Un'analisi di CNA Emilia Romagna con le proposte per migliorare la finanza pubblica locale e rilanciare lo sviluppo della regione e del Paese -
Bologna, 7 febbraio 2014 -
Il principale ostacolo alla ripresa della crescita economica in Italia è l’eccezionale livello della pressione fiscale effettiva: infatti, l’ammontare di tributi e contributi sociali a carico dei contribuenti, ha raggiunto nel 2013 la quota record del 53,3% del Pil, ben 9 punti sopra i dati ufficiali.
Che l’Emilia Romagna sia un territorio virtuoso lo dicono i numeri: il 7,3% della popolazione, il 9% del Pil, l’8,1% delle imprese e l’8,9% del gettito fiscale. Ma tutto questo non basta.
“La nostra regione – spiega Paolo Govoni presidente CNA Emilia Romagna - risulta estremamente penalizzata da un assetto della finanza pubblica locale che produce una pressione tributaria ormai insostenibile e con vincoli che provocano un costante arretramento di investimenti e competitività. Un dato su tutti: nonostante il rilevante contributo pagato, l’Emilia Romagna risulta penalizzata: occupa infatti l’ultimo posto nella graduatoria dei trasferimenti statali (1.429 euro pro capite). La carenza di risorse trasferite dallo Stato proietta l’Emilia Romagna, dove i servizi alla popolazione e alle imprese sono più efficienti che nel resto d’Italia, al terzo posto nella classifica della pressione tributaria locale, intesa come sommatoria dei tributi regionali, provinciali e comunali (1.544 euro)”. Sono questi alcuni dei dati eclatanti contenuti nel rapporto: “Osservatorio sulla finanza e l’economia territoriale 2013. I casi Veneto, Lombardia, Emilia Romagna”, realizzato dall’Osservatorio Finanza ed Economia Territoriale, promosso da CNA Emilia Romagna, Lombardia e Veneto in collaborazione con il Centro Studi Sintesi di Venezia e presentato oggi nel corso di una iniziativa organizzata a Venezia dalla CNA delle tre regioni.
Tre regioni che sono il motore dell’economia nazionale. Agganciare qui la ripresa può dare al Paese intero la chance di risalire la china; ma questo potrà avvenire solo a determinate condizioni. La CNA, sulla base dei dati emersi dal rapporto dell’Osservatorio, ha individuato alcune proposte, per migliorare l’assetto della finanza pubblica locale e favorire lo sviluppo di queste Regioni e, quindi, dell’intero Paese.
In Emilia Romagna, Lombardia e Veneto vivono 19 milioni di persone (il 32% della popolazione italiana) e operano 1,7 milioni di imprese (32% del totale) che valgono il 54% dell’export. Il Pil complessivamente generato in quest’area (620 miliardi di euro nel 2013) equivale al 40% del Prodotto interno lordo italiano.
“Questo territorio – sottolinea Alberto Cestari ricercatore di Centro Studi Sintesi - contribuisce al 39% delle entrate fiscali nazionali, destinate a finanziare livelli crescenti della spesa pubblica italiana. Infatti, nonostante i tentativi di contenimento attuati, la spesa pubblica ha proseguito la propria dinamica di crescita, portandosi nel 2013 al 51,7% del Pil. Inoltre, nell’ultimo anno, la spesa corrente primaria ha sfiorato i 672 miliardi di euro: nel periodo 2000-2013, tale aggregato di spesa è aumentato, al netto dell’inflazione, del 15,5%.”
Riduzione dei trasferimenti e inasprimento dei vincoli del Patto di stabilità sono gli strumenti con i quali negli ultimi anni i governi hanno cercato il risanamento e la sostenibilità dei conti pubblici nazionali. Complessivamente, le manovre finanziarie approvate negli ultimi anni (vedi grafico 1 allegato) hanno determinato un concorso finanziario a carico di Regioni ed Enti locali che nel 2014 sfiorerà i 25,5 miliardi di euro (tagli alla sanità esclusi).
Emilia Romagna, Lombardia e Veneto garantiranno complessivamente il 25% di tale sforzo finanziario (pari a 6,3 miliardi); nello specifico, l’Emilia Romagna ha contribuito per il 6,2% del totale (pari a 1,6 miliardi).
“La conseguenza di ciò – evidenzia Cestari - è che la maggiore autonomia fiscale concessa recentemente a Regioni ed Enti locali, di fatto è stata svuotata: infatti, è verosimile che gli attesi incrementi della tassazione locale non vadano a finanziare migliori servizi o nuovi investimenti, bensì unicamente a coprire i mancati introiti derivanti dai tagli ai trasferimenti.”
A questo va aggiunto che l’Emilia Romagna risulta ulteriormente penalizzata perché il concorso in termini di finanza pubblica richiesto a ciascuna Regione è stato determinato proporzionalmente alla spesa media degli ultimi anni, continuando così a premiare le Regioni che spendevano di più. Infatti, ai fini del Patto di stabilità, il limite massimo di spesa per il 2014 (vedi grafico sotto) è di 935 euro pro capite per la Basilicata e di 833 euro per il Molise, vale a dire quasi il triplo del tetto di spesa consentito all’Emilia Romagna (346 euro). “Le proposte della CNA per tentare di invertire la rotta - conclude Paolo Govoni - partono dalla necessità di recuperare una quantità significativa di risorse da destinare all’abbattimento del carico fiscale. Per ottenere questo risultato bisogna avviare una riforma generale della Pubblica Amministrazione (per approdare ad una organizzazione più razionale della presenza dello Stato sul territorio); operare una semplificazione degli enti intermedi di governo (con particolare riferimento alle società partecipate di Regioni ed Enti locali); applicare il metodo dei costi standard presso tutti i livelli di governo e per tutte le funzioni pubbliche (in modo tale che diventi una prassi consolidata nella fase di costruzione del bilancio pubblico). Inoltre, per eliminare le penalizzazioni attuali, sarebbe opportuno riequilibrare gli obiettivi del Patto di stabilità interno tra le Regioni, introducendo progressivamente dei meccanismi premiali e abbandonando definitivamente la pratica dei tagli lineari.”
Infine secondo CNA, va attuata con urgenza una riforma del Patto di stabilità che applichi la “golden rule” europea: in pratica, le Amministrazioni locali dovrebbero garantire l’equilibrio della parte corrente del bilancio, lasciando sostanzialmente libera la spesa per investimenti. Una proposta per la quale CNA si batte da oltre un anno e che è in linea con la recente riforma costituzionale relativa al “pareggio di bilancio”.
Grafico 1 - Patto di stabilità delle Regioni: tetto di spesa 2014 (euro pro capite)
(fonte: ufficio stampa CNA Emilia Romagna)
Dall'Emilia Romagna migliaia di imprenditori associati a CNA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI alla manifestazione indetta a livello nazionale da Rete Imprese Italia -
Bologna, 5 febbraio 2014 -
Le imprese emiliano romagnole si mobilitano. Stanche di vedersi "rubare" il futuro, di lavorare in condizioni di continua incertezza, strozzate da una fiscalità intollerabile, inascoltate dalla classe politica, esasperate di sentirsi raccontare che la crisi è ormai finita, le piccole e medie imprese della nostra regione associate a CNA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI parteciperanno alla manifestazione nazionale "Senza imprese non c'è Italia. Riprendiamoci il futuro", organizzata da Rete Imprese Italia, per il 18 febbraio, a Roma. Tra loro, anche gli imprenditori delle aree emiliano-romagnole colpite prima dal terremoto, poi dall'alluvione.
Sono diverse migliaia i commercianti e gli artigiani dell'Emilia Romagna che, con pullman e treni, si mobiliteranno per raggiungere Roma, dove si svolgerà la manifestazione. Parteciperanno per far sentire la loro voce, per chiedere azioni immediate, per affrontare una situazione che è diventata ormai insostenibile.
Nella classifica della Banca Mondiale sulla facilità di fare impresa, l'Italia è al venticinquesimo posto tra i 28 paesi dell'Unione Europea: per i soli adempimenti fiscali sono necessarie 269 ore l'anno per un totale di 34 giorni lavorativi: 13 giorni in più rispetto alla media europea, 10 rispetto alla media dei paesi Ocse;il livello di imposizione fiscale sui profitti d'impresa nel 2013 è stato del 65,8%, oltre 20 punti sopra la media europea. La conseguenza è che nei primi 9 mesi del 2013 complessivamente hanno chiuso i battenti 277mila attività, e il 40% delle nuove imprese non supera il quarto anno di vita. Tutto ciò non è più ammissibile.
Quello delle piccole e medie imprese – ricordano CNA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI della regione – è il tessuto produttivo più esteso del nostro Paese e ha, da sempre, contribuito alla ricchezza e allo sviluppo dell'Italia. Rappresenta in Europa un caso unico per la sua diffusione e solidità, a cui si unisce l'elevata qualità dell'offerta. Per questo motivo è tanto importante salvaguardare questo patrimonio, la cui tenuta è determinante per il futuro dell'intera economia.
La manifestazione del 18 febbraio sarà inoltre l'occasione per presentare un manifesto contenente proposte concrete per un reale cambiamento economico e sociale.
(Fonte: ufficio stampa CNA Regionale)
Soddisfazione di CNA e Confartigianato: "Auspichiamo vengano accettate le nostre richieste per garantire la libertà di scelta dei consumatori e la libera concorrenza sul mercato delle riparazioni" -
Reggio Emilia, 30 gennaio 2014 -
Soddisfazione delle Associazioni di categoria in materia Rc Auto: sono stati ritenuti ammissibili, infatti, tutti gli emendamenti presentati per modificare l'articolo 8 dell'ultimo provvedimento del Governo denominato "Destinazione Italia", in particolare contro l'obbligo di risarcimento in forma specifica e il divieto di cessione del credito. Le CNA di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza unitariamente con Confartigianato delle stesse province solo qualche giorno fa hanno presentato in un'Assemblea Generale dei Carrozzieri quali sono le modifiche del decreto richieste.
Davanti ad una platea di 140 carrozzieri, l'Avv. Davide Martinelli, esperto in materia assicurativa, ha illustrato le principali correzioni volute dalle Associazioni per tutelare migliaia di imprese di carrozzeria indipendenti che non operano in convenzione con le compagnie di assicurazione. In primis la soppressione del risarcimento in forma specifica che prevede di far riparare il veicolo incidentato esclusivamente dalle officine di carrozzeria convenzionate con l'assicurazione ledendo sia la libertà di scelta dei consumatori che la libera concorrenza sul mercato e di conseguenza la sopravvivenza di migliaia di carrozzerie.
Richiesta inoltre la soppressione del divieto di cessione del credito, che consente al consumatore di delegare all'officina di autoriparazione la tutela dei propri interessi nei confronti dell'assicuratore e di rientrare in possesso del veicolo in tempi brevi e senza esborsi. Altre modifiche importanti riguardano la possibilità di versamento del risarcimento direttamente alla carrozzeria, previa presentazione della documentazione fiscale, e l'adozione di parametri tecnici per l'effettuazione delle riparazioni a regola d'arte sulla base di un accordo tra le Associazioni e le compagnie assicuratrici.
Livio Carbognani di CNA Reggio Emilia e Antonio Malpeli della Confartigianato di Parma hanno moderato l'incontro ribadendo: "l'impegno di CNA, Confartigianato e Casartigiani di agire unitariamente e aprire un tavolo tecnico tra riparatori e assicurazioni per arrivare a soluzioni condivise nel pieno rispetto delle regole e per la tutela dell'intera categoria delle carrozzerie".
Infine, Franco Mingozzi, Presidente Nazionale CNA Unione Servizi alla Comunità, ha invitato i presenti a scendere in piazza per la mobilitazione generale indetta da Rete Impresa Italia martedì 18 febbraio per dimostrare di essere uniti e pronti a pretendere dal Governo interventi decisi per ridare ossigeno alle imprese.
(Fonte: ufficio stampa CNA RE)
Al momento si stima siano 2000 le imprese colpite, CNA chiede con forza che si attivi un percorso per verificare la possibilità di dar vita a forme di fiscalità di vantaggio -
Bologna, 22 gennaio 2014 -
Dopo lo straripamento del Secchia e la piena del Panaro, è ancora dramma per i comuni della provincia di Modena, già duramente colpiti dal sisma del 2012. Siamo di fronte a un territorio molto vasto, ampio quasi 80 chilometri quadrati e dove vivono circa 25.000 persone, che sono oggi costrette ad affrontare questa nuova catastrofe ad appena un anno e mezzo di distanza dal terremoto.
La Regione si è impegnata a finanziare gli interventi di prima emergenza, che CNA ritiene debbano essere attuati col massimo di efficienza e adeguatezza. "E' inoltre indispensabile – sottolinea Paolo Govoni Presidente CNA Emilia Romagna – chiedere lo stato di emergenza ed inserire, già nel decreto Mille proroghe, la possibilità, così come avvenuto per il terremoto, anche per chi ha subito danni causati dall'alluvione, di poter sospendere il pagamento di contributi e tributi e dilazionare le rate dei mutui eventualmente contratti."
Al momento si stima siano 2000 le imprese colpite. "CNA - prosegue Govoni - chiede con forza che si attivi un percorso per verificare la possibilità di dar vita a forme di fiscalità di vantaggio, operando contemporaneamente, affinché gli aiuti siano messi in campo con il minimo di burocrazia possibile e nei tempi più rapidi."
(Fonte: ufficio stampa CNA Regionale)
Modena, 3 dicembre 2013 -
Il CME, noto consorzio d’imprese edili aderente alla CNA, ha vinto l’appalto del Comune di Bologna per la fornitura del servizio quinquennale di manutenzione del patrimonio stradale, strade e segnaletica, oltre che del servizio neve.
Si tratta di una commessa importante, visto l’importo complessivo (44 milioni), un appalto che premia la capacità del CME e delle proprie imprese associate di impegnarsi anche su lavori di grande entità.
Per l’aggiudicazione dell’appalto è stata determinante la strategia perseguita dal Consorzio Imprenditori Edili, con la costituzione in Associazione Temporanea d’Imprese con la CEA, Cooperativa Edile Appennino di Monghidoro, con la quale il CME collabora da tempo.
L’acquisizione conferma la giusta strada intrapresa da CME con il potenziamento dell’attività commerciale e la diversificazione dei settori e delle zone d’intervento. Una politica aziendale sta dando i suoi frutti, poiché, nonostante il periodo di grave crisi del settore, il Consorzio, quest’anno, supererà brillantemente i propri obiettivi di acquisizione lavori.
Il CME opera, infatti, ormai su quasi tutto il territorio nazionale, e recentemente ha ottenuto altre importanti commesse come la progettazione esecutiva e la realizzazione della diga di Casanuova sul fiume Cascio (28 milioni di euro), l'appalto dei lavori per la riqualificazione dell'ex Ospedale Monteluce di Perugia, per conto di BNP Paribas (22 milioni), i lavori pluriennali di manutenzione per Unimore ed Hera (9 milioni). Anche nell’area del cratere del terremoto, dopo essere intervenuto a sostegno dell’emergenza, Il CME ha acquisito numerosi interventi di ricostruzione, sia pubblici che privati, per oltre 30 milioni di euro, comm esse che fanno del Consorzio un punto di riferimento per la ricostruzione, così come era avvenuto dopo il terremoto dell’Aquila.
Grazie a questa attività il CME non solo ha incrementato il proprio giro di affari, ma è riuscita a coinvolgere anche nuove imprese - in Lombardia, Piemonte e Veneto – arrivate a infoltire e qualificare la compagine associativa. Prossimo obiettivo, l’export: il Consorzio, infatti, su sollecitazione delle oltre 300 imprese associate, si sta impegnando nell’individuazione di commesse all’estero.
(Fonte: ufficio stampa CNA)
Bologna 31 luglio 2013 -
CNA: misura importante ma parziale, vale solo per il 2013 per risolvere strutturalmente il problema dei ritardi vanno riformate le regole del patto di stabilità -
"Finalmente una boccata di ossigeno per le nostre imprese". Così Gabriele Morelli, Segretario di CNA Emilia Romagna, ha commentato lo sblocco dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione verso le imprese creditrici.
Nel corso della Conferenza stampa svoltasi questa mattina a Bologna, il Segretario regionale di CNA ha sottolineato come il decreto legge 35/2013, così detto "sblocca debiti", intervenga, seppur parzialmente, su di una situazione grave e al tempo stesso grottesca. "Le piccole e medie imprese rischiano di fallire per mancanza di liquidità, anche a causa dei crediti maturati nei confronti delle Amministrazioni pubbliche e non ancora riscossi. Ricordo che il problema dei ritardi di pagamento della Pubblica amministrazione verso le imprese costituisce uno dei principali ostacoli alla ripresa economica; la Banca d'Italia ha recentemente stimato in 90 miliardi di euro l'ammontare del debito commerciale del settore pubblico. Paradossalmente, almeno nella nostra regione, la stragrande maggioranza dei Comuni, possiedono le risorse necessarie per saldare i debiti maturati verso le imprese fornitrici, ma non hanno potuto procedere coi pagamenti in quanto bloccati dalle rigide regole del Patto di stabilità interno".
CNA Emilia Romagna ha affidato al Centro Studi Sintesi di Venezia la realizzazione di un Rapporto che analizza l'entità, l'impatto e la distribuzione territoriale delle risorse sbloccate dal decreto 35 (anche per singolo Comune), nonché gli effetti dei pagamenti e le prospettive per il 2014.
Nel complesso, le imprese fornitrici delle Amministrazioni locali dell'Emilia Romagna beneficeranno, grazie ai recenti provvedimenti, di 1.198 milioni di euro. "A questo importo - come spiega Alberto Cestari del Centro Studi Sintesi – si è giunti considerando tre elementi: le risorse assegnate dal decreto 35 pari a 863 milioni di euro; l'ulteriore erogazione di cassa disposta dalla Regione Emilia-Romagna per il pagamento dei debiti nel settore sanitario, pari a 245 milioni di euro; altre misure minori, per lo più legate a manovre precedenti, come il Patto regionale verticale incentivato e la possibilità di escludere le spese di cofinanziamento UE dal Patto di stabilità delle Regioni. I pagamenti avverranno soprattutto verso le imprese fornitrici del comparto sanitario (693 milioni), assorbendo quasi il 58% dello sblocco per l'anno in corso; Comuni e Province pagheranno circa 368 milioni di euro, mentre la quota imputabile alla Regione (sanità esclusa) ammonta a 137 milioni di euro".
Il Rapporto del Centro Studi Sintesi effettua una dettagliata analisi di ciascuna misura contenuta nel provvedimento "sblocca crediti". Il decreto prevede la possibilità per i Comuni e le Province con disponibilità di cassa di escludere dal computo del Patto di stabilità interno i pagamenti effettuati per saldare le fatture arretrate. Si tratta di una misura destinata agli enti che maggiormente soffrivano delle regole ferree del Patto di stabilità interno, in quanto non potevano procedere al pagamento dei fornitori pur avendo risorse disponibili in cassa.
In Emilia Romagna i Comuni che beneficeranno di questo strumento sono 299, pari al 91% delle Amministrazioni municipali soggette al Patto di stabilità. I dati indicano un'ampia adesione dei Comuni emiliano-romagnoli che raggiunge il 100% nelle 12 città con popolazione superiore ai 60.000 abitanti. I pagamenti che gli enti locali dell'Emilia Romagna potranno escludere dal Patto di stabilità interno nel 2013, a tutto vantaggio delle imprese creditrici, ammontano a 358 milioni di euro, di cui 302 milioni per i Comuni e 56 milioni per le Province. Nello specifico, la Provincia di Forlì-Cesena ha ottenuto un bonus di quasi 19 milioni di euro, mentre sul versante delle Amministrazioni municipali gli importi più rilevanti si concentrano nelle province di Parma (60,2 milioni) e Bologna (59,6 milioni). "Tuttavia – ha sottolineato Cestari – è opportuno fare due precisazioni: che si tratta di risorse proprie degli enti locali e non di erogazioni ricevute dallo Stato; e che le risorse liberate dal Patto serviranno per effettuare pagamenti in conto capitale (ad esempio opere pubbliche)".
Per gli enti locali privi di liquidità, invece, la Cassa Depositi e Prestiti interviene concedendo delle anticipazioni di cassa da restituire in un arco temporale non superiore ai 30 anni. Tale strumento risulta scarsamente utilizzato dagli enti emiliano romagnoli: nessuna Provincia si è avvalsa di questo strumento, mentre i Comuni beneficiari sono 24. Nel complesso, le anticipazioni che arriveranno dalla Cassa Depositi e Prestiti nel biennio 2013-2014 agli enti locali dell'Emilia Romagna ammontano a poco meno di 19 milioni di euro.
I dati raccolti confermano il fatto che gli enti locali di questa regione sono tra i più penalizzati dall'attuale assetto del Patto di stabilità interno, che impedisce alle Amministrazioni virtuose di pagare i propri fornitori pur avendo risorse per farlo. Infatti, lo sblocco del Patto di stabilità interno ha concesso all'Emilia Romagna un bonus di 358 milioni di euro, pari al 7,2% del plafond nazionale; diversamente, lo strumento messo a punto per gli enti privi di risorse (anticipazioni dalla Cassa Depositi e Prestiti) nel 2013 porterà in Emilia Romagna appena 19 milioni di euro, pari allo 0,5% del totale nazionale. La Cassa Depositi e Prestiti, in particolare, anticiperà risorse liquide soprattutto a beneficio degli enti locali di Campania (32,8% del totale), Lazio (20%), Calabria (14,5%) e Sicilia (11,2%).
Le anticipazioni di liquidità sono il meccanismo adottato anche per procedere al pagamento dei debiti delle Regioni, distinguendo tra la parte sanitaria e non sanitaria. La Regione Emilia-Romagna ha deciso di accedere alle anticipazioni di liquidità messe a disposizione dal Ministero dell'Economia per il pagamento dei debiti sanitari, ricevendo il nulla osta dall'apposito Tavolo di verifica lo scorso 8 luglio. La prima tranche, relativa al 2013, ammonta a 448 milioni di euro; la seconda parte, invece, dovrebbe essere ripartita entro il prossimo 30 novembre. A questo si deve aggiungere anche l'ulteriore erogazione di cassa straordinaria di 245 milioni di euro disposta dalla Regione Emilia Romagna per il pagamento dei fornitori del settore sanitario. Considerando entrambe le misure, nel corso del 2013 si dovrebbe procedere al pagamento di 692,5 milioni ai creditori delle ASL dell'Emilia Romagna, contribuendo ad abbattere sensibilmente lo stock di debito verso i fornitori della sanità regionale che, al 31 dicembre 2012, ammontava a circa 1 miliardo di euro.
Il decreto 35/2013 prevede altri strumenti in grado di fornire maggiore liquidità agli enti locali al fine di saldare le fatture dei fornitori. Tra questi vi è il Patto regionale verticale incentivato: le Regioni possono peggiorare il proprio obiettivo di bilancio e contestualmente alleggerire i vincoli del Patto di stabilità interno degli enti locali; in cambio, ricevono un bonus da parte dello Stato pari all'83,33% di quanto messo a disposizione agli enti locali. La Regione Emilia-Romagna ha aderito al Patto di stabilità verticale incentivato, allentando gli obiettivi 2013 delle Province e dei Comuni per un importo complessivo di 99,6 milioni di euro.
"Le misure adottate – ha concluso con una precisa richiesta Gabriele Morelli - garantiranno una crescita dei pagamenti di circa 1,2 miliardi. Si tratta di un rilevante ammontare di risorse (pari allo 0,9% del PIL), in grado di far rifiatare le imprese per un po', non certo per riequilibrare i conti. Per risolvere strutturalmente il problema dei ritardi di pagamento della PA è necessario riformare le regole del Patto di stabilità interno: nello specifico, bisognerebbe applicare il principio dell'equilibrio della parte corrente del bilancio, ponendo un tetto all'indebitamento e concedendo più spazio agli investimenti. Si tenga presente che la misura relativa all'allentamento del Patto di stabilità interno degli enti locali disposta dal DL 35 vale solo per il 2013: in altre parole, il decreto contribuisce a sanare le situazioni pregresse senza, tuttavia, affrontare le cause dei ritardi di pagamento. Alla luce di questi elementi, è verosimile considerare la riforma strutturale del Patto di stabilità interno di Regioni ed enti locali quale priorità per il 2014, indispensabile per costruire un contesto favorevole alla ripresa economica".
(Fonte: ufficio stampa CNA Emilia Romagna)