Giovedì, 04 Febbraio 2021 17:09

Giornata mondiale contro il cancro, ecco i progetti per il futuro dell’Oncologia e dell’Ematologia di Modena In evidenza

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Il Covid-19 ha portato alla luce criticità nel sistema nazionale, ma ha permesso di trovare soluzioni così vincenti da pensare di mantenerle anche in epoca post pandemia.

Potenziamento degli studi clinici e preclinici, rafforzamento delle reti oncologiche, progetti sulla qualità di vita dei pazienti e una riflessione sulla comunicazione in oncologia dopo l’esperienza del Covid-19. Sono alcune delle iniziative che l’Oncologia e l’Ematologia dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria di Modena stanno mettendo in piedi per il 2021-2022 e che annunciano proprio in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio.

La giornata mondiale ci dà occasione di aprire una riflessione su molti aspetti dell’oncologia”, riferisce Claudio Vagnini, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena. “Una su tutte riguarda la necessità, per non dire l’urgenza, di favorire e potenziare una sempre maggiore integrazione tra ospedale e territorio. L’obiettivo è che l’oncologia e i suoi professionisti non rimangano stanziali dentro l’ospedale, ma possano muoversi sul territorio di competenza lungo tutto il percorso assistenziale dei pazienti, dalla prima diagnosi fino alle cure palliative”.

Intanto, l’Oncologia non ha fermato le proprie attività nemmeno durante il lockdown. Proprio a marzo scorso, infatti, è stato ideato lo studio di terapia cellulare per trattare i pazienti Covid positivi, in partenza in questi giorni a livello sperimentale. E i progetti che l’Oncologia modenese sta organizzando per il prossimo biennio sono vari. Come spiega Massimo Dominici, Direttore dell’Oncologia Medica all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e professore all’Università di Modena e Reggio Emilia, “i progetti del prossimo biennio includono il potenziamento degli studi precoci di fase I/II anche di terapie cellulari/geniche e dei trapianti, in collaborazione con il gruppo del professor Fabrizio Di Benedetto e con altri professionisti delle Chirurgie, oltre che la valorizzazione dei team che si occupano di sperimentazioni cliniche insieme al nostro Servizio di Innovazione e Ricerca. Quanto alla ricerca preclinica, molte attività sono già in corso grazie alle collaborazioni con i colleghi dell’Anatomia Patologica e dei laboratori di Patologia Molecolare ed altri professionisti in Azienda e in Ateneo. Proseguiremo poi le ricerche nei settori della genomica oncologica, delle terapie cellulari/geniche e dell’immunologia dei tumori. Ancora, consolideremo – o creeremo laddove mancanti - collaborazioni negli ambiti sopracitati con le strutture oncologiche più vicine in regione. Ultimo, ma non ultimo, diviene prioritario il tema della qualità di vita dei nostri pazienti, grazie anche alla collaborazione con le preziose associazioni di volontariato legate all’Oncologia modenese”.

Conclude il prof. Dominici: “Il Covid-19 ha reso urgente una riflessione profonda sul rapporto medico-paziente, ma anche medico-società. Un tema che intendiamo affrontare anche con i nostri più giovani medici e con gli studenti grazie ad appositi corsi che verranno organizzati”.

Il contesto di lavoro è quello di una presa in carico sempre più globale e mirata del paziente, basata su una stretta integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale.

Giuseppe Longo, Direttore del Dipartimento Oncoematologico all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, sottolinea: “Il Covid-19 ha rappresentato un motivo di accelerazione del processo di presa in carico globale del paziente che implica diversi aspetti. Pensiamo anzitutto ad una forte integrazione tra ospedale e territorio, affinché i malati possano essere assistiti con terapie a domicilio e si rechino nell’ospedale solo per ricevere quelle prestazioni che a sua volta il territorio non è idoneo a offrire. Ancora, pensiamo ad un Fascicolo Elettronico che sia non solo un “contenitore” di referti ed esami, ma un vero e proprio strumento di comunicazione tra il paziente e l’ospedale. Se al suo interno riportasse anche le terapie a cui il malato si sta sottoponendo, gli appuntamenti e le visite previste, esso potrebbe diventare una “guida” sia per il paziente, che lo utilizzerebbe come sorta di memorandum per l’intero suo percorso di cura, sia per i curanti, per seguirlo al meglio ciascuno nella propria specializzazione”.

Anche l’attività di diagnosi e terapia delle malattie ematologiche neoplastiche e non-neoplastiche è continuata senza interruzioni durante la pandemia”, commenta il prof. Mario Luppi, Direttore della Struttura Complessa di Ematologia all’AOU di Modena e Direttore della Scuola di Specializzazione in Ematologia in UniMoRe. “La nostra missione consiste, da un lato, nel garantire un livello assistenziale di alta qualità e, dall’altro, nel formare specialisti capaci di curare, secondo algoritmi clinico-laboratoristici specifici ed innovativi, pazienti con neoplasie ematologiche. Tra le terapie, ricordiamo quelle cellulari innovative (vedi ad esempio CAR-T in collaborazione con l’Ematologia di Bologna), farmacologiche a bersaglio molecolare o immunologico, già attive da anni presso la nostra Unità Operativa e Programma Trapianti di Cellule Staminali Emopoietiche. La competenza e la collaborazione del personale infermieristico sono di vitale importanza per mantenere la qualità dell’offerta assistenziale. Non ultima, la missione è quella di sviluppare una ricerca di laboratorio traslazionale e un nuovo programma di assistenza, ricerca, formazione, in collaborazione con la Dott.ssa Elena Bandieri, Ospedale di Carpi, Usl, Modena e col Magnifico Rettore di UniMoRe, prof. Carlo Adolfo Porro, volto a diffondere la cultura e l’offerta di cure palliative/supportive precoci, entro otto settimane dalla diagnosi di neoplasia attiva o recidiva. Ancora, intendiamo migliorare la comunicazione e la relazione medico-paziente, studiando il significato affettivo e semantico delle parole associate alla sofferenza ed alla speranza nei pazienti onco-ematologici. Infine”, conclude il prof. Luppi, “esprimo un profondo ringraziamento ad AIL Modena ONLUS che da decenni ci sostiene”.

Alcune delle criticità emerse in epoca Covid le ricorda Gabriele Luppi, responsabile della SSD Day Hospital Oncologico al Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e coordinatore regionale dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom): “Assistemmo anzitutto ad un atteggiamento di incertezza del malato, subito compensata da un più stretto rapporto medico-paziente con implementazione di progetti di telemedicina che a breve potenzieremo ulteriormente e con un migliorato rapporto con il territorio. Ancora, osservammo nei pazienti un aumento dell’isolamento, sia domestico che ospedaliero nei giorni di trattamenti o ricovero, che abbiamo cercato di attenuare installando televisori in ogni stanza (grazie all’Associazione Angela Serra) e dotando il reparto di smartphone per permettere una comunicazione costante coi parenti”.

Conclude Luppi: “Proprio quest’ultimo aspetto, l’esigenza fondamentale di una comunicazione continua con le famiglie degli assistiti ha messo alla prova il rapporto a tre di servizio sanitario, assistito, famiglia. Aiom stessa ha contribuito a supportare pazienti e oncologi con occasioni di dibattito, formazione e linee guida proprio nei mesi Covid”.

Il progresso dei percorsi assistenziali dell’oncologia e dell’ematologia gode costantemente dell’apporto e del sostegno delle numerose associazioni di volontariato, che nel modenese vantano una lunga tradizione e un forte radicamento.

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