Produttori, imprese, consumi, reputazione, comunicazione e sostenibilità, sono tessere dello stesso mosaico, tutte necessarie a comporre la buona alimentazione degli adulti di domani.
I DCA (DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE) sono disturbi psicologici che scaturiscono in una relazione tossica con il cibo.
“A tutti gli effetti, il cibo ha il potenziale di diventare il più efficace - farmaco disponibile -!!!” (Sears,2002)
La nuova iniziativa di formazione targata ASSICA e rivolta a salumieri, banconisti e macellai è online da oggi su www.trustyourtaste.eu
A partire dal 26 febbraio, sette dirette Facebook della durata di 20 minuti ciascuna consentiranno agli appassionati di scoprire come nasce il Parmigiano Reggiano ma anche di interagire con il casaro, fare domande e immergersi nell’antichissima tecnica di produzione.
Parmigiano Reggiano: un nuovo studio dimostra che le lunghe stagionature rendono il Parmigiano Reggiano fonte di selenio, un oligoelemento che contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario, alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo, alla normale funzione tiroidea e al mantenimento di unghie e capelli normali.
Il cibo può essere considerato uno strumento efficace per combattere le infiammazioni. Lo conferma il dr. Neri, nutrizionista a Bologna, che sul suo sito drneri.it pubblica una serie di consigli per mangiare nel modo giusto: una dieta equilibrata rappresenta un pilastro fondamentale del benessere del corpo e della psiche.
L' App NUBI (NUtrizione BImbi) è stata pensata per dare un aiuto concreto e quotidiano alle famiglie che cercano di offrire una dieta equilibrata ai propri figli. Nella puntata di ieri di Superquark considerazioni e interviste al Rettore Paolo Andrei e ai proff. Carlo Caffarelli e Francesca Scazzina.
Parma, 2 agosto 2018 –
La puntata di ieri Superquark, su Rai1, ha dedicato un approfondimento a NUBI (NUtrizione BImbi), l'App creata dallo spin-off MADEGUS e dal Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco dell'Università di Parma e realizzata grazie alla collaborazione dell'Artificial Intelligence Laboratory del Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Informatiche dell'Ateneo.
Nel corso del servizio sono andate in onda interviste al Rettore Paolo Andrei, al prof. Carlo Caffarelli, Direttore della Scuola di Pediatria dell'Ospedale dei Bambini, e alla prof.ssa Francesca Scazzina, docente di Nutrizione e salute al Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco.
La App, scaricabile gratuitamente, è stata in parte finanziata dal Comune di Parma con l'intento di accompagnare i genitori nella gestione dell'alimentazione dei propri bambini. L'applicazione è pensata per completare il servizio offerto dalla ristorazione scolastica ed è rivolta a tutti i genitori dei bambini che frequentano nidi, scuole dell'infanzia e scuole primarie del Comune di Parma.
L'App NUBI si pone l'obiettivo di assistere i genitori nelle scelte e nella preparazione delle cene dei propri figli, promuovendo così comportamenti bilanciati e corretti. La App, spiegata dalla prof.ssa Scazzina, è stata pensata per dare un aiuto concreto e quotidiano alle famiglie che cercano di offrire una dieta equilibrata ai propri figli. Strumenti come questo, che promuovono la corretta alimentazione, sono fondamentali per contrastare l'ambiente "obesogenico" in cui viviamo. L'obesità infantile è un problema sanitario di cui ha parlato il prof. Carlo Caffarelli.
Il Rettore Paolo Andrei ha sottolineato quanto sia importante intervenire nella prevenzione, dati i problemi e i costi sanitari dell'obesità e delle patologie correlate. Per l'Università di Parma è fondamentale l'impegno sul territorio: infatti l'Ateneo mette a disposizione le competenze e le eccellenze dell'Ateneo, e NUBI ne è un esempio concreto.
Nel corso della trasmissione sono andate in onda riprese effettuate tra l'altro nell'ambulatorio di diabetologia dell'Ospedale dei Bambini con Brunella Iovane, Pediatra Diabetologo della Pediatria generale e d'urgenza e Tiziana Incerti Dietista del Centro di Diabetologia Pediatrica del Maggiore.
È possibile vedere il servizio su RaiPlay, a questo link, al minuto 109.
Fonte: Università di Parma
Come riporta il lavoro apparso su American Journal of Clinical Nutrition, anche arrivando a consumare dodici uova la settimana (quasi due al giorno) non si avrebbero differenze in termini di rischio cardiovascolare nelle persone con diabete o pre-diabete.
Parma, 22 maggio 2018 – Per noi cresciuti a uova sbattute, pane, marmellata e burro, di colpo siamo rimasti orfani, in compagnia della sola marmellata rigorosamente senza zuccheri aggiunti, del 50% dei componenti delle nostre colazioni e merende quotidiane. Con l'avvento della "modernità", burro, uova e zucchero furono banditi dalle diete!
Dopo tantissimi anni di "esilio" dalle nostre tavole, solo raramente reintrodotto "clandestinamente" per qualche piatto della tradizione (ad esempio i tortelli d'erbetta emiliani), il burro è stato riabilitato solo recentemente da una ricerca americana mentre, al contrario, non erano state così efficaci le ricerche nazionali che tentavano da molto tempo di riportare acqua al nostro mulino.
Fatto sta che, addirittura, la notizia arriva dal Canada i grassi allungano la vita e migliorano la memoria. Una ricerca su oltre 135 mila persone in 5 continenti, appartenenti a diverse classi di reddito e seguiti per sette anni, ha dimostrato che un moderato apporto di grassi, frutta e verdura, evitando i carboidrati, è associato a un più basso rischio di morte. A questo si associa un'altra ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Metabolism e condotta da un gruppo della UC Davis School of Veterinary Medicine, secondo la quale una dieta ricca di grasso, anche detta dieta chetogenica, non solo influisce positivamente sulla longevità, ma migliora la memoria e regala forza.
Dopo Burro e grassi, finalmente, è venuto il tempo di veder decadere il tabù sugli effetti negativi delle uova.
Il legame Uova-Colesterolo è stato scisso e i prodotti che dovevamo guardare con diffidenza e consumare con molta attenzione, quasi fossero ordigni bellici della prima guerra mondiale inesplosi sono stati ampiamente riabilitati, non solo nell'annullamento degli effetti negativi ma nell'individuazione di elementi a loro favore.
Un esempio dei benefici effetti erano riassunti in Emma Morano, la donna che fino al 17 aprile dello scorso anno deteneva il record di longevità con i suoi 117 anni, mangiava 3 uova al giorno.
Chissà che non sia stata proprio la longevità della signora Emma a stimolare la curiosità dei ricercatori australiani. Infatti, questa volta è toccata a una ricerca Australiana di venire in soccorso ai nostri palati orfani.
Infatti, la Sydney Medical School giunge a concludere che mangiare fino a 12 uova a settimana (ovvero quasi due al giorno) non fa aumentare di peso e neppure alza i rischi di incorrere in patologie cardiovascolari.
In particolare i test condotti dai ricercatori hanno riguardato persone afflitte da diabete, ancora più a rischio degli altri perché hanno più alti livelli di colesterolo cosiddetto "cattivo" (Ldl), che si deposita sulle arterie e contribuisce enormemente alla formazione dell'aterosclerosi. Ma esiste anche il colesterolo Hdl, quello "buono", che non provoca alcun danno alle arterie, al contrario, andando a rimuovere il colesterolo dalle pareti dei vasi per trasportarlo al fegato ha una funzione protettiva.
Come riporta il lavoro apparso su American Journal of Clinical Nutrition e condotto dall'equipe Dr Nick Fuller dell'University's Boden Institute of Obesity, Nutrition, Exercise and Eating Disorders al Charles Perkins Centre insieme all'Università di Sidney e al Royal Prince Alfred Hospital, anche arrivando a consumare dodici uova la settimana per un anno non si avrebbero differenze in termini di rischio cardiovascolare nelle persone con diabete o pre-diabete. Lo studio conferma, prolungandole nel tempo, le osservazioni che rilevavano risultati simili ma solo a tre mesi di monitoraggio in uno studio che metteva a confronto una popolazione che consumava 12 uova a settimana o meno di due.
Possono quindi rassicurarsi i pastifici, soprattutto emiliani perché la pasta all'uovo sta all'Emilia come la pasta convenzionale sta alla Puglia, che non potranno più essere accusati di essere complici dell'insorgere dell'arteriosclerosi o dell'ingrassamento, salvo un consumo di dosi esagerate di carboidrati e di grassi saturi o di diete ampiamente sbilanciate.