Riciclo e smaltimento rifiuti tecnologici. Arriva l’ecoATM, il distributore/smaltitore automatico di vecchi telefoni cellulari. Che pure ti paga
di Francesca CAGGIATI – Stiamo vivendo un momento particolarmente difficile per tutti, in particolare per il commercio costretto - in alcuni settori - a chiudere prima di altri le serrande dei negozi per le disposizioni messe giustamente in atto in questo periodo di emergenza sanitaria.
E quando si è chiusi in casa si capisce quanto vale la nostra libertà di muoverci, in particolare se capita di far cadere il cellulare e trovarsi con lo smartphone acquistato da poco in mille pezzi e non si sa a che santo votarsi.
Incontriamo Emanuele Settecasi, 29 anni, titolare di The Phone Clinic, negozio di riparazione e vendita di dispositivi elettronici come iPhone, iPad e Mac e specializzato nelle marche Apple, Samsung e Huawei che si trova in strada della Repubblica, 98/A a Parma. Attività iniziata per passione circa dieci anni fa e diventata il suo lavoro.
Come state vivendo questa emergenza? E come vi siete organizzati?
“Ci siamo organizzati con le assistenze e le vendite a domicilio, muniti di mascherine a norma, guanti e divisa, per evitare che il cliente stesso debba uscire.”
Quali sono i vostri normali servizi?
“Ripariamo cellulari, tablet e pc. Inoltre vendiamo dispositivi ricondizionati direttamente da noi, controllati e messi in vendita a prezzi competitivi e ottima qualità.”
Ne avete approntato di nuovi ultimamente?
“Si ultimamente, visto il dilagare dell’epidemia, ci siamo adeguati a ciò che è la situazione attuale. Abbiamo attivato il servizio a domicilio: ritiriamo il dispositivo direttamente a casa del cliente e in giornata lo riportiamo. In più abbiamo attivato la vendita online su www.thephoneclinic.it, in cui abbiamo pezzi nuovi e molti prodotti ricondizionati, disponibili con consegna a domicilio del dispositivo acquistato o con spedizione mezzo corriere. Con il coupon #IOSTOACASA è inoltre possibile avere sconti su prodotti selezionati anche fino a 100 euro.”
I tempi di riparazione si sono allungati o riuscite ad essere ancora tempestivi?
“I tempi variano a seconda del modello. Mi spiego meglio. Per iPhone ad esempio, riusciamo a fare la riparazione in auto nel giro di circa 20 minuti direttamente vicino all'abitazione del cliente, avendo anche la disponibilità di pezzi in casa, per altre marche ordiniamo il ricambio quindi le tempistiche richiedono almeno 24/48h dall'ordine.”
Errori giudiziari. Scandalo clamoroso in Danimarca: imprecisioni nel tracciamento dei telefoni cellulari potrebbero aver influito su 10.000 casi giudiziari. Possibile revisione di tutte le sentenze coinvolte. Lo “Sportello dei Diritti”: il nostro Ministero della Giustizia chiarisca se analoghi problemi possano riguardare anche e solo potenzialmente le indagini in Italia
Nessuno è infallibile quando si parla di Giustizia né tantomeno la tecnologia. E quanto sta accadendo in Danimarca ci spinge sempre più verso la via del garantismo e nel ribadire l’importanza di approfondimenti giudiziari che devono scandagliare a 360 gradi i fatti criminosi, perché di mezzo ci vanno possibili innocenti, ma anche le vittime. Per comprendere meglio la valenza di quanto stiamo affermando è sufficiente riportare che in questi giorni le autorità danesi hanno dichiarato di voler rivedere oltre 10.000 sentenze giudiziarie a causa di errori nei dati di localizzazione dei cellulari offerti come prova. Lunedì il direttore delle pubbliche accuse del paese ha anche ordinato una sospensione di due mesi nell'uso dei dati del cellulare da parte dei pubblici ministeri nei casi penali mentre vengono indagati i difetti e le loro potenziali conseguenze.
"Sta scuotendo la nostra fiducia nel sistema legale", ha dichiarato il ministro della giustizia Nick Haekkerup in una nota. Il primo errore è stato riscontrato in un sistema informatico che converte i dati grezzi delle compagnie telefoniche in prove che la polizia e i pubblici ministeri possono utilizzare per individuare la posizione di una persona ed eventualmente se la stessa si trovasse o meno sulla scena di un crimine. Durante le conversioni, il sistema ha omesso alcuni dati, creando un riferimento meno dettagliato di quanto si pensasse di dove fosse geolocalizzato un cellulare. L'errore è stato corretto a marzo dopo che la polizia nazionale l'ha scoperto. In altri casi, alcuni dati di localizzazione dei cellulari hanno collegato i telefoni alle torri sbagliate, associando potenzialmente persone innocenti a scene del crimine, ha affermato Jan Reckendorff, direttore delle accuse pubbliche.
"È un caso molto, ma molto serio", ha dichiarato Reckendorff all'emittente statale danese. "Non possiamo convivere con informazioni errate che possono mandare le persone in prigione." Le autorità hanno affermato che i problemi derivavano in parte dai sistemi informatici della polizia e in parte dai sistemi delle compagnie telefoniche, sebbene un rappresentante del settore delle telecomunicazioni affermasse di non essere in grado di capire come le compagnie telefoniche avrebbero potuto causare gli errori. La polizia nazionale ha stabilito che i difetti sono riferibili a 10.700 casi giudiziari risalenti sino al 2012, ma non è chiaro se i dati errati siano stati un fattore decisivo in qualsiasi verdetto. Il ministro della giustizia danese ha, quindi, istituito un gruppo direttivo per tenere traccia dell'entità dei problemi legali che potrebbero aver causato e monitorare le revisioni dei casi che potrebbero essere stati inficiati da questi problemi.
Tali revisioni inizieranno con i procedimenti pendenti innanzi ai tribunali, i verdetti collegati alle persone che attualmente scontano pene detentive e i casi sottoposti dagli avvocati difensori, ha dichiarato il ministero della Giustizia in una lettera al Parlamento. Un rapporto su ogni revisione sarà trasmesso al tribunale e all'avvocato difensore del caso e i procedimenti saranno revisionati, se necessario, secondo la legge vigente. Un portavoce del direttore delle procure ha dichiarato che la Danimarca sta informando le autorità europee degli errori, ma che non era a conoscenza di eventuali implicazioni per processi o indagini in altri paesi. L'idea che gli errori nei dati possano aver portato a procedimenti penali errati in Danimarca è inquietante, ha affermato Mikael Sjoberg, capo dell'Associazione dei giudici danesi, omologa della nostrana ANM.
"Ci mette in una situazione molto spiacevole che la base delle nostre decisioni venga messa in discussione", ha precisato. Non sono disponibili statistiche sul numero di verdetti raggiunti sulla base dei dati relativi alle torri dei telefoni cellulari nel paese, ma i dati vengono spesso utilizzati in combinazione con altre prove e potrebbero aiutare a dare una decisione al tribunale in entrambe le direzioni - di assoluzione o condanna - affermano gli esperti. Karoline Normann, che dirige il comitato di diritto penale della Danish Bar and Law Society, ha affermato che mentre gli avvocati avrebbero potuto discutere sul significato dei dati dei cellulari, in genere non ne avevano messo in dubbio l'accuratezza prima che venissero alla luce gli errori di sistema. Ora, ha detto, gli avvocati dovranno essere consapevoli del fatto che "le prove che possono apparire oggettive e tecniche non equivalgono necessariamente a un alto valore di prova".
Perfino il direttore della Telecom Industry Association del paese ha affermato che mentre le compagnie telefoniche erano disposte ad assistere la polizia nelle indagini, l'uso dei dati delle torri dei cellulari nelle cause giudiziarie andava oltre il suo scopo originale. "Non abbiamo creato la rete per realizzare sistemi di sorveglianza, ma per creare reti telefoniche", ha dichiarato il direttore Jakob Willer. "I nostri dati sono per i nostri scopi in modo che le persone possano comunicare tra di loro." Ci vorrà un certo sforzo per ristabilire l'affidabilità di tali dati in tribunale, ha affermato Sjoberg dell'associazione dei giudici. "La tecnologia è pericolosa, lo sappiamo tutti", ha detto. "Devo presumere che la polizia si stia concentrando sui loro sistemi IT, quindi questo non accadrà più".
Tuttavia, riconquistare la fiducia è fondamentale, ha affermato l’avvocato Normann. "I dati relativi ai telefoni cellulari sono stati, nel bene o nel male, una parte significativa dei casi criminali, poiché hanno anche contribuito a documentare che le persone non si trovavano in una determinata scena del crimine", ha detto. "Tutti hanno beneficiato dell'elevato valore di evidenza ed è nell'interesse di tutti che ritorni." Tuttavia, al di là di queste giuste riflessioni, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” questo vero e proprio scandalo a dir poco clamoroso e che a detta degli stessi operatori giudiziari colpisce alla base la fiducia dei cittadini in una Giustizia “Giusta”, pone un serio problema globale circa l’affidabilità dei dati in questione per i casi precedenti allo scoppiare di questo enorme problema. E poiché non è dato sapere, sempre per quanto riferito anche dalle autorità danesi, se il problema sia globale o riguardi solo la Danimarca, è assolutamente imprescindibile ed urgente che il nostro Ministero della Giustizia, anche se in sede d’insediamento in ragione della formazione del nuovo governo, chiarisca se analoghi problemi possano riguardare anche e solo potenzialmente le indagini in Italia.
(29 agosto 2019)
Sono le donne a sbirciare più spesso lo smartphone del partner. A rivelarlo è uno studio condotto da Sotomo per Sunrise. Secondo il rapporto un quarto delle ragazze tra i 15 e i 30 anni lo ha già fatto. Il codice d'accesso, del resto, per molti giovani non è un segreto
Tra i più giovani sbirciare il telefono del partner alla ricerca di indizi di infedeltà è più una cosa da donne che da uomini. A svelarlo è uno studio condotto da Sotomo per Sunrise che ha coinvolto più di 2'600 persone tra i 15 e i 30 anni.
Il 28% delle ragazze e giovani donne, in particolare, ammette di aver già spaito nello smartphone di un'altra persona contro il 13% dei maschi. Per entrambi i sessi, l'apparecchio spiato era nella stragrande maggioranza dei casi proprio quello del partner e l'obiettivo era trovare prove di una possibile infedeltà.
Per i giovanissimi, del resto, l'accesso al telefonino di qualcun altro non rappresenta affatto un problema. Due terzi degli intervistati ammettono infatti che una o più persone conoscono il codice di accesso del loro dispositivo. La persona che più spesso dispone di questo privilegio è proprio il partner (70% dei casi). Seguono il/la migliore amico/a, i fratelli o le sorelle, i colleghi e, per ultimi, i genitori.
Tra gli altri risultati dello studio, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", tuttavia lo smartphone è associato principalmente ad esperienze positive che negative. Oltre a uno strumento per comunicare e trovare informazioni, dai giovani è molto apprezzato come macchina fotografica e supporto per ascoltare musica e, nel caso delle ragazze, piace perché garantisce una sensazione di maggiore sicurezza quando ci si trova fuori casa.
(13 novembre 2018)