Ismea. Indagine sulla redditività degli allevamenti da ingrasso dei bovini in Italia. In quasi tutte le aziende del campione i prezzi di vendita non riescono a coprire i costi.
Roma - Ancora costi spesso superiori ai prezzi di vendita, con gli aiuti che svolgono un ruolo importante nel sostegno del reddito degli allevatori. È lo scenario che emerge da un'indagine Ismea - CRPA sugli allevamenti da ingrasso dei bovini in Italia, condotta nell'ambito dell'Osservatorio economico della zootecnia da carne finanziato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali e istituito presso l'Ismea.
L'indagine analizza i risultati della rilevazione dei costi e dei ricavi di un campione di 30 aziende specializzate nel segmento del vitellone da ingrasso (razza Piemontese, Garonnese, Charolais, Limousine e incroci) e distribuite in Veneto e Piemonte.
Il costo medio sostenuto dagli allevamenti che hanno partecipato all'indagine - calcolato in riferimento all'esercizio 2014 - è compreso tra il minimo di 253,62 €/100 kg di peso vivo prodotto nel caso del campione di aziende localizzate in Veneto ed il massimo di 263,37 €/100 kg del campione di allevamenti di vitelloni Garonnesi.
Per quanto riguarda il dettaglio delle singole voci di costo, quella relativa all'alimentazione del bestiame appare meno legata alla dimensione dell'allevamento, ma piuttosto dipendente dal livello di efficienza alimentare, espresso dal rapporto tra accrescimento giornaliero e unità foraggiere somministrate. Accanto agli indici che esprimono la produttività raggiunta dall'allevamento in fase di accrescimento, i prezzi di mangimi e concentrati risultano variabili altrettanto rilevanti nel determinare il livello dei costi alimentari.
In quasi tutte le aziende del campione, sottolinea l'Ismea, i prezzi di vendita del bestiame non riescono a coprire tutti i costi.
Per tutti i gruppi, il premio specifico non è stato sufficiente ai fini di un totale recupero del costo dei vitelloni. Solo includendo l'intero ammontare dei pagamenti diretti, comprensivo del pagamento unico disaccoppiato, risulta un utile netto positivo nella misura pari rispettivamente all'1 e al 5% dei costo medio per quanto riguarda le due classi di dimensione in cui sono stati suddivisi gli allevamenti del Nord Est. Negli allevamenti di capi Blonde d'Aquitaine i ricavi della vendita dei capi e le erogazioni PAC hanno consentito invece la copertura di tutti i costi, con margini di profitto ancora negativo per le aziende di più piccole (97%) rispetto a quelle di dimensione più elevata (103%).
(fonte ismea 11 gennaio 2016 - in allegato pdf l'indagine completa)
Bovini e suini ancora in fase discendente. Dagli USA segnali incoraggianti per i formaggi . Stabilità nel segmento cerealicolo mentre si protrae una situazione di scambi al rallentatore per gli oli di oliva. Prezzi degli ortaggi di stagione confermano il trend negativo. Stabilità nel comparto dei vini con qualche segnale positivo.
Roma, 24 novembre 2015 -
Si prospettano ancora ritocchi al ribasso dei prezzi per i bovini e i suini, specie nel circuito del bestiame vivo, come conseguenza della pressione promozionale esercitata dalla Gdo per rilanciare il consumo di carne rossa.
È quanto si evince dall' Overview sui mercati agroalimentari dell'Ismea di questa settimana, che rileva comunque una ripresa delle attività di macellazione, segnale questo di un allentamento dei timori legati all'allarme lanciato dall'Oms e di un progressivo, seppure lento, ritorno alla normalità. Per quanto attiene più da vicino ai bovini, si segnala, dopo l'emergenza Blue Tongue, un riavvio degli scambi sui ristalli di provenienza francese. Sul fronte dei principali tagli, si replicano i valori di scambio delle precedenti settimane sia per carni di vitello che di bovino adulto, con qualche intonazione positiva solo per i quarti anteriori di vitellone. Un mercato poco brillante con quotazioni tese al ribasso dovrebbero registrarsi ancora per i principali tagli suini, ad eccezione dei prosciutti che mostrano una maggiore tenuta. Anche sui mercati avicoli, il protrarsi di un eccesso di offerta nel circuito del vivo, aggravato dai minori flussi verso l'estero, non lascia intravedere da qui a breve un incremento dei listini. Mantengono al contrario, quotazioni piuttosto elevate i conigli, nonostante qualche difficoltà di collocamento sul mercato, con prospettive di un incremento della domanda sotto la spinta delle imminenti festività natalizie.
In relazione ai lattiero-caseari, il forte impulso della domanda Usa sta alleggerendo il mercato comunitario, aprendo concrete prospettive per una risalita dei listini nazionali almeno nel segmento dei formaggi.
Passando al comparto vegetale, prosegue il trend negativo delle quotazioni medie di tutti gli ortaggi di stagione e in particolare di cavoli, finocchi, radicchi ed indivie. Le temperature insolitamente elevate registrate nell'ultimo periodo hanno accelerato i cicli produttivi, determinando un maggiore afflusso di merce sul mercato ma anche problemi di conservazione dei prodotti in campo. Il calo termico di questi giorni dovrebbe, tuttavia, riverberarsi positivamente sui listini.
Nel settore cerealicolo, le rilevazioni dell'Istituto indicano un andamento stabile per il frumento tenero e duro, a fronte di qualche spinta al ribasso per il granoturco nei principali centri di scambio del Nord Italia. Le stime sull'elevata consistenza degli stock mondiali di mais potrebbero influenzare negativamente i listini anche nelle prossime settimane.
Per lo più stabili con qualche isolata variazione al rialzo le quotazioni dei vini, nonostante la domanda senz'altro più vivace rispetto alle scorse settimane.
Si segnala, invece, il protrarsi di una situazione di scambi al rallentatore per gli oli di oliva di pressione, sia per una quantità di prodotto ancora esigua, sia per il prezzo non ritenuto sufficientemente remunerativo, a fronte di una resa che quest'anno pare attestarsi leggermente al di sotto della media. Per quanto riguarda, infine, i fiori le attività commerciali risultano piuttosto fiacche sia per i prodotti di provenienza estera che per le varietà locali, anche per effetto dei ritardi nei cicli produttivi dovuti al clima estremamente mite della stagione autunnale.
(fonte Ismea Roma 24 novembre 2015)
Liberati dalle catene delle quote latte, a poco più di 6 mesi il settore va in crisi e ha inizio la protesta. Ma chi protesta e contro chi protesta? Quale politica viene messa in campo per riportare valore a un settore importante e strategico come è quello zootecnico?
di Virgilio, 15 novembre 2015
"Dall'inizio della crisi: hanno chiuso più di 3 stalle al giorno; si sono persi 32.000 posti di lavoro; le montagne sono state abbandonate; c'è meno "verità" e sicurezza sulle tavole delle nostre famiglie e nei prodotti che diamo ai nostri bambini!
Consumatori italiani, aiutate COLDIRETTI a salvare le nostre stalle, i nostri territori, il patrimonio di genuinità, sicurezza e trasparenza del VERO MADE IN ITALY.
Costringiamo insieme le multinazionali e le industrie del settore lattiero caseario a dichiarare l'ORIGINE dei prodotti che mangiamo e a pagare il GIUSTO PREZZO agli allevatori!"
Così scriveva la Coldiretti il giorno in cui dava fiato alle trombe e aizzava il popolo giallo verde contro le industrie.
Chiede ai consumatori di salvare il latte italiano oggi che le vacche sono già scappate. A poco più di sei mesi dalla tanto desiderata soppressione delle "odiate" quote latte. Oggi, dopo avere portato il settore in mezzo all'oceano tra i flutti della globalizzazione scopre che le industrie fanno il loro mestiere e acquistano al miglior prezzo nel mondo e vendono per fare profitto. Così, presa in contropiede, adesso la Coldiretti pretenderebbe di fare assumere il ruolo di sindacato degli allevatori ai consumatori stessi?
Ma come è possibile solo pensarla una cosa del genere.
Protestò per caso la Coldiretti quando il Governo decise di fare pagare il conto della prima miliardaria sanatoria delle quote latte ai cittadini italiani?
No, non fece nulla perché interessava dare soddisfazione ai propri assistiti, in quell'epoca era un sindacato di categoria. Poi, pian piano, ma sempre più insistentemente negli ultimi anni, ha virato verso una posizione sempre più generalista, quasi più un sindacato dei consumatori, così presente a portare in evidenza all'opinione pubblica le magane degli altri, i prodotti "Italian Sounding" sparsi qua e là per il mondo o a fare da spalla a uno a all'altro governo, ma di politica agricola, per carità, meglio non parlarne.
Più facile tacere e poi sottolineare le storture degli altri piuttosto che fare con il rischio di sbagliare e magari venire sottoposti a processi mediatici controproducenti all'immagine di leadership tanto agognata a suon di battaglie numeriche nelle varie camere di commercio sparse in ogni italica provincia.
Una politica autoreferenziale che ha dato buoni frutti solo alla potente organizzazione ma ben pochi al sistema agricolo.
Ed oggi, fosse solo per orgoglio e dignità, non dovrebbe invocare l'aiuto del popolo a favore dei suoi associati ma fare autocritica e sfogare la sua potenza mediatica e economica a favore del settore ripristinando gli antichi e sempre validi valori che furono di Paolo Bonomi. Basterebbe una rilettura in chiave moderna degli ideali di Bonomi e di Don Luigi Sturzo per riproporre una nuova politica agricola.
Invece di organizzare sfilate di manichini in livrea gialla, candidi e puliti, tanto da non credere che siano "veri, puri e duri contadini", dovrebbe organizzare tavoli di negoziato europei e di filiera, dovrebbe proporre idee politiche con valori rinnovati e combattere perché vengano accolte.
No, invece le manifestazioni delle nostre organizzazioni agricole sembrano delle passerelle, delle rassegne d'armi, inquadrati e coperti come militari che sfilano davanti ai generali e al governo.
Il tempo per redimersi non scade!
Meglio tardi che mai, direbbe il sommo maestro Alberto Manzi.
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Appendice: a seguire (ance in allegato) un video di una manifestazione di agricoltori francesi. Forse una posizione mediana esiste tra gli eccessi della protesta italiana e di quella francese.
video - https://youtu.be/gN55b2JQNN0
Video Pubblicato il 28 nov 2014
Gli agricoltori contestano il piano del governo teso a sminuire la produzione e la distribuzione locale.
L'occasione è stata quella della visita del presidente della Repubblica francese, François Hollande, in Moselle, dipartimento francese della regione della Lorraine.
Aumenta la potenzialità elaborativa di Clal, il portale dedicato al settore lattiero caseario e zootecnico ideato da Angelo Rossi, orientando la visione verso la sostenibilità dell'agricoltura attraverso la nuova piattaforma Teseo.
Parma 8 novembre 2015 -
Si fa tanto parlare di agricoltura sostenibile e redditività delle imprese agricole e zooteniche ma, senza un adeguato sistema di monitoraggio e di competenze, non è difficile cadere in errori di valutazione e mandare in fumo il lavoro di tanti anni e di tanti sacrifici.
L'informazione tempestiva diventa perciò un'indispensabile strumento di valutazione per sostenere le scelte imprenditoriali. E la zootecnia moderna non può prescindere da questo prezioso strumento.
Infatti, se da un lato la globalizzazione ha portato vantaggi spalancando le porte dei mercati locali, come opposta faccia della stessa medaglia ha portato con sé una rigida e cinica competizione. Quello che accade in un'emisfero determina immediate conseguenze all'emisfero opposto della terra.
Ecco quindi il giustificarsi del successo del portale di CLAL che raccoglie tempestivamente le informazioni economiche connesse al settore lattiero caseario e zootecnico, scientemente organizzate per una rapida consultazione.
Un "cruscotto" di facile consultazione, aggiornato con tempestività che, recentemente, è stato ulteriormente arricchito con l'estensione di Teseo.
TESEO, il portale che prende il nome dal papà agricoltore di Angelo Rossi il fondatore di CLAL, espande le potenzialità del sito da cui prende origine, integrando tutto ciò che riguarda la sostenibilità e i due principali fattori che la determinano come l'acqua e l'energia.
Obiettivo, si legge dal sito, è offrire strumenti per gestire da protagonisti la svolta culturale verso modelli produttivi sostenibili.
Il Progetto Acqua & Energia, prosegue la narrazione, fornisce agli operatori del settore agroalimentare un quadro aggiornato dei problemi legati all'utilizzo dell'acqua e dell'energia, un sistema di informazioni e indicazioni per affrontare in modo consapevole ed efficace la gestione responsabile delle risorse vitali per il futuro del pianeta.
Prosegue perciò il percorso di continuo rinnovamento del portale CLAL perfettamente sostenuto dall'affiatato e professionale "Team Clal".
Lattiero caseario. Nel corso degli ultimi quattro anni, la tendenza del prezzo è stata negativa per entrambe le Dop, con toni comunque più sfavorevoli per il Parmigiano Reggiano che il Grana Padano.
Roma - Il mercato dei bovini da ristallo rimane condizionato dal blocco degli approvvigionamenti dalla Francia, dove per l'emergenza Blue tongue è stato sancito un allargamento dei territori soggetti a restrizioni di movimentazione. Di riflesso, come segnalato dall'Overview di Ismea di questa settimana, anche nei prossimi giorni è prevedibile un ulteriore rialzo dei prezzi dei capi nazionali e dei ristalli di provenienza estera, specie irlandesi e polacchi, che sul mercato internazionale si stanno sostituendo a quelli d'Oltralpe. Tale situazione sta condizionando e rallentando anche l'attività di macellazione nazionale, per le incertezze sui successivi ristalli e per la difficoltà dei macellatori di trasferire i rincari alla distribuzione, nonostante per i quarti anteriori e le mezzene si stia già assistendo ad una fase rialzista.
Stagnante il mercato dei suini da macello, per i quali è prevedibile un leggero ritocco al ribasso delle quotazioni, in un contesto nazionale comunque di sostanziale equilibrio tra domanda e offerta. Anche per le carni suine è prevista una conferma delle quotazioni della scorsa settimana. Nel caso degli avicoli, l'offerta di polli risulta meno pressante e meglio adeguata alla domanda: nel corso di questa settimana, le quotazioni dovrebbero rimanere stabili. Sul mercato dei tacchini potrebbe invece assistersi a qualche rialzo, per la ripresa dei consumi della fesa, prodotto guida di questo segmento. Nessuna variazione di rilievo, infine, dovrebbe interessare i listini dei conigli e delle uova, prodotti per i quali gli scambi si stanno svolgendo in un contesto mercantile equilibrato.
Per quanto riguarda i prodotti lattiero-caseari, sul mercato nazionale, qualche lieve aumento potrebbe verificarsi per il burro, sulla scia della fase lievemente rialzista della scorsa settimana. Il mercato dei formaggi rimane invece fermo per il Parmigiano Reggiano, ma mostra qualche cedimento per il Grana Padano. Nel corso degli ultimi quattro anni, la tendenza del prezzo è stata negativa per entrambe le Dop, con toni comunque più sfavorevoli per la prima. A inizio ottobre il divario di prezzo, a vantaggio del Parmigiano, si è ulteriormente ridotto, scendendo a 1,18 euro (un anno fa era a 1,28).
Riguardo all'olio di oliva, le quotazioni di tutte le categorie risultano adesso in flessione - come anche osservato sul mercato spagnolo - dopo i picchi conseguiti nei mesi precedenti. A tale proposito va evidenziato, come rilevato dall'Ismea, che il prezzo di 4,17 euro/chilo per l'extravergine spagnolo non si riscontrava nel Paese dal 2006.
Ad agosto, inoltre, le quotazioni del lampante, sempre sulla piazza iberica, avevano raggiunto i 3,80 euro/chilo, registrando un rincaro del 50% su base annua. E in Italia a settembre, rispetto allo stesso mese del 2014, si è assistito ad un analogo rialzo del prezzo del lampante - con punte di 3,24 euro/chilo - e ad un rincaro del 40% dei raffinati di oliva e sansa.
Per i vini, la Commissione europea ha reso nota una prima stima sulla produzione nella Ue, indicando una crescita del 2,7%, grazie soprattutto al contributo dell'Italia. Il mercato nazionale resta stazionario in assenza di scambi anche nella prospettiva di breve termine.
Sui mercati ortofrutticoli il progressivo ampliamento delle affluenze di prodotti autunnali nei circuiti all'ingrosso, con l'intensificarsi delle operazioni di raccolta soprattutto di radicchi e fagiolini, sta ulteriormente frenando i listini il cui calo, comunque fisiologico, dovrebbe proseguire anche nelle prossime settimane. Si segnala l'avvio della commercializzazione delle ortive in serra sulla piazza di Vittoria, in un mercato poco movimentato e appesantito, in questa fase, da un'offerta ancora significativa di prodotto di pieno campo proveniente da altri areali di coltivazione.
Per la frutta di stagione le contrattazioni proseguono in un quadro di sostanziale equilibrio per mele e pere, ma in un contesto di ulteriore fragilità per l'uva da tavola, che sconta una tiepida accoglienza della domanda finale. Esordio con ottime quotazioni franco azienda per i loti, grazie a una buona richiesta e a una disponibilità che nell'immediato appare piuttosto contenuta.
Nel comparto cerealicolo, infine, le contrattazioni continuano a subire l'influenza dei mercati internazionali. Le aspettative di un'ulteriore flessione dei prezzi hanno tenuto a freno gli scambi e i listini, stazionari per frumento tenero, mais e orzo, ma in ulteriore diminuzione per il grano duro.
L'avvio della commercializzazione è avvenuto, nel frattempo, sulla base di prezzi più alti rispetto allo scorso anno per semi di soia e girasole, in presenza di rese ad ettaro nettamente più contenute.
(Fonte Ismea 5 ottobre 2015)
Il mercato detta legge. Agricoltori e allevatori europei manifestano, anche con violenza, a Bruxelles. Gli effetti negativi della fine del regime delle quote latte si sono manifestati molto prima dell'immaginabile. Ma era un destino segnato e qualcuno dovrà pagarne le conseguenze. Gli allevatori hanno già dato.
di Lamberto Colla 13 settembre 2015 -
Non poteva che finire così: trattori che sfidano i blindati davanti alla Commissione dell'UE a Bruxelles.
A pochi mesi dalla tanto auspicata liberazione dal regime delle quote latte ecco che ci si rende conto della voracità del mercato libero e competitivo. Ed allora gli animi si infiammano e la protesta si trasforma in scontro come documenta il servizio della Tv Belga RTBF.
A nemmeno 4 mesi di distanza dalla liberalizzazione del mercato del latte il prezzo alla stalla crolla per effetto, prevalentemente, dell'eccesso di offerta rispetto alla domanda e, per di più, si allarga ancor più la forbice tra prezzo alla stalla (0,35€/litro) e prezzo al consumo (1,45€/litro) a confermare, se mai ce ne fosse stato ancora bisogna, della stragrande forza dell'industria di trasformazione e della distribuzione rispetto al settore primario.
La cosa era ben più che prevedibile, era una certezza ma nessuno di coloro che avrebbero avuto il compito di governare e di quelli invece che avrebbero avuto il compito di negoziare le politiche agricole (Organizzazioni professionali Agricole) hanno fatto qualcosa nella speranza, forse, di liberarsi una volta per tutte del peso delle quote latte.
Le regole del mercato sono ferree, se i consumi stagnano e l'offerta cresce è inevitabile che il prezzo scenda.
Ma si sa i furbetti ci sono da tutte le parti e in tutti i paesi dell'UE.
Così, se l'Italia è riuscita a ingarbugliarsi sin dalle origini con la gestione delle quote latte (dal bacino unico alla prima supermulta dell'equivalente di 2 miliardi di euro (1994) pagata dai contribuenti e non dai singoli splafonatori, come avrebbe dovuto essere, alla rivolta dei Cobas latte che inneggiavano alla libertà sacrosanta di produrre, in barba a ogni regola scorrazzando liberamente, a suon di ricorsi ai TAR, nelle praterie del latte infischiandosene delle maggiori produzioni e del prelievo supplementare orientandosi invece a investire, in tecnologie e nuove mandrie, quelle risorse che invece gli altri (95% degli allevatori) dovevano investire nell'acquisto o affitto delle "quote" (di fatto una licenza a produrre latte) o per pagare le multe annualmente conteggiate (più male che bene) dall'Aima e dall'Agea relativamente ai quantitativi prodotti oltre il limite assegnato annualmente a ciascuna stalla.
Per l'Italia, a dire il vero, il problema nacque molti anni prima delle quote latte, sin dagli anni settanta quando la CEE sanzionò il Bel Paese applicando i "Montanti Compensativi", obbligandoci perciò a importare latte dalla Germania (sempre loro) compensando gli effetti dovuti all'alto differenziale di svalutazione tra le due monete sovrane. Una concessione che ha condotto a ridurre la produzione nazionale, a favore di quella tedesca, ben al di sotto della soglia di autoapprovvigionamento lattiero italiano (attualmente intorno al 70%). Così, nel 1983, anno nel quale si congelarono le produzioni per dare vita al regime delle quote latte l'Italia si è trovata a poter produrre molto meno di quanto fosse la domanda interna.
E poi si arrivò all'allargamento dei confini Ue con l'ingresso dei forti produttori di latte dell'Est che non vedevano l'ora di esportare in Europa, per di più in mercato protetto.
Infine, ma non da ultimo, con l'approssimarsi della fine del regime ecco che quasi tutti, tranne l'Italia che invece doveva fare i conti con le multe e di tutta quella quota di latte destinata ai formaggi DOP già contingentata per la difficoltà di trovare nuovi canali distributivi, hanno cominciato a aumentare le produzioni nella speranza di avvantaggiarsene una volta liberi dal vincolo delle quote. Un'euforia che si è scatenata poi dal primo maggio 2015 quando "finalmente" sono state abbattute le barriere.
Poco più di 90 giorni e la rabbia è già salita dalle stalle alle stelle almeno osservando la protesta di lunedi 7 settembre. Trattori contro blindati. Avrebbero dovuto fare a testate contro i blindati e allora sì che l'avrebbero avuta vinta.
O si torna a un regime protetto o la china sarà dura da risalire come avevamo anticipato i giorni scorsi.
A dire il vero avevamo anche anticipato le furberie dei francesi , tedeschi e irlandesi, eccetera, e che sarebbero stati sufficienti pochi mesi perché il bubbone esplodesse. Ma mai avremmo pensato, così pochi mesi.
Il 5 aprile scorso scrivevamo che "Ancora pochi mesi e la fragilità del nostro sistema lattiero caseario si manifesterà con violenza a meno di un miracolo o che si faccia finalmente squadra coinvolgendo tutti, nessuno escluso, industriali compresi ovviamente.
Sarà invece più facile trovare da leggere nostalgiche poesie sui bei tempi delle vituperate quote latte."
Una questione che era nota da tempo tant'è che venne aperto un dossier sul latte, chiuso solo il 14 luglio 2014 nel quale si respingevano specifiche richieste dei paesi germanocentrici (oltre a Germania quindi Olanda, Polonia, Austria, Danimarca e Belgio) i quali chiedevano di modificare il tenore in grasso per eludere il pagamento delle multe latte avendo essi stessi "notevolmente aumentato le proprie produzioni di latte proprio allo scopo di godere di un "vantaggio competitivo" in occasione delle nuove misure di intervento sul latte che verranno adottate a partire dalla campagna lattiera 2015-2016".
Ogni Paese perciò ha messo del proprio per arrivare a questa ulteriore crisi del latte.
Ma quello che più sconcerta è l'atteggiamento delle Organizzazioni Sindacali Agricole che, sulla questione "latte", hanno sempre assunto una posizione ambigua forse per timore di qualche ritorsione da parte governativa o industriale.
Che non ci sia qualche scheletro nell'armadio!
Ismea, l'Overview sui mercati agroalimentari
Roma - La nuova campagna del frumento duro, con le operazioni di trebbiatura ormai avviate sia in Sicilia che nel Foggiano, parte con prezzi incoraggianti per gli agricoltori, grazie alla buona qualità del raccolto.
Lo rende noto l'Ismea nell'Overview di questa settimana, rilevando, sulla piazza pugliese, valori d'esordio superiori all'anno scorso e al di sopra dei 300 euro/tonnellata per la categoria fino.
Prime quotazioni anche per l'orzo, con prezzi però inferiori ai livelli di un anno fa, mentre restano ancora sospese le contrattazioni sul mercato del frumento tenero in attesa dei primi riscontri sulle nuove produzioni.
Per tutte le colture cerealicole le condizioni appaiono in generale migliori rispetto alla scorsa campagna. Anche lo stato vegetativo del granoturco non presenta in questa fase particolari problemi, in un mercato che resta però orientato al ribasso sia nel consuntivo della passata ottava che nella proiezione di questa settimana.
Le aspettative convergono verso un'ulteriore flessione dei prezzi anche per gli oli di oliva, relativamente agli extravergini, penalizzati da uno standard qualitativo non ottimale e da una maggiore propensione alla vendita.
Sui mercati vinicoli le condizioni di debolezza hanno iniziato nel frattempo a coinvolgere anche il segmento dei rossi, comuni e Igt. La domanda resta piuttosto frenata a meno di due mesi dalla nuova vendemmia. Buono lo stato vegetativo dei vigneti, anche se in alcune zone, seppure circoscritte, del Nord Italia le recenti precipitazioni, accompagnate da grandinate, hanno determinato qualche problema.
Per i lattiero-caseari la debolezza della domanda interna rende ancora incerta l'evoluzione del quadro mercantile, in un contesto di prezzi stazionari anche nella previsione di questa settimana. Positivi gli sviluppi solo per l'export, con le vendite all'estero di formaggi e latticini che nel primo trimestre 2015 sono aumentate in volume di oltre il 9% su base annua, con punte del più 27% in Usa.
Il livello attuale dei prezzi penalizza principalmente il Parmigiano Reggiano. Per il prodotto con 12 mesi di stagionatura si registra un differenziale inferiore a 50 centesimi/chilo rispetto al Grana Padano con analoga maturazione.
Debole anche il mercato europeo, appesantito da una condizione di forte squilibrio dal lato dell'offerta. Le quotazioni del latte in polvere scremato, penalizzate dal forte calo dell'import cinese, sono ormai a un passo dal prezzo di intervento. Anche i formaggi mantengono un trend negativo soprattutto in considerazione di un ormai quasi certo prolungamento dell'embargo russo. Manca di qualsiasi supporto il latte crudo alla stalla, con i prezzi che restano inchiodati sotto i 30 centesimi/litro sul mercato tedesco e attorno ai 36 centesimi in Italia.
Resta molta merce da smaltire in Europa anche nel comparto suino. In Italia non si prevedono movimenti sostanziali dei prezzi sia per le carni che per i capi vivi. Positiva invece la dinamica dell'export di preparazioni e conserve suine, con una crescita in volume, nel primo trimestre 2015, del 5% per i prosciutti crudi disossati e del 47% per i cotti (il confronto è con lo stesso periodo del 2014).
Nel comparto bovino non emergono novità sostanziali anche nella prospettiva settimanale. Significativa la ripresa della macellazioni (+3%) riscontrata nei primi tre mesi del 2015, seppure motivata da fattori contingenti riconducibili a una forte aumento delle affluenze di vacche. Sintomatico di un miglioramento della fiducia è l'aumento delle importazioni di capi da ristallo francesi registrato nel primo trimestre di quest'anno (+25%), che potrebbe effettivamente preludere a un'inversione del ciclo produttivo.
In relazione agli avicoli, non si prevedono movimenti sostanziali sul versante dei prezzi, in un mercato comunque fluido in termini di scambi, mentre è presumibile nell'arco di una quindicina di giorni una correzione al ribasso sul circuito dei conigli, leggermente aumentati anche la scorsa settimana.
Agevoli le contrattazioni sui mercati ortofrutticoli. La disponibilità resta abbondante per quasi tutti gli ortaggi di stagione, con prezzi orientati ancora al ribasso. Al contrario, tende progressivamente a ridursi l'offerta di fragole, mentre crescono in tutti i centri di scambio le affluenze di albicocche, pesche e nettarine con la raccolta ormai estesa anche ai distretti del Nord Italia.
La sovrapposizione tra le diverse provenienze geografiche, determinata da un ritardo della raccolta negli areali pugliesi, sta generando qualche squilibrio sul mercato delle ciliegie, i cui prezzi registrano un tendenziale ribasso.
Prime contrattazioni in campagna per l'uva Vittoria, circoscritte per ora al comprensorio produttivo del Catanese. Le quotazioni risultano mediamente più elevate rispetto alla scorsa campagna, anche se i primi afflussi sui mercati si avranno solo a partire da fine mese.
(Ismea 15 giugno 2015)
Prorogati i termini della consultazione pubblica sulla valutazione del benessere delle vacche da latte nei piccoli allevamenti.
Parma, 02 febbraio 2015
L'EFSA ha prorogato i termini della consultazione pubblica su una sua recensione di informazioni riguardanti i piccoli allevamenti di vacche da latte. Tutte le parti interessate hanno ora tempo fino al 13 febbraio per presentare i propri commenti. La disamina include dati sul numero di vacche da latte nell'UE e sulle variazioni di dimensione tra gli allevamenti dei vari Paesi, come pure una definizione operativa e una categorizzazione delle aziende agricole di piccola scala, finalizzata a tale valutazione. La recensione sarà parte integrante di un futuro parere scientifico dell'EFSA sul benessere delle vacche da latte nelle aziende agricole di piccola scala, la cui pubblicazione è prevista nel 2015.
Public consultation on the review of the available description and categorization of small scale farms in support of the ongoing scientific opinion on "Assessment of dairy cow welfare in small scale farming systems"
(Fonte EFSA 28 gennaio 2015)
La valutazione scientifica del Solanum glaucophyllum è la prima effettuata ai sensi del nuovo quadro giuridico per le materie prime dei mangimi.
Parma, 19 gennaio 2015 -
Si pubblica quest'oggi un nuovo parere scientifico su una materia prima per mangimi derivata da Solanum glaucophyllum, pianta della famiglia delle Solanacee. Si tratta della prima valutazione effettuata dall'EFSA in base al nuovo quadro giuridico per le materie prime per mangimi, di cui al Regolamento 767/2009.
La valutazione riguarda l'uso di un mangime composto a base di foglie di Solanum glaucophyllum miste a farina, destinato a vari animali da allevamento.
Solanum glaucophyllum contiene un composto con attività simile a quella della vitamina D, che può contribuire a soddisfare il fabbisogno di tale vitamina nell'animale. Tuttavia l'ingestione di quantità eccessive di foglie di Solanum glaucophyllum può provocare ipercalcemia (cioè elevati livelli di calcio nel sangue) ed essere dannosa per la salute degli animali.
Gli esperti dell'EFSA hanno concluso che per suini e pollame il suo utilizzo nella dieta, sino a un certo tenore, non presenta rischi. Nelle vacche da latte, invece, il suo utilizzo può contribuire a prevenire la mastite, ma non è stato possibile stabilirne un livello di sicurezza. Analogamente non è stato possibile fissare un livello di sicurezza comune a tutte le specie animali.
Scientific Opinion on the safety of Solanum glaucophyllum standardised leaves as feed material
(EFSA 16/1/2015)
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