Lunedì, 10 Febbraio 2025 05:42

San PIO X, il grande Papa “profetico”. In evidenza

Scritto da Daniele Trabucco

Mons. Giuseppe Sarto, salito a soglio petrino come Pio X, fu il primo Papa a comprendere il pericolo del modernismo per la Chiesa Cattolica e ad avvertire che il “tumore” era già penetrato all’interno del clero, proseguendo l’indirizzo di PIO IX nella lotta al modernismo che, nella sua epoca era solo esterno alla Chiesa tant’è che lottò sino a perdere il potere temporale.

Di Redazione Emilia, 9 febbraio 2025 -  Il seminario di studi dal Titolo “Il Grande Papa Profetico”, organizzato dal Polo territoriale e di orientamento “Unidolomiti” di Belluno della SSML/Istituto di grado universitario “san Domenico” di Roma, lo scorso venerdi 7 febbraio, ha inteso  analizzare alcuni aspetti del pontificato di Papa San Pio X, con particolare attenzione alla condanna del modernismo, intuendone i pericoli per la Chiesa e avviando i correttivi necessari per fronteggiare la minaccia.

La domanda che molti studiosi si sono posti è se gli insegnamenti e gli strumenti adottati dal Santo Pio X nei suoi 14 anno di pontificato, siano poi stati raccolti e portati avanti dai suoi successori.

Un grande Papa Profetico, ma aggiungerei anche l’estremo difensore della Fede e oppositore coriaceo del modernismo che, oltre a far breccia tra i club intellettuali si stava diffondendo tra la gente “normale” e apprezzato anche da certa parte del Clero. Una posizione di ortodossia cattolica che potrebbe essere assolutamente di attualità, in forza della evidente crisi che sta attraversando il cattolicesimo e le sempre più incessanti accuse rivolte a Papa Bergoglio per le sue posizioni, considerate troppo moderne e, non per ultimo, il suo “inchino” alla scienza durante la pandemia.”

Così ha aperto il seminario Lamberto Colla, direttore della Gazzettadellemilia.it e di Quotidianoweb.it, chiamato a moderare il convegno dagli organizzatori.

A fare gli onori di casa è stata la Professoressa Francesca Ferrazza  Referente e Coordinatrice didattica del Polo territoriale e di orientamento «Unidolomiti» di Belluno della SSML/ Istituto di grado universitario «san Domenico» di Roma, ringraziando i tanti qualificati professionisti che hanno aderito a approfondire la figura del Santo Pio X, oltre ai tantissimi che si sono collegati ad assistere al seminario.

Il contesto storico della lotta di san Pio X al modernismo e la sua visione profetica circa la sintesi di tutte le eresie” è il titolo della Lectio Magistralis  che Rev. Prof. Don Paolo Poli  - Docente di Storia ecclesiastica presso l’Istituto “san Zeno” di Verona. Presbitero nella Diocesi di Verona, è chiamato a illustrare.

Un intervento che ha voluto ben inquadrare il contesto nel quale ha vissuto il Papa Pio X e che però non si può spiegare senza ben comprendere il contesto dal quale proveniva la Chiesa dei suoi predecessori.

“Il contesto storico, ecclesiastico e politico fu segnato da grandi contrasti politici e di pensiero molto forti e l’un contro gli altri armati. Quando il Giuseppe Sarto salì al soglio petrino si era appena concluso il secolo delle grandi rivoluzioni, preceduto dal secolo dell’illuminismo accompagnato da gravi rivoluzioni. In quel preciso periodo storico le grandi ideologie del tempo, illuminista da un lato e romantico spirituale dall’altra, avevano covato e elaborato una dialettica sempre e interamente incentrata sull’umano, ovvero sui limiti, le capacità,  l’orizzonte della umanità.  L’immanentismo di Kant, per cui ogni conoscenza umana deve passare dalla coscienza umana attraverso l’esperienza, la sua declinazione nello storicismo di Hegel, la conseguente applicazione concreta nell’evoluzionismo materialista di Charles Darwin, e la confluenza nell’antropocentrismo disperato assoluto e nichilista di Friedrich Nietzsche, avevano  lasciato profondi solchi nel modo si pensare non solo nelle classi culturali ma anche nella gente comune. Ultimo e conseguente prodotto di un processo rivoluzionario che si protraeva da qualche secolo, il positivismo si presentava sulla scena come risposta non motivata alla tragedia dell’uomo privato di Dio, orbato della sua apertura al trascendente senza la bussola della legge naturale e senza più speranza nella vita eterna. Il positivismo quindi si pone come promessa di un futuro paradisiaco da realizzarsi qui sulla terra grazie a quella scienza e tecnica strumenti in mano a una umanità ormai matura in quanto emancipata da tutte le superstizioni e da tutte le religioni del passato e resi innocui dal processo della modernità. Purtroppo il prodotto di tutto questo immanentismo antropocentrico confluiva in concreto in una ostilità sempre più dichiarata verso la chiesa cattolica, ultimo e universale  baluardo di quella visione del mondo diametralmente opposta a quella della modernità. Una visione del mondo Fondata su Dio sulla rivelazione di Dio a opera del figlio Gesù Cristo e sulla derivate legge morale il conseguente culto e apertura alla ricompensa eterna. Dal contrasto ideale tra queste due prospettive erano derivate confische a danno della chiesa e poi si ritorse direttamente contro l’umanità stessa confluite nelle due guerre mondiali. Il Grande Papa San PIO X era ben consapevole del periodo storico in cui si inseriva il suo pontificato e delle cause ideali che lo avevano plasmato agli occhi di coloro che erano stati sedotti e illusi dalla false promesse rivoluzionarie e l’umanità avrebbe avuto davanti scenari meravigliosi.

I progressisti o meglio come indicati da Pio X  i “modernisti” sono da intendersi come quei novatori che nutrono una fiducia incrollabile nei miti del progresso e dell’umanità, liberata da ogni credenza religiosa. Questo tarlo dei modernisti è stato ben identificato da Papa Pio X nella sua enciclica Pascendi Dominici Gregis del 1907 attraverso la quale seppe individuare quale fosse il vero nemico della Chiesa e della umanità”.

La novità del periodo, secondo PIO X, è che questi nemici della Chiesa sono al suo interno.

Il Modernismo quindi per il Santo Papa, rappresenta la “Sintesi di tutte le eresie” :

  • divisione tra ciò che è sperimentale e emotivo;
  • la fede viene svuotata. “Credere quia absurdum”.

Il Papa non si è quindi limitato a condannare la modernità ma ha proposto i rimedi:

  • ritornare allo studio teologico
  • recuperare la filosofia dettata da San Tommaso;
  • ripristinare una vigilanza dei teologi e dei Vescovi.

E’ nella corretta interpretazione dei fatti che sta la capacità profetica e in questo, conclude Don Paolo Poli, “Pio X fu un vero profeta!”

A questo punto il dott. Colla, lascia la parola per i saluti al Dott. Michele Talo Presidente del Polo territoriale e di orientamento “Unidolomiti” di Belluno della SSML/Istituto di grado universitario “san Domenico” di Roma. “Intendo ringraziare tutti gli intervenuti per il prezioso lavoro e l’attività di riflessione che ne deriverà”.

Gli interventi che seguono la preziosa e circostanziata Lectio Magistralis del Mons Prof Don Paolo Poli si aprono con la relazione del Prof. Massimo Viglione Ricercatore di ruolo dell’Istituto di Storia dell’Europa mediterranea del CNR. Professore universitario a contratto di Storia della Politica Internazionale presso la SSML/Istituto di grado universitario “san Domenico” di Roma. Presidente della Confederazione dei Triarii.

Al professore Viglione il compito di esaminare l’arco temporale compreso tra i due Papi Pio IX a Pio X: la continuità della difesa della Chiesa e della cristianità dagli attacchi esterni ed interni.

“Farò un inquadramento mentale, poiché il Papa ha la necessità di vivere il tempo storico, figlio del suo tempo”. 

Per secoli la Chiesa ha potuto gestire il ruolo con serenità della Fede.

“Ma cosa accade avvicinandosi a noi, in particolare al 19esimo e ventesimo secolo?” si domanda Viglione. I Papi cominciano ad essere pressati, a essere posti sotto attacco.

Non tutti si resero conto di questa aggressione dottrinale, spirituale da un mondo che vuole distruggere la Chiesa. I primi furono PIO VI e PIO VII ma il Papa che cominciò a comprendere di essere aggrediti è stato Gregorio XVI, un papa poco noto ma ben dotato e capace.

Ma il primo vero Papa a opporsi alla aggressione con coscienza è stato PIO IX, il quale è rimasto sotto attacco per i 32 anni di magistero. Un attacco, a differenza di PIO X, quasi esclusivamente esterno sino a perdere lo Stato Pontificio, relegato in Vaticano. Nonostante tutto ciò egli non ha taciuto e ha proseguito nella condanna del mondo moderno e gli orrori del tempo. Indubbiamente è stato il Papa più combattente del II° Millennio.

San PIO X è stato l’altro Papa che ha dovuto affrontare orda di attacchi che ormai provenivano anche dall’interno della Chiesa, in quanto, “una parte non secondaria del clero cattolico si apriva alle nuove filosofie”.

Il Papa si trovava di fronte a un “cancro” e si rese conto che quel mondo di “bellezze” stava per finire profetizzando la I° guerra mondiale, che infatti scoppiò proprio a ridosso della sua morte nel 1914.

San Pio X e gli studi tomistici.

 Gli insegnamenti di San Tommaso, come ben illustrato da Don Paolo Poli, sono la base della dottrina di PIO X e della conseguente formazione teologica. Sull’argomento è intervenuto il  Prof. Giovanni Turco  Già Docente di Filosofia del Diritto Pubblico presso l’Università  degli Studi di Udine

San PIO X non proveniva dal mondo intellettuale ma avvertiva con chiarezza l’importanza della formazione intellettuale”.

Appena giunto a Mantova, in qualità di Vescovo, colse l’occasione di occuparsi del Seminario, in quanto è lì che risiede il futuro della Diocesi.

Quindi divenuto Papa fa suo il programma tomistico di Leone XIII. “Una adesione convinta al pensiero di San Tommaso sia nelle misure dottrinali, sia nelle misure disciplinari.” Il pensiero di San Tommaso non è solo di guida, ma anche un valore apologetico.

Pio X, conclude il Prof. Turco, si è impegnato convintamente nel promuovere lo studio e la filosofia di San Tommaso. E’ stato indubbiamente il Papa più tomista del ‘900. Egli coglie la perenne validità del pensiero tomista e ne indica il valore terapeutico.”

Di Pio X: il primo Cooperatore salesiano santo ne parla il  Rev. Prof. Don Michele Canella  Parroco di san “Giovanni Bosco” di Belluno e presbitero nella Società di san Francesco di Sales

D'azzurro, all'ancora à tre braccia di nero cordonata di rosso, posta in banda sopra un mare ondato al naturale e sormontata nel capo da una stella a sei punte d'oro, col capo di Venezia: d'argento, al leone alato passante, guardante e nimbato, tenente con la branca anteriore destra un libro recante la scritta: PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS e una spada, il tutto d'oro. Dunque, l'ancora della fede gettata nel mare tempestoso di questo mondo, sormontata da una stella figura della Speranza. In alto il leone di Venezia Un'immagine molto bella, ideata nel 1903 come simbolo araldico di Pio X, e davvero evocativa del tema principale del suo pontificato: il rapporto intrattenuto da questo Papa col suo tempo, specialmente in tema di antimodernismo.”

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(Stemma Araldico PIO X)

È sullo sfondo di questa immagine che vi parlo della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani - oggi Salesiani Cooperatori - il cui regolamento fu approvato nel 1876 da Pio IX.”

Monsignor Giuseppe Sarto chiese per sé l'iscrizione fra i salesiani cooperatori il cui diploma porta la data del 1880, a pochi anni dall'approvazione ottenuta da Don Bosco vivente quindi. Sarto sarà anche il primo Cooperatore Salesiano a essere elevato all'onore degli altari. Il concepimento dei Salesiani Cooperatori fu parte integrante del progetto apostolico di Don Bosco a favore dei ragazzi poveri ed abbandonati. Don Bosco diede forma alla sua opera educativa dal didentro della Torino di fine 800; e nell'Opera degli Oratori, egli coinvolse tanti uomini e donne, diversi tra loro, che collaborarono ciascuno nella misura delle proprie capacità.

Don Bosco a metà 800, come Pio X qualche decennio più tardi, portava in cuore la preoccupazione per le conseguenze della modernità sulla vita delle famiglie e dei giovani. Perché nella Torino di quegli anni il susseguirsi di eventi politici (Risorgimento e Unità d'Italia) economici (Rivoluzione industriale e guerre) e culturali (Vaticano I, Socialismo e Romanticismo) aveva provocato la rottura della solidarietà tra le generazioni; e a farne le spese erano i più giovani. L'azione apostolica di Don Bosco dentro a tutto questo però ne forgiò uno figura per molti aspetti "moderna", all'avanguardia, senza per questo allontanarlo dalla sana dottrina cattolica. Per fare un esempio concreto, Don Bosco escluse la politica dall'orizzonte del suo impegno, senza per questo rifiutare una serie di valori civili: il rispetto proclamato e praticato per l'autorità costituita e per le leggi dello Stato e un impegno coerente e costante per la formazione di virtù civili nei suoi allievi e discepoli: "buoni cristiani e onesti cittadini" diceva di voler formare Don Bosco; sapendosi mettere in dialogo con tutte le forze in campo nella società, purché fosse per il bene "de suoi amati figlioli in Gesù Cristo".

L’ardore pastorale di Don Bosco – conclude Don Canella – conteneva già gli anticorpi per affrontare il modernismo che alcuni decenni dopo sarebbero stati ripresi da San Pio X”.

San Pio X e la lotta contro il paradigma della “ragione ristretta” è la relazione in capo al Prof. Daniele Trabucco Professore strutturato in Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico Comparato presso la SSML/Istituto di grado universitario «san Domenico» di Roma. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico.

“Pio X è stato un grande Papa Profetico – sottolinea Trabucco - Scrive il Papa: «La ragione umana è ristretta unicamente nel campo dei fenomeni». In questo modo, essa non solo non può innalzarsi a Dio, ma neppure conoscerne l’esistenza sia pure attraverso il tramite delle cose visibili.”

Il Papa Sarto, come evidenziato e noto, si scaglia contro la modernità in quanto infiltrata di due veleni:

1) come «cultura del limite», ossia come sfiducia nella ragione quale organo conoscitivo del reale;

2) come parcellizzazione del sapere, ovvero la sua impossibilità di una reductio ad unum, di una comprensione della realtà nella sua unità

Questa prospettiva comporta precise conseguenze delle quali Pio X intravede i primi segnali: un antropocentrismo sfrenato che, al contempo, è anche il presupposto per il superamento dell’idea stessa di uomo, il primato della libertà (negativa) sulla Verità, il rifiuto di ogni trascendenza, la scienza che si trasforma in «fede» nello sviluppo della tecnica (cosiddetto scientismo).

“San Pio X, - conclude il Prof. Trabucco - nella sua critica e condanna del modernismo filosofico, oppone alla ragione «ristretta», la quale sfocia nell’agnosticismo (con contestuale valorizzazione della coscienza individuale che sente e conosce i fenomeni interni al soggetto con maggior sicurezza rispetto agli elementi esterni «sfiduciati»), nell’immanentismo e nella incapacità del pensiero umano di superare l’ambito della realtà fenomenica e di risolvere i problemi filosofici e religiosi in quanto non rientranti nella scienza positiva, una visione «forte», «rocciosa», «solida». È la riproposizione della gnoseologia tomista, depurata dalle interpretazioni della seconda Scolastica: «adaequatio rei et intellectus», cioè la corrispondenza tra intelletto e la cosa.”

Al Prof. Aldo Rocco Vitale  Docente di Filosofia del Diritto presso l’Università Europea di Roma. Dottore di Ricerca in Storia e Teoria generale del Diritto Europeo, il compito di esplorare il tema de  “Il cristiano tra modernità ed eternità”.

Se siamo d’accordo che Pio X è stato un profeta dobbiamo risalire alla etimologia della parola, ossia “parlare per qualcuno”. Oggi stiamo vivendo un periodo di secolarizzazione di ritorno e dobbiamo chiederci cosa è la modernità e cosa è il cristiano oggi.” Il cristiano, seguendo il discorso logico del prof. Votale, è un mistico che si è rinchiuso in una torre d’avorio e si isola dagli accadimenti del quotidiano.

Oggi il cristiano è un assistente sociale. Il cristiano invece deve ricordarsi di essere “Imitatio Christi”.

In pratica il cristiano “deve saper di essere nel mondo ma non del mondo” , deve essere d’accordo con tutti ma deve essere odiato dal mondo attorno. “Se così non fosse  vuol dire che qualcosa non è andato bene. Cristo è stato perfino crocefisso, mentre Barabba graziato”.

Il cristiano deve essere divisivo, al contrario di quanto si pensa della modernità che invece indica di non essere divisivi. E’ il cristiano che deve costruire la storia e non il contrario.

Cosa è la Modernità? La modernità di fatto, secondo il prof. Rocco Vitale, non esiste! Vivono la modernità chi è sganciato dal passato e non si proietta nel futuro.

Infine, il professor Vitale si domanda cosa è l’eternità. “E’ il contrario della modernità” , E il superamento della storia secondo il richiamo della Fede. L’eternità è la salvezza del tempo e della storia e il cristiano è perciò un animale eterno.

Fede e storia. Note per una contestualizzazione delle radici teorico-pratiche del modernismo, è l’argomento che sviluppa il  Prof. Daniele Cordedda  Professore di Filosofia e Religione presso il Liceo “Niccoló Tommaseo” di Cagliari.

Perché Fede e Storia. Dobbiamo partire da una domanda. Quale è la forma mentale pratica che rende possibile l’atteggiamento modernista. Quale è il filo rosso che unisce le varie posizioni culturali. Quale è l’humus culturale nel quale cresce il pensiero modernista cattolico.” Fino alla fine del 19esimo secolo era opinione comune che la chiesa fosse depositaria di tradizione dottrinale immutabile, di origine divina, alla quale non si sì doveva aggiungere e sottrarre nulla di sostanziale.

Il Cambio di questo stato di cose è determinato da due punti di rottura, i moti che hanno consentito questo cambio: in parte dovuta alla filosofia romantica, che enfatizza una esperienza della realtà come perpetua incessante divenire, al quale si è affiancato un altro pensiero l’affermazione progressiva del metodo storico nelle scienze e nelle esegesi, un pensiero proveniente nell’area accademica di lingua tedesca.

Quella modernista non è la prima crisi. Altre tre le crisi culturali che hanno attraversato la storia della chiesa.

La prima fu l’impatto del tardo antico, la ellenizzazione, il passaggio dal mondo ebraico al mondo greco romano e il contato alla filosofia, il secondo è il passaggio all’aristotelismo tra i XII e XII secolo, poi superato con la sintesi tomista, quindi la rivoluzione scientifica del XVII secolo. In tutti questi movimenti il modernismo è l’ultimo, dal quale probabilmente non ne siamo ancora usciti. Noi assistiamo a uno smottamento dovuto a una grande cambiamento del paradigma culturale nella interpretazione del dato rivelato.  La questione cruciale risiede nel rapporto singolarissimo tra cultura e fede, in quanto la Fede non coincide con la Cultura.

Questo contrasto porta a una crisi di Fede e di coscienza. La crisi entra quando lo scontro tra fede e storia entra nella sfera della consapevolezza.

Il modernismo: ieri e oggi è l’argomento in capo al Prof. Martino Mora Insegnante e saggista.

Prende a riferimento le letture di Maritain (tomista impeccabile) che apre alla prospettiva modernista. Il filosofo francese elabora una teoria di “umanesimo integrale”, che è anche il titolo di un suo libro, nel quale comincia a emergere l’dea neo modernista in quanto elabora una teoria particolare. Egli sostiene che vi è stata una cristianità medievale che aveva dei limiti, alla quale è seguito un umanesimo antropocentrico che è poi sfociato in un umanesimo ateo che anch’esso aveva dei limiti. A questo doveva subentrare un umanesimo teocentrico o anche della nuova cristianità, che poi deve sfociare in una politica di tipo “umanista” come è il nome di un’altra opera di Maritain. Vi è già di fatto una apertura a una concezione dialettica para hegeliana. Insomma per Maritain non va bene l’un modello non va bene l’altro modello ecco che il filosofo francese prende il meglio dell’uno e dell’altro modello teorizzando “umanesimo teocentrico”.

Una sorta di compromesso. Un compromesso ben interpretato da Paolo VI nel concilio Vaticano II.

Il neo modernismo inizia ad affermarsi a metà degli anni ’30 (1937) “un ecole de teologie” è considerato il primo vagito della nouvelle théologie che darà una impronta importante alla modernità. La Nouvelle Théologie ebbe conseguenze determinanti sul Concilio Vaticano II e sui suoi sviluppi successivi.

“Dagli anni ’30 in poi anche gli ultimi pontefici, con la eccezione di Papa Bergoglio che mi pare di una tale ignoranza, che  credo non abbia mai letto Jacques Maritain, sono stati influenzati dalla nouvelle theologie, e dalle opere di Maritain”.

Possiamo dire che la generosa battaglia di PIO X, per difendere integralmente la fede cattolica, purtroppo non ha trovato nei suoi successori altrettanta forza, una deriva poi esplosa con il Concilio Vaticano II che ha dato vita a tutta la deriva modernista, che oggi è sfociata negli anni disastrosi di Papa Bergoglio.

La crisi della Chiesa non inizia nel marzo del 2013, ma nel 2013 avviene una spaventosa accelerazione della crisi della chiesa. Il Magistero di Bergoglio non è l’albero, ma il frutto della crisi, se vogliamo la metastasi, non  il tumore che affonda nel neo modernismo che alza la testa a metà degli anni ’30 e esploso con il concilio Vaticano II°.

“La mancanza di Fede – chiosa il prof. Mora, e la crisi dottrinale è davanti a tutti”.

Liberalismo e regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. A esplodere l’argomento è il  dott. Avv. Rudi Di Marco  Dottore di Ricerca nell’Universitá degli Studi di Padova. Avvocato del Foro di Udine e Socio ordinario dell’Institut International d’Etudes Européennes “Antonio Rosmini” di Bolzano/Bozen

“Dovendo compendiare nei pochi minuti a disposizione di quest’intervento quello che potrebbe infondo definirsi il magistero politico-giuridico di san Pio X, avverto immediatamente la difficoltà del compito assegnatomi e forse l’impossibilità di adempierlo nel modo adeguato. Tanto più considerando che esso richiederebbe competenze e conoscenze profonde, anche in ambito teologico e di storia della Chiesa, le quali certo non mi appartengono, se non in termini del tutto insufficienti e inadeguati.” Così avvia la relazione l’avv. Rudi di Marco.

Il magistero di questo Grande Papa imporrebbe una lettura trasversale dei documenti del suo pontificato, la quale tenga nel dovuto conto sia i precedenti magisteri pontificii.

Il liberalismo –, infatti, come afferma per esempio Danilo Castellano, “è dottrina politica madre di tutte le ideologie moderne e contemporanee”.

Dunque la condanna del modernismo e dei suoi errori, che la citata enciclica Pascendi dominici gregis dettaglia nei “sette aspetti del modernista”, implica, e nello stesso tempo richiama in modo immediato e diretto, la condanna del liberalismo del quale già Pio IX aveva colta la matrice eretica nell’enciclica Quanta cura – già citata anch’essa – e nel Syllabus allegatovi.

L’errore del modernismo liberale, infatti, prima di essere errore teologico, è esso errore filosofico; segnatamente esso dà conto di una non-verità e di una negazione della verità naturale, ad appannaggio di un vasto ed eterogeno compendio di progettualità operative del tutto convenzionali e arbitrarie, le quali, in ambito politico-giuridico, da un lato negano la dottrina del diritto naturale classico – l’ id quod semper aequum ac bonum est del Digesto giustinianeo, per intenderci – e dall’altro rifiutano la parallela dottrina della politica intesa come regalità o arte regia che immediatamente richiama l’insegnamento platonico-aristotelico.”

Concludendo, basterà  ricordarsi a questo proposito il passo evangelico di san Giovanni (8, 32) – cognoscetis veritatem, et veritas liberabit vos – per intendere che nella prospettiva di Cristo la verità  non è opzione del binomio volontà-libertà; non è essa verità il prodotto che l’uomo confeziona per sé, o come singolo – nell’individualismo liberale stricto sensu, o come massa – nel comunismo marxista –, quanto piuttosto la verità è sua condizione essenziale, dacché  non vi è alcuna libertà autentica e autenticamente umana fuori, oltre, contro o anche solo indipendentemente dalla verità: dalla verità  che in termini metafisici è nell’essere in sé delle cose, nella natura rerum la quale è in se normativa e regolativa per l’intelligenza umana; e che in termini teologici è appunto Cristo stesso, il Verbo, il quale, come è noto, afferma, sempre nell’Evangelo di Giovanni (14, 6), “Ego sum via et veritas et vita”.

In ultimo, interviene il Dott. Sergio De Nicola  Sostituto Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari, il quale ringrazia per il graditissimo invito per intervenire nel Seminario dedicato alla figura e al Pontificato di Sua Santità Pio X° (già apprezzatissimo Patriarca della diocesi di Venezia).” Ho tratto il convincimento che Papa Sarto, già nel disimpegno del Ministero di Patriarca a Venezia, abbia sempre manifestato una grande attenzione alle persone, sia appartenenti al clero che laici, con le quali si relazionava, una profondissima Umanità, che ha poi trasfuso nel suo Pontificato. Mi sono quindi persuaso che anche la critica al "modernismo" che Papa Sarto portò avanti con grande convinzione durante il suo Pontificato, sia derivata dal profondo Umanesimo che lo pervadeva, e dal convincimento che la mera razionalità  non bastasse per sostenere il peso dell'esistenza delle persone, le quali solo partendo dalla consapevolezza dei limiti della condizione umana, avrebbero potuto vivere appieno, e condividere, i Valori trascendenti del Cattolicesimo, e l'insegnamento Evangelico.”

Il messaggio di Papa Pio X è altamente contemporaneo soprattutto quando invita i fedeli a non affidarsi solo alla scienza quindi “non l’uomo che si affidi alla scienza senza un approccio critico, come purtroppo in questi tempi incerti è avvenuto. E’ stata una figura importante ed è stato giusto celebrarlo  con questo importante seminario.”

Molte le persone collegate da remoto che infine, nonostante il seminario si sia esteso ben oltre i tempi stabiliti e che infine sono intervenuti con domande.

LINK Utili:

https://www.vatican.va/content/pius-x/it/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_19070908_pascendi-dominici-gregis.html

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