AUSL Parma

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Interventi in urgenza per tre bimbi di 10 mesi e 2 anni con una grave insufficienza respiratoria causata dall'inalazione di frammenti di cibo. 

Parma, 10 marzo 2017

Tre bimbi salvati dal soffocamento nel giro di 24 ore. Succede all'Ospedale Maggiore di Parma, più precisamente nella struttura di Pneumologia ed Endoscopia Toracica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria.
Il primo, nel pomeriggio di martedì, ad un bimbo di 2 anni di Salsomaggiore, poi, ieri mattina alle 6, a una bimba, sempre di 2 anni, di Reggio Emilia e infine l'ultimo intervento, attorno all'una di mercoledì pomeriggio, ad un bimbo di Parma di 10 mesi.
Tutti e tre i piccoli pazienti, arrivati in urgenza all'Ospedale dei Bambini di Parma, presentavano una grave insufficienza respiratoria causata dalla involontaria inalazione di frammenti di cibo. Ora sono tutti in buone condizione, il bimbo di Salsomaggiore ha già fatto ritorno a casa, mentre gli altri due piccoli pazienti saranno dimessi a breve.

A raccontare la straordinarietà di quanto accaduto è la dottoressa Maria Majori, da oltre 15 anni pneumologo interventista della struttura, diretta da Angelo Gianni Casalini, che ha effettuato tutti e tre gli interventi.

"I bambini - spiega Majori - presentavano evidenti segni di distress respiratorio -con un polmone escluso dalla ventilazione e siamo quindi dovuti intervenire in urgenza in sala operatoria utilizzando un broncoscopio rigido con specifici strumenti vista l'età dei pazienti".
L'intervento più delicato proprio ieri nel primo pomeriggio ad un bimbo di Parma di 10 mesi che aveva inalato un seme di girasole due giorni prima. "Più delicato – prosegue Majori- perché le vie aere di un paziente di 10 mesi sono estremamente ridotte e gli strumenti da usare sono di dimensione quasi minuscola, bisogna quindi intervenire con la massima precisione per recuperare i corpi estranei e non causare nessun trauma al paziente. E' stato necessario portare il piccolo in sala operatoria, procedere all'anestesia, anch'essa molto delicata su paziente di questa età, e infine rimuovere il seme di girasole finito nel polmone".

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Il primo bambino aveva, invece, inalato dei frammenti di arachidi circa venti giorni fa e col passare dei giorni i genitori hanno riscontrato un problema respiratorio via via sempre più evidente che alla fine li ha portati a recarsi in visita specialistica pediatrica al Maggiore. "Chiamati ad in intervenire – continua Majori- abbiamo provveduto immediatamente all'intervento". Sintomi più improvvisi invece, per la seconda giovanissima paziente, in questo caso, la piccola residente a Reggio Emilia aveva ingoiato dei pezzi di carota cruda circa 6 ore prima manifestando fin da subito segni di grave difficolta respiratoria. Anche in questi due casi è stato necessario portare i piccoli in sala operatoria.
Insieme a Majori sono intervenuti in sala operatoria Emanuele Sani, Luca Cattani Solange Risolo, Daniele Barantani, Federico Martello e Davoud Ghasempour, medici della 1° Anestesia e Rianimazione, il personale infermieristico del Servizio di Endoscopia toracica e il personale di sala dell'Otorinolaringoiatria-Otoneurochirurgia.

Più a rischio i bimbi fra 1 e 3 anni

L'età maggiormente a rischio per inalazione di un corpo estraneo è fra il primo e il terzo anno di vita con un picco di incidenza nel secondo anno. Fattori predisponenti sono la dentizione ancora incompleta, la curiosità verso il mondo esterno che porta il bimbo a introdurre oggetti in bocca, la sua tendenza a compiere movimenti con cibo in bocca. L'oggetto inalato è molto spesso di natura alimentare. Alcuni cibi presentano la peculiarità che possono ulteriormente complicare la situazione. Sostanze quali arachidi, noci, semi oltre a costituire di per sé un ostacolo meccanico alla ventilazione, possono aumentare di volume a contatto con le secrezioni bronchiali e quindi far precipitare il quadro, o ancora possono rilasciare sostanze irritanti sulla mucosa bronchiale con conseguente reazione che ne renderà più difficile l'estrazione. In alcuni casi il corpo estraneo provoca la morte quasi immediata del paziente per soffocamento, in altri viene espulso naturalmente con il vomito. Nella situazione più frequente, dopo iniziali sintomi di soffocamento, il paziente può presentare una remissione completa del quadro oppure segni clinici persistenti, ed è la situazione che si verifica più frequentemente nel bambino, che determineranno un accesso più tempestivo all'osservazione medica.

I dati della struttura semplice di Immunogenetica dei trapianti dell'Ospedale Maggiore di Parma trasmessi al registro Tumori. Admo: numeri importanti che dimostrano la solidarietà dei parmigiani.

Parma, 5 marzo 2017

Sono sette le donazioni di midollo osseo andate a buon fine andate a Parma negli ultimi 6 mesi del 2016 a confermarlo è Paola Zanelli responsabile della struttura semplice di Immunogenetica dei trapianti dell'Ospedale Maggiore di Parma, servizio della Genetica Medica, che tra le altre attività valuta le caratteristiche personali del donatore e poi immagazzina i dati e li mette a disposizione del Registro Nazionale.
Un dato importante a riprova della solidarietà dei parmigiani "a donare un po' di noi agli altri", come appunto recita la campagna dell'Admo, l'Associazione Italiana midollo osseo. "Per alcune malattie –spiegano Serena Giannetta referente provinciale di Admo Emilia Romagna e Pietro di Liddo, biologo e responsabile sanitario della sezione di Parma – il trapianto di midollo osseo è infatti una soluzione priva di alternative. È per questo che vogliamo ringraziare i donatori e tutti i nostri iscritti che sono disposti a offrirsi, come donatori".
Il midollo osseo – spiega Franco Aversa direttore dell'Ematologia e centro trapianti Midollo osseo del Maggiore- è la fabbrica dove si trovano le cellule progenitrici che portano alla formazione di tutte le cellule del sangue. Leucemia, linfomi, mielomi, mielodisplasie e anemie aplastiche sono tutte malattie che si possono curare con la donazione di midollo osseo".
Il percorso per diventare donatori avviene in due momenti diversi, una prima valutazione di tutti gli iscritti all'Admo avviene in Genetica medica, successivamente segue una visita clinica e di idoneità in Medicina Trasfusionale e in Ematologia. "Il donatore – spiega il direttore del Servizio Alessandro Formentini – non ha caratteristiche da super eroe, ma è sovrapponibile ai 18.000 donatori che donano quotidianamente sangue nella provincia di Parma. "Certo, rispetto agli esami previsti per i donatori di sangue – prosegue la dottoressa Maria Sassi del Servizio trasfusionale– si fanno altri esami più specifici e approfonditi".
Nell'anno 2016 "ADMO Emilia – Romagna" ha reclutato in tutta la regione più di 4.500 nuovi donatori, 1.000 in più rispetto all'anno precedente, mentre i Centri Donatori e il Centro di Coordinamento regionale hanno portato a donazione complessivamente 31 donatori, a fronte dei 18 del 2015.

(Fonte: Usl Parma)

Oltre 100 palloncini hanno coperto l'Ospedale dei Bambini "Pietro Barilla" di Parma. In città l'iniziativa di sensibilizzazione è stata promossa dall'associazione Noi per Loro in collaborazione con la Pediatria e l'Oncoematologia del Maggiore.

Parma, 16 febbraio 2016

Stupore e un bel sorriso sono apparsi sul viso dei bambini quando oltre 100 palloncini hanno coperto l'Ospedale dei Bambini "Pietro Barilla" per poi prendere il volo e colorare di bianco uno spicchio di cielo sopra la città.
In occasione della "Giornata nazionale per la lotta ai tumori dell'infanzia" che ricorre ogni anno il 15 febbraio l'Associazione Noi per Loro, in collaborazione con l'unità operativa di Pediatria e Oncoematologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, ha promosso a Parma l' iniziativa, volta a sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche che i bambini e gli adolescenti colpiti da tumore si trovano ad affrontare.
"In accordo con la Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncoematologia pediatrica Onlus – spiega Nella Capretti di Noi per Loro - abbiamo organizzato anche a Parma, in collaborazione con l'Azienda ospedaliera, questa iniziativa per riaffermare l'impegno dei genitori italiani nella lotta contro i tumori infantili, nello sviluppo della cultura della prevenzione e della tutela dei diritti del bambino e dell'adolescente colpito da questa malattia".

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"Per le società scientifiche e per noi medici questi sono momenti fondamentali – spiega Patrizia Bertolini responsabile del reparto - proprio per sensibilizzare la comunità a sviluppare la ricerca sui farmaci in età infantile e a fornire un'assistenza sempre più adeguata ai giovani pazienti affetti da queste malattie".
La Giornata mondiale contro il cancro infantile (o International Childhood Cancer Day, ICCD) è stata ideata da Childhood Cancer International (CCI), rete mondiale di 183 associazioni locali e nazionali, guidate da genitori, provenienti da 93 paesi e 5 continenti, di cui FIAGOP è parte attiva. L'iniziativa si è celebrata a livello nazionale nelle principali piazze, scuole e ospedali di ventidue città italiane.

(Fonte: Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma)

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