Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 16 - n° 9 5 marzo 2017 -
Editoriale- Disoccupati cercasi - Primi segnali di cedimento del Grana. Crisi Pomodoro. Rabboni (OI) replica a Tonello (Coldiretti). Con ReQpro 5 milioni di mc di acqua in più all'agricoltura reggiana. Cereali e dintorni. Tra alti e bassi l'ottimismo è ancora il fattore imperante.
SOMMARIO Anno 16 - n° 09 5 marzo 2017
1.1 editoriale
Disoccupati, cercasi!
2.1 lattiero caseario
Primi segnali di cedimento per il Grana..
3.1 crisi pomodoro
Crisi Pomodoro. Rabboni (OI) replica a Tonello (Coldiretti)
4.1 Bonifica
Con ReQpro 5 milioni di mc di acqua in più all'agricoltura reggiana
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Stabilità ad alta energia.
6.1 frumento Frumento, la ricetta per un miglior reddito.
7.1 packaging International Packaging Competition, è Gilda Bojardi la presidente di giuria della 21esima edizione
7.2 vino CAP al via in città e provincia il tour delle degustazioni di vini
8.1 apicoltura eventi Apicoltura europea, appuntamento a Piacenza
8.2 Eventi "Lezioni di Parmigiano Reggiano per i ristoranti italiani
9.2 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Tra alti e bassi l'ottimismo è ancora il fattore imperante
10.1 agricoltura finanziamenti Italia e Malta maglia nera su PSR
11.1 promozioni "vino" e partners
12.2 promozioni "birra" e partners
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Editoriale- La sagra della patata e del cetriolo. Lattiero caseari. Parola d'ordine, stabilità - A Sol D'oro Emisfero Nord è sempre derby: Italia-Spagna 12 a 3 - Da Oroville, ma non solo, un avvertimento sulle conseguenze catastrofiche del riscaldamento globale? - Una volta per caso: Live Wine 2017 Milano. Agricoltura, summit in Regione sulla crisi di 'Ferrara Food' di Argenta.
SOMMARIO Anno 16 - n° 08 26 febbraio 2017
1.1 editoriale
La sagra della patata e del cetriolo
2.1 lattiero caseario
Lattiero caseari. Parola d'ordine, stabilità
3.1 Olio - Sol D'Oro
A Sol D'oro Emisfero Nord è sempre derby: Italia-Spagna 12 a 3
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Tregua armata.
6.1 Ambiente e clima Da Oroville, ma non solo, un avvertimento sulle conseguenze catastrofiche del riscaldamento globale?
7.1 Guardie ECOzoofile Ariccia, al via il corso di formazione per Guardie Ecozoofile a Palazzo Chigi
8.1 Vino eventi Una volta per caso: Live Wine 2017 Milano
9.1 pomodoro Agricoltura, summit in Regione sulla crisi di 'Ferrara Food' di Argenta
10.1 agricoltura al sud L'agricoltura guida la ripresa del Sud Italia
11.1 promozioni "vino" e partners
12.2 promozioni "birra" e partners
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Uomo e Ambiente. Occorre rivedere le azioni di prevenzione e correggere rapidamente le storture del passato. Siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo per riportare equilibrio, per una più tranquilla condivisione degli spazi ed un migliore utilizzo delle risorse.
di Fabio Massimo Cantarelli Roma 24 febbraio 2017 -
La comunità internazionale, scientifica e politica, è divisa sul tema del riscaldamento globale. La maggiore contrapposizione è quella che vede da un lato i sostenitori della teoria che l'Uomo con le sue attività è il primo responsabile dell'innalzamento della temperatura media globale e che tale innalzamento ha solo conseguenze negative nell'immediato e catastrofiche nel futuro, e dall'altro quelli che osservano che nel lungo periodo geologico sia da considerarsi nella norma una variazione di 4-5 °C della temperatura media globale, ma soprattutto che nell'immediato non sono riscontrabili conseguenze negative, né prevedibili con la dovuta accuratezza quelle per il futuro. A sostegno delle tesi di questi ultimi ci sono ad esempio i dati del International Disaster Database che mostrano una chiara inversione di tendenza a livello globale negli ultimi 15 anni riguardo sia al numero dei disastri naturali sia al numero delle persone coinvolte.
A sostegno delle tesi dei primi abbiamo invece i dati di NOAA, NASA e IEA sull'aumento delle temperature medie e delle emissioni climalteranti di origine antropica. Et cetera. Il dibattito è rovente e non desideriamo alimentarlo qui. Ci preme piuttosto proporre una riflessione a lato della diatriba.
A pochi giorni di distanza dalla constatazione che il 2016 è stato l'anno più caldo di sempre (tra quelli registrati), superando anche il 2015 che stabilì il precedente primato, dalla California e più precisamente da Oroville, arriva la notizia dell'evacuazione di oltre 200.000 persone per la falla che stava minando la stabilità della più grande diga degli USA.
Dall'alto dei suoi 234 metri la diga di Oroville, indispensabile per alimentare buona parte della ricca pianura agricola californiana, era stata, soltanto pochi mesi prima, oggetto di svariati servizi giornalistici per testimoniare l'abbassamento del livello idrico del bacino a seguito di 5 anni consecutivi di siccità. Il lago di Oroville, 33 km quadrati (un po' meno di un decimo del Lago di Garda), a seguito delle abbondanti piogge si è rapidamente riempito e dopo una settimana di frenetici tentativi per regimare l'abbondanza d'acqua, le autorità hanno dovuto procedere con l'apertura, per la prima volta dalla sua inaugurazione (1968) di un canale di emergenza, oltre al canale principale aperto in precedenza ma non sufficiente a ripristinare il livello di sicurezza all'interno del bacino, il quale però non ha retto la furia dell'acqua e si è danneggiato mettendo a rischio la stabilità della diga stessa. Immediato l'allarme e il conseguente trasferimento di 200.000 persone in luoghi di maggiore sicurezza.
Un ennesimo episodio che sembrerebbe rinforzare la teoria che promuove la radicalizzazione degli eventi atmosferici come prova degli effetti del riscaldamento terrestre.
Ma se a livello globale occorre il contributo di tutte le Nazioni che fanno uso di combustibili fossili, così come espresso nelle varie conferenze sull'Ambiente (vedi COP 21 Parigi), cercando di operare per il mantenimento dell'innalzamento della temperatura media entro gli 1,5 °C; a livello locale, occorre fare una più rigorosa riflessione sull'impatto delle opere dell'Uomo in relazione ai rischi di ogni specifico ambiente.
L'esempio ce lo hanno drammaticamente proposto sia il caso Oroville sia il caso Abruzzo.
In entrambi i casi, le dighe in questione, quella di Oroville e di Campotosto sono a rischio sismico indotto dall'Uomo.
Per quanto riguarda la diga californiana, nel 1975, a seguito di un rapido svuotamento e di un successivo altrettanto rapido riempimento, ne conseguì un terremoto di magnitudo 5,9 che gli esperti hanno collegato al fenomeno sopra descritto. Per la più nostrana diga Abruzzese invece, proprio nei giorni in cui i soccorritori tentavano l'impresa di portare in salvo le vittime di "Rigopiano", il Vice Presidente della Commissione Grandi Rischi lanciava l'allarme di un pericoloso rischio sismico per la più grande diga nazionale. Una spada di Damocle che andava a aggiungersi alla disastrosa e interminabile sequenza sismica del centro Italia (oltre 50.000 scosse dal 24 agosto) , sul quale era calata la più grande nevicata della storia locale con muri di neve di oltre 4 metri che tutto hanno ricoperto isolando decine di villaggi e comunità già provate. Una nevicata catastrofica, culminata nella tragedia di Rigopiano, dove una valanga di straordinaria violenza (fronte di 300 metri e una massa pari a 4.000 TIR) si è abbattuta, alla velocità di 100 km/h sul resort dei Vip spostandolo di oltre 10 mt.
Ecco quindi l'importanza di prevedere ogni rischio, prima di realizzare opere di grande impatto ambientale, pur nell'urgenza di risolvere problemi contingenti; ma anche l'importanza di revisionare durante tutto l'arco di vita delle medesime opere i rischi ad esse associati tenendo conto delle mutate condizioni ambientali, nel più ampio senso del termine: sistema idrogeologico, eventi meteorologici, utilizzo del territorio per scopi agricoli, industriali o urbani.
Non è solo in fase di progettazione che ogni soggetto, privato e pubblico, ha il dovere morale di indagare ed eventualmente suggerire l'innalzamento dei fattori protettivi, per quanto attiene la loro specialità e competenza, specie in quelle zone ove la terra, oltre che frutti pregiati, potrebbe generare energia distruttiva. Ed è fondamentale che non siano mai trascurate le opportune operazioni di manutenzione ed adeguamento da parte dei soggetti gestori.
Il rapporto tra l'Uomo e le sue attività e l'Ambiente non è di conflitto a patto che ogni intervento sulla Natura non sia a sua volta "snaturante" per l'Ambiente; altrimenti, presto o tardi, la resa dei conti arriverà.
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Ekoclub International - 
Associazione nata negli anni 70 per ricostruire un modo corretto di vivere e pensare la natura. Fondata da profondi conoscitori dell'ambiente e delle sue più sane tradizioni, liberi da preconcetti e lontani da visioni disneyane. Assolutamente senza scopo di lucro e confermata tra le ONLUS, annovera tra i suoi iscritti diverse decine di migliaia di persone, con tendenza alla crescita. Attualmente il presidente è l'avvocato Fabio Massimo Cantarelli ed il vicepresidente dott. Roberto Lancini.
Fiore all'occhiello dell'associazione è l'oasi di Canneviè, che è lo sforzo maggiore profuso da Ekoclub per l'ambiente: un posto sicuramente da vedere e vivere. La differenza di Ekoclub da altre associazioni ambientaliste è la centralità dell'uomo rispetto all'ambiente e di conseguenza la sua possibilità di raccogliere i frutti vegetali ed animali della terra, con rispetto e per reale necessità.
Ufficio Stampa
Imprenditore on line
Ferdinando Vighi
Tel: +39 0521 1744919 Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il nuovo modello di recupero e riutilizzo delle acque reflue per produzioni vegetali di qualità è stato ideato e concretizzato insieme a CRPA, IREN e Regione Emilia Romagna.
Reggio Emilia, 24 Febbraio 2017
Finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del Programma Life Plus Ambiente (LIFE11 ENV/IT/000156), il pro-getto ReQpro interessa la provincia di Reggio Emilia. Obiettivo di ReQpro è stato quello di contribuire alla protezione della risorsa acqua, attraverso un efficiente recupero e riutilizzo ai fini irrigui delle acque reflue, in parziale sostituzione delle acque superficiali e di falda. Tale traguardo è stato raggiunto sviluppando uno specifico modello di recupero e riuso per irrigare colture agrarie di pregio. Le attività di progetto sono condotte presso il depuratore urbano gestito da IRETI, ( azienda multiservizi partner in ReQpro operante nell'area agricola a valle del depuratore) le acque sono state distribuite e gestite per l'uso irriguo dal Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale. Acque che proprio ai fini irrigui non hanno rappresentato un modesto contributo aggiuntivo, ma un vero e proprio "serbatoio" strategico di risorsa utilissimo in periodi siccitosi come si sono dimostrati quelli vissuti negli ultimi anni. Il quantitativo di risorsa recuperata e distribuita dal Consorzio grazie a questa azione virtuosa che oscilla tra i 3,5 milioni e i 5milioni di mc, una quantità di acqua paragonabile a quello di una diga di medio-grandi dimensioni.
Fase operativa:
L'impianto è entrato in funzione nella primavera 2016.
In fase di avvio sono state svolte da IRETI (società che gestisce l'impianto di trattamento) le analisi delle acque reflue trattate, per stabilirne l'idoneità all'uso irriguo secondo certificati parametri di conformità alla legge.
Completato questo passaggio doveroso e obbligatorio, a partire dalla metà di Aprile 2016 è iniziata l'immissione delle acque nella rete irrigua.
L'immissione dell'acqua reflua trattata e, di conseguenza, il suo riuso irriguo, è stato regolato dall'Accordo di programma, siglato da: Regione Emilia-Romagna, Amministrazione provinciale di Reggio Emilia, Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti, IREN Acqua Gas S.p.A. (ora IRET) e Consorzio di Bonifica dell'Emilia.
Obiettivi:
L'Accordo ha definito i valori-soglia che le acque affinate dovevano rispettare per poter essere immesse nella rete ai fini irrigui e ha regolato le modalità del monitoraggio delle acque e di gestione delle eventuali non conformità.
Il riuso ai fini irrigui delle acque reflue ha contribuito ad aumentare la disponibilità di acqua per l'irrigazione, contenendo la necessità di prelevare per questo fine acque di falda di elevata qualità e diminuendo i costi energetici per il sollevamento delle acque di superficie.
Si è favorito la destinazione ai fini produttivi di una risorsa altrimenti destinata allo scarico in acque di superficie.
Uso in campo delle acque trattate e monitoraggio del trattamento terziario
Gli obiettivi del progetto sono stati raggiunti attraverso il monitoraggio puntuale sia dell'impianto di trattamento terziario sia dell'uso in campo delle acque recuperate.
In particolare, il Consorzio di bonifica Emilia Centrale ha prodotto nel corso della stagione irrigua 2016 una serie di analisi integrative sulle acque in uscita del depuratore, incrementando i normali autocontrolli, è hanno riguardato 3 punti localizzati nei canali Pistarina e Argine con una cadenza mensile, al fine di garantire l'idoneità per il riutilizzo delle acque reflue ai fini irrigui, in conformità alle normative nazionali e regionali in materia.
É stato pertanto organizzato un sistema di gestione e tracciabilità delle acque reflue depurate all'interno del bacino di utenza, al fine di ottimizzare l'uso irriguo e di conoscere in tempo reale le aziende, appezzamenti e le colture che utilizzano le acque depurate, informandone gli utenti.
Allo stesso modo sono stati verificati gli effetti ambientali e agronomici dovuti al riutilizzo irriguo delle acque reflue su un ampio spettro di colture, foraggere e non, presenti nel bacino di distribuzione delle acque;
Infine il progetto ha previsto una dettagliata valutazione economica dei costi che il trattamento terziario e il riuso irriguo comportano, includendo nella valutazione anche i benefici ambientali e le problematiche relativa alla "accettabilità sociale" che una innovazione di questo tipo necessariamente comporta.
L'impianto a pieno regime ha trattato circa 40mila m3 di acqua al giorno, pari a una quantità variabile che oscilla tra 3,5 e 5 milioni di m3 prodotti nel corso dei 120 giorni nei quali si articola generalmente la stagione irrigua, in grado di soddisfare potenzialmente tutti gli ettari irrigabili nel bacino considerato.
Il bacino di utilizzazione delle acque recuperate
L'area potenzialmente interessata all'immissione delle acque depurate è situata nella pianura a nord del depuratore di Reggio Emilia, ha una superficie di circa 2mila ha e più di 80 km di canali.
Le colture irrigue prevalenti sono i rinnovi estivi (mais, sorgo e pomodoro), le foraggere poliennali (medicaio e prato stabile), vigneti e alcune orticole (melone e cocomero).
Il Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale aveva proceduto già nel 2013, primo anno del progetto, alla definizione del bacino di utenza: delineando l'area, le aziende, le superfici, le colture e descrivendo il reticolo di canali.
Le dieci aziende interessate hanno messo a disposizione gli appezzamenti, 15-20 complessivamente per ogni anno, sui quali sono stati effettuati nel corso del 2016 i monitoraggi ambientali e agronomici.
Le colture irrigate e controllate sono state mais, pomodoro, prato stabile, erba medica, barbabietola, melone e anguria, irrigate con tecniche a diversa efficienza dell'acqua utilizzata, come lo scorrimento, l'aspersione e l'irrigazione a goccia.
(Fonte: Consorzio Bonifica Centrale)
Il Consorzio di Bonifica di Piacenza presenta la prima intesa operativa con il Comune di Morfasso che sancisce la collaborazione attiva tra enti e che si concretizza in opere concrete contro le criticità del territorio
Piacenza, 22 febbraio 2017
Una convenzione a misura di Appennino tra Consorzio di Bonifica e Comune di Morfasso è stata sottoscritta dal primo cittadino del paese Paolo Calestani e dal presidente del Consorzio di Bonifica Fausto Zermani; una intesa molto concreta che affonda le sue ragioni nella collaborazione virtuosa tra enti e che vede il Consorzio in prima linea nella lotta al dissesto idrogeologico montano e alla più generale tutela del territorio.
Quest'accordo è assi rilevante per gli effetti che produce e, nel breve, potrà diventare un vero e proprio modello sostenibile ed esportabile anche negli altri comuni delle terre alte; una sinergia che apre la strada ad una progettualità costante e necessaria proprio dove le amministrazioni locali in questi anni hanno sofferto e soffrono maggiormente in termini di approvvigionamento e impiego finanziario di risorse direttamente impiegabili per mitigare le criticità del loro territorio.
Nel dettaglio la convenzione riguarda: a) l'utilizzo delle strutture tecniche del Consorzio per la progettazione e la direzione dei lavori per la realizzazione di opere e di interventi nei settori della bonifica montana, della infrastruttura dei servizi della difesa del suolo (strade, acquedotti, sistemazione idrauliche ed idrogeologiche) nonché per la valorizzazione e conservazione del patrimonio forestale; b) interazione dei sistemi informativi al fine di costituire un valido strumento per il monitoraggio dei fenomeni fisici, idraulici ed idrogeologici e dell'uso del territorio e, più in generale, per tutti gli altri compiti che i soggetti in argomento sono chiamati a svolgere ; c) aggiornamento e ampliamento degli elementi di conoscenza del territorio (suolo, acque, ambiente, elementi socio-economici, ecc.) da realizzarsi in stretta collaborazione così da utilizzare nel miglior modo possibile le rispettive professionalità e capacità operative; d) formulazione, per quanto di competenza, di proposte in ordine alla partecipazione ai " P.S.R. - Piani di Sviluppo Rurale" e di ogni altro strumento volto alla promozione dei reciproci programmi poliennali e) coordinamento funzionale delle rispettive strutture per le attività di pianificazione (studi di fattibilità, studi geologici e geotecnici), di istruttoria tecnico-amministrativa e di alta sorveglianza sull'esecuzione delle opere pubbliche ed attribuzione al Consorzio delle attività di monitoraggio, di progettazione, esecuzione, manutenzione e vigilanza delle opere pubbliche finalizzate alla difesa e valorizzazione del suolo, delle acque e dell'ambiente; f)coordinamento nelle attività volte alla prevenzione del dissesto idrogeologico nell'ambito delle competenze previste dalla vigente legislazione regionale in materia di opere di bonifica.
Per quanto concerne il Comune di Morfasso il sindaco Calestani si è detto molto soddisfatto della collaborazione :" E' un accordo innovativo che ha a cuore il benessere del territorio al di la delle singole competenze e nell'ottica di perseguire il bene di tutti. Ora scatta la fase operativa che vedrà una collaborazione tra ufficio tecnico e ufficio progettuale del Consorzio per eseguire quegli interventi che contrasteranno il dissesto nelle aree più colpite di Morfasso". Soddisfatto anche il Consorzio: "Questa convenzione è una opportunità da cogliere per le amministrazioni dei nostri centri montani – ha commentato il presidente della Bonifica di Piacenza Zermani – un accordo che consolida il rapporto tra comuni e Bonifica nell'ottica di trovare soluzioni praticabili e soprattutto individuate in tempi utili per le comunità che abitano e lavorano sul nostro Appennino".
(Fonte: Consorzio Bonifica Piacenza)
Un'insieme complesso di opere di salvaguardia ambientale: tre mesi di lavoro ininterrotto nel comprensorio del Comune di Ferriere del Consorzio di Bonifica di Piacenza.
Ferriere, 20 febbraio 2017
Poco meno di tre mesi di lavoro ininterrotto nel comprensorio del Comune di Ferriere hanno consentito al Consorzio di Bonifica di Piacenza di monitorare, ideare, costruire e infine collaudare un'insieme complesso di opere di salvaguardia ambientale che incrementa notevolmente il livello di difesa idraulica e più in generale di sicurezza del territorio. Il Comune di Ferriere già colpito nel recente passato da numerosi fenomeni alluvionali, erosivi e franosi con conseguenze gravi sulla stabilità dei versanti e delle carreggiate, aveva estrema necessità di una manutenzione che ponesse particolare attenzione al consolidamento di alcune aree e tratti a rischio di dissesto idrogeologico e il Consorzio di Bonifica di Piacenza- in sinergia con la Regione Emilia Romagna che ha destinato parte dei fondi utili alla realizzazione degli interventi – ha colmato questo bisogno della comunità.
"Siamo grati all'ente di bonifica – ha commentato il sindaco di Ferriere Giovanni Malchiodi durante la presentazione dei lavori – perché ha dato dimostrazione di rapidità di intervento e professionalità di esecuzione. Queste opere per noi sono fondamentali per mantenere vivo e vitale il nostro territorio.". Gli interventi - che nel complesso sono costati circa 140 mila euro - hanno visto la collaborazione fattiva dell'impresa Silva e la fase di pianificazione è stata programmata da due tecnici del Consorzio di Bonifica: Maria Pia Magno e Deborah Federici; il coordinamento in loco è stato opera del geometra consortile Gianluca Fulgoni direttore dei lavori.
I lavori hanno visto dapprima la realizzazione di drenaggi per l'estrazione di acque dal sottosuolo che garantiranno un rilevante miglioramento delle condizioni idrogeologiche dell'intera area considerata attraverso una più corretta regimazione dei flussi sia in superficie che nei livelli sotterranei.
Inoltre, per la stabilizzazione di parte del versante sottoposto a dissesto (attraversato da un'importante arteria stradale per il traffico locale) è stata costruita una palizzata doppia in legname di castagno e una difesa in massi e calcestruzzo, oltre al posizionamento strategico di ampie reti paramassi con ancoraggi per contrastare l'erosione progressiva e i possibili fenomeni di caduta di pietrame sulla carreggiata sottostante. Si è provveduto anche a sostituire le tubazioni esistenti con una nuova e più sicura condotta di scorrimento delle acque con accessorio pozzetto in opera in massi e un muretto di sostegno. In un altro tratto, per ripristinare la stabilità della scarpata di valle, si è provveduto alla posa in opera di una barriera elastica di protezione (guard-rail) al fine di migliorare le condizioni di sicurezza al transito. Nell'ultimo tratto infine è stata inserita una gabbionata che serve a consolidare la sede stradale che aveva mostrato alcuni segni visibili di cedimento dopo gli ultimi eventi alluvionali.
" La vicinanza al territorio – ha commentato il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Fausto Zermani - si concretizza soprattutto con queste opere di prevenzione e ripristino. A Ferriere per esempio.- anche se nel pieno dell'inverno - abbiamo lavorato per riportare la situazione entro il perimetro della sicurezza proprio in quei tratti che avevano subito danni gravi dopo i fenomeni alluvionali degli ultimi anni, fenomeni che ormai si abbattono con sempre maggior frequenza sul nostro Appennino e non solo e non hanno più il carattere della straordinarietà. E' per questo che la prevenzione dovrebbe diventare regola e va incentivata a tutti i livelli istituzionali : noi cerchiamo di fare bene il nostro lavoro in un territorio ricco di grandi potenzialità di sviluppo e meritevole di attenzioni costanti".
(Ufficio Stampa Consorzio Bonifica Piacenza)
"Paesaggi digitali" in bonifica: incontro tra cultura, scienza e tecnologia applicata. Tra gli altri interventi delle Università Cà Foscari, Alma Mater e Modena Reggio Emilia.
Reggio Emilia - 10 Febbraio 2017
Tre Università tra le più importanti realtà accademiche del nostro paese come Cà Foscari di Venezia, Alma Mater Studiorum di Bologna e quella di Modena-Reggio Emilia si sono date appuntamento insieme all'Istituto A.Cervi e alla Biblioteca Archivio Emilio Sereni, per approfondire all'interno della Sala Prampolini del Consorzio dell'Emilia Centrale le ultime frontiere dell'innovazione tecnologica applicata alla corretta e sostenibile gestione del nostro territorio. La full-immersion organizzata dalla bonifica locale ha proposto ai numerosi presenti molteplici modelli virtuosi in grado di integrare e concertare insieme i diversi aspetti paesaggistici, geografici, idrografici, economici e storici che incidono sugli equilibri territoriali di ogni area considerata. Modelli virtuosi che rappresentano oggi anche la nuova frontiera della sostenibilità che rispetta la natura e al contempo consente all'uomo di migliorare lo sviluppo e la salvaguardia dei propri spazi di vita e lavoro.
Tra i casi esaminati presentati dai relatori ha acquisito evidenza per il comprensorio Reggiano e Modenese (gestito dal Consorzio dell'Emilia Centrale) l'avanzato sistema integrato digitale di Telecontrollo di ultimissima generazione utilizzato ora dall'ente per il monitoraggio complessivo e in tempo reale – ( situato in unica sede operativa in Corso Garibaldi 42 a Reggio Emilia) dei flussi delle acque nella fittissima rete di bonifica di oltre 3000 km che si interseca con gli alvei naturali. " Il nuovo telecontrollo – ha commentato il Commissario Straordinario del Consorzio Emilia Centrale Franco Zambelli - rappresenta una costante garanzia di sapere quel che accade nel momento in cui accade in modo da poter incidere con profitto a seconda delle necessità nelle diverse zone sia per quanto attiene alla sicurezza idraulica sia per la distribuzione irrigua della risorsa alle colture".
Particolarmente interessanti i progetti e le relazioni interattive presentati dai docenti delle Università e dagli esperti intervenuti: Antonio Canovi (Atelier Paesaggio della Bonifica), Sergio Teggi Università di Modena " Il telerilevamento per la caratterizzazione del territorio", Matteo Proto (Università Alma Mater Bologna) "Paesaggi fluviali della Pianura Padana", Francesco Visentin (Università Cà Foscari di Venezia) "Progetto EU.WAT.HER "Nuove tecnologie per il recupero dei fiumi e dei canali minori", Valentina Greco (Alma Mater Bologna) " Visualizzare Ravenna", Tommaso Barbieri (Università di Modena Reggio Emilia) " A scuola con il GIS", Gabriella Bonini (Istituto Alcide Cervi) "A scuola di paesaggio". Infine l'ing. Paola Zanetti - Direttore Operativo Ambiente e Gestione Idraulica del Consorzio Emilia Centrale – ha illustrato in modo dettagliato il "Governo idraulico e telecontrollo: il sistema informativo territoriale di CB Emilia Centrale ". Il convegno è stato introdotto dal Direttore del Consorzio Emilia Centrale Domenico Turazza.
Annunciato anche lo stato di salute complessivamente positivo delle acque destinate all'irrigazione dei canali reggiani: la mappa dettagliata raccolta dagli studenti in collaborazione con il Consorzio dell'Emilia Centrale e ARPAE sarà presentata a breve.
Reggio Emilia, 25 gennaio 2017
Oltre cento studenti dell'istituto Antonio Zannelli hanno partecipato attivamente alla mattinata che l'Istituto agrario reggiano ha ospitato grazie alla collaborazione con il Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale, l'ANBI Emilia Romagna e il Canale Emiliano Romagnolo. L'occasione propizia è stata la presentazione del progetto regionale multidisciplinare delle bonifiche Acqua e Territorio Lab: un excursus tra innovazione tecnologica applicata al risparmio idrico in agricoltura, storia e funzioni dei Consorzi nella difesa e sviluppo del nostro territorio. Dopo l'intervento della dirigente scolastica Rossella Crisafi che ha ribadito la stretta e fattiva sinergia che l'istituto mantiene con il Consorzio dell'Emilia Centrale e ARPAE nell'ambito del progetto sulla "qualità delle acque irrigue erogate dalla bonifica", si sono alternati alla cattedra il direttore generale dell'Emilia Centrale Domenico Turazza, il tecnico consortile Aronne Ruffini, la responsabile del progetto di ANBI ER Patrizia Narducci e Gioele Chiari del CER.
Particolarmente interessante e approfondito lo spazio che il docente coordinatore delle attività didattiche su queste tematiche Daniele Galli ha dedicato all'intenso lavoro congiunto che i suoi studenti stanno portando avanti con impegno insieme al Consorzio e ad ARPAE per la valutazione dello stato di qualità agroambientale delle acque irrigue distribuite dall'Emilia Centrale alle colture tipiche del nostro comprensorio d nei mesi più caldi dell'anno.
L'ANBI Emilia Romagna insieme al CER ed ai suoi laboratori scientifici che costantemente operano sulla ricerca applicata sul risparmio di acqua in agricoltura stanno riscuotendo particolare consenso con l'iniziativa Acqua e Territorio Lab , una iniziativa che anno dopo anno consolida e diffonde le attività dei Consorzi e il contributo fattivo portato da questi enti all'innovazione tecnologica a supporto delle imprese agricole regionali. Per quanto concerne i dati tecnico-scientifici sullo stato di salute dei canali reggiani i primi risultati degli esami effettuati paiono essere positivi e pianamente in linea con quelli divulgati lo scorso anno , anche se la mappa dettagliata sarà diffusa congiuntamente da Istituto Zanelli, Emilia Centrale e ARPAE tra due mesi circa.
(Fonte: Consorzio Bonifica Emilia Centrale)
Alcuni momenti della riunione operativa di inizio anno delle maestranze del Consorzio della Bonifica Parmense, propedeutica agli interventi di pianificazione del dissesto idrogeologico per l'attività 2017 nel territorio parmense
Parma, 20 gennaio 2017 - "La riunione propedeutica di tutti i tecnici della montagna - sottolinea il direttore Meuccio Berselli introducendo i lavori - è importantissima per organizzare tutti i sopralluoghi e tutti i monitoraggi per capire quali sono i punti più critici e i punti in cui il Consorzio di Bonifica dovrà fare gli interventi di mitigazione del dissesto".
"La difesa attiva dell'appennino è un progetto che ormai va verso il sesto anno - sottolinea Matteo Dacci responsabile del progetto - consente di andare direttamente dentro le aziende agricole per seguire le operazioni prima, durante e dopo l'intervento." Una attività di prevenzione che trova nelle aziende agricole un partner ideale in quanto a conoscenza del territorio e che vivono direttamente i problemi della loro zona.
VIDEO: https://youtu.be/dDcXXgRkCmU
Nell' ordine: 1) intervista a Meuccio Berselli, Direttore Consorzio della Bonifica Parmense; 2) intervista a Matteo Dacci, Responsabile Progetto Difesa Attiva Appennino.
Dopo il pressing del Movimento 5 Stelle dal 2018 al via le analisi. Silvia Piccinini, consigliera regionale del M5S: "Soddisfatti ma si è perso molto tempo. Adesso escludere il pesticida dai disciplinari di produzione integrata così come hanno già fatto altre Regioni".
Bologna 10 gennaio 2017 - La Regione effettuerà finalmente il monitoraggio del glifosato nelle acque superficiali. Ad annunciarlo è la stessa Silvia Piccinini, consigliera regionale del M5S, che nelle scorse settimane aveva presentato l'ennesimo accesso agli atti per conoscere quanto la Regione stava facendo per il controllo del pesticida utilizzato soprattutto in agricoltura.
"Anche se con largo e colpevole ritardo, finalmente la Regione ha inserito nei piani di monitoraggio delle acque il glifosato – spiega Silvia Piccinini – Si tratta di una decisione che attendavamo da tempo e che è arrivata anche grazie al nostro pressing su Giunta e ARPAE". Il monitoraggio per il momento riguarderà solo quelle superficiali e 2 invasi per le potabili mentre per quelle sotterranee bisognerà invece aspettare ancora. "Si tratta sicuramente di una notizia molto positiva anche se di negativo c'è che, essendo la Regione in un ritardo siderale su questo argomento, il monitoraggio non inizierà prima della fine del 2017 e in modo strutturale soltanto all'inizio del 2018" aggiunge Silvia Piccinini. La Regione, infatti, solo poco tempo fa ha stanziato i fondi per dotare il laboratorio specialistico di ARPAE (sede di Ferrara) della necessaria strumentazione per procedere con il monitoraggio del glifosato e del suo metabolita AMPA. ARPAE, inoltre, ha attivato le procedure per l'acquisizione di tutta la strumentazione idonea attraverso l'attivazione di una gara europea il cui iter prevede tempi molto lunghi (circa sei mesi). Subito dopo lo strumento sarà sottoposto a collaudo e, previa adeguata formazione specialistica del personale addetto, tarato. "Visto che si dovrà attendere ancora un altro anno per avere i primi campionamenti e risultati chiediamo che in questi mesi di vuoto si porti avanti una convenzione con ARPA Toscana – conclude Silvia Piccinini - Nei mesi scorsi, proprio grazie a un monitoraggio di quel tipo, si dimostrò come il glifosato non fosse presente in Emilia-Romagna semplicemente perché nessuno lo aveva mai cercato. Inoltre è necessario che sia eliminato dai disciplinari di produzione integrata e dalle varie deroghe stagionali così come hanno già fatto altre Regioni".