Accoglienza festosa per il sindaco Patrizia Barbieri, nella mattinata di mercoledì 14 marzo, alla scuola dell'infanzia "Aldo Moro" di via Trieste, dove i bambini della sezione D, con la spontaneità e l'immediatezza dei loro 4 anni, le hanno rivolto una serie di domande sull'inquinamento e la difesa dell'ambiente sul territorio.
Alla presenza della dirigente del 4° circolo didattico Simona Favari, delle insegnanti Carla Bossoli e Annalisa Di Stefano, nonché del rappresentante di classe Roberto Cencini, gli alunni si sono seduti in cerchio intorno al primo cittadino, ponendole numerosi interrogativi che hanno spaziato dalla raccolta differenziata alla difesa della fauna ittica: "Perché muoiono i pesci?", hanno domandato, riferendosi alla situazione critica del fiume Trebbia nei periodi di massima siccità.
"Sono rimasta colpita – commenta il sindaco, che ha ricevuto una speciale fascia tricolore a ricordo dell'incontro con gli alunni dell'intera scuola – dalla consapevolezza e dalla padronanza che bambini così piccoli hanno mostrato, su temi complessi da affrontare anche per noi adulti".
Secondo il primo cittadino – che ha invitato i bimbi in Municipio anticipando che anche l'assessore all'Ambiente, Paolo Mancioppi, interloquirà con loro su questi argomenti – il merito di questa sensibilità ambientale va alle insegnanti, che ha ringraziato per la loro capacità di coinvolgimento.
"I bambini hanno rivelato – conclude Patrizia Barbieri – una conoscenza del territorio e una curiosità viva che mi ha fatto molto piacere constatare, perché significa che anche in famiglia possono condividere ciò che hanno appreso, facendosi promotori di comportamenti virtuosi e di quel sano senso civico che abbiamo tutti bisogno di incentivare".
"Il cambiamento climatico non deve metterci paura, dobbiamo governarlo. E possiamo farlo attraverso un'agricoltura competitiva, al passo con i tempi e che non abbia paura della scienza e del progresso". Ha proposto questa strategia il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo al convegno "Cambiamento climatico ed agricoltura: l'impatto sul territorio parmense" organizzato al Palazzo del Governatore di Parma da Confagricoltura Parma.
"Ci sono colture e tecniche di allevamento – ha spiegato il presidente Giansanti – che tengono conto di come il clima stia cambiando. Noi vogliamo fare agricoltura da imprenditori e rifiutiamo l'approccio assistenzialista ai temi agricoli proposto da altri. La sovranità alimentare è possibile garantendo redditività agli agricoltori. Il nostro settore deve tornare ad essere centrale perché, non dimentichiamolo, noi siamo coloro che danno da mangiare agli italiani".
Al convegno ha partecipato anche la presidente della federazione nazionale suinicola di Confagricoltura Giovanna Parmigiani: "Settanta studi scientifici a confronto ci dicono che per ogni aumento di un grado Celsius si ha, nelle campagne, una diminuzione di produzione del mais del 7,4%, del grano del 6% e del riso del 3%. Solo questo dato dimostra quanto sia importante gestire il cambiamento climatico per il settore agricolo che ha fatto tanto per rispettare le indicazioni del protocollo di Kyoto".
Il dibattito ha coinvolto il meteorologo Luca Lombroso, "se non rispetteremo l'accordo ambientale di Parigi a fine secolo potrebbero esserci anche 46-48 gradi d'estate" e la giornalista Licia Colò che ha parlato della risorsa idrica: "Il tema dell'acqua è sempre stato considerato un problema del Sud. Oggi è una questione nazionale. L'acqua è patrimonio esauribile e dovremmo rendercene conto tutti". Un contributo tecnico è giunto anche da Renato Canestrale (Crpv) e Maria Teresa Pacchioli (Crpa) che hanno parlato di progetti e ricerche in Emilia Romagna nell'ambito delle produzioni vegetali ed animali.
Tante le autorità che non hanno fatto mancare la loro presenza o un loro saluto: tra loro il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e l'assessore regionale all'Agricoltura Simona Caselli. Presenti anche il deputato uscente Giuseppe Romanini e i neo eletti parlamentari Laura Cavandoli, Maria Gabriella Saponara, Pietro Pisani, Maurizio Campari ed Elena Murelli.
"Il cambiamento climatico riguarda tutti, non solo noi agricoltori – ha concluso il presidente di Confagricoltura Parma Mario Marini -. Ci siamo confrontati con i tecnici per avviare un cambiamento di rotta, da subito, rispetto ad un declino climatico che dura da decenni".
Il convegno è stato organizzato da Confagricoltura Parma con il patrocinio del Comune di Parma ed il contributo di Crédit Agricole e Cascina Pulita.
Presentata stamane nella sede dell'Emilia Centrale la mappa dettagliata dei lavori che il Consorzio di bonifica realizzerà nel 2018 con i fondi consortili - derivanti dai contributi dei cittadini consorziati - nelle aree appenniniche di Reggio Emilia e in alcuni comuni del Parmense. Interventi per oltre 2,3 milioni di euro
Reggio Emilia - 8 Marzo 2018- La lotta in prima linea contro il dissesto idrogeologico in Appennino si traduce in un impegno costante votato all'operatività quotidiana proprio in quelle aree più fragili costantemente alle prese con i gravi rischi di movimenti franosi. Per questo è fondamentale la manutenzione di carattere ordinario, ma anche e soprattutto quelle opere straordinarie che consentono, se realizzate per tempo, di anticipare le emergenze.
Oggi le ripercussioni dei cambiamenti climatici sui territori montani certo non favoriscono le condizioni di uno scenario già pesantemente sotto scacco a causa della sua formazione morfologica e dal progressivo abbandono delle attività agricole e di pastorizia a presidio e difesa delle terre alte.
Per questa ragione e per stare al fianco delle comunità e delle amministrazioni comunali che le governano che il Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale (in un periodo di crisi globale di risorse pubbliche da destinare alle piccole e medie manutenzioni essenziali però per prevenire i danni più ingenti) presenta oggi una dettagliata mappa di opere da realizzare entro la fine del 2018 finanziate coi proventi dei contributi stessi dei consorziati.
Un'operazione trasparenza, già promossa negli anni scorsi, che indica in modo preciso dove le risorse finiscono e come sono impiegate come reale antidoto contro il dissesto idrogeologico in montagna. Gli interventi che lo staff tecnico consortile operante sulla montagna ha individuato dopo una fase di studio e monitoraggio delle zone più colpite in collaborazione con gli uffici tecnici dei comuni interessati riguarderanno per lo più le seguenti attività:
- rispristino movimenti franosi
- regimazione idrauliche
- consolidamento dei versanti
- sistemazione strade di bonifica
- messa in sicurezza delle scarpate
- manutenzioni del reticolo dei rii minori
- pulizia degli alvei fossi e rii
- sistemazione e rafforzamento ponti sedi stradali pubbliche
Quest'anno le attività tecniche montane concertate si realizzeranno nelle municipalità di: Castelnuovo Monti, Carpineti, Castellarano, Vezzano sul Crostolo, Baiso, Viano, Ventasso, Veto, Canossa, Scandiano, Toano, Casalgrande, Villa Minozzo, Casina, Palanzano, Tizzano .
Gli importi che il Consorzio di Bonifica andrà ad investire sul territorio montano saranno di 1,55 milioni di euro a cui se ne aggiungeranno altri 750 mila per gli interventi finanziati da terzi (Comuni, Regione, Iren, ecc.) e naturalmente realizzati dall'Emilia Centrale per un ammontare complessivo di 2,3 milioni di euro.
"I lavori capillari che eseguiamo dopo i monitoraggi del territorio effettuati dal nostro staff tecnico e concertati con le amministrazioni locali - che in questa fase storica ne hanno particolare necessità – ha evidenziato il Commissario Straordinario regionale del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale Franco Zambelli – vanno a sostenere la vita reale in queste zone e l'economia locale che a volte fa conti salati con l'abbandono dei territori".
Territori in cui il Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale è sempre stato presente: "Abbiamo rafforzato progressivamente la nostra azione sull'Appennino e oggi possiamo proprio dire di agire in modo omogeneo e anno dopo anno siamo in grado di fornire risposte concrete alle comunità e naturalmente ai nostri consorziati".
Tutte le attività montane infatti vengono svolte in ottemperanza e attuazione di quanto previsto dall'articolo 3 della Legge Regionale n. 7/2012 e dal successivo protocollo di intesa tra Regione Emilia Romagna , Uncem e Urber (attuale ANBI ER).
(In allegato: l'elenco delle Opere Finanziate dal Consorzio e delle principali collaborazioni. )
Proseguono da parte dell'Amministrazione comunale i lavori programmati per la riqualificazione delle aree verdi cittadine e il miglioramento della sicurezza stradale. In diversi parchi gioco comunali sono state infatti risistemate le panchine: d'intesa con l'assessorato all'Ambiente, la cooperativa Geocart – affidataria della manutenzione del verde – ha provveduto alla rimozione di circa 380 listelli in legno ammalorati, sostituendoli con omologhi componenti in plastica riciclata e riverniciando i montanti con zinco a freddo.
"Si tratta – spiega l'assessore Paolo Mancioppi – di un prodotto brevettato da una ditta di Codogno, che utilizza materiale lavabile, completamente ignifugo e non soggetto alle conseguenze del clima: la durata dei nuovi listelli in plastica riciclata è almeno il triplo di quelli tradizionali in legno. Un'innovazione, quella propostaci dal gestore, che abbiamo accolto con favore proprio per queste caratteristiche".
L'intervento, avviato sulle panchine del parco giochi di via Faggi e dell'adiacente giardino, ha riguardato anche il campo giochi di via Anelli a Ivaccari, del Pubblico Passeggio e di via Campesio, dove sono state risistemate anche le panchine dell'area verde.
Mirati alla sicurezza stradale, invece, i lavori eseguiti in prossimità dell'attraversamento pedonale regolato da semaforo lungo la statale 10, all'altezza della via che porta verso la ex scuola di Roncaglia. Le lanterne aeree ad incandescenza sono state sostituite da lampade a luce Led fumé che, quando spente, non riflettono la luce solare, e quelle laterali da 200 mm da lanterne più grandi, da 300 mm, ad incandescenza recuperate. Si è inoltre posizionata la targa di contrasto. "In tal modo – sottolinea l'assessore Paolo Garetti – abbiamo incrementato la visibilità per gli automobilisti, tutelando ulteriormente i pedoni che fruiscono dell'impianto semaforico con chiamata a pulsante, già funzionante e dotato dei segnalatori acustici per i non vedenti".
Durante il mese di febbraio appena concluso i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Bologna hanno intensificato i controlli presso aziende che operano nel settore della gestione dei rifiuti nell'ambito della regione Emilia Romagna.
Un maggior potenziamento nelle verifiche, indicato dal Comando Gruppo Tutela Ambientale di Milano, che ha interessato tutto il nord Italia con la prospettiva, in aggiunta alla verifica sulla corretta gestione dei rifiuti, di poter delineare e prevenire il fenomeno degli incendi presso impianti che operano nel settore della raccolta, dello stoccaggio, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti.
Controlli presso le aziende, quindi, che hanno permesso di individuare punti deboli, criticità e situazioni ritenute favorevoli allo sviluppo di incendi, come per esempio il notevole conferimento di rifiuti presso l'impianto, superando i limiti imposti dall'autorizzazione, lo stoccaggio dei medesimi in aree facilmente accessibili, peraltro neppure videosorvegliate o, infine, indicazioni previste da layout non sempre rispettate.
In definitiva, a parte le irregolarità riscontrate, tutte situazioni che potrebbero essere migliorate. Tra le 12 aziende verificate, 4 di esse sono risultate non conformi, con la conseguente contestazione di sanzioni penali a carico dei legali rappresentanti, soprattutto in relazione all'inosservanza alle prescrizioni imposte dall'autorizzazione ambientale, all'illecita gestione di rifiuti e al mancato rispetto delle disposizioni in materia di scarichi industriali. I controlli nell'articolato settore della gestione dei rifiuti proseguiranno anche nel corso del mese di marzo.
Bocca d'Enza da oggi più sicura. Approvato e finanziato il progetto Bonifica Parmense che metterà in sicurezza oltre 4 mila ettari di territorio nei comuni di Sorbolo e Mezzani. Oltre 5,1 milioni di euro di finanziamenti ottenuti per il progetto. Stefano Bonaccini (presidente Regione Emilia Romagna): "La difesa idraulica è un'assoluta priorità e diventa un volano economico". Luigi Spinazzi: (presidente Consorzio di Bonifica): "Premiata la nostra progettualità, ora si proceda".
Mezzani (PR), 21 Febbraio 2018 – Il progetto per la messa in sicurezza della vasta area di oltre 4 mila ettari di territorio idraulicamente vulnerabile situato nei comprensori dei Comuni di Sorbolo e Mezzani da oggi è una realtà.
L'articolato piano che il Consorzio di Bonifica Parmense ha sottoposto a tutti gli organismi tecnici chiamati a valutarlo ha colpito nel segno raccogliendo il favore della Regione Emilia Romagna e dell'Unità di Missione Governativa #ItaliaSicura.
La popolazione della Bassa Est a gran voce nel corso degli anni aveva richiesto maggiori strumenti di difesa dai gravi fenomeni alluvionali che periodicamente hanno interessato questa fetta di provincia dove confluiscono numerosi flussi provocando danni e disagi prolungati per i residenti.
Oggi mettere in sicurezza un territorio così ampio significa realizzare un'opera in grado di migliorare l'impatto delle acque sull'ambiente circostante anche in considerazione degli effetti dei cambiamenti climatici in atto e delle abbondanti quantità di acqua che spesso sopraggiungono improvvisamente sovraccaricando il reticolo con ripercussioni che coinvolgono non solo Sorbolo e Mezzani, ma anche zone di Colorno e di Torrile.
Stamane il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, i vertici della Bonifica, presidente Luigi Spinazzi e direttore generale Fabrizio Useri, il sindaco di Mezzani Romeo Azzali e il sindaco di Sorbolo Nicola Cesari, il segretario dell'Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po Meuccio Berselli, il senatore Giorgio Pagliari, il consigliere regionale Massimo Iotti – insieme a numerosi amministratori locali, rappresentanti dei Consorzi idraulici privati, associazioni agricole e numerosi cittadini dell'area interessata – si sono riuniti per presentare il progetto del Consorzio di Bonifica.
Progetto che ha già superato tutto l'iter procedurale delle verifiche urbanistiche, ambientali ed archeologiche preventive, l'autorizzazione paesaggistica ambientale e quant'altro riguardante la sicurezza del cantiere.
Ora la Regione Emilia Romagna l'ha indicato come progetto prioritario e immediatamente cantierabile. L'impianto attuale infatti, costruito all'inizio del secolo scorso, ha immediata necessità di un adeguato ampliamento per offrire maggiori garanzie alla cittadinanza per scongiurare il rischio di esondazioni a causa di grave piena: in caso di precipitazioni consistenti infatti i rigurgiti di acqua dal Po e dall'Enza impediscono all'attuale struttura di scolare le portate correttamente con rischio tangibile di conseguente allagamento delle aree circostanti su cui insistono abitazioni, opifici industriali, aziende agricole, terre coltivate. La modifica ideata assicurerà lo smaltimento delle acque eccedenti in qualsiasi condizione di criticità.
"La soddisfazione di dare risposte concrete ai cittadini che giustamente le reclamano in aree a rischio come questa – ha commentato nel suo intervento Stefano Bonaccini – è un'assoluta priorità per la nostra azione sul territorio e giornate come quella di oggi in cui i progetti diventano qualcosa di più rispetto alle idee sono davvero straordinarie. In più, oltre alla sicurezza collettiva, queste opere rappresentano un pre-requisito per fare rete e incrementare tutto ciò che può derivare come valore dall'indotto: economico e turistico".
Insieme alla soddisfazione degli amministratori il commento di Luigi Spinazzi presidente del Consorzio di Bonifica premia lo sforzo collettivo: "Il nostro ente ha tra le sue mission la sicurezza idraulica del territorio e per quella che è la nostra competenza offriamo collaborazione e capacità progettuale, trovare poi sostegno dagli enti e dalla cittadinanza coinvolta ci appaga notevolmente: ora però il mio obiettivo è completare l'opera".
(foto copertina da sinistra: Useri, Bonaccini, Spinazzi, Cesari, Lambertini, Azzali, Berselli e Iotti)
Coperture Bacca d'enza https://youtu.be/-YgMUDNQcvE
Spinazzi su Finanziamento: https://youtu.be/IXSMuCIAKX4
Bonaccini su Progetto Bocca d'Enza: https://youtu.be/yHiQDLA0v_0
Iniziati gli interventi di ricostruzione al ponte sul rio Gerola (Fiorenzuola). Prosegue intanto la manutenzione dei canali.
Piacenza, 20 febbraio 2018 - Sono partiti oggi, da parte del Consorzio di Bonifica di Piacenza, i lavori per la ricostruzione della spalla del ponte sul rio Gerola (comune di Fiorenzuola d'Arda) lungo la strada del Bagnolo. L'intervento consiste nella demolizione della parte deteriorata del ponte e nella sua ricostruzione ex novo in calcestruzzo (l'opera includerà anche il rifacimento del cordolo di ancoraggio sulla strada comunale).
Durante il recente incontro fra i tecnici del Consorzio di Bonifica di Piacenza e le autorità di Fiorenzuola d'Arda, alla presenza del sindaco, era stato pianificato l'intervento.
La fine del lavori è prevista per il 5 marzo. L'intervento comporterà la chiusura della strada del Bagnolo tra via Di Vittorio e la strada di Chiaravalle.
Il rio Gerola, gestito dal Consorzio di Bonifica di Piacenza, scorre a cielo aperto ed è lungo circa 7 chilometri. Parte dal comune di Alseno, attraversa il comune di Fiorenzuola d'Arda e confluisce nel rio Freddo.
È un canale di bonifica che solo per un brevissimo tratto assume la doppia valenza di canale di bonifica e di canale irriguo.
Sono complessivamente 2.600 i chilometri di canali che il Consorzio di Bonifica di Piacenza gestisce nel nostro territorio.
Una fitta rete che necessita di manutenzione, legata anche alle caratteristiche della stagionalità e del territorio. Nello specifico della val d'Arda, da Castell'Arquato verso valle, dall'inizio di febbraio, sono iniziati gli interventi di pulizia dei canali principali anche per consentire il corretto riempimento dei laghi. Quest'anno i recenti episodi legati al gelo hanno fatto sì che gli alberi, schiantati dalle basse temperature, abbiano generato un consistente accumulo di rami nei canali.
L'operazione congiunta OLAF e Guardia di Finanza di Chiavari - dipendente dal I Gruppo Genova - ha disvelato un intricato sistema di frodi, attraverso il quale sono stati sottratti oltre 1,4 milioni di euro di fondi dell'Unione europea.
Genova 16 febbraio 2018 - L'attività d'indagine - a carattere internazionale e che ha visto coinvolto società stabilite in Italia, Francia, Romania e Regno Unito - ha consentito di ricostruire il complesso meccanismo fraudolento anche grazie a una stretta cooperazione internazionale, assicurata tra il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza e l'Ufficio Europeo Anti-Frode (OLAF) della Commissione Europea, che aveva avviato un'indagine su presunte irregolarità in un progetto di ricerca e innovazione, finanziato con fondi dell'UE e gestito da un consorzio europeo.
Dalle investigazioni eseguite dalle Fiamme Gialle liguri e dagli investigatori OLAF è emerso che il gruppo di società interessato, guidato da una coppia di coniugi italiani, con partner in Francia, Romania a Regno Unito, avrebbe dovuto realizzare due prototipi di hovercraft, da utilizzare come veicoli nautici di emergenza in caso di incidenti ambientali.
A seguito di un controllo sul posto, eseguito in Italia dall'OLAF unitamente ai militari della Guardia di Finanza di Chiavari, non sono stati rinvenuti hovercraft perfettamente funzionanti, ma soltanto parti di uno scafo in vetroresina, un motore e vari componenti disassemblati.
Nel corso delle indagini è emerso che, per ottenere i finanziamenti, i due coniugi avevano falsamente attestato la sussistenza dei requisiti richiesti per l'esecuzione del progetto, a fronte di quella che in realtà era un'oggettiva inadeguatezza strutturale ed economica delle società a loro riconducibili.
Ulteriori attività, condotte nel Regno Unito dall'OLAF, hanno rivelato che il partner britannico esisteva solo sulla carta: la società era stata infatti costituita e gestita dalla stessa coppia di coniugi italiani che ha agito come leader del consorzio. Una volta ottenuti i fondi UE, i beneficiari italiani hanno utilizzato altre società, gestite da "prestanome" e sempre a loro riconducibili, per sottrarre le somme.
Per simulare l'effettivo sviluppo del progetto e distrarre i fondi, erano stati contabilizzati costi fittizi, attraverso l'indicazione nei bilanci delle società riconducibili alla coppia italiana, di falsi acquisti di carburante e rimborsi nei confronti dei soci. In pratica, gli imprenditori italiani utilizzavano degli artifizi contabili, creando documentalmente dei "falsi" debiti da parte delle società nei loro confronti, che poi venivano ricompensanti con prelevamenti "reali" di contanti.
L'analisi della documentazione bancaria eseguita dai finanzieri, attraverso l'esame di oltre 12.000 transazioni finanziarie e pagamenti effettuati nel progetto, ha confermato che parte dei fondi UE, ricevuti dai partner italiani e britannici del consorzio, era stata utilizzata per estinguere un'ipoteca accesa su un castello, oggi oggetto di sequestro da parte della Procura di Genova.
II castello apparteneva ufficialmente ad un'altra società britannica, originariamente costituita dalla stessa coppia italiana, le cui quote venivano, poi, cedute a una società statunitense, costituita nel Delaware.
In tale contesto, l'OLAF accertava che anche quest'ultima società statunitense era sempre riconducibile agli stessi coniugi italiani. Sulla base delle informazioni direttamente acquisite e di quelle fornite dall'OLAF, la Guardia di Finanza ha sottoposto a verifica fiscale le varie società riconducibili ai due coniugi-imprenditori.
Tra queste, anche una società di diritto inglese, che era stata fittiziamente localizzata all'estero per beneficiare di un regime fiscale più
vantaggioso di quello nazionale.
Le attività ispettive hanno consentito di constatare complessivamente quasi 2 milioni di euro di base imponibile sottratta a tassazione.
Gli indagati, che rischiano fino a trent'anni di reclusione, dovranno rispondere di malversazione e truffa ai danni dell'UE, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e dichiarazione fraudolenta.
Nei prossimi giorni la Guardia di Finanza invierà una segnalazione alla Corte dei Conti, al fine di quantificare il valore del danno erariale.
(In allegato le slide della conferenza stampa)
il Bacino idrografico del Fiume Po rappresenta un valore straordinario e strategico per l'Italia. In quest'area geografica e produttiva sono insediate oltre 20 milioni di persone in grado di generare il 40% del PIL nazionale e la componente del comparto Agricoltura è eccezionalmente rilevante con un 35%. La risorsa idrica, il governo della stessa e l'armonizzazione dei possibili squilibri territoriali diventano quindi fondamentali per mantenere ed incentivare lo sviluppo produttivo alla base del Made in Italy.
Per queste ragioni il Viceministro delle Politiche Agricole e Forestali Andrea Olivero e il Segretario Generale del neonato distretto idrografico Meuccio Berselli interverranno GIOVEDI' 15 FEBBRAIO alle ORE 11:30 presso la sede dell'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (via Garibaldi, 75 - PARMA) per illustrare le funzioni dei nuovi Distretti a sostegno del mondo agricolo nell'area del Bacino del Po.
Test dei gas di scarico non solo sulle scimmie ma anche sugli umani. Lo scandalo che ha travolto alcune case automobilistiche tedesche rischia di raggiungere dimensioni ancora più ampie
La ricerca e la sperimentazione sugli esseri umani è una pratica che si svolge da tempo immemore, e ha conosciuto le sue pagine peggiori durante i periodi di prigionia e schiavitù di una parte della popolazione mondiale.
Ma quello che sta emergendo in queste ultime ore sullo scandalo che ha travolto Bmw, Daimler e Volkswagen fa riemergere inquietanti reminiscenze di fatti della storia che pensavamo archiviati, ove fosse confermato che tali test, siano stati effettuati anche sugli esseri umani.
È quanto emerge da un rapporto dell'EUGT riportato dalla Stuttgarter Zeitung. L'EUGT, associazione europea della ricerca per ambiente e salute nel settore dei trasporti, è un'associazione costituita nel 2007 e sciolta a metà 2017 dopo decisione di fine 2016 tra Bmw, Daimler, Volkswagen e Bosch.
Il documento, pubblicato come rapporto di attività per il quinquennio 2012-2015, riporta che l'Associazione avrebbe promosso «uno studio a breve termine sull'inalazione del biossido di azoto nelle persone sane».
Nel 2015 Volkswagen ha ammesso di avere manipolato i dati relativi alle emissioni di biossido di azoto (NO2) dei motori diesel per conformarli agli standard americani. Il biossido di azoto è un gas tossico, dall'odore forte e pungente e con forte potere irritante. È un inquinante la cui principale fonte di emissione nell'atmosfera è il traffico veicolare.
Secondo il rapporto dell'EUGT 25 soggetti sani sarebbero stati sottoposti a test di inalazione di biossido di azoto con diverse concentrazioni. E i risultati non mostrerebbero alcun effetto riscontrabile sulle persone sottoposte al test.
Il produttore tedesco Daimler si è nel frattempo dissociato dai test sugli esseri umani - come riporta la Süddeutsche Zeitung -, condannandoli nel modo più assoluto. Pare inoltre che Bosch non facesse già più parte dell'EUGT quando i test sono stati effettuati anche sugli esseri umani.
Nel maggio 2015 dieci esemplari di scimmie giapponesi sono stati condotti in un laboratorio di Albuquerque, nel New Mexico, rinchiusi in una vetrina e tenuti tranquilli davanti a uno schermo con la proiezione di un cartone animato, mentre venivano sottoposti all'emissione di gas di scarico (commisto ad aria) per 4 ore.
Il caso è stato sollevato dal New York Times. Bmw e Daimler hanno preso le distanze dal metodo «del tutto insensato». Volkswagen ha chiesto scusa, definendo «un errore» quei test.
Dietro i test sulle scimmie ci sarebbe l'allarme scatenato nel 2012 da uno studio pubblicato dall'organizzazione mondiale della sanità, secondo il quale i gas di scarico sono cancerogeni. I colossi dell'auto volevano dimostrare il contrario. L'EUGT aveva promosso lo studio - poi applicato con i test sulle scimmie - nel 2013 stipulando un contratto con il Lovelace Respiratory Research Institute.
Giovanni D'Agata presidente dello "Sportello dei Diritti" auspica quindi che su questa vicenda sia fatta immediata chiarezza anche per evitare che in futuro si possa solo parlare di fatti del genere e di persone che non hanno rispetto per la dignità degli esseri umani, trattandole alla stregua di carne da macello.
(29 gennaio 2018)