"Costellazioni Familiari – Dialoghi sulla libertà" è il titolo della grande mostra curata da Arturo Carlo Quintavalle in corso a Palazzo del Governatore di Parma sino al 1 dicembre 2019. L’esposizione propone un viaggio inedito all’interno della ricerca di Gianluigi Colin, artista visivo, critico e cover editor de La Lettura. Sabato 16 novembre, dalle 11.30 alle 19.00, nell’ambito della mostra, l'artista coinvolgerà i partecipanti nella realizzazione di un'opera d'arte.
Parma -
Tutti sono invitati a portare all'artista ciò che è per loro è testimonianza di qualcosa di caro, di prezioso. "Io lo elaborerò e regalerò la mia opera a chi verrà a Palazzo del Governatore per costruire insieme un archivio speciale, in cui si comprende come ogni storia personale di ognuno di noi si intreccia e dialoga con una storia più grande: quella del nostro tempo” spiega Gianluigi Colin, protagonista a Palazzo del Governatore di Parma della mostra "Costellazioni familiari. Dialoghi sulla libertà".
Sabato 16 novembre dalle ore 11.30 alle 19.00, Gianluigi Colin coinvolgerà gli abitanti di Parma nella realizzazione dell’azione artistica “Vie di Memoria”: tutti sono invitati a portare una immagine o un oggetto che fa parte della propria memoria personale – subito restituito al proprietario – che l’artista elaborerà con una fotocopiatrice, intervenendo poi con elementi pittorici.
Le opere, timbrate e firmate, saranno realizzate in due copie: una sarà donata alla persona che partecipa all’azione, l’altra sarà esposta a Palazzo del Governatore e sarà inclusa nel grande archivio “Vie di Memoria”.
Inoltre in questa speciale giornata l’ingresso alla mostra Costellazioni Familiari sarà gratuito.
La performance fa parte di un progetto iniziato da Colin nel 2001 e che ha sinora toccato città come Milano, Roma, Napoli, San Pietroburgo, New York e Buenos Aires, a cui è stato dedicato nel 2003 un volume edito da Charta.
La mostra e la performance si inseriscono tra gli appuntamenti di Anteprima Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 su desiderio dell’assessore alla Cultura di Parma Michele Guerra e con l’organizzazione e la sponsorizzazione di Cepim Spa, Interporto di Parma che, attraverso il suo amministratore delegato e presidente Luigi Capitani, ha condiviso il progetto e reso possibile la mostra Costellazioni Familiari.
Arturo Carlo Quintavalle, curatore della mostra, sottolinea così l’operazione artistica: “Colin domina scritture diverse, delle parole e delle immagini, ma soprattutto ha rispetto della memoria, quella degli artefici del passato e quella della comunicazione del presente, quella collettiva e quella privata. In questa sua nuova performance, l’idea è la storia di ciascuno, o meglio, il confronto fra un’immagine cara, una figura della memoria, un vecchio documento ritrovato nel cassetto o nel portafoglio e il presente, che di colpo diventa rappresentazione critica del proprio passato.
Gianluigi Colin ha sempre avuto un lungo, consapevole dialogo con la psicoanalisi. L’idea che l’artista propone, con grande successo, attraverso migliaia d’incontri e quindi d’immagini, è suggerire a ciascuno un modo di analizzare sé stesso, di mettere un ponte tra una piccola parte del passato e una breve sezione del presente. Il confronto vale un’intera esistenza. O meglio, quello che ciascuno di noi, quasi inconsapevolmente, di quella sua vita ci vuole dire. Siamo dinanzi ad archivi, dove ricordi privati vengono condivisi. Lavori frutto di azioni, tenutesi, negli anni, in giro per il mondo”.
Nel corso della sua carriera artistica, Colin ha realizzato diverse mostre sul tema della memoria e nelle sueperformance ha spesso incontrato il pubblico, insieme ai protagonisti del mondo culturale, dei quali ha“certificato” la memoria privata.
La mostra "Costellazioni familiari. Dialoghi sulla libertà" è realizzata grazie al sostegno di Cepim – Interportodi Parma con il supporto di BPER Banca e lo sponsor tecnico Inser S.p.a.
27 settembre - 1 dicembre 2019 Parma, Palazzo del Governatore, Parma
Martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Venerdì, sabato e domenica orario continuato dalle 10.00 alle 19.00
BIGLIETTI
10 € intero e biglietto famiglia (due genitori con fino a due bambini); 6€ ridotto; 4€ ridotto speciale per under 26; 3€ ridotto speciale per scolaresche con prenotazione.
Foto della mostra a cura di Francesca Bocchia
La pittrice nocetana inaugura domenica 13 ottobre la sua nuova mostra dal titolo “Dentro”
Ritorna alle origini Monica Zarba, pittrice nocetana da anni trasferitasi a Trento, per inaugurare domenica 13 ottobre alle 15.30 alla Caplèra – in strada Costa Garibalda, 11 a Medesano - una mostra personale dal titolo “Dentro”, nata per sottolineare l’introspezione e il legame tra passato e presente che caratterizza molte sue opere. Il passato con i suoi punti oscuri e il presente da vivere, in continua evoluzione e divenire.
Monica Zarba si avvicina alla pittura dieci anni fa, come espressione dell’incontro con le sue emozioni più profonde e la necessità di farle emergere nella loro alternanza. La ricerca del gesto pittorico e la stesura del colore in modi differenti diventano il filo conduttore che si ritrova nei suoi paesaggi, nei quadri astratti e nelle figure femminili.
Gli scuri che rappresentano il vuoto, il buio, l’oscurità vengono sovrastati dagli aranci che rappresentano la vitalità, l’energia, la luce della vita che vince sulla morte.
Nelle sue opere si ritrova una particolare attenzione nel riempire il vuoto, come espressione di un amore e una fiducia nella vita, nonostante le avversità incontrate nel suo cammino.
Ci racconta qualcosa di sé?
“Ho sempre amato l’arte in generale. La mia famiglia mi ha trasmesso l’amore per la musica classica: mio padre era tenore dilettante e mio fratello Francesco clarinettista suona in varie orchestre stabili ed è maestro di due bande della provincia. In passato ho cantato per molti anni come solista, ma mai avrei pensato di scoprire questa passione per la pittura; poi nel 2009 la svolta. La pittura è riuscita a tradurre le mie emozioni più nascoste. Ho iniziato a dipingere campi di papaveri, ispirati alla mia terra di origine, Noceto, visto che già all'epoca mi ero trasferita in Trentino. Decido così di frequentare alcuni corsi di pittura a Trento e tutti mi dicono che i miei quadri trasmettono qualcosa, ma essendo autodidatta non ho il coraggio di esporle, fino al 2016 quando incontro una persona che mi incoraggia a fare la mia prima mostra in trentino e poi nel 2018 la mia prima mostra personale nella Rocca di Noceto e una collettiva in cui ho avuto occasione di esporre anche insieme ad altri pittori nocetani e nel 2019 espongo a Pergine nella corte di Casa Stelzer con un evento dedicato al mondo femminile.”
Cosa significa dipingere per Monica Zarba?
“Dipingere è un cammino che va di pari passo con la vita stessa, è un divenire che si concretizza nel gesto ed è in quel gesto e in quella pennellata che si cerca di immortalare quell'attimo, come se fosse per sempre. Una consapevolezza che solo l’amore per se stessi e per l’altro può essere il mezzo di riscatto alla morte stessa e che serve a raggiungere la felicità. Dipingo per incontrarmi con le mie emozioni più profonde e farle emergere nella loro alternanza di gioia e tristezza, nostalgia e sogno, buio e luce, solitudine e comunione.”
Come nascono i suoi quadri?
“I paesaggi nascono dal richiamo forte dei luoghi cari alla mia infanzia, vissuta nella campagna parmense fra campi di grano, papaveri uniti ad affetti carissimi. Rivivono in me nella luce di quel tempo e si aprono ad una nuova dimensione, come sogno di una natura intatta in cui fondermi. Gli astratti invece sono un’espressione istintiva di segni, forme e colori che si muovono sulla tela a ritmo di musica e creano immagini, pensieri e sensazioni nuove. Infine, le figure femminili sono il mio corpo che sente, che vibra in una continua danza che alterna vissuti di vita e di morte. Le donne parlano con il proprio corpo che diventa tramite non verbale, pensiero.”
Che opere esporrà nella mostra che verrà inaugurata domenica 13 ottobre in Caplèra?
“Principalmente astratti che fanno parte del mio ultimo periodo e i paesaggi, in cui c’è un ritorno alle mie origini, in quanto nata e cresciuta a Noceto sono fortemente legata a questa terra. Terra come madre e materia che - in antitesi al cielo - rappresenta tutto ciò che è solido, tangibile e concreto. Il cielo è aria, libertà e spiritualità.”
Quali tecniche utilizza nei suoi quadri?
“Mi piace sperimentare, amo la matericità, utilizzare materiali naturali come il legno, i gusci di uovo negli astratti, la foglia oro, il caffè, ma dipingo anche molto ad olio, utilizzando una vasta gamma di colori e sfumature, dal nero all’arancio acceso”.
Durante l’inaugurazione ci sarà anche un sottofondo musicale che accompagnerà la scoperta delle sue opere: come mai questa scelta?
“Quando si guarda un dipinto vengono coinvolti l’occhio e l’anima, quando si ascolta una musica è l’orecchio e l’anima. Voglio far vivere un’esperienza multisensoriale che coinvolga i sensi, le emozioni. Già in passato ho abbinato durante l’inaugurazione delle mie mostre la musica e l’olistica e questa cosa è piaciuta molto. Vi aspetto numerosi in Caplèra domenica 13 ottobre, sarà l’occasione per conoscere i miei quadri e fare un brindisi tutti insieme.”
All'inaugurazione - con ingresso gratuito - interverrà anche il pittore Rino Sgavetta, molto conosciuto a Parma, e famoso anche all'estero, con il quale Monica Zarba ha un rapporto di amicizia e condivisione dell’arte.
E’ tornato a splendere il tesoro nascosto scoperto alcuni anni fa in una stanza al piano terra dell’ex Palazzo ducale di Reggio durante lavori di restauro e recupero della sede della Prefettura. Grazie a un contributo di 50.000 euro stanziato dalla Provincia di Reggio Emilia (proprietaria dell’ex Palazzo ducale, dal 1973 intitolato a Salvador Allende) è stato infatti completato un importante progetto di recupero di un affresco raffigurante la Beata Vergine della Ghiara, rinvenuto spostando alcuni scaffali durante un trasloco di uffici della Prefettura.
Sabato mattina scorso - proprio in occasione della Giarèda, la sentita sagra reggiana dedicata alla Madonna della Ghiara che quest’anno coincide con il 400esimo anniversario della traslazione dell’Immagine miracolosa e dell’apertura della Basilica - questo piccolo gioiello del Seicento è stato restituito alla città. Nel Chiostro Piccolo del Palazzo del Governo il prefetto Maria Forte ed il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, hanno illustrato ad autorità ed organi di informazione il lavoro svolto, insieme all’architetto Maria Cristina Costa, dello studio Costa-Lenzini, che ha coordinato i lavori eseguiti da un pool di restauratori formato da Andrea Cremaschi, Andrea Onsi e, per la parte edile, dall’impresa Franchini. Subito dopo, tantissimi reggiani hanno iniziato a visitare la Sala affrescata, che sarà aperta al pubblico attraverso visite guidate e il sabato, solo su prenotazione.
“Per la Provincia è stato davvero un immenso privilegio poter accompagnare questa importante ricorrenza della Ghiara, restituendo alla comunità, proprio nel momento simbolico migliore per la provincia e soprattutto la città di Reggio Emilia, l’importante affresco raffigurante la Beata Vergine ritrovato nei locali di Palazzo Ducale”, ha detto il presidente Giorgio Zanni ringraziando il prefetto Forte per la collaborazione e l’ospitalità e l’architetto Costa per il prezioso lavoro svolto. “Un dipinto di pregio, che la Provincia ha deciso di valorizzare destinando, con una scelta anche coraggiosa, parte dei fondi destinati alla manutenzione del patrimonio immobiliare, pur in un momento storico non semplice per questo ente, nella consapevolezza dell’importanza degli investimenti a favore della storia e della cultura del nostro territorio”, ha aggiunto Zanni.
Dopo il saluto del prefetto Maria Forte, l’architetto Maria Cristina Costa ha quindi illustrato il lavoro di restauro eseguito “su un dipinto su gesso particolarmente delicato”. “Siamo partiti da una crosta nera, con attenzione e grande cura abbiamo iniziato a ripulirlo, emozionandoci ed affezionandoci sempre più a questo bellissimo dipinto in cui trapela tutto lo spirito espresso da Lelio Orsi nel suo stupendo colloquio sacro tra madre e figlio”, ha detto. “Sull’attribuzione dell’opera, gli esperti non si sono ancora espressi, ma certamente la committenza era importante e importante potrebbe essere anche l’artista“, ha concluso l’architetto Costa augurando ai reggiani “di godersi questa Madonna ritrovata come ce la siamo goduta noi”.
Presenti alla inaugurazione anche il vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, Massimo Camisasca, ed il sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna, Giammaria Manghi, di cui il presidente Zanni e il prefetto Forte hanno ricordato il ruolo fondamentale ricoperto in veste di allora presidente della Provincia nel reperire i fondi necessari al restauro. “In maniera lungimirante ha deciso di investire sulle opere culturali, in un periodo in cui questo sembra purtroppo essere quasi un peccato – ha sottolineato anche l’architetto Costa – Eppure questo magnifico Paese in cui basta grattare un muro per far saltar fuori un affresco o scavare in terra per trovare una moneta antica o tracce di insediamento, può primeggiare nell’era globalizzazione certo non nell’economia, ma proprio grazie ai nostri beni culturali, dagli archivi alle biblioteche, dalle architetture ai centri storici nei quali si invera la memoria”.
IL RITROVAMENTO
Il dipinto raffigurante la Beata Vergine della Ghiara è situato al piano terreno del corpo centrale del Palazzo del Governo (ex Palazzo Ducale) di Reggio Emilia, nella porzione di proprietà dell’Amministrazione Provinciale. Il locale che lo ospita è accessibile dal cortile d’onore, completamente porticato - dalla forte impronta barocca - progettato dall’architetto Pietro Armani nel 1786.
Per lunghi anni questa stanza è stata adibita a deposito e si è quindi ignorata la presenza dell’immagine sacra sino ai lavori di restauro e recupero del Palazzo del Governo condotti dall’architetto Maria Cristina Costa tra il 2003 ed il 2010. Rimuovendo le scaffalature che ingombravano il locale è emerso il dipinto, in stato di forte ammaloramento, in posizione dominante al centro di una parete.
I primi saggi di scopertura d’indagine hanno suggerito la presenza di elementi pittorici, da indagare, sull’intera parete ospitante la Madonna, mentre ne hanno escluso l’esistenza sulle restanti tre pareti (di cui quella frontale di recente realizzazione) e sulla complessa volta.
Sin dal ritrovamento è apparsa evidente l’importanza di un restauro del dipinto murale e la valorizzazione del suo ambiente, in modo da contribuire all’arricchimento del patrimonio storico artistico della città.
IL RESTAURO
Il restauro del dipinto inizia con una fase di scopertura, ampliando i primi saggi, procedendo gradualmente fino a far emergere un’inaspettata e ricca scenografia pittorica attorno all’immagine. Essa appare rispetto a quella della Madonna di epoca successiva. In questa fase dei lavori si scopre inoltre una cornice - che racchiude l’immagine sacra vera e propria - dal sapore tardo cinquecentesco, col suo architrave dalla falsa prospettiva ed i festoni laterali. Sulla cornice spicca in basso la data MDCLI ed in alto una scritta Quem Genuit Adoravit – come nell’immagine originale - a cui è collegato uno stemma nobiliare, purtroppo illeggibile.
Dalle analisi emerge che il dipinto non è un affresco bensì una realizzazione a tempere grasse a base di chiaro d’uovo su preparazione di gesso, quindi le tecniche utilizzate nel restauro sono molto delicate. Si procede con le fasi di stuccatura delle lacune, di sigillatura e di consolidamento degli intonaci mediante iniezioni di malte adesive a base di calce idraulica. La successiva pulitura avviene con impacchi o di pasta di carta caricata con bicarbonato d’ammonio o a base di sepiolite eseguiti per parti definite. Questi trattamenti vengono effettuati a partire dallo sfondo, scoprendo nuove forme (la montagna) e particolari (l’uccellino ai piedi della Madonna). Le figure principali sono trattate per ultime e con estrema cura, sia per gli incarnati che per i panneggi. Il passaggio finale consiste nella ricomposizione cromatica d’insieme del dipinto.
L’importante intervento effettuato è stato possibile per la collaborazione che si è instaurata tra il Prefetto di Reggio Emilia, Maria Forte, l’allora Presidente della Provincia, attuale Sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna, Giammaria Manghi – Palazzo Allende ha finanziato l’opera con cinquantamila euro – nonché la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. La collaborazione è proseguita con l’attuale Presidente della Provincia Giorgio Zanni ed ha portato alla inaugurazione di oggi. Lo staff tecnico ha fatto capo all’architetto Maria Cristina Costa dello Studio Costa-Lenzini e ai suoi collaboratori che hanno guidato l’intera operazione eseguita dalla ditta artigiana Franchini con i restauratori Andrea Cremaschi e Andrea Ons, con la consulenza di Sabino Giovannoni, già restauratore capo dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
A Imola il Gruppo Hera riparte con T.A.G. per la rigenerazione artistica delle cabine elettriche e non solo.
Imola 4 settembre 2019 - Il progetto della multiutility, in collaborazione con l’Associazione Noi Giovani, trasformerà entro fine anno quattro cabine elettriche in altrettanti punti di riferimento per i cittadini. Si completerà così il percorso ciclopedonale lungo il tratto cittadino del fiume Santerno, iniziato con le 8 torri già realizzate nel 2018, prima edizione del progetto, creando così una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto senza interruzioni. Gli artisti saranno al lavoro anche su sette cabine del gas.
Macchie di colore che fanno capolino tra gli alberi, immagini evocative che appaiono improvvisamente mentre si percorrono le vie della città, rimandi alla storia dei luoghi che tracciano un legame nel tempo. Questo è il progetto T.A.G., Torre Arte e Graffiti, che riprende in questi giorni, per terminare entro l’anno, promosso da Inrete Distribuzione Energia - la società del Gruppo Hera che gestisce la distribuzione di gas ed energia elettrica in Emilia-Romagna. La trasformazione in opera d’arte urbana riguarderà questa volta quattro cabine elettriche, tre delle quali andranno a completare il percorso ciclopedonale cittadino lungo il fiume Santerno, iniziato lo scorso anno con le prime otto torri realizzate. A queste si aggiungeranno anche ulteriori sette cabine del gas. Prosegue quindi l’impegno di Inrete in questo progetto di rigenerazione urbana. Una scelta non scontata, per una società che opera nel campo dell’energia, ma che trova radici nel supporto che Hera da sempre fornisce alle attività di valorizzazione del territorio; radici ancora più forti in questo caso, perché il progetto è nato all’interno di Inrete stessa da un’idea di giovani tecnici, ha avuto l’assenso di Con.Ami. proprietario delle strutture, per poi svilupparsi e realizzarsi con la collaborazione dell’associazione culturale imolese Noi Giovani.
Una galleria d’arte all’aria aperta sta quindi prendendo forma gradualmente nella città, senza alcun consumo ulteriore di suolo: su ciascuna cabina del Gruppo Hera, come già fatto in precedenza, dipingeranno uno o più giovani artisti locali, nazionali o internazionali, che con i loro diversi stili regaleranno ai cittadini un itinerario artistico, con opere capaci di raccontare una storia legata al contesto in cui sono inserite.
Le cabine coinvolte
Le quattro cabine elettriche coinvolte in questa seconda edizione del progetto si trovano in via Pirandello (all’interno dell’area che ospita le giostre), in via San Pietro in Pitolo (nei pressi dell’incrocio tra via Santa Lucia e via Pirandello), in via S. Agostino (nei pressi della rotonda tra via Pirandello, via S. Benedetto e via S. Agostino) e in via 1° Maggio sulla rotonda con via Mattei.
Le 7 cabine del gas invece sono situate lungo via Oriani (vicino al palazzetto dello sport), in via Saffi (all’altezza dell’incrocio con via S. Agostino), in via Aspromonte di fronte allo Zoo Acquario, in via 1° Maggio (sulla rotonda con via Mattei), in via Cavour (all’incrocio con via D’Azeglio), in viale Rivalta (incrocio via Mazzini, nei pressi della scuola materna) e in via Marconi (di fronte civico 93 vicino al campo da calcio di via Pambera).
Gli artisti al lavoro e tante storie da raccontare
Tanti gli artisti al lavoro, tra cui Tristan Vancini di Bologna, Zed1 di Firenze, la milanese Camilla Falsini, Mr Thoms di Roma, Andrea Buscaroli (Imola), Alessandro Suzzi (Trani), ExitEnter (toscano).
Anche in questa edizione, si alterneranno differenti stili e rappresentazioni. Alcune opere saranno, infatti, realizzate in chiave astratta (lettering, graffiti, etc), per altre invece sarà utilizzato un linguaggio più figurativo (di realismo, street art).
Per ogni cabina elettrica e del gas sono stati scelti un tema e un artista responsabile dell’intervento. Il direttore artistico del progetto, Cesare Bettini, ha fornito a ogni street artist una documentazione completa con informazioni, foto, video e testimonianze relative alla zona, garantendo al progetto completezza e uno stretto legame con il territorio e le sue tradizioni.
Già al lavoro su due cabine del gas
Sono due le cabine del gas sulle quali si sta già lavorando. L’artista imolese Andrea Buscaroli si sta occupando della cabina in via Oriani, che si inserisce idealmente lungo il percorso ciclopedonale lungofiume della parallela Via Graziadei. Qui sono posti in primo piano gli elementi della vegetazione circostante. Alessandro Suzzi, invece, sulla cabina di Via Saffi è all’opera per simboleggiare l’amore del dare e del ricevere, tipico valore dell’Avis e del donare sangue.
Prosegue il connubio tra arte e tecnologia
“Il connubio tra arte e tecnologia a cui abbiamo dato vita lo scorso anno con il progetto T.a.g. ci è piaciuto molto – commenta Alessandro Baroncini, Amministratore Delegato di Inrete -, tanto che abbiamo deciso di estenderlo quest’anno anche alle cabine del gas. Una rivoluzione esterna che procede in parallelo all’ammodernamento e all’innovazione costante che caratterizza la gestione delle reti. Da segnalare in particolare l’evoluzione tecnologica che stiamo gradualmente implementando alle cabine elettriche di Imola che favorirà la riduzione dei tempi di intervento e di ripristino dell’alimentazione, migliorando il servizio ai clienti; le manovre sulle reti esercitabili anche da remoto, ad esempio dal polo di telecontrollo Hera di tutta la rete del gas e non solo, collocata a Forlì, che rappresenta un’eccellenza a livello europeo”.
La riscoperta dei luoghi e il coinvolgimento dei cittadini
"L'entusiasmo di proseguire la riqualificazione di luoghi simbolo della città e così ramificati nel territorio è forte nella nostra associazione - afferma il presidente dell’associazione Noi Giovani, Vincenzo Rossi -. Continuiamo a riscoprire luoghi e a far emergere racconti, storie, suscitando attenzioni e interesse dei passanti, provenienti anche da altre città, che ammirano le opere d'arte. Il progetto T.a.g sta creando un legame tra la città e la comunità proprio tramite l'arte, sperando sempre di più di animare quel dibattito culturale e valoriale utile alla crescita di tutti noi. Il progetto permette a Imola, già famosa per la sua cultura, di essere sempre di più una delle città italiane con più siti di street-art, aumentando l'interesse di tanti artisti da tutto il mondo che stanno iniziando a conoscerla come luogo nella quale la libertà artistica è di casa”.
MaxBiondi Dj, una passione ancestrale per la musica. Obiettivo: divertire e divertirsi.
Di Nicola Comparato 31 agosto 2019 - Intervista a Massimiliano Biondi, in arte MaxBiondi Dj, nato a Parma il 22-10-1970 e residente a Cozzano di Langhirano.
1) Ciao Max, parlaci un po’ di te, quali sono le tue passioni oltre ovviamente alla musica?
Le mie passioni oltre la musica sono le donne, i motori, la fisica e moderatamente il calcio.
2) Quando hai capito che la tua strada era quella di far divertire le persone nella pista?
Sin da giovane mi piaceva la musica e con un mio amico in età adolescenziale abbiamo iniziato a suonare alle festicciole degli amici con lo stereo a cassetta a doppia piastra, poi io ho continuato sino ad arrivare negli anni 90 al computer.
3) La vera svolta quando è arrivata?
Due anni fa la svolta con Faustino DJ, che mi propone di provare al “Sound Cafè”, e da li ho suonato in diverse location fra cui il River di Ponte Taro, il Miami Beach di Ferrara, vari locali di Parma e provincia, dove ho conosciuto diverse persone con cui ho instaurato un vero rapporto di amicizia.
4) Un luogo in particolare che ti è rimasto nel cuore?
Devo assolutamente citare il Circolo Cleopatra del mio paese, perché è stato il primo locale in cui ho suonato.
5) Come nasce il tuo nome d’arte?
Il mio nome, inizialmente fu “MaxBiondi Dj Uomo Gatto”, che mi era stato attribuito per ridere da Faustino DJ, perché diceva assomigliassi ad un noto personaggio televisivo.
Ora mi chiamo con il mio quasi nome e cognome ovvero MaxBiondi Dj.
6) Tra le tue varie collaborazioni, qual’è quella senz’altro degna di nota?
Ho avuto il piacere di entrare nell’etichetta Rik’s Recordz, gruppo di djing fondato da Lorenzo Riccardi e composto da diverse persone, dj e non dj, di un certo spessore.
7) Un avvenimento importante di quest’anno?
Questa estate 2019 ho avuto la fortuna di suonare con il Mitico Raffo dj, ossia la Musica Molesta, in cui ci siamo tolti diverse soddisfazioni.
8) E per finire quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Progetti per il futuro….preferisco rimanere umile, con i piedi per terra, sicuramente sempre alla ricerca del miglioramento, ma il mio scopo principale è fare divertire e divertirmi.
Per info e contatti:
Il profilo Facebook di Max
https://www.facebook.com/maxprince.persia
Inaugura sabato 31 agosto, alle ore 18, presso la Galleria San Ludovico, l’esposizione pittorica “La lettera in corpo” dell’artista parmigiana Francesca Dosi, realizzata con il patrocinio e la collaborazione dell’assessorato alla Cultura del Comune di Parma, che proseguirà fino al 15 settembre.
La mostra nasce da un’idea originale dell’artista che ha curato la regia, la messa in scena, l’ambientazione e i costumi delle inquadrature fotografiche, realizzate dal fotografo Enrico Grassi, che hanno preceduto la fase pittorica. Nell’omonimo saggio “La lettera in corpo” (Diabasis, 2017) la Dosi ha affrontato sul piano teorico la “messa in corpo” filmica del romanzo epistolare di Choderlos de Laclos Les liaisons dangereuses, analizzando Dangerous Liaisons di Stephen Frears. L’artista ha accompagnato questo studio teorico con un progetto pittorico di rielaborazione del carteggio tardo settecentesco e con una selezione fotografica, di Enrico Grassi, inerente il medesimo soggetto.
I dipinti, realizzati partendo dalle immagini fotografiche, offrono corpo “pittorico” al desiderio: ovvero un corpo disincarnato fatto di materia e cromatismi, di spessore e profondità prospettica, una doppia dimensione che, allo sguardo, prende vita. Il corpo dei modelli viene dapprima fotografato e in seguito riproposto tramite un abile alternarsi di sovrapposizioni ed evanescenze. La tecnica della Dosi mira a disegnare il reticolo di forze prodotto dall’incontro tra gli interpreti, acuendo la risonanza sensoriale dello spettatore che sembra poter accedere alla trama della pelle.
La mostra, aperta al pubblico dal 31 agosto con ingresso libero, si concluderà il 15 settembre, con un finissage che vedrà esibizioni dal vivo di musica e di canto operistico settecentesco.
Per tutto il corso della mostra sarà inoltre possibile ascoltare, in una registrazione realizzata da Alba Pessini (docente di Letteratura francese all’Università di Parma), brani estrapolati dal carteggio tardo settecentesco; selezionati per la parte musicale dal soprano Francesca Olivieri e per la parte testuale dalla stessa Dosi, con il missaggio sonoro di Mirko Ghizzoni.
Gli orari di apertura della mostra saranno: mercoledì dalle 15.30 alle 19.30; giovedì dalle 10 alle19.30; venerdì e sabato dalle 10 alle 21; domenica dalle 10 alle 19.30.
Così Francesca Dosi racconta la genesi e la finalità del proprio lavoro insieme al fotografo Grassi: “[…] Abbiamo scattato all’interno di case private e di luoghi storici cittadini (il Teatro Regio e il Palazzo Ducale) inventato costumi improbabili con materiali di recupero e giocato sugli anacronismi, tra i quali spiccano i palchi di un teatro ottocentesco e l’utilizzo delle pistole al posto delle spade con cui si affrontano in duello Danceny e Valmont nella parte conclusiva del romanzo. Non ci premeva la fedeltà filologica al testo e all’epoca raccontata, bensì la resa di una “fisiologia” scenica che interpella lo spettatore e, assieme a lui, interroga il desiderio, alimentato dalla sua stessa procrastinazione entro una danza macabra di avvicinamento e allontanamento. Le fotografie e i quadri traspongono le diverse fasi di un gioco di seduzione libertina che si rivela essere una tragedia a tinte fosche, generata e scandita dalle parole dei singoli corrispondenti, incapaci di sottrarsi al personaggio che di sé hanno costruito e all’ineluttabilità mortuaria che accompagna il carteggio”.
Francesca Dosi
Autodidatta, ha realizzato tra gli altri progetti artistici, “Ninfa” e “Il sogno della farfalla”, entrambi accompagnati da performances di danza, musica, canto e poesia, riproposti a intervalli regolari in contesti diversi tra loro e non forzatamente espositivi, a dimostrazione della volontà da parte della Dosi di cogliere il momento di fusione tra le arti e di fare della propria pittura parte di un tutto in divenire.
Ha recentemente aperto un atelier a Parma nell’Oltretorrente (in via Imbriani 50/a): un laboratorio di ricerca pittorica dove procedere al lavoro sui quadri e condividerne gli esiti con amici e passanti.
Ha all’attivo diverse attività di ricerca e di scrittura, tra i saggi maggiori: Trajectoires balzaciennes dans le cinéma de Jacques Rivette edito da LettMotif, “La lettera in corpo” edito da Diabasis, Il nostro bisogno di De André, in fase di pubblicazione con la Nuova Fondazione Battei e il romanzo “Ma saison avec Guillaume” edito da La Société des écrivains e di cui si prepara l'edizione italiana.
Dopo la conclusione dei lavori della parte romantica del Parco, la settimana scorsa è stato riaperto il cancello piccolo sul retro su via Maria Luigia. Rossi: “La Provincia, proprietaria del palazzo e del Parco, si fa carico di una manutenzione particolarmente onerosa, consapevole della grande importanza di questo bene.”
Parma, 8 agosto 2019 – Anche l’ultimo cancelletto del Parco della Reggia di Colorno, quello su via Maria Luigia, è stato sistemato e riaperto. Lo annuncia la Provincia di Parma, proprietaria della Reggia e del suo magnifico Parco.
L'ingresso pedonale al giardino da via Maria Luigia quindi adesso è aperto e usufruibile dai cittadini, grazie alla convenzione col Comune di Colorno, dalle 7,30 al tramonto.
Si tratta dell’ ingresso pedonale sul retro, sistemato a conclusione dell’intervento che ha reso di nuovo fruibile la parte romantica del parco. Il cancello grande, sempre su via Maria Luigia, anch’esso apribile, resta invece chiuso, per ragioni di sicurezza. La decisione dell’apertura dei cancelli spetta al Comune di Colorno, come da convenzione con la Provincia.
Per la sistemazione del cancello, ovviamente la Provincia ha seguito scrupolosamente le indicazioni tecniche della Soprintendenza. Il cancello è stato smontato e riposizionato più alto, è stato sistemato il vialetto di ingresso per eliminare la "pecca" che creava un gradino e rendeva disagevole l’ingresso per carrozzine e passeggini.
I lavori sono stati eseguiti a cura della Provincia di Parma – Ufficio Patrimonio, dopo avere condiviso l’intervento con la Soprintendenza, ente che ha il compito di vigilare su tutti gli interventi che riguardano la Reggia e il suo Parco, affinché siano rispettate le caratteristiche storico – architettoniche di questo importantissimo patrimonio comune vincolato da precise norme.
“La Reggia di Colorno e il suo Parco costituiscono la parte più pregiata del patrimonio della Provincia di Parma – ricorda il Presidente Diego Rossi – La sua manutenzione è particolarmente onerosa e deve sempre tener conto doverosamente dei pareri della Soprintendenza. La Provincia comunque fa tutto quanto le è possibile per conservare questo bene preziosissimo di tutta la comunità provinciale e della città di Colorno, e per renderne sempre più agevole e interessante la fruizione per colornesi e turisti.”
L'Agenzia Area Italia di Parma, con la campagna di raccolta fondi popolare per il restauro della chiesa della Capitale Italiana della Cultura 2020 ha ottenuto l'Oro per il miglior progetto pubblicitario. "Liberiamo San Francesco del Prato".
La storia di San Francesco del Prato e il modo di raccontarla, coinvolgendo la collettività nel restauro della chiesa e nella riapertura alla città e al culto, conquistano il Premio Agorà, riconoscimento assegnato ai migliori progetti pubblicitari che si sono distinti per creatività, strategie e pianificazione. L'Agenzia Area Italia di Parma, guidata da Andrea Begani e Michele Rastelli, ha infatti ottenuto l'Oro con la "Campagna Raccolta Fondi Popolare Per il Restauro San Francesco Del Prato", progetto di comunicazione integrato, che nelle parole di Salvatore Limuti, Presidente del Premio Agorà il 29 giugno 2019 nel Teatro Comunale di Cefalù (PA), durante la cerimonia di premiazione, "con il claim Liberiamo San Francesco del Prato" ha saputo sensibilizzare cittadini ed istituzioni alla donazione, in favore del restauro della chiesa carcere".
Una campagna di comunicazione sociale efficace, basata sulla viralità e sui racconti storici, e con un obiettivo nobile.
Il progetto di rinascita di San Francesco del Prato, promosso e coordinato dal "Comitato per San Francesco del Prato", è uno dei temi cardini su cui si muove la città eletta "Capitale Italiana della Cultura" per il 2020. Una struttura maestosa che diventerà luogo di eventi musicali, accademici e culturali, ma che sarà anche riconsegnata ai Frati Minori Conventuali che circa 800 anni fa l'hanno edificata.
Per informazioni: Comitato San Francesco del Prato: www.sanfrancescodelprato.it
Nella foto, da sinistra: Stefano Andreoli del Comitato per San Francesco del Prato
Don Alfredo Bianchi del Comitato per San Francesco del Prato
Andrea Begani di Areaitalia
Saverio Borrini, progettista
Il progetto nasce con l’intento di promuovere interventi artistici per la valorizzazione degli edifici erp, oltre che valorizzare la creatività dei giovani talenti e promuovere l’arte urbana come forma comunicativa delle nuove generazioni. Sulla base di questa finalità ad inizio 2019 Acer e Comune di Parma hanno iniziato a dialogare e collaborare. Prerogativa dell’opera dovrà essere l’inserimento armonico nel contesto urbano ed essere espressione di dialogo fra l’arte urbana e la città. L'intervento rappresenterà un ponte tra l’artista e il quartiere.
Il vincitore si aggiudicherà un premio di 10.000 € che comprendono l’impegno e i materiali per la realizzazione, Acer mette a disposizione le infrastrutture necessarie per la realizzazione dell’opera.
Le domande dovranno essere presentate entro le ore 13.00 del 14 giugno 2019.
L’opera dovrà essere realizzata tra agosto e metà settembre.
Tutte le info sono sul sito: www.aziendacasapr.it
Palazzo del Governatore di Parma ospita la più grande mostra italiana dedicata all’arte cecoslovacca con oltre 200 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, lavori di grafica e di stampa, fotografie, oggetti di design e proiezioni cinematografiche.
Fino al 28 luglio, l’esposizione, allestita su entrambi i piani del Palazzo, propone al pubblico un percorso temporale, a partire dagli anni ’20 del Novecento fino agli anni ’80, in cui verrà approfondita l’atmosfera culturale di Praga e dell’intera nazione cecoslovacca, altamente influenzata dalle vicende storico-politiche, che portò a una particolarissima produzione artistica, parte della quale trovò espressione nella pittura realista di artisti di primo piano come Josef Štolovský (1879-1936), Josef Brož (1904-1980), Adolf Žábranský (1909-1981), Jaromír Schoř (1912-1987), Sauro Ballardini (1925-2010) ed Alena Čermáková (1926-2009).
Promossa da Fondazione Eleutheria, Collezione Ferrarini-Nicoli e Comune di Parma, in collaborazione con il Museo di Arte Decorative di Praga, la mostra è curata da Gloria Bianchino, FrancescoAugusto e Ottaviano Maria Razetto.
Informazioni
Il Palazzo del Governatore (Piazza Garibaldi, 19) è aperto al pubblico con i seguenti orari: dal martedì al venerdì: 10,00-19,00, sabato e domenica: 10,30-19,30, primo e ultimo sabato del mese aperto fino alle ore 24.00. Biglietto intero € 7, biglietto famiglia € 10, ridotto € 5, ridotto speciale € 4, scolaresche e gruppi € 3. Catalogo edito da Eleutheria e a cura di FrancescoAugusto Razetto e Ottaviano Maria Razetto, con testi di Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Vittorio Sgarbi, Magdalena Kracik Storkanova e ricco apparato iconografico. Per informazioni: T. +39 0521 218929, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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