Domenica, 31 Gennaio 2021 07:03

 “Marocchinate”, la verità documentata di Silvano Olmi. In evidenza

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Che non si confondano le “biricchinate” con le “marocchinate”, una delle peggiori e atroci pagine della liberazione dal nazismo, scritta dalle truppe del Contingente Coloniale Francese, composto da truppe irregolari del Nord Africa (marocchini, algerini, tunisini, senegalesi, libici e altri del nord africa). 

Di Lamberto Colla Parma 30 gennaio 2021 - Atrocità indicibili perpetrate da parte del Corps expéditionnaire français en Italie – CEF, disseminando in tutta la penisola e poi anche in Germania una scia di sangue, violenza e malattie - dalle veneree a quelle psichiatriche - dalle dimensioni enormemente più ampie e estese degli episodi più noti legati alla “Ciociaria”.

A realizzare un’indagine scientifica e storicamente documentata, è stato Silvano Olmi, che con il suo libro “Non solo La Ciociara” ha raccolto le atrocità avvenute dalla Sicilia sino alla Germania, con il culmine registrato in Ciociaria ma con punte elevatissime anche in Sicilia. Puglia, Campania, Lazio, Toscana con le brutalità dei senegalesi combinate all’Isola d’Elba. 

Una ricerca investigativa che, a detta dell’autore, è “partito dalle memorie per approdare ai documenti”. 

Ma quello che sorprende è la lunghissima storia delle “marocchinate” le cui testimonianze affondano persino a fine della prima guerra mondiale, nello specifico in Renania in terra tedesca, e poi a partire dal luglio 1943 con lo sbarco degli alleati in Sicilia.

Il libro è stato presentato al pubblico, raccolto sulla piattaforma “zoom” nella serata del 29 gennaio scorso, grazie a una delle tante iniziative culturali proposte da Matteo Impagnatiello, responsabile dell'Ufficio Nazionale Cultura Stampa della “Fiamma Tricolore”, e che ha visto una alta partecipazione, con una cinquantina di persone collegate da tutta Italia per oltre due ore di convegno, a conferma della capacità dei relatori di mantenere vivo l’interesse nonostante l’orario serale e la limitazione del mezzo.

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"Oggi – ha esordito il moderatore Matteo Impagnatiello - presentiamo il libro sulle Marocchinate di Silvano Olmi, un tema che scompare spesso dai radar del dibattito pubblico, ed è dimenticato dai testi scolatici. A noi della Fiamma Tricolore è parso importante sottolineare le disumane violenze compiute in Italia nel 1944 dai cosiddetti liberatori, in modo particolare dalle truppe coloniali al seguito dell'esercito francese, ma non solo." 

Il “microfono” è stato quindi lasciato a Daniele Cerbella, segretario nazionale dell'Organizzazione politica, per i saluti di rito, al quale hanno fatto seguito gli interventi dei relatori e in conclusione le domande dei partecipanti.

Prima di lasciare spazio alle relazioni, Matteo Impagnatiello, ha voluto sottolineare come un filo rosso colleghi le “Marocchinate” alle“Foibe”, “due pezzi di storia italiana che per lungo tempo gli italiani stessi hanno lasciato cadere nell'oblio". 

L’intervento di Silvano Olmi ha spaziato in tutta Italia, richiamando documenti e testimonianze, anche  dirette, della memoria a partire dalla Sicilia, dove gli uomini si ribellarono alle violenze nord africane vendicandosi contro i “liberatori” ammazzandoli, evirandoli, impiccandoli e poi dandoli in pasto ai maiali.

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(Silvano Olmi)

Ma quello che ancor più sorprende è la solidarietà dei siciliani, che all’epoca non solo vendicarono le loro donne, ma anche ne difesero la dignità coccolandole senza emarginarle, come invece accadde in altre zone d’Italia.

Non c’è stata una regione che non abbia assistito alle violenze sessuali di gruppo, alle razzie di animali e di cose, piuttosto che di violenze gratuite verso chiunque si trovasse sulla strada dei nord africani, ma il culmine si ebbe proprio in Ciociaria, dove i militari vennero galvanizzati dai propri comandanti con la promessa di “premi in carne” se fossero riusciti a superare le linee difensive tedesche. 

Altro luogo preda delle violenze indicibili è stata l’Isola d’Elba, presa di mira dai senegalesi sbarcati con le navi e che costrinsero gli isolani a ripararsi, per quanto possibile, sulle montagne per almeno 15 giorni. 

In toscana, sottolinea Olmi, le truppe CEF colpirono forte, anche a GrossetoSiena e alle porte di Firenze.

Le truppe irregolari francesi non ebbero nemmeno l’onore di attraversare la Capitale nel giorno della liberazione proprio per il divieto posto dal Papa, per cui si ricongiunsero al nord con il resto delle compagnie militari che liberarono Roma.

“Il numero complessivo delle vittime non si riesce a conoscere, anche perché i documenti francesi saranno resi pubblici solo nel 2047, ma da 5.000 come sosterrebbe una studiosa francese, a 60.000 come si supporrebbe, la cosa non cambia. Sarebbe bastata una sola violenza per condannare il crimine di guerra che dobbiamo mantenere in memoria.”

Una memoria che potrebbe essere ricordata il 18 maggio, data suggerita dal comitato delle vittime delle marocchinate, affinché venga inserita nelle ricorrenze nazionali, come lo è il 27 gennaio per l’olocausto piuttosto che il 10 febbraio, che da pochi anni richiama le vittime delle Foibe.

Egidio Bandini, condirettore del “Candido”, il periodico di satira fondato da Giovanni Mosca e Giovannino Guareschi, ha fortemente sottolineato l’importanza della memoria. Memoria delle vittime, tutte, perché non devono esserci vittime di serie A e vittime di serie B, come è consuetudine. Richiama infine il vergognoso episodio che ha coinvolto il Capitano Paride Mori al quale è stato ritirata la medaglia d’argento al valore su un esposto di una parlamentare e dei partigiani di Traversetolo (PR), che non riuscivano a digerire che una onoreficenza al valore fosse stata concessa a quest’eroe massacrato dai partigiani di Tito nell’Alta Valle dell’Isonzo il 18 febbraio 1944 mentre, assieme ai suoi bersaglieri, difendeva un lembo d’Italia dalle orde slave. Un episodio storico quindi del tutto revisionato dai vincitori.

Sul “revisionismo” si è soffermato ampiamente il professor Daniele Trabucco, docete costituzionalista,  ricordando che il primo a utilizzare il termine fu un certo “Lenin” rivolgendosi al politico e pensatore tedesco Eduard Bernstein che con la sua teoria economica si opponeva a quella marxista.

In sintesi, secondo il professor Trabucco, il revisionismo altro non è che un approfondimento documentale verificato e ripulito delle ideologie politiche. 

Lo storico di professione, conclude il professore, dovrebbe guardare e giudicare il passato secondo il più ampio spettro possibile di documenti. E perciò ben venga un approccio storico come quello offerto da Olmi.”

Molto interessante anche l’intervento di Pietro Cappellari, direttore della Biblioteca di Storia Contemporanea di Paderno. “La storia è scienza, sottolinea Cappellari, la memoria invece non è storia ma emozione. Si può partire dalla memoria ma si trasforma in storia solo con il supporto di documenti spogliati dall’ideologia.” Per rimarcare come sia indispensabile la fonte documentale, cita un proverbio russo molto efficace che recita “Falso come un testimone oculare.”

Alla fine, molte sono state le domande e le curiosità che gli intervenuti hanno rivolto all’autore il quale, con precisione, ha dato soddisfazione agli intervenuti, alimentando ancor più il desiderio di approfondire l’argomento attraverso il volume di Silvano Olmi, “Non solo La Ciociara”.

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