Pronto il piano della Regione, si parte con il ritorno del professor Antonio Daniele Pinna. Bonaccini e Venturi: "Un programma ambizioso, che punta su ricerca e innovazione per far fare un ulteriore salto di qualità a un sistema già di altissimo livello". Il rettore Ubertini: "Un'ulteriore sfida per il sistema sanitario regionale, che vanta già molti professionisti di fama internazionale". Oggi in viale Aldo Moro la presentazione alla stampa. Si investe su organizzazione e risorse umane per mettere a disposizione dei cittadini le migliori tecniche e i migliori professionisti. Tra i trapianti del futuro, quelli d'utero, multiviscerali, combinati toracici e addominali, e l'incremento dei trapianti da vivente. Pinna: "Regione già leader nell'attività di trapianto, darò il mio contributo per farla crescere ancora".
Bologna -
Una Rete, quella delle donazioni e dei trapianti dell’Emilia-Romagna, già solida e ben organizzata, che la Regione vuole rafforzare e sviluppare ulteriormente, consolidando la struttura organizzativa e gestionale e puntando sempre più sull’innovazione.
Il piano si chiama “Percorsi innovativi per il potenziamento della Rete trapiantologica regionale e trapianti sperimentali”, i contenuti generali erano stati definiti lo scorso luglio da una delibera di Giunta ed ora è pronto a partire.
Per vincere questa sfida, la Regione ha voluto al fianco un nome d’eccellenza, il professor Antonio Daniele Pinna, pronto a rientrare da Abu Dhabi in Emilia-Romagna; a lui è affidato il compito di supervisionare e guidare la Rete nella realizzazione del programma, sviluppando e valorizzando l’attività dei Centri trapiantologici affinché l’intero sistema possa compiere un ulteriore salto di qualità. Guardando sempre più al futuro sul fronte della ricerca - in particolare l’utilizzo dell’immunoterapia per ridurre gli effetti indesiderati dei farmaci immunosoppressivi sui pazienti trapiantati - e delle tecniche di trapianto.
In previsione ci sono l’incremento e l’organizzazione dei trapianti di fegato e di rene da vivente; i trapianti combinati toracici ed addominali; i trapianti multiviscerali e di utero, e il cosiddetto ‘split liver’, la suddivisione del fegato del donatore in due parti, per poterle utilizzare su due pazienti diversi. Interventi da un lato altamente innovativi e di massima complessità, dall’altro già consolidati ma che richiedono uno sviluppo nell’ottica di garantire standard sempre più elevati, che solo un sistema donativo-trapiantologico strutturato e organizzato, dotato delle migliori tecnologie e professionalità, può assicurare.
Oggi, in viale Aldo Moro a Bologna, la presentazione alla stampa del Programma regionale, con lo stesso Pinna, il presidente Stefano Bonaccini, l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, il rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini, e Chiara Gibertoni, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.
Principali novità del Piano regionale
Il Programma su cui punta la Regione passa attraverso l’organizzazione dipartimentale della Rete trapiantologica, ovvero di una maggiore strutturazione delle relazioni clinico-organizzative tra i Centri e di un potenziamento delle funzioni trasversali - ricerca, formazione, governo clinico - a supporto della rete. Un modello di relazioni funzionali che da un lato vede i Centri della rete donativo-trapiantologica regionale mantenere la propria autonomia, indipendenza e responsabilità, e dall’altro riconosce la loro interdipendenza in funzione del raggiungimento di obiettivi comuni - clinico assistenziali, etici ed economici - in ragione dei quali vanno individuati percorsi collaborativi interaziendali.
Il Piano guarda a specifici obiettivi: individuare le necessità relative ad innovazione dei modelli assistenziali, delle tecniche trapiantologiche e delle dotazioni tecnologiche, con particolare attenzione ai trapianti sperimentali; definire programmi di aggiornamento tecnologico continuo e di acquisizione, qualificazione e formazione delle risorse umane, anche attraverso master per il perfezionamento delle attività di studio, selezione e trapianto e per il follow up dei pazienti; mettere a punto proposte di riassetto di rete, garantendo l’autonomia gestionale di ciascun Centro. E ancora, prevedere percorsi clinico-assistenziali trasversali a livello regionale, anche mediante un più equilibrato bilanciamento tra la mobilità dei pazienti e quella delle equipe assistenziali, grazie a collaborazioni interprofessionali e interaziendali che favoriscano l’utilizzo delle migliori competenze cliniche.
Tra gli ulteriori elementi innovativi, la ridefinizione dell’assetto organizzativo e funzionale del Centro regionale trapianti (la struttura operativa-gestionale della Regione che ha attribuzioni di supporto, collaborazione e attuazione della programmazione sanitaria regionale) e del Comitato regionale trapianti, di cui viene mantenuta la suddivisione in Comitato, Esecutivo del Comitato e Commissioni tecniche, ma le cui attribuzioni sono ripensate in modo sostanziale.
Aumentano i trapianti in Emilia-Romagna
384 trapianti (24 cuore, 154 fegato, 198 rene, 8 polmone) effettuati in Emilia-Romagna dall’1 gennaio all’11 novembre 2019, in netto aumento rispetto all’intero 2018, in cui ne furono effettuati 319. E sale il numero dei donatori utilizzati: 149, contro i 114 dello scorso anno. Un incremento consistente, legato anche all’utilizzo della donazione di organo a cuore fermo, che da gennaio a novembre ha potuto contare su 18 donatori (erano 10 nel 2018). Una tecnica di donazione altamente complessa, che da quando fu introdotta in Emilia-Romagna mostra una crescita costante: nel 2016 furono 11 i trapianti effettuati da donatore a cuore fermo, divenuti 43 nei mesi gennaio-novembre 2019. /EC