della richiesta di restituzione di dette somme.»

La decisione in questione, per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", è l'ulteriore conferma che le banche nonostante le numerose decisioni susseguitesi negli ultimi anni in materia, hanno continuato a violare la legge e a pretendere interessi e costi maggiori di quelli legali, con ciò causando un notevole ed ingiustificato aggravio per imprese e consumatori che troppo spesso si sono trovate rispettivamente a chiudere i battenti o a vedersi sottoposti ad ingiuste procedure esecutive quando addirittura avrebbero potuto vantare un credito nei confronti delle prime. Ciò dovrebbe far riflettere chiunque ha operato con un conto corrente in rosso e a far verificare l'eventuale sussistenza d'illegittimità nella durata del rapporto bancario al fine di una puntuale ricostruzione di quanto effettivamente si deve dare o addirittura avere.

( 21 aprile 2018)

Pubblicato in Cronaca Emilia
Mercoledì, 31 Gennaio 2018 08:13

"SACCO BANCARIO"

"SACCO BANCARIO"- Chiarelettere - Mercoledì 31 gennaio ore 21 - Auditorium biblioteca "A.Loria" - via Rodolfo Pio 1 - CARPI (MO)- Conduce Pierluigi Senatore

Secondo appuntamento mercoledì 31 gennaio alle ore 21 con la rassegna Ne Vale La Pena edizione 2018: Vincenzo Imperatore presenterà il suo libro Sacco Bancario-Il grande imbroglio nel racconto di manager, gole profonde e risparmiatori truffati (Chiarelettere) con Pierluigi Senatore all'Auditorium della Biblioteca Loria di Carpi (MO).

All'incnotro sarà presente per portare la sua testimonianza anche Paolo Contini di Banca Etica

Storie di oggi, che raccontano un sistema mille volte de nunciato eppure tuttora perfettamente funzionante, in barba agli aggirabilissimi vincoli normativi, italiani e soprattutto europei. 

Dalla prefazione di Marco Travaglio

Da Monte Paschi a Banca Etruria. Manager e gole profonde, documenti rivelatori e testimonianze inedite – incredibili e toccanti – di risparmiatori che lottano per salvare i propri soldi. Dal caso Deiulemar (società che ha distrutto un intero paese) ai mancati controlli di Consob e Banca d'Italia. Vincenzo Imperatore racconta dall'interno il grande sacco bancario di cui finora ci è stata mostrata solo la superficie, con gli scandali del Monte dei Paschi di Siena, di Banca Etruria, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Ma l'intreccio tra finanza, politica e interessi personali è più profondo e capillare. Solo entrando nelle segrete stanze del potere bancario possiamo capire come, ancora oggi, tutto funzioni in modo perfettamente uguale. Il sistema del malaffare ha i suoi anticorpi. La politica è servile, anche per necessità (le banche hanno in cassaforte miliardi di titoli di Stato e un forte potere di ricatto). Negli Stati Uniti, a dieci anni dallo scandalo Lehman Brothers, simbolo della crisi che ha cambiato il mondo, sono state inasprite le sanzioni (penali e non) per i reati finanziari, fior di manager sono finiti in galera con pesanti pene da scontare, tutti gli istituti di credito più importanti hanno pagato il conto. In Italia, invece, il conto lo stanno pagando i cittadini e i risparmiatori. Ma c'è una nuova pagina che aiuta a comprendere come profitto e gestione etica possono (e devono) vivere insieme. Grazie alla collaborazione del presidente di Banca Popolare Etica Ugo Biggeri, Imperatore racconta un cambiamento possibile, tuttora in corso, eppure colpevolmente taciuto dai media.

Vincenzo Imperatore (Napoli 1963), laureato in Economia aziendale, dopo un master in Business administration a Roma, è stato per ventidue anni manager bancario nelle piazze più importanti del meridione. Nel 2012 ha fondato InMind Consulting, società di consulenza che, tra le altre attività, assiste i propri clienti nella ristrutturazione dei debiti con le banche. Giornalista pubblicista, collabora con quotidiani e riviste specializzate e conduce un programma radiofonico di informazione finanziaria. Con Chiarelettere ha pubblicato due libri, più volte ristampati: "Io so e ho le prove" (2014) e "Io vi accuso" (2015).

Ne Vale La Pena è un ciclo di incontri promosso da
Assessorato alle Politiche Culturali del Comune, Radio Bruno, Rock No War! Onlus, sezione modenese di
ANIOC (Associazione Nazionale Insigniti Onorificenze Cavalleresche),
Libreria Mondadori e con la direzione artistica di Pierluigi Senatore.

L'ingresso all'incontro è libero, fino ad esaurimento posti.

Pubblicato in Dove andiamo? Modena

La Cassazione nuovamente sull'anatocismo. No alla capitalizzazione degli interessi anche se annuale, a maggior ragione a seguito della legge 49 del 2016 che ha recepito la giurisprudenza in materia. Il correntista ha ragione a chiedere l'annullamento della clausola anche se si trattava di «uso bancario»

Un'altra significativa decisione che per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", da un ulteriore secco "stop" alle banche in tema di capitalizzazione degli interessi dei conti correnti è giunta dalla Corte di Cassazione che ha ribadito per l'ennesima volta che gli usi bancari in materia di anatocismo non hanno alcun valore normativo ed una volta disconosciuta la loro natura di fonte di diritto la disciplina applicabile non può che essere quella legale, sicchè in difetto di successiva diversa pattuizione posteriore alla scadenza degli interessi, questi ultimi possono produrre a loro volta interessi soltanto dalla data della domanda giudiziale (ricorso monitorio).

In sostanza, in tema di controversie relative ai rapporti tra la banca e il cliente correntista, il quale lamenti la nullità della clausola di capitalizzazione trimestrale degli interessi anatocistici maturati con riguardo a un contratto di apertura di credito bancario regolato in conto corrente e negoziato dalle parti in data anteriore al 22 aprile 2000, il giudice, dichiarata la nullità della predetta clausola, per contrasto con il divieto di anatocismo stabilito dall'art. 1283 c.c., deve calcolare gli interessi a debito del correntista senza operare alcuna capitalizzazione. È quanto fra l'altro stabilito dall'ordinanza n. 24293 pubblicata il 16 ottobre 2017, che ha accolto il ricorso di una srl correntista.

Inoltre, rilevano i giudici di legittimità, è destituita di fondamento l'obiezione della banca secondo cui la nullità della clausola anatocistica avrebbe ad oggetto esclusivamente il periodo trimestrale di capitalizzazione, lasciando in vita la convenzione integrabile per via interpretativa.

Il vizio di nullità, infatti, afferisce alla intera clausola, in quanto la convenzione viola la norma imperativa prevista dall'art. 1283 c.c. applicabile "ratione temporis" al rapporto di garanzia in esame, non assumendo pertanto rilievo la intervenuta recezione normativa del divieto di capitalizzazione degli interessi bancari soltanto con l'art. 1, comma 629, della legge 27.12.2013 n. 147, normativa, peraltro, successivamente, integralmente ridisciplinata dall'art. 17 bis, del decreto legge 14 febbraio 2016, n. 18 convertito con modificazioni dalla L. 8 aprile 2016, n. 49 (recante "Misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio") che ha sostituito l'art. 120 del Testo Unico delle leggi bancarie, atteso che la legge n. 147/2013 si è limitata a "normativizzare" un indirizzo giurisprudenziale del Giudice di legittimità già stabilizzato.

Insomma, ancora una volta la giurisprudenza conferma la bontà delle azioni a tutela dei correntisti defraudati dall'avidità degli istituti bancari e ci consente di agire con più vigore nelle numerose cause avviate dallo "Sportello dei Diritti" in materia.

Pubblicato in Economia Emilia

In data 6 ottobre, la Banca Centrale Europea (BCE) ha comunicato al Gruppo Credem l'inserimento tra i gruppi societari italiani che svolgono attività significativa sia nel settore bancario e dei servizi di investimento sia nel settore assicurativo (conglomerati finanziari).

Il Gruppo sta perseguendo una forte strategia di espansione ed ha raggiunto a fine giugno 2017 quasi 40 miliardi di totale attivo, con una crescita particolarmente significativa, pari a quasi il 26%, da fine 2013. Lo sviluppo ha riguardato tutte le attività del Gruppo, dai servizi di investimento e bancari alla consulenza nell'ambito assicurativo con le riserve raddoppiate dalla fine del 2013 a giugno 2017 raggiungendo quota 6,5 miliardi di euro.

L'inclusione nell'elenco dei conglomerati finanziari prevede una vigilanza supplementare a cura della BCE, che si aggiunge alle altre autorità di vigilanza settoriali ed a quella già esercitata sempre dalla BCE sul Gruppo come banca "significativa" dal 1 gennaio 2016 all'interno del SSM (Single Supervisory Mechanism), così da rafforzare ulteriormente le tutele verso la clientela del Gruppo.

"Da sempre abbiamo creduto che la completezza d'offerta sia un elemento qualificante per la consulenza ed i servizi che proponiamo ai nostri clienti", ha dichiarato Nazzareno Gregori, Direttore Generale di Credem, "ed i trend di crescita che abbiamo riscontrato ci danno conferma della correttezza della strada intrapresa e che la clientela ha riposto fiducia in questo modello basato su competenza, ampiezza ed integrazione dell'assistenza e del supporto fornito a privati ed imprese."

IL GRUPPO CREDEM

Il Gruppo Credem è uno dei principali gruppi bancari privati italiani quotati ed ha registrato a fine giugno 2017 un utile netto in progresso del 43,9% a/a a 101,3 milioni di euro. Nel primo semestre del 2017 è proseguito inoltre il trend di sviluppo delle quote di mercato con 53 mila nuovi clienti. Confermato anche il sostegno all'economia con prestiti in crescita del 4,9% a/a a 23,5 miliardi di euro mantenendo la qualità dell'attivo a livelli di eccellenza con sofferenze nette su impieghi netti a 1,44%. Il Gruppo ha sede a Reggio Emilia ed opera sul territorio nazionale con 692 tra filiali, centri imprese, centri small business e negozi finanziari, 6.110 dipendenti, 869 consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede, 222 subagenti finanziari e 98 agenti specializzati nella cessione del quinto dello stipendio. Il gruppo è attivo in tutte le aree del banking commerciale ed inoltre opera, attraverso le sue controllate, nel risparmio gestito, leasing, factoring e assicurazioni.

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Mutui e finanziamenti usurai. Importante ordinanza della Cassazione: interessi corrispettivi e moratori si cumulano al fine della verifica del superamento del tasso soglia dell'usura. Dovuto la restituzione del solo capitale alla banca perché ai sensi dell'articolo 1815 cc la pattuizione originaria del tasso di mora è contraria alla legge 108/96 e non spetta la restituzione di alcun tipo d'interesse. Lo "Sportello dei Diritti": smentiti molti tribunali e corti territoriali che negavano il cumulo. Avanti con le cause intentate in tutta Italia

Una decisione importantissima in tema della dibattuta questione della cosiddetta "usura bancaria" relativa a mutui e finanziamenti che è tuttora oggetto di contrasti giurisprudenziali è giunta in data odierna dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza 23192/17, pubblicata il 4 ottobre dalla sesta sezione civile e che potrebbe favorire migliaia tra consumatori, aziende e utenti bancari in generale. Secondo la Suprema Corte, per accertare se sono usurari o meno gli interessi praticati sul mutuo dalla banca è possibile cumulare quelli corrispettivi e quelli moratori e verificare poi il superamento del tasso-soglia ai sensi dell'articolo 1 della legge 108/96, tanto che nella fattispecie il debitore dovrà restituire solo la sorte capitale e non gli interessi, essendo nulla in ragione dell'articolo 1815 del codice civile la relativa pattuizione.

Tanto che in caso affermativo risulta legittima la sentenza di merito che ha ammesso la banca al passivo di una società fallita soltanto per la sorte capitale del finanziamento.

Nel caso affrontato dai giudici di legittimità, è stata rigettato definitivamente l'opposizione proposta da un istituto bancario nei confronti dello stato passivo di un'azienda fallita. Nella fattispecie è stata la Ctu eseguita in sede di merito ad accertare che al momento della pattuizione il tasso degli interessi moratori è superiore al tasso-soglia di legge; si verifica dunque un'ipotesi di usura originaria e non sopravvenuta come, al contrario, eccepiva la banca. Gli ermellini, hanno infatti rigettato il ricorso dell'istituto di credito che chiedeva la censura della decisione di merito nella parte in cui la nullità degli interessi usurari moratori non avrebbe dovuto colpire quelli corrispettivi che non superano il tasso soglia: resta confermato il decreto del Tribunale fallimentare in ragione del fatto che la pattuizione è nulla ai sensi dell'articolo 1815 Cc e nessun interesse spetta all'istituto mutuante.

Sottolineano i giudici di piazza Cavour che: «l'art. 1815, co. 2, c.c. stabilisce che "se sono dovuti interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi" e ai sensi dell'art. 1 d.l. 29 dicembre 2000, n. 394, convertito in l. 28 febbraio 2001, n. 24, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento; il legislatore, infatti, ha voluto sanzionare l'usura perché realizza una sproporzione oggettiva tra la prestazione del creditore e la controprestazione del debitore;» e quindi il ricorso della banca risulta essere manifestamente infondato in quanto - ricorda la Suprema Corte - «come ha già avuto modo di statuire la giurisprudenza di legittimità «è noto che in tema di contratto di mutuo, l'art. 1 della l. n. 108 de/ 1996, che prevede la fissazione di un tasso soglia al di là del quale gli interessi pattuiti debbono essere considerati usurari, riguarda sia gli interessi corrispettivi che quelli moratori (Cass. 4 aprile 2003, n. 5324). Ha errato, allora, il tribunale nel ritenere in maniera apodittica che il tasso di soglia non fosse stato superato nella fattispecie concreta, solo perché non sarebbe consentito cumulare gli interessi corrispettivi a quelli moratori al fine di accertare il superamento del detto tasso» (Cass. ord. 5598/2017; con principio già affermato da Cass. 14899/2000).»

Per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" si tratta di una decisione molto importante in un momento in cui la giurisprudenza di merito continuava ad assumere una posizione altalenante, con la maggior parte dei tribunali e corti di merito che negavano il cumulo degli interessi, e che può contribuire a rendere giustizia a migliaia di consumatori ed utenti bancari, tanto da costituire un motivo in più per andare avanti nelle azioni già intraprese e da intraprendersi dalla nostra associazione per far accertare l'usurarietà di migliaia di mutui e finanziamenti ancora in corso o che pur estinti non hanno raggiunto la prescrizione decennale per le richieste di rimborso degli interessi illegittimamente versati e che quindi devono essere integralmente restituiti.

 

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Parte oggi una nuova rubrica sul nostro sito: la "Gazzetta dei segreti bancari". Uno strumento che vuole aiutare le persone a entrare con maggiore semplicità all'interno del mondo finanziario. Capire un po' di più ciò che ci viene proposto, affrontare i temi di maggiore attualità nel settore, cercare di intraprendere la strada migliore per investire i propri risparmi e tanto altro nel programma di questi incontri bisettimanali. Docente sarà Giacomo Saver, direttore e fondatore di Segretibancari.com: a lui verrà affidato il timone della nave per riportare il nostro denaro in un porto sicuro.

Giacomo, ci racconta brevemente il suo percorso professionale?

"Mi sono laureato all'Università degli Studi di Torino in "economia e commercio", per la precisione in economia aziendale, intermediari e mercati finanziari (110 e lode ndr). Ho lavorato in banca per quasi vent'anni fino a quando ho deciso di avviare una mia attività imprenditoriale. Oggi sono formatore e investitore indipendente".

Di cosa si è reso conto nel tempo?

"Nel periodo in cui ho lavorato in banca sentivo crescere la frustrazione di essere considerato un venditore e non un tecnico. Complice la crisi 2008, le proposte delle banche sono diventate sempre più costose, offrendo meno guadagni ai clienti. I costi addebitati aumentavano e i rendimenti scendevano".

Qual è la corretta definizione del suo lavoro?

"Io sono un investitore, non un consulente. E sono un formatore: per questo ruolo non basta sapere nozioni ma bisogna anche essere in grado di trasmettere i contenuti. Quando sono in aula non porto solo la mia esperienza ma anche quella di tanti altri investitori che si sono rivolti a me".

Quali strumenti usa per raggiungere i risultati prefissati?

"Il punto di partenza è investire solo in strumenti che si conoscono. Partire da ciò che è più elementare significa sapere a cosa si va incontro. In secondo luogo è indispensabile verificare che questi strumenti siano anche economici. Mentre nella vita "chi più spende, meno spende", in finanza non è così".

Quali sono i limiti più difficili da superare per un "investitore libero"?

"C'è sicuramente un ostacolo psicologico: si ritiene spesso che la finanza sia noiosa e incomprensibile. Il primo passo è avvicinarsi a questo mondo per capirlo di più. E poi ci vuole un pizzico di passione. Non c'è? Basta pensare che stiamo parlando dei nostri soldi, guadagnati con fatica. Vedrete che la passione arriverà".

Di cosa si parlerà in questa rubrica bisettimanale sulla Gazzetta dell'Emilia?

"Saranno tre i pilastri: investire in modo consapevole per non incorrere in delusioni. Investire in modo semplice costruendo una strategia adeguata alla nostra persona. Investire in modo indipendente utilizzando strumenti finanziari efficaci".

Quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere?

"Offrire una metodologia corretta di investimento che non deve partire dal prodotto e inculcare nei lettori la consapevolezza che per ottenere guadagni bisogna sopportare dei rischi. Per questo è indispensabile imparare a conoscere se stessi e i propri limiti. Voglio proporre un percorso sano di investimento, in cui ognuno fissa i paletti in totale coerenza con il proprio modo di agire".

 

Di Pietro Razzini

 

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 19 Febbraio 2017 09:32

Emil Banca: 6.000 soci dicono di Sì alla fusione.

Via libera dai soci di Emil Banca e di Banco Cooperativo Emiliano al progetto di aggregazione delle due bcc.

Modena 13 febbraio 2017 - L'operazione, tra le più rilevanti mai realizzate nel mondo del credito cooperativo italiano, dà vita a una nuova bcc che manterrà il nome di Emil Banca e che dal prossimo 1° aprile opererà con 84 filiali: cinque a Modena, Ferrara e Parma, 27 a Reggio, 40 a Bologna, due nel Mantovano.

Le assemblee dei soci (entrambe si sono svolte ieri) sono state molto partecipate, dato che sottolinea la straordinarietà di questa operazione voluta per riportare solidità nei conti del Banco Cooperativo Emiliano e sostenuta anche dal fondo temporaneo del credito cooperativo accorsi al palazzo dello Sport di Casalecchio per assistere all'ultima assemblea della vecchia Emil Banca, hanno votato praticamente all'unanimità (i voti contrari sono stati solo due) per l'integrazione con Reggio Emilia.

Circa 2.800 soci del Banco Cooperativo Emiliano si sono, invece, ritrovati alle Fiere di Reggio Emilia, dove la la fusione è stata approvata con 17 voti contrari e 11 astenuti.
«Incassiamo con soddisfazione l'ennesima fiducia dei nostri soci e ora ci mettiamo al lavoro per completare il percorso che, dal 1° aprile, vedrà la nascita ufficiale di una delle più importanti banche di credito cooperative d'Italia», dichiara il presidente di Emil Banca Giulio Magagni, designato a guidare anche la nuova bcc, che avrà 44 mila soci e 700 dipendenti, opererà su un territorio di competenza che si estende su oltre il 68% del territorio regionale, comprende 3 milioni di abitanti, oltre 300 mila imprese registrate e 1,3 milioni di occupati.
«Non è la dimensione a determinare l'attenzione locale, ma la strategia», assicura il direttore generale di Emil Banca Daniele Ravaglia (confermato dg anche della futura bcc), che ribadisce come questo passaggio storico non intaccherà il modo differente di fare banca caratteristico delle banche di credito cooperativo.

«In continuità con l'operato delle due bcc, l'attività bancaria della nuova Emil Banca continuerà a puntare sulla conoscenza del cliente, sulle relazioni e sulle persone garantendo che, in collaborazione con gli enti locali e l'associazionismo, - conclude Ravaglia - continueremo a essere motore dello sviluppo economico, sociale e culturale dei nostri territori».
Il consiglio d'amministrazione della nuova banca (che sarà eletto nella prima assemblea generale dei soci in calendario per fine aprile) sarà formato da otto consiglieri indicati da Emil Banca, cui va anche la presidenza, e dai cinque indicati da Banco Emiliano.

«Quella che nascerà ad aprile sarà una banca solida, efficiente e in grado di rispondere alle sempre più complesse regole che governano il nostro settore - aggiunge Magagni - Una banca in grado di essere capofila nell'epocale processo di riforma che sta cambiando volto al mondo del credito cooperativo italiano. Ringrazio il presidente uscente di Banco Cooperativo Emiliano Giuseppe Alai per il prezioso lavoro svolto anche in questa delicata di fase passaggio e che – conclude il presidente di Emil Banca – ha deciso di passare la mano dopo tanti anni all'interno del credito cooperativo».

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Emil Banca e il Banco Cooperativo Emiliano danno vita a una delle più grandi bcc d'Italia. La fusione avrà decorrenza dal primo aprile 2017. 84 filiali, 137 mila clienti, 44 mila soci, oltre 700 dipendenti e un territorio di competenza che si estende su sei province: cinque in Emilia (Parma, Reggio, Modena, Bologna e Ferrara) e una in Lombardia (Mantova).

Bologna - Questi alcuni numeri della nuova banca di credito cooperativo che nascerà se il progetto di fusione per incorporazione del Banco Cooperativo Emiliano in Emil Banca sarà approvato dalle due compagini sociali. Il progetto, che ha avuto il sostegno del Fondo transitorio del Credito Cooperativo e ha già l'ok di Banca d'Italia, il 12 febbraio sarà sottoposto ai soci cui spetta il giudizio definitivo. Se le assemblee straordinarie dei soci accetteranno la proposta deliberata nei mesi scorsi dai consigli di amministrazione di Emil Banca e del Banco Cooperativo Emiliano, nascerà, per numero di filiali e collaboratori, la più grande bcc del Nord Italia, seconda solo, a livello nazionale, alla Bcc di Roma.

La nuova bcc (che manterrà il nome Emil Banca) partirà con un capitale sociale di oltre 97 milioni, impieghi lordi di 2,7 miliardi di euro, una raccolta totale di circa 4,7 miliardi di euro e una massa amministrata superiore ai 7 miliardi di euro. Il patrimonio complessivo delle nuova banca supererà i 306 milioni di euro. Numeri rilevanti quanto il territorio di competenza della nuova bcc, che si estenderà su oltre il 68 per cento del territorio regionale, comprenderà 3 milioni di abitanti, oltre 300 mila imprese registrate e 1,3 milioni di occupati. Un sistema economico che complessivamente vanta un decimo di tutte le esportazioni nazionali. La fusione avrà decorrenza dal primo aprile 2017.

«Abbiamo lavorato per sei mesi affinché l'operazione potesse presentarsi come sostenibile per tutti gli attori, fosse un'opportunità di sviluppo e una garanzia di futuro, per i due istituti, per il credito cooperativo e per il territorio - afferma il presidente di Emil Banca Giulio Magagni – I nostri soci sono ora chiamati a esprimersi su un importante cambiamento che però avverrà nel rispetto delle radici della cooperazione di credito e senza disperdere l'immenso patrimonio di valori che da più di un secolo contraddistingue le due aziende, contribuendo alla crescita e allo sviluppo economico, ma anche sociale e culturale, dei territori in cui sono inserite. La nuova bcc continuerà a essere protagonista di un modo differente di fare banca, equo, sostenibile e attento alle persone e al territorio che sarà presidiato, come avviene già in entrambe le bcc, da un folto numero di Comitati soci locali che avranno il compito di mantenere un legame diretto tra la banca e le sue comunità».


«Quella che nascerà - aggiunge il presidente del Banco Cooperativo Emiliano Giuseppe Alai - sarà l'espressione di una cooperazione di credito già da tempo avviata sulla strada delle integrazioni e che ha colto le opportunità della riforma del credito cooperativo per presentarsi sul mercato con maggiore incisività e competitività, più solida e al tempo stesso solidale, profondamente legata alle comunità locali, in grado di offrire servizi ancora più innovativi e di sostenere con maggiore efficacia lo sviluppo del territorio».

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(Fonte Emil banca - gennaio 2017)

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 05 Febbraio 2017 14:24

c.a.s.e.a.SOMMARIO Anno 16 - n° 05 05 Febbraio 2017

Editoriale: Ormai ci siamo. Il cappio verrà stretto al collo. Rallenta la caduta del latte spot. Vivere senza glutine: i consigli e le ricette. Cereali e dintorni. Leggeri ribassi ma sempre in un clima di instabilità. Emil Banca e Banco Emiliano daranno vita a una delle più grandi BCC d'Italia. Linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Copador in "rosso". Chiesto il concordato. Ma le speranze sono dure a morire.

SOMMARIO Anno 16 - n° 05 05 febbraio 2017
1.1 editoriale Ormai ci siamo. Il cappio verrà stretto al collo.
2.1 lattiero caseario Brusca frenata del latte spot.
3.1 Alimentazione e salute Vivere senza glutine: i consigli e le ricette.
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Leggeri ribassi ma sempre in un clima di instabilità.
5.1 Fusioni bancarie Emil Banca e Banco Emiliano daranno vita a una delle più grandi BCC d'Italia
5.2 fitosanitari Linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari
6.2 truffa all'UE Piacenza, agricoltore truffa l'Unione Europea
7.1 pomodoro in crisi Copador in "rosso". Chiesto il concordato. Ma le speranze sono dure a morire.
8.1 economia e lavoro 2016. In Emilia Romagna vola il PIL e l'occupazione.
9.1 promozioni "vino" e partners
10.2 promozioni "birra" e partners

20170205-cibus-COP

Domenica, 07 Agosto 2016 12:04

Stress Test e quello che non ti aspetti

Le borse sempre più padrone del mondo. Il loro efficace linguaggio e la capacità di osservare e reagire "fuori dagli schemi". L'intelligenza artificiale sta prendendo il sopravvento dell'umanità?

di Lamberto Colla Parma, 07 agosto 2016.
Il tanto agognato quanto temuto "Stress Test", ovvero il meccanismo con il quale viene verificata la solidità di una banca, ha dato un risultato particolarmente, quanto inaspettatamente, favorevole alla maggior parte delle banche italiane. Quattro su cinque Istituti di Credito italiani si sono piazzati ai vertici della classifica europea, dove in vetta addirittura fa bella mostra Intesa San Paolo, mentre Monte dei Paschi di Siena (MPS) è risultata, come era atteso, la peggiore di tutte.

Con un po' di sorpresa, seppure da diverso tempo si conoscesse il non perfetto stato di salute delle corazzate bancarie tedesche, nonostante gli sforzi della Merkel per celarne le magagne, i test hanno messo in evidenza che le più grandi banche teutoniche, Deutsche Bank e Commerzbank, sono entrate nella top 12 degli istituti più deboli.

Da questa fotografia dello stato di salute del sistema bancario europeo ci si sarebbe attesa una risposta delle borse di un certo tono; premi consistenti al "sistema Italia" e un segnale di preoccupazione verso quello il "sistema bancario" Germania.

Invece, nella prima giornata utile, la borsa ha stroncato tutti i titoli bancari, compresi i più solidi, e premiato il MPS sulla base di una "promessa" di risanamento che vedrebbe coinvolti la Cassa Deposito e Prestiti (Ministero del Tesoro) e un probabile impegno da parte di alcune casse previdenziali dei professionisti (accordo non ancora raggiunto e, correttamente, contrastato dai Federconsumatori e Adusbef).

Insomma, proprio quello che non ti aspetti!
Di fatto, la Borsa ha ragionato "fuori dagli schemi". Non ha creduto a tanta solidità delle banche e ha risposto con un commento positivo alla proposta di risanamento di MPS (+0,5% il giorno seguente il test e la promessa) per poi riallinerala alle altre banche nei giorni che sono seguiti, quasi a voler dire "di porre attenzione alle garanzie da mettere in gioco" (vedi casse previdenziali), riallineando MPS a tutti gli altri titoli bancari.

Una sorta di linguaggio, peraltro facilmente interpretabile anche ai più profani, quello che le borse stanno utilizzando per "convincere" gli Stati a seguire ben precisi indirizzi. Messaggi di minaccia che, quando si sono tradotti in promesse, hanno fatto veramente male ai Governi e ai loro sudditi (leggi Berlusconi Premier e lo spread alle stelle).

Quello che sconcerta è la fenomenale capacità di reazione delle borse. Immensi volumi di titoli compravenduti in poche ore da EST a Ovest del pianeta a dimostrazione che la regia delle operazioni è in mano a pochissimi soggetti. Poche persone fisiche, possessori di immensi patrimoni personali, con la disponibilità di gestire quell'immensità di "carta straccia" di derivati e altri prodotti finanziari complessi. Una immensa massa di titoli che non rappresentano la realtà dell'economia ma la influenzano senza possedere un valore reale. Basti pensare che il totale dei debiti che circolano sulla base di pezzi di carta, al mondo, è pari a oltre 50 volte il valore reale, dato dal prodotto interno lordo mondiale.

In Conclusione le borse, quindi i pochi che le governano, i cui indici quotidianamente attraggono quanto o forse più delle previsioni meteo, con sempre maggiore frequenza e autorità danno indicazioni e suggerimenti, in perfetto stile mafioso, sgrammaticato ma assolutamente efficace, agli Stati stessi (USA compresi) "suggerendo" loro le politiche da attuare. Pena, la ritorsione finanziaria e il conseguente spargimento di lacrime e sangue.

Pubblicato in Politica Emilia
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