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Produzione di carne di 'qualità' da allevamenti bovini da latte e il "Parco Commestibile" - Mercoledi 7 giugno a Reggio Emilia

Mercoledì 7 giugno 2017 alle ore 10, presso Dinamica in via F. Gualerzi 30 a Reggio Emilia, si svolgerà un incontro tecnico sui risultati del progetto "Produzione di carne di 'qualità' da allevamenti bovini da latte". Realizzato da CRPA con UNIPEG, il lavoro ha verificato la fattibilità tecnica ed economica di potenziare la produzione di carne bovina negli allevamenti da latte.


Vai al programma dell'incontro tecnico.

Con il parco commestibile, l'agricoltura entra in città
Mercoledì 7 giugno alle ore 17,00, presso il Parco Commestibile di via Tolstoj, Villa Canali, Reggio Emilia, si svolgerà una giornata tecnica di presentazione del Gruppo Operativo per l'Innovazione "Orticoltura e Agroforestazione Periurbane - Un'azienda agricola multifunzionale per gli ambiti periurbani".

Oltre ai partner del Gruppo Operativo è prevista la presenza di Simona Caselli, assessora all'Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna; Valeria Montanari, assessora ad Agenda digitale, Partecipazione e Cura dei quartieri del Comune di Reggio Emilia; Alex Pratissoli, assessore alla Rigenerazione urbana e del territorio del Comune di Reggio Emilia.

Vai al programma sul sito di progetto: http://parcocommestibile.crpa.it 

Il Consorzio Agrario di Parma, la Coldiretti provinciale e il Caseificio Borgotaro si uniscono per promuovere l'uso dei mangimi Non Ogm.

Parma – 05-05-2017- Un appuntamento nel nome della qualità e della salubrità derivanti dall'uso dei mangimi Non Ogm, attende i soci del Caseificio Borgotaro. Lunedì 8 maggio, alle 11, dopo l'assemblea, nella struttura si terrà un meeting a tema . L'organizzazione è curata dal Cap (Consorzio agrario Parma) e da Emilcap, col supporto della Coldiretti provinciale e del Caseificio Borgotaro. Al tavolo dei relatori siederanno: Giorgio Collina, direttore e Carlo Fornari, responsabile settore zootecnico del Cap. L'iniziativa è sostenuta dalla Coldiretti e appoggiata dal Consiglio del Caseificio Borgotaro ed in particolare, dal presidente Stefano Cacchioli.

Il Caseificio Borgotaro è uno dei circa seicento caseifici artigianali della zona tipica di produzione del parmigiano-reggiano. Non occorre raccontare la sua storia, lasciamo parlare i fatti. Dal lontano 1967, la lavorazione è cresciuta con impegno e passione, da 12.000 a 40.000 quintali di latte. Le oltre settecento forme di formaggio prodotte sono stagionate sfruttando i pregi dell'areazione naturale, senza l'utilizzo dell'aria condizionata e trascorrono due estati in stagionatura, per permettere le trasformazioni enzimatiche che rendono il parmigiano reggiano così buono e digeribile.

L'adozione di tecniche di fienagione in due tempi, che prevedono l'appassimento del foraggio in campo e la successiva essiccazione con aria in fienile può essere una soluzione particolarmente interessante nell'areale di produzione del Parmigiano Reggiano, in particolare nelle aziende che hanno deciso di aderire al progetto qualità "Prodotto di Montagna", definito dal Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, tra le cui regole è previsto, oltre a quanto indicato dai Reg. UE 665/2014 e 1151/2012 legati all'origine, che il 60% della sostanza secca della razione somministrata alle bovine, su base annua, provenga dalla zona di montagna.

I vantaggi che ne derivano sono, infatti, una riduzione delle perdite di fieno in campo, una maggiore qualità dei foraggi prodotti, con una conseguente riduzione dei costi di alimentazione.
Due le possibilità: l'essiccazione artificiale del foraggio sfuso o l'essiccazione artificiale delle rotoballe.
La spiegazione delle due tecniche, con la valutazione dei benefici e le esperienze di alcuni produttori, nell'articolo di Aldo Dal Prà e Fabrizio Ruozzi del CRPA a questo link


(Fonte CRPA Reggio Emilia 20/4/2017)

Il gruppo di lavoro del prof. Andrea Formigoni del Dipartimento di Medicina Veterinaria - UNIBO, Sniffen del Fencrest LLC, Cotanch del William H. Miner Agricultural Research Institute e Maria Teresa Pacchioli di CRPA sono tra gli autori dell'articolo "Effect of undigested neutral detergent fiber content of alfalfa hay on lactating dairy cows: Feeding behavior, fiber digestibility, and lactation performance" sull'effetto di differenti livelli di uNDF nel fieno di medica sulle performance delle bovine da latte ed in stampa sull'importante rivista Journal of Dairy Science

L'NDF indigerita (uNDF) è stato testato come marcatore della digeribilità della fibra in differenti progetti e ha dato risultati molto promettenti per la valutazione del valore nutrizionale dei fieni e dei foraggi.

CRPA quindi ha inserito l'uNDF tra i parametri disponibili del suo servizio di analisi NIRS (foraggi e feci).

Un abstract dell'articolo è disponibile a questo link

ABSTRACT
The objective of this study was to investigate the effects of 2 alfalfa hays differing in undigested neutral detergent fiber content and digestibility used as the main forage source in diets fed to high producing cows for Parmigiano-Reggiano cheese production. Diets were designed to have 2 different amounts of undigestible NDF [high (Hu) and low (Lu)], as determined by 240-h in vitro analysis (uNDF240). Alfalfa hay in vitro digestibility [% of amylase- and sodium sulfite-treated NDF with ash correction (aNDFom)] at 24 and 240 h was 40.2 and 31.2% and 53.6 and 45.7% for low- (LD) and high-digestibility (HD) hays, respectively. The 4 experimental diets (Hu-HD, Lu-HD, Hu-LD, and Lu-LD) contained 46.8, 36.8, 38.8, and 30.1% of alfalfa hay, respectively, 8.6% wheat straw, and 35.3% corn (50% flake and 50% meal; DM basis). Soy hulls and soybean meal were used to replace hay to balance protein and energy among diets. Eight multiparous Holstein cows (average milk production = 46.0 ± 5.2 kg/d, 101 ± 38 d in milk, and 662 ± 42 kg of average body weight) were assigned to a 4 × 4 Latin square design, with 2 wk of adaptation and a 1-wk collection period. Dry matter and water intake, rumination time, ruminal pH, and milk production and composition were measured. Diets and feces were analyzed for NDF on an organic matter basis (aNDFom), acid detergent fiber, acid detergent lignin, and uNDF240 to estimate total-tract fiber digestibility. Dry matter intake and rumination times were higher in HD diets compared with LD diets, regardless of forage amount. Rumination time was constant per unit of dry matter intake but differed when expressed as a function of uNDF240, aNDFom, or physically effective NDF intake. No differences were found among treatments on average ruminal pH, but the amount of time with pH <5.8 was lower in Hu-HD diets. Milk production and components were not different among diets. Total-tract aNDFom and potentially digestible neutral detergent fiber fraction digestibility was higher for the LD diets (88.3 versus 85.8% aNDFom in HD), for which lower feed intakes were also observed. The Hu-HD diet allowed greater dry matter intake, longer rumination time, and higher ruminal pH, suggesting that the limiting factor for dry matter intake is neutral detergent fiber digestibility and its relative rumen retention time.
(Fonte CRPA Reggio Emilia 5/4/2017)

(Foto di copertina: professori Sniffen e Formigoni - Foto di repertorio - Parma LGC)

Domenica, 15 Gennaio 2017 08:58

Zootecnia. "Più resa e più benessere"

Da Plantamura srl una proposta per migliorare le performance d'allevamento con la nuova linea "Mangiasano". 

di Virgilio 13 gennaio 2017- Alla Plantamura srl ne sono assolutamente convinti. Il servizio al cliente è il plus più efficace per approdare a un rapporto di lungo periodo e di reciproca soddisfazione. Una partnership più di fatto che formale quella che si viene a realizzare tra allevatore e produttore di alimenti quando a domanda corrisponde immediata risposta coerente con le attese e le aspettative dell'allevatore.

Partiti 40 anni fa, come ha sottolineato Carlo Plantamura durante le occasioni di presentazione della nuova linea "Mangiasano", da alcuni anni la società di Altamura (BA) ha abbandonato la esclusiva commercializzazione di materie prime per dedicarsi a una vera e propria impresa industriale per la produzione di mangimi complessi di alta qualità ma mantenendo intatto il principio che fa del "vicinato", ovvero del servizio specialistico di prossimità alla clientela, il plus aziendale.

La nuova linea "Mangiasano" muove proprio in questa direzione andando a massimizzare l'efficacia produttiva e il benessere animale. Le miscele della nuova linea Plantamura interessano tutti gli allevamenti di bovini, suini e avicoli e, mantenendo fede alla tradizione di servizio impostata sin dalle origini, ogni formulazione può essere calibrata in relazione allo stato della mandria attraverso un approccio assolutamente personalizzato delle diete alimentari, formulate con componenti semplici di alta qualità, alcuni provenienti da agricoltura biologica e miscelati e confezionati in modo esclusivo per soddisfare le esigenze specifiche dell'allevamento.

Una alimentazione sana contribuisce alla salute dell'animale e questa è prodromica a una migliore efficienza produttiva che, nel complesso, si traduce in aumento della resa economica dell'allevamento.

Torna l'incubo della "mucca pazza" in Europa o è solo un caso isolato? Perché la BSE dopo un lungo tempo dall'ultima segnalazione è stata scoperta in una mucca, in particolare, in un animale da macello nelle Ardenne.

Tuttavia, le autorità sanitarie avrebbero già chiarito che non ci dovrebbe essere alcun rischio per i consumatori.

Si tratta della prima volta dal 2004 che un caso di BSE (encefalopatia spongiforme bovina) non veniva registrato ufficialmente in un bovino in Francia. L'animale proveniente dal circondario delle Ardenne non presentava segni di malattia clinica, come ha comunicato il Ministero dell'Agricoltura  martedì 22 marzo.

Il quadrupede sarebbe morto a metà di marzo nell'azienda agricola ed il 17 marzo ha subito un test rapido. Dal momento che questo era stato positivo, le autorità hanno immediatamente effettuato le verifiche opportune. La conferma della o non presenza della BSE dovrebbe avvenire negli otto-dieci giorni. Un campione è stato inviato in Gran Bretagna dove sarà analizzato dal laboratorio di riferimento in Europa su questa malattia. In attesa, come misura preventiva, all'allevatore è stata notificata un'ordinanza prefettizia con cui si comunica che la mandria composta da 400 animali è stata posta "sotto sorveglianza" vietando la circolazione degli animali in questione di fuori dell'azienda.

La BSE (in inglese Bovine Spongiform Encephalopathy), o encefalopatia spongiforme bovina è una malattia neurologica cronica, degenerativa e irreversibile che colpisce i bovini causata da un prione, una proteina patogena conosciuta anche come "agente infettivo non convenzionale".Il morbo è diventato noto all'opinione pubblica come morbo della mucca pazza (in inglese MCD, mad cow disease). La BSE fa parte di un gruppo di malattie denominate encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) che colpiscono diverse specie animali, compreso l'uomo. L'infezione da animale ad animale è ritenuta improbabile. Per motivi precauzionali la BSE atipica è stata trattata come se fosse la versione classica e prese appropriate misure in applicazione della normativa dell'UE che prescrive queste procedure precauzionali. In generale, nel contesto della protezione dei consumatori nella macellazione di bovini vengono rimossi materiali a rischio come il cervello e il midollo spinale che vengono distrutti professionalmente. Negli ultimi otto anni a tutti gli animali macellati inoltre vengono eseguiti i test rapidi per la BSE. L'epidemia è stato rilevata per la prima volta in Gran Bretagna nel 1986. Causa principale della trasmissione della BSE classica è, secondo lo stato attuale delle conoscenze, l'alimentazione di carne contaminata ed ossa.

In Francia, l'infezione potrebbe essere dovuto al sostituto del latte secondo il Ministero. Siccome ci muoviamo in una dimensione europea quando si tratta di alimentazione ed in particolare del commercio di carni, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", è necessario che le autorità europee monitorino attentamente in casi del genere l'evolversi della situazione, mentre alle autorità sanitarie italiane spetta il difficile compito di verificare puntualmente che lo stock di carne da cui proviene il bovino contagiato non venga commercializzato anche nel Nostro Paese, ciò anche a tutela e protezione dei consumatori e per non destare facili allarmismi.
(22 marzo 2016)

Latte: accordo su sistema di indicizzazione del prezzo e firmato decreto per ripartizione dei 25 milioni di euro Ue agli allevatori. Il meccanismo di indicizzazione del prezzo del latte.

Roma - Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è svolta a Roma la prima riunione del Comitato consultivo previsto dall'accordo di filiera per il sostegno al comparto lattiero caseario siglato al Ministero a novembre. All'incontro hanno partecipato i rappresentanti delle organizzazioni agricole, dell'industria, delle cooperative e della grande distribuzione.

È stato definito il sistema base di indicizzazione del prezzo del latte, attraverso un meccanismo oggettivo che tiene conto dei costi di produzione e dell'andamento dei prezzi del latte e dei formaggi sul mercato interno ed estero. L'industria lattiera ha confermato l'impegno a definire un modello di contratto standard e di promuovere tra i propri associati l'utilizzo degli indici elaborati sul sistema base nei contratti che verranno stipulati per l'acquisto di latte.

Per quanto riguarda i 25 milioni di euro previsti per il settore zootecnico dall'intervento straordinario europeo, il Ministro Maurizio Martina ha firmato il decreto per la ripartizione degli aiuti diretti alle imprese di allevamento per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016. L'impatto stimato della misura è di 1 centesimo per litro di latte venduto alla stalla. Il decreto è stato già trasmesso ad Agea per l'erogazione dei contributi a circa 36 mila allevatori.

Al tavolo la Grande distribuzione ha presentato un programma delle attività di promozione straordinaria dei prodotti lattiero caseari italiani, che sarà caratterizzata dall'utilizzo di un marchio che consenta di individuare in maniera chiara e omogenea i prodotti lattiero caseari di origine 100% italiana sugli scaffali.

"Continuiamo a lavorare concretamente - ha detto il Ministro Maurizio Martina - per sostenere tutto il sistema lattiero caseario italiano. Dopo l'accordo di novembre, siamo passati alla fase operativa, mantenendo gli impegni presi per interventi strutturali, a partire dalla definizione del meccanismo di indicizzazione del prezzo. Un punto centrale, atteso da anni, per tutelare meglio il reddito dei nostri allevatori, tenendo in considerazione parametri reali come i costi di produzione. La collaborazione tra le componenti della filiera va avanti e può diventare un fattore determinante per la ripresa del settore. Ora sarà importante applicare le decisioni prese e rispettare la durata minima dei contratti che deve essere di almeno un anno. Sul fronte degli aiuti europei, ho firmato il decreto di ripartizione dei 25 milioni di euro che Agea provvederà a erogare già dalle prossime giornate. C'è tanto da fare, ma stiamo gettando le basi per rendere più competitivo questo comparto strategico. Al primo posto viene la giusta remunerazione del lavoro dei nostri allevatori".

IL MECCANISMO DI INDICIZZAZIONE DEL PREZZO DEL LATTE

Il sistema base elaborato da Ismea prende in considerazione 4 gruppi di riferimento selezionati:
1- prodotti a medio-bassa stagionatura (Provolone Val Padana fresco e maturo, Mozzarella, Gorgonzola, Italico)
2- prodotti a elevata stagionatura (Parmigiano Reggiano e Grana Padano in vari gradi di stagionatura)
3- prodotti esteri (Latte scremato in polvere Francia, Oceania e Germania, Edamer Germania, Latte intero in polvere Germania)
4- input di produzione (mais, farina di soia, sorgo, crusche, farinacci).
All'interno delle 4 componenti sono stati scelti i primi 5 prodotti con il coefficiente più alto, per un totale di 20 prodotti. L'ampiezza dei panieri e la loro articolazione rappresenta un elemento importante in termini di stabilità dell'indicatore in quanto evita che fluttuazioni impreviste o indotte di singoli componenti possano determinare variazioni consistenti. Il sistema individuato è:
- oggettivo, in quanto elaborato attraverso l'applicazione di tecniche statistiche che escludono ogni criterio di soggettività nella scelta dei parametri di ponderazione e dei prodotti che compongono i singoli componenti;
- affidabile, perché costruito attraverso l'individuazione di fonti non influenzabili dalle parti in causa; con un aggiornamento dei dati immediato (il mese successivo a quello di riferimento) e continuativo;
- articolato, in modo da comprendere tutte le variabili in grado di influire su costi di produzione del latte e i suoi derivati e sufficientemente complesso da non subire "shock" da parte di fluttuazioni repentine e improvvise di prezzi puntuali.
- neutrale, in quanto elaborato e implementato da una parte terza al sistema di contrattazione;
- trasparente, in termini di disponibilità dei dati di partenza, delle elaborazioni e dell'indice stesso.

(Mipaaf - Ufficio Stampa Roma, 28 gennaio 2016)

Ismea. Indagine sulla redditività degli allevamenti da ingrasso dei bovini in Italia. In quasi tutte le aziende del campione i prezzi di vendita non riescono a coprire i costi.

Roma - Ancora costi spesso superiori ai prezzi di vendita, con gli aiuti che svolgono un ruolo importante nel sostegno del reddito degli allevatori. È lo scenario che emerge da un'indagine Ismea - CRPA sugli allevamenti da ingrasso dei bovini in Italia, condotta nell'ambito dell'Osservatorio economico della zootecnia da carne finanziato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali e istituito presso l'Ismea.

L'indagine analizza i risultati della rilevazione dei costi e dei ricavi di un campione di 30 aziende specializzate nel segmento del vitellone da ingrasso (razza Piemontese, Garonnese, Charolais, Limousine e incroci) e distribuite in Veneto e Piemonte.

Il costo medio sostenuto dagli allevamenti che hanno partecipato all'indagine - calcolato in riferimento all'esercizio 2014 - è compreso tra il minimo di 253,62 €/100 kg di peso vivo prodotto nel caso del campione di aziende localizzate in Veneto ed il massimo di 263,37 €/100 kg del campione di allevamenti di vitelloni Garonnesi.

Per quanto riguarda il dettaglio delle singole voci di costo, quella relativa all'alimentazione del bestiame appare meno legata alla dimensione dell'allevamento, ma piuttosto dipendente dal livello di efficienza alimentare, espresso dal rapporto tra accrescimento giornaliero e unità foraggiere somministrate. Accanto agli indici che esprimono la produttività raggiunta dall'allevamento in fase di accrescimento, i prezzi di mangimi e concentrati risultano variabili altrettanto rilevanti nel determinare il livello dei costi alimentari.

In quasi tutte le aziende del campione, sottolinea l'Ismea, i prezzi di vendita del bestiame non riescono a coprire tutti i costi.
Per tutti i gruppi, il premio specifico non è stato sufficiente ai fini di un totale recupero del costo dei vitelloni. Solo includendo l'intero ammontare dei pagamenti diretti, comprensivo del pagamento unico disaccoppiato, risulta un utile netto positivo nella misura pari rispettivamente all'1 e al 5% dei costo medio per quanto riguarda le due classi di dimensione in cui sono stati suddivisi gli allevamenti del Nord Est. Negli allevamenti di capi Blonde d'Aquitaine i ricavi della vendita dei capi e le erogazioni PAC hanno consentito invece la copertura di tutti i costi, con margini di profitto ancora negativo per le aziende di più piccole (97%) rispetto a quelle di dimensione più elevata (103%).

(fonte ismea 11 gennaio 2016  - in allegato pdf l'indagine completa)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 29 Novembre 2015 09:00

Ismea, Overview sui mercati.

Bovini e suini ancora in fase discendente. Dagli USA segnali incoraggianti per i formaggi . Stabilità nel segmento cerealicolo mentre si protrae una situazione di scambi al rallentatore per gli oli di oliva. Prezzi degli ortaggi di stagione confermano il trend negativo. Stabilità nel comparto dei vini con qualche segnale positivo.

Roma, 24 novembre 2015 -
Si prospettano ancora ritocchi al ribasso dei prezzi per i bovini e i suini, specie nel circuito del bestiame vivo, come conseguenza della pressione promozionale esercitata dalla Gdo per rilanciare il consumo di carne rossa.

È quanto si evince dall' Overview sui mercati agroalimentari dell'Ismea di questa settimana, che rileva comunque una ripresa delle attività di macellazione, segnale questo di un allentamento dei timori legati all'allarme lanciato dall'Oms e di un progressivo, seppure lento, ritorno alla normalità. Per quanto attiene più da vicino ai bovini, si segnala, dopo l'emergenza Blue Tongue, un riavvio degli scambi sui ristalli di provenienza francese. Sul fronte dei principali tagli, si replicano i valori di scambio delle precedenti settimane sia per carni di vitello che di bovino adulto, con qualche intonazione positiva solo per i quarti anteriori di vitellone. Un mercato poco brillante con quotazioni tese al ribasso dovrebbero registrarsi ancora per i principali tagli suini, ad eccezione dei prosciutti che mostrano una maggiore tenuta. Anche sui mercati avicoli, il protrarsi di un eccesso di offerta nel circuito del vivo, aggravato dai minori flussi verso l'estero, non lascia intravedere da qui a breve un incremento dei listini. Mantengono al contrario, quotazioni piuttosto elevate i conigli, nonostante qualche difficoltà di collocamento sul mercato, con prospettive di un incremento della domanda sotto la spinta delle imminenti festività natalizie.
In relazione ai lattiero-caseari, il forte impulso della domanda Usa sta alleggerendo il mercato comunitario, aprendo concrete prospettive per una risalita dei listini nazionali almeno nel segmento dei formaggi.

Passando al comparto vegetale, prosegue il trend negativo delle quotazioni medie di tutti gli ortaggi di stagione e in particolare di cavoli, finocchi, radicchi ed indivie. Le temperature insolitamente elevate registrate nell'ultimo periodo hanno accelerato i cicli produttivi, determinando un maggiore afflusso di merce sul mercato ma anche problemi di conservazione dei prodotti in campo. Il calo termico di questi giorni dovrebbe, tuttavia, riverberarsi positivamente sui listini.

Nel settore cerealicolo, le rilevazioni dell'Istituto indicano un andamento stabile per il frumento tenero e duro, a fronte di qualche spinta al ribasso per il granoturco nei principali centri di scambio del Nord Italia. Le stime sull'elevata consistenza degli stock mondiali di mais potrebbero influenzare negativamente i listini anche nelle prossime settimane.

Per lo più stabili con qualche isolata variazione al rialzo le quotazioni dei vini, nonostante la domanda senz'altro più vivace rispetto alle scorse settimane.
Si segnala, invece, il protrarsi di una situazione di scambi al rallentatore per gli oli di oliva di pressione, sia per una quantità di prodotto ancora esigua, sia per il prezzo non ritenuto sufficientemente remunerativo, a fronte di una resa che quest'anno pare attestarsi leggermente al di sotto della media. Per quanto riguarda, infine, i fiori le attività commerciali risultano piuttosto fiacche sia per i prodotti di provenienza estera che per le varietà locali, anche per effetto dei ritardi nei cicli produttivi dovuti al clima estremamente mite della stagione autunnale.


(fonte Ismea Roma 24 novembre 2015)

Domenica, 15 Novembre 2015 09:05

...quando le vacche sono già scappate...

Liberati dalle catene delle quote latte, a poco più di 6 mesi il settore va in crisi e ha inizio la protesta. Ma chi protesta e contro chi protesta? Quale politica viene messa in campo per riportare valore a un settore importante e strategico come è quello zootecnico?

di Virgilio, 15 novembre 2015
"Dall'inizio della crisi: hanno chiuso più di 3 stalle al giorno; si sono persi 32.000 posti di lavoro; le montagne sono state abbandonate; c'è meno "verità" e sicurezza sulle tavole delle nostre famiglie e nei prodotti che diamo ai nostri bambini!
Consumatori italiani, aiutate COLDIRETTI a salvare le nostre stalle, i nostri territori, il patrimonio di genuinità, sicurezza e trasparenza del VERO MADE IN ITALY.
Costringiamo insieme le multinazionali e le industrie del settore lattiero caseario a dichiarare l'ORIGINE dei prodotti che mangiamo e a pagare il GIUSTO PREZZO agli allevatori!"

Così scriveva la Coldiretti il giorno in cui dava fiato alle trombe e aizzava il popolo giallo verde contro le industrie.

Chiede ai consumatori di salvare il latte italiano oggi che le vacche sono già scappate. A poco più di sei mesi dalla tanto desiderata soppressione delle "odiate" quote latte. Oggi, dopo avere portato il settore in mezzo all'oceano tra i flutti della globalizzazione scopre che le industrie fanno il loro mestiere e acquistano al miglior prezzo nel mondo e vendono per fare profitto. Così, presa in contropiede, adesso la Coldiretti pretenderebbe di fare assumere il ruolo di sindacato degli allevatori ai consumatori stessi?

Ma come è possibile solo pensarla una cosa del genere.

Protestò per caso la Coldiretti quando il Governo decise di fare pagare il conto della prima miliardaria sanatoria delle quote latte ai cittadini italiani?

No, non fece nulla perché interessava dare soddisfazione ai propri assistiti, in quell'epoca era un sindacato di categoria. Poi, pian piano, ma sempre più insistentemente negli ultimi anni, ha virato verso una posizione sempre più generalista, quasi più un sindacato dei consumatori, così presente a portare in evidenza all'opinione pubblica le magane degli altri, i prodotti "Italian Sounding" sparsi qua e là per il mondo o a fare da spalla a uno a all'altro governo, ma di politica agricola, per carità, meglio non parlarne.

Più facile tacere e poi sottolineare le storture degli altri piuttosto che fare con il rischio di sbagliare e magari venire sottoposti a processi mediatici controproducenti all'immagine di leadership tanto agognata a suon di battaglie numeriche nelle varie camere di commercio sparse in ogni italica provincia.
Una politica autoreferenziale che ha dato buoni frutti solo alla potente organizzazione ma ben pochi al sistema agricolo.

Ed oggi, fosse solo per orgoglio e dignità, non dovrebbe invocare l'aiuto del popolo a favore dei suoi associati ma fare autocritica e sfogare la sua potenza mediatica e economica a favore del settore ripristinando gli antichi e sempre validi valori che furono di Paolo Bonomi. Basterebbe una rilettura in chiave moderna degli ideali di Bonomi e di Don Luigi Sturzo per riproporre una nuova politica agricola.

Invece di organizzare sfilate di manichini in livrea gialla, candidi e puliti, tanto da non credere che siano "veri, puri e duri contadini", dovrebbe organizzare tavoli di negoziato europei e di filiera, dovrebbe proporre idee politiche con valori rinnovati e combattere perché vengano accolte.

No, invece le manifestazioni delle nostre organizzazioni agricole sembrano delle passerelle, delle rassegne d'armi, inquadrati e coperti come militari che sfilano davanti ai generali e al governo.

Il tempo per redimersi non scade!
Meglio tardi che mai, direbbe il sommo maestro Alberto Manzi.
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Appendice: a seguire (ance in allegato) un video di una manifestazione di agricoltori francesi. Forse una posizione mediana esiste tra gli eccessi della protesta italiana e di quella francese.
video -  https://youtu.be/gN55b2JQNN0

Video Pubblicato il 28 nov 2014
Gli agricoltori contestano il piano del governo teso a sminuire la produzione e la distribuzione locale.
L'occasione è stata quella della visita del presidente della Repubblica francese, François Hollande, in Moselle, dipartimento francese della regione della Lorraine.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
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