Di Guglielmo Mauti Reggio Emilia, 05 Marzo 2024 - Si terrà fino al 17 marzo a Palazzo Magnani a Reggio Emilia la Mostra “Marionette e Avanguardia - Picasso - Depero – Klee – Sarzi” dedicata al teatro di figura e curata dal museologo britannico James M. Bradburne.
Protagonisti della mostra sono i Puppets, termine anglosassone che rappresenta sia le marionette (guidate dall’alto), che svolgevano ruoli più seri e drammatici, sia i burattini (manipolati dal basso) che impersonavano invece personaggi più gioiosi e dinamici.
Non è, come potrebbe sembrare, una mostra rivolta solo alle generazioni più giovani: il Teatro di figura ha infatti una forte correlazione con il contemporaneo e da quando è nato, oltre a svolgere una funzione di intrattenimento, si occupa anche di satira politica e di denuncia sociale.
Rivolgendosi a un pubblico adulto e attingendo a una solida tradizione di satira politica del “teatro di figura” i burattini sono infatti stati usati anche per criticare le condizioni politiche e sociali delle varie epoche degli artisti in cui vivevano. Perché le marionette e i burattini non si possono né imbavagliare, né ammanettare.
Si potranno ammirare gli esemplari più classici come Pulcinella e Arlecchino per arrivare alle creazioni di Otello Sarzi, della omonima scuola d’arte. Ma la Mostra è un’occasione per ammirare anche opere di artisti di prestigio come Pablo Picasso con i suoi costumi a grandezza naturale disegnati per Parade (balletto coreografico che i Ballets russes di Sergej Djaghilev portarono in scena a Parigi nel 1917), Fortunato Depero che proprio con Picasso si incontrava nel famoso caffè Greco, Paul Klee, Carlo Carrà con la sua “Musa metafisica”, il regista e scenografo reggiano Enrico Prampolini e molti altri.
La mostra è altamente interattiva ed accanto ad ogni marionetta ci sarà un contributo video che ne racconterà la storia.
L’esposizione si completa con un omaggio a Otello Sarzi che oggi rappresenta in Italia uno degli artisti più importanti del teatro di figura dal secondo dopoguerra.
Nel 1969 a Reggio Emilia, Otello Sarzi fondò il T.S.B (Teatro Sperimentale dei Burattini) dedicandosi alla realizzazione di burattini e spettacoli straordinari per le Scuole dell’infanzia grazie anche all’incontro Gianni Rodari e Loris Malaguzzi.
Ad oggi la Fondazione Famiglia Sarzi, da lui fondata nel 1996, ha la possibilità di realizzare nuove felici prospettive per il teatro, per l’arte e, di conseguenza, per le future generazioni e promuovere e continuare l’opera culturale ed educativa del suo fondatore.
Due parole con la dott.ssa Silvia Cavalchi, Operatrice culturale e Membro del Comitato scientifico di Palazzo Magnani.
Ho incontrato Silvia Cavalchi al Multiplo Centro Cultura, dove ha presentato la Mostra “MARIONETTE E AVANGUARDIA”
Dottoressa Cavalchi, la Mostra quindi non è solo per i bambini?
“Assolutamente no” mi rassicura - che ha rimarcato l’importanza sociale del Teatro di figura, capace di tenere insieme diversi aspetti, dal coinvolgimento dell’immaginario per i bambini, alla funzione sociale ed educativa rivolta al pubblico più adulto, che attraverso questa forma d’arte possono “leggere la contemporaneità del ‘900 e il rapporto con quella attuale”.
Questo è il vero motivo per vedere questa e altre mostre?
“Si, l’arte non è solo bellezza, anche se questo è un fattore fondamentale. Avere un contatto con la cultura permette di capire la società passata, la nostra storia e vedere meglio il presente. La cultura – continua Cavalchi - è la chiave per cambiare la società: senza questa non ci sarebbe progresso, l’evoluzione ed il rispetto per la diversità. La cultura è il vero fattore di cambiamento, per questo viene temuta da alcuni regimi.”
Quindi l’arte e la cultura sono per tutti?
“L’arte è sempre stata una fonte fortissima di comunicazione, ma nel corso degli anni l’abbiamo sostituita con altro, relegandola a qualcosa per pochi. Tuttavia questa non ha perso la sua funzione: recenti studi hanno dimostrato che le popolazioni di Comunità con una forte fruizione della cultura hanno manifestato un minor utilizzo di farmaci. L’arte e la cultura fanno bene!”
Qual è la sua idea del rapporto tra la società e le Mostre?
“Ci sono tantissime mostre in Italia, l’offerta non manca e molte di esse hanno una tradizione forte di attenzione alle scuole, ai ragazzi e alle fragilità. La mia idea è sempre quella di partire dalla mostra e a portarla a tutti attraverso forme di mediazione, cercando sempre una correlazione con il contemporaneo.”
E rispetto alle nuove generazioni?
“Il rapporto con i bambini è più semplice, sia perché riesci a portarli tramite la famiglia o la scuola, sia perché per loro natura sono più spontanei, curiosi, interagiscono e fanno domande. A differenza loro, invece i ragazzi più grandi dalle scuole secondarie in su, sono più distaccati e meno interessati. E soprattutto, anche se sembrano molto sicuri di sé fanno fatica a esternare le loro idee e sensazioni per la paura del giudizio. In questo l’arrivo del digitale non li ha sicuramente aiutati”.
Quindi cosa si può fare per riavvicinarli?
“Parlare con loro francamente, spigando che le Mostre spiegano cose assolutamente non distanti dal loro mondo e che esprimere un giudizio o un dubbio su un ‘opera non darà mai luogo ad una frase sbagliata. La comunicazione quando è sincera è sempre apprezzata”.