Di G. Taddei Roma, 30 settembre 2022 (Quotidianoweb.it) - Narciso era un giovane straordinariamente bello; uomini, donne, giovani, vecchi non potevano fare a meno di innamorarsi di lui ma Narciso era orgoglioso e aveva un cuore crudele e respingeva chiunque lo amasse.
Così Nemesi, la dea greca della vendetta, ascoltando i lamenti di tutti coloro che aveva respinto, decise di punire il vanesio Narciso.
Un giorno il ragazzo, mentre era nel bosco, s'imbatté in una pozza d’acqua, ma non appena vide la sua immagine riflessa, se ne innamorò perdutamente.
Tanto forte, tanto potente era quest’amore, che rimase a contemplare la propria immagine giorno dopo giorno.
Non poteva staccarsene e rimase così, fino a morirne.
Il mito di Narciso è un mito sull’egoismo, sull’incapacità di amare.
La vita di Narciso è fatta soltanto di vanità ed è per questo che Nemesi viene inviata sulla terra per punire Narciso.
Il narcisista è condannato a una vita sterile, vuota, priva di affetti e di legami autentici.
“Nessun uomo è un’isola” scriveva nel lontano XVII secolo il poeta londinese John Donne.
L’individuo da solo è senza scopo; è nel suo rapportarsi con gli altri, nel far parte di un gruppo più vasto – l’umanità – che la vita del singolo acquisisce un senso.
L’uomo del nuovo millennio invece è un novello Narciso.
È sempre iper-connesso: a casa, al lavoro, al cinema, a teatro, al ristorante, perfino quando cammina, quando guida, quando mangia, in qualunque momento della sua vita, tiene sempre con sé il suo smartphone, la versione moderna dello specchio delle brame.
Se lo smartphone è l’icona della nostra generazione, i social ne sono il palcoscenico. Vanità e narcisismo, ecco come e perché prosperano i social media.
«Specchio, specchio delle mie brame, quando sono bello/a, quanto sono bravo/a, quanto valgo?»
È questa la domanda che l’uomo pone ai social.
La maggior parte degli individui ne fa uso perché cerca consensi, popolarità, apprezzamenti, conferme.
L’uomo ha svenduto, mercificato la propria vita privata, liberamente e generosamente esibita, nella vanesia e narcisistica ricerca di apprezzamenti.
Ma come avviene nel mito greco, il narcisismo determina sempre una catastrofe, una tragedia morale.
Il narciso è destinato a morire; la morte che lo attende è una morte simbolica: tutto ciò che non riguarda chi è schiavo della vanità cessa di esistere, la vita stessa si riduce a un universo piccolo, minuscolo, soffocante: il proprio Io.