Molte le analogie inquietanti che accomunano Ankara con Sarajevo 1914. Per ora vi è stata una reazione molto composta della Russia all'assassinio del proprio ambasciatore in Turchia. A Berlino l'analogia con Nizza è quasi totale ma il cambiamento di "modus operandi" ha reso l'attacco di Berlino il capostipite di una nuova modalità di esecuzione che scardina i metodi di prevenzione attualmente applicati.
di Lamberto Colla Parma 25 dicembre 2016
L'attentato di Ankara ha gelato gli animi di mezzo mondo. Per un momento si è vissuto un Déjà vu dell'attentato di Sarajevo che fu il pretesto per lo scoppio della "Grande Guerra".
Il disallineamento tra i due Paesi sulla questione siriana e il pericoloso precedente, che nel 2015 aveva visto l'abbattimento di un bombardiere russo da parte dell'aviazione turca, potevano indurre a pensare al peggio e divenire il pretesto per una azione militare dai risvolti ancor più drammatici.
Al momento sembra invece che Putin abbia scelto una reazione diplomatica alla gravità dell'episodio ma i dubbi lasciati aperti sono diversi.
Non si comprende infatti come, in una città "blindata" come Ankara, sia potuto accadere un fatto di tale gravità e di tale visibilità mediatica e come l'attentatore, un giovane poliziotto che peraltro in passato fece parte del servizio di sicurezza del presidente, fosse stato risparmiato dalla "epurazione" voluta da Erdogan all'indomani del tentativo di Colpo di Stato del luglio scorso.
Comunque, per ora, la reazione da parte di Putin e di Erdogan è stata composta nonostante le grandissime divergenze esistenti tra i due Paesi. Alcuni esperti militari sostengono che possa essere una mossa atta a fare fronte comune contro gli Stati Uniti, anch'essi coinvolti nel caotico conflitto Siriano nel quale anche l'IRAN sta facendo la sua parte, sia da terra che dal cielo e recentemente (16 gennaio 2016) autorizzata all'uso del nucleare e "liberata" delle sanzioni USA e Ue.
Comunque la si giri, la questione non è conclusa, ma solo sospesa e c'è da scommetterci che la "vendetta" , prima o poi , verrà consumata.
A poche ore di distanza dall'assassinio del diplomatico, la tragedia di massa colpisce la "capitale" simbolo della UE e del crollo del muro che divideva le due germanie. A Berlino un TIR polacco, partito dall'Italia carico d'acciaio, è piombato sulla folla intenta a fare gli ultimi acquisti prima del Natale.
Una dinamica identica a quella utilizzata a Nizza lo scorso 14 luglio (Festa nazionale francese) ma con un dettaglio, non da poco, che li differenzia molto.
L'attentato di Nizza venne pianificato. Il camion rubato e nascosto, diverso tempo prima vennero fatti sopralluoghi sul luogo oggetto dell'attentato e quindi eseguito con le conseguenze che purtroppo tutti ben conosciamo.
A Berlino invece, il soldato (non martire!) dell'Isis, ha agito quasi nella immediatezza della decisione. Un'operazione militare fulminea che, in caso qualcosa di imprevisto avesse potuto compromettere il risultato, il terrorista avrebbe benissimo potuto cambiare obiettivo anche all'ultimo momento.
Cosa cambia vi starete chiedendo? Tutto! Tutto quello che è l'apparato di prevenzione antiterroristico.
La mancanza di pianificazione fa venir meno quei segnali di allarme che possono venire intercettati dai "servizi inelligence" atte a far scattare le misure di protezione. Alla luce dell'attentato di Berlino occorre che da oggi si pensi a un nuovo modo di controllo del territorio.
Una sicurezza che parta dal basso, dalle amministrazioni locali e dalle forze dell'ordine delle municipalità, magari coadiuvate da squadre di controllo "civile" addestrate al compito e regolarmente inquadrate in un sistema integrato di sicurezza. Nuclei di cittadini che agiscano in organico e subordine alle forze di polizia e, infine, all'esercito dovrebbe essere esteso, anche solo temporaneamente, l'autorità di fermo di polizia. In questo modo, le pattuglie civili potrebbero essere governate e coordinate da un componente dell'esercito lasciando a Carabinieri e Polizia di Stato il coordinamento delle operazioni secondo l'attuale sistema che, a quanto pare, risulta essere efficace. Non a caso Anis Amir, l'attentatore di Berlino, dopo avere viaggiato per mezza europa, sia stato intercettato da due poliziotti che stavano diligentemente facendo il proprio mestiere, mettendo a repentaglio la propria vita.
Sull'argomento tornerò a parlare e intanto Auguro a tutti voi un Sereno Natale!
(In foto l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca di Sarajevo il 28 giugno 1914.)