Politiche sociali. Rette dei nidi abbattute o azzerate e contributi per l'affitto alle famiglie in difficoltà: dalla Regione subito 30 milioni di euro ai Comuni per disegnare il nuovo welfare dell'Emilia-Romagna. Previsti risparmi medi di 1.000 euro l'anno a figlio sulle rette dei nidi. Bonaccini: "Un provvedimento senza precedenti nel Paese con cui facciamo fare un altro passo avanti al nostro sistema di welfare, per dare risposte concrete a bisogni reali".
Bologna -
Abbattimento o azzeramento delle rette di iscrizione ai nidi (compresi micronidi e sezioni primavera per bambini dai 24 a 36 mesi di età) e a tutti i servizi integrativi per la prima infanzia, pubblici e privati convenzionati con i Comuni, per i bimbi da 0 a 3 anni. Ma anche contributi per l’affitto alle famiglie in difficoltà.
È il nuovo welfare targato Emilia-Romagna, su cui la Regione investe da subito 30 milioni di euro (quasi 20 per i mesi da qui a fine anno), per poter garantire i contributi già da settembre, con l’avvio dell’anno educativo. Risorse originariamente destinate al Reddito di solidarietà - poi sostituito dalla misura nazionale del Reddito di cittadinanza - che ora la Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini ha deciso di reimpiegare per questi nuovi servizi. Per dare un sostegno concreto e immediato ai cittadini e alle famiglie dell’Emilia-Romagna: basti pensare che la riduzione delle rette dei nidi, rivolta a nuclei familiaricon unIsee massimo di 26 mila euro, comporterà un risparmio medio di circa 1.000 euro l’anno per ogni bambino iscritto, cifra che cresce nel caso di un bambino con disabilità o residente in un Comune montano.
Due novità che non hanno precedenti e che costituiscono il cuore della manovra di assestamento di bilancio regionale 2019, che approderà la prossima settimana in Assemblea legislativa per l’approvazione definitiva. A presentarle, oggi in conferenza stampa, il presidente Bonaccini, l’assessora al Bilancio e Pari opportunità, Emma Petitti, e il sottosegretario Giammaria Manghi, che ha illustrato nel dettaglio le misure varate. Sempre oggi, nel primo pomeriggio Bonaccini, che ha tenuto per sé la delega al Welfare, incontra i sindaci e gli assessori alle Politiche sociali e per l’infanzia dei Comuni emiliano-romagnoli. Per condividere con loro gli aspetti applicativi delle due nuove misure regionali.
18 milioni ai Comuni per abbattere o azzerare le rette dei nidi
Le risorse per i nidi vengono assegnate a tutti i 220 Comuni dell’Emilia-Romagna sede di servizi educativi per la prima infanzia, che avranno il vincolo di utilizzarle esclusivamente per l’obiettivo individuato, quindi per abbattere o azzerare le rette di frequenza al nido e ai servizi integrativi, sia pubblici che privati convenzionati. Si tratta di una realtà che in Emilia-Romagna interessa una platea di oltre 28.400 bambini (0-3 anni), quelli appunto iscritti sull’intero territorio regionale, da Piacenza a Rimini, ai nidi e ai servizi integrativi per la prima infanzia, come esempioSpazio bambini, Centri per bambini e famiglie e Servizi domiciliari. A questo obiettivo sono destinati, per l’anno scolastico 2019-2020 18,25 milioni, posta che sarà poi ripetuta anche per i due anni scolastici successivi 2020-2021 e 2021-2022 in sede di predisposizione del prossimo bilancio pluriennale.
12,5 milioni per sostenere le famiglie sull’affitto
Risorse a cui si aggiungono circa 12,5 milioni che la Giunta ha voluto destinare al sostegno dei cittadini nella spesa di affitto della casa, un’altra voce di peso nel bilancio familiare: secondo la più recente rilevazione Istat (2018) questo costo rappresenta circa un quinto del budget mensile complessivo di una famiglia ma, non di rado, può superare la soglia critica pari ad un terzo del reddito disponibile. Ed è proprio a questa “fascia grigia”, che non si trova tecnicamente in condizione di povertà ma fatica molto a sostenere questa spesa incomprimibile, che la Regione vuole rivolgersi. Anche in questo caso le risorse del ‘fondo affitto’, che la Regione intende rendere strutturale per i prossimi anni, sono destinate a tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna.
A partire dalla possibilità di ridestinare allo scopo le risorse della cosiddetta morosità incolpevole, riservate alle città ad alta tensione abitativa ad oggi non impegnate dai Comuni. Si tratta di risorse tecnicamente già presenti nei bilanci comunali ma che, per gli eccessivi vincoli posti dalla norma statale, non riescono poi materialmente ad essere erogate alle famiglie bisognose. Una nuova norma consente ora alle Regioni di sbloccare queste risorse e di destinarle al fondo per l’affitto. Conclusa la ricognizione tuttora in corso, la Giunta confida di poter riassegnare una somma di circa 7,5 milioni di euro agli stessi Comuni affinché possa essere effettivamente utilizzata nei confronti delle famiglie in affitto. A questi, già con l’assestamento di bilancio, la Regione aggiungerà ulteriori 5 milioni euro da poter utilizzare da qui a fine anno per incrementare il fondo stesso, al fine di estendere l’insieme dei possibili beneficiari del contributo anche alle famiglie che risiedono nei Comuni non classificati ad alta tensione abitativa. Un primo passo - nel progetto che il presidente Bonaccini illustrerà ai sindaci oggi stesso - a cui ne farà seguito un altro più impegnativo, portando sul prossimo triennio 2020-2022 risorse pari a 36 milioni di euro, cioè 12 milioni per ciascun anno.
“Un obiettivo ambizioso che con queste risorse straordinarie e l’impegno fondamentale dei Comuni vogliamo trasformare da subito in realtà- sottolinea Bonaccini- per dare un sostegno concreto ai cittadini e alle famiglie dell’Emilia-Romagna, guardando soprattutto ai ceti medio-bassi. Facciamo fare un altro salto in avanti al nostro welfare, senza arretrare di un millimetro sulla qualità dei servizi, con due misure che credo abbiano pochi eguali nel nostro Paese. Un modo per dare risposte a bisogni reali delle persone e combattere al tempo stesso le diseguaglianze, assicurando una rete di protezione sociale che produca coesione, integrazione, diritti. Un altro tassello che andiamo ad aggiungere, dopo il taglio delle liste d’attesa e l’abolizione del superticket, alla costruzione di un welfare e di una sanità sempre più pubblici e universalistici. Di cui tantissimi cittadini e famiglie della nostra regione potranno beneficiare, già a partire dai prossimi mesi. Possiamo farlo grazie a un bilancio sano e ai conti in ordine, che ci hanno consentito per l'intera legislatura di non aumentare di un euro le tasse e di iniziare a restituire addirittura qualcosa ai cittadini”.
“Abbassare le rette di iscrizione al nido- aggiunge l’assessora Petitti- significa garantire a un maggior numero di bambini la possibilità di frequentare ambienti di crescita e di sviluppo qualificati e alle loro famiglie di conquistare maggiore autonomia. Penso in particolare alle madri troppo spesso costrette a scegliere tra l'accudimento familiare e il lavoro, soprattutto in una regione come la nostra in cui il tasso di occupazione femminile è, fortunatamente, tra i più alti del Paese. Da qui- chiude - la scelta di destinare una quota di risorse considerevole ai servizi rivolti ai bambini più piccoli. Investire su di loro significa investire sul futuro della nostra comunità”.
Modalità e criteri di assegnazione delle risorse
Per quanto riguarda i contributi per i nidi, ai Comuni sede di servizi sarà assegnato un budget finanziario determinatosulla base del numero dei bambini iscritti nell’anno 2017-2018.Potranno usufruire delle risorse soltanto i Comuni che entro il 15 settembre 2019 faranno richiesta di finanziamento alla Regione, accompagnata daunimpegno formale di utilizzo delle risorse esclusivamente per l’abbattimento delle rette di frequenza.
La riduzione delle rette interesserà i nuclei familiari con un Isee massimo di 26 mila euro, che potranno risparmiare in media 1.000 euro l’anno per ogni bambino iscritto, anche di più nel caso di un bambino disabile o residente in un Comune montano. Decidere come articolare concretamente l’abbattimento o addirittura l’azzeramento delle rette spetterà ai Comuni, posto che la politica tariffaria risulta oggi molto diversificata nel territorio. Considerando che attualmente il costo delle rette mensili può variare da 100 a 500 euro per un nido a tempo pieno, l’impatto atteso porterà all’abbattimento di almeno un terzo per le rette medie o fino all’azzeramento per quelle più basse.
Modalità e criteri di assegnazione dei contributi per l’affitto, invece, saranno definiti da un’apposita Cabina di regia, composta da rappresentanti di Regione e Comuni, che si insedierà a breve. È in ogni caso intenzione della Giunta far precedere la predisposizione della misura da un tavolo di concertazione con le rappresentanze sociali coinvolte, al fine di approntare un provvedimento che possa assumere un più incisivo carattere strutturale nel triennio 2020-2022.
Fonte: Regione ER