CONFESERCENTI EMILIA ROMAGNA/NOMISMA: "Piccole e medie imprese e famiglie in affanno se non riprende al più presto l'economia: far ripartire i consumi è indispensabile per uscire dalla recessione" . E' quanto emerge dall'Assemblea regionale Confesercenti Emilia Romagna -
Bologna, 22 novembre 2013 -
"Secondo le previsioni, a livello regionale i consumi scenderanno più del Pil e registreranno, a fine 2013 un -2,4%; gli investimenti subiranno una contrazione del 6,6%, gli occupati caleranno del 2,7 % e il tasso di disoccupazione che nel 2009 era al 2,9%, toccherà l'8,9% per arrivare al 9,1% nel corso del 2014 – dichiara il presidente della Confesercenti E.R. Roberto Manzoni nella sua relazione tenuta all'interno dell'Assemblea Annuale Regionale Confesercenti Emilia Romagna.
"La Confesercenti, per invertire questa drammatica tendenza, ha da tempo avanzato alcune proposte: sono necessarie innanzitutto una vera spending review che aggredisca gli sprechi e l'avvio di una profonda riforma istituzionale; bisogna ridurre la pressione fiscale e rafforzare il ruolo e la solidità patrimoniale dei Confidi per consentire l'accesso al credito delle imprese; servono politiche turistiche in grado di sfruttare l'enorme potenzialità del settore; sono necessarie inoltre politiche del lavoro che incentivino l'occupazione, che prevedano, ad esempio, la riduzione dei costi dei contratti a tempo determinato e gli oneri per gli apprendisti, quelli più utilizzati nei settori del commercio, servizi e turismo.
Inoltre – ha continuato Manzoni – serve un piano straordinario per le PMI delle città; è questo un appello che da tempo rivolgiamo, inascoltati, alle amministrazioni locali: occorre studiare misure di supporto, come ad esempio un Fondo vero e proprio a sostegno di chi intende aprire un'attività, che preveda agevolazioni al credito, sugli affitti e sulle tasse locali. Occorre infine la revisione della pianificazione territoriale, che non faciliti ulteriormente la grande distribuzione a scapito del piccolo commercio, anima e ricchezza dei nostri centri storici."
Dalla ricerca sui consumi delle famiglie in Emilia Romagna, curata da Nomisma per Confesercenti regionale, "emerge che ben il 92% delle famiglie ha cambiato i comportamenti di acquisto negli ultimi 2-3 anni – sostiene il direttore di Confesercenti E.R., Stefano Bollettinari – e il 52% di queste ha diminuito la spesa. L'indagine dimostra che per incidere in maniera apprezzabile sui consumi delle famiglie nel 2014 occorrono, riduzioni del carico fiscale ben maggiori rispetto a quelle finora annunciate dal Governo ed è quindi questa la direzione da prendere. L'austerity da sola non fa che deprimere un contesto già debole e in grave difficoltà.".
Silvia Zucconi (Responsabile della Promozione e Sviluppo di progetti relativi al settore Commercio e Consumi di Nomisma) nella sua relazione ha evidenziato che "La spesa media mensile delle famiglie dell'Emilia Romagna per il 2012 è stata di 2.834 euro; un dato superiore, rispetto alla media nazionale che si attesta a 2.419 euro, ma in calo rispetto al 2010 (-2%). I segni della riconfigurazione della spesa per consumi delle famiglie emergono non solo dalle statistiche ufficiali ma anche e soprattutto dall'indagine che Nomisma ha realizzato per Confesercenti Emilia Romagna.
Il 92% delle famiglie dell'Emilia Romagna ha cambiato le abitudini di acquisto con l'obiettivo di risparmiare (il 49% ha radicalmente cambiato il proprio modello di consumo, il 43% lo ha fatto solo in parte). Sono le famiglie a basso reddito (68%) o quelle in cui almeno un componente ha perso il lavoro o è in cassa integrazione (69%) ad aver trasformato in modo radicale i comportamenti di acquisto; ma la crisi non ha risparmiato nemmeno le famiglie con figli dove la quota di nuclei che ha cambiato sostanzialmente le abitudini di consumo riguarda il 53% delle famiglie. La motivazione principale di tale trasformazione è evidente: la situazione economica delle famiglie dell'Emilia Romagna è "molto peggiorata" (lo dichiara il 13% dei responsabili degli acquisti) o "peggiorata" (50%).
Come cambiano i comportamenti d'acquisto? Il 31% delle famiglie emiliano romagnole negli ultimi 2-3 anni ha acquistato di meno in generale (riducendo le quantità), il 25% compra solo in promozione, il 19% prima di acquistare un prodotto controlla i volantini, il 10% compra solo l'essenziale, l'8% compra marche che costano meno – conclude Zucconi.
"Abbigliamento e calzature" e "viaggi e vacanze" sono i due capitoli di spesa dove la maggior parte delle famiglie ha deciso di applicare la spending review: il 26% dei delle famiglie emiliano romagnole ha deciso di tagliare la spesa per la moda, un altro 19% ha privilegiato i tagli concentrando l'attenzione soprattutto su "viaggi e vacanze". Ma anche gli alimentari non sono esenti da queste revisioni: il 10% delle famiglie ha individuato nei consumi fuori casa in bar, ristoranti e pizzerie il capitolo dove tagliare budget familiare.
Un dato più di altri fa riflettere: negli ultimi 2-3 anni solo il 20% delle famiglie non ha ridotto la spesa. Ma ancor di più devono far riflettere le modalità con cui le famiglie hanno sostenuto la spesa: il 28% ha utilizza i propri risparmi per far sostenere le spese, l'11% è ricorso a finanziamenti/contratto debiti. Solo il 27% delle famiglie è riuscita a mettere da parte qualcosa, un ulteriore 34% delle famiglie è appena riuscita, tirando la cinghia, a far quadrare il bilancio. Tutto questo conferma un altro dato preoccupante: il 27% delle famiglie dell'Emilia Romagna non riesce a far fronte alle spese impreviste.
Tra i fattori personali che deprimono i consumi ci sono certamente le tasse elevate (fattore che deprime i consumi per il 22% delle famiglie), l'incertezza del lavoro (21%) e reddito familiare in stallo o in calo (18%), ma anche la generale situazione economica negativa (28%) e l'incertezza del clima politico sono gravi fattori di preoccupazione che frenano le spese.
Quali stimoli per far ripartire i consumi?
Non di certo le cifre ipotizzate dall'attuale governo attraversi l'introduzione di provvedimenti di riduzione del carico fiscale delle famiglie di circa 8/10 euro al mese per ogni componente della famiglia. Un'entrata così modesta lascerebbe inalterato il paradigma di consumo per l'85% della famiglie. Uno stimolo ai consumi vero potrebbe venire da un incremento di almeno 75 euro netti al mese. Ma far ripartire i consumi sembra davvero l'unico strumento per uscire da questa seconda fase di recessione. L'austerity da sola non fa che deprimere un contesto già debole e in grave difficoltà.
Hanno partecipato, oltre ad un centinaio di imprenditori componenti l'Assemblea, per la Confesercenti E.R. il presidente Roberto Manzoni e il direttore Stefano Bollettinari, il presidente della Confesercenti nazionale, Marco Venturi, l'assessore regionale al commercio e turismo, Maurizio Melucci, nonché Sergio De Nardis, Chief economist di Nomisma, e Silvia Zucconi responsabile della Promozione e Sviluppo di progetti relativi al settore Commercio e Consumi di Nomisma, Massimo Foschi presidente della Confesercenti di Forlì e Monica Ciarapica presidente Asshotel di Cervia.
L'Assemblea è stata l'occasione per fare il punto della situazione delle piccole e medie imprese e delle famiglie emiliano romagnole e del loro potere d'acquisto sulla base di una ricerca commissionata da Confesercenti E.R. a Nomisma.
(Fonte: Ufficio Stampa Nomisma)