Convegno a Colorno, a tutela delle vittime di violenza e delle loro famiglie, spesso abbandonate.
Venerdì 13 dicembre, presso la Venaria di Colorno, si è svolto l'evento a tutela delle vittime di violenza e delle loro famiglie, dal titolo "Dai diritti dei carnefici al silenzio per le vittime".
Titolo quantomai emblematico su cui si è articolata l'intera conferenza, con lo scopo di trovare reali soluzioni atte a garantire certezza della pena e l'istituzione di un fondo governativo atto ad aiutare le famiglie delle vittime a sostenere le spese legali, ad oggi spesso costrette a sostenerle di propria tasca.
L'evento organizzato dall'Associazione Vittime Riunite d'Italia (Avri) e patrocinato dal comune di Colorno, grazie alla proposta e alla partecipazione del gruppo Amo - Colorno), ha visto tra i relatori illustri personalità tra cui l'avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro, 18enne con problemi psicologici, brutalmente stuprata, torturata e uccisa, sezionata e nascosta in una valigia abbandonata in strada, con ogni probabilità dalla mafia nigeriana. Verni ha voluto ricordare come la sofferenza e la morte di Pamela sia stata "screditata" da alcuna stampa che ha sostenuto il suo essere "tossicodipendente o addirittura prostituta". Ha voluto ricordare che l'efferatezza di tale assassinio non può e non deve trovare giustificazioni di nessun tipo.
Durante l'evento a seguito dell'introduzione di Domenico Muollo, referente Avri Emilia che ha ribadito la necessità di trattare questi argomenti al fine di tenere alta l'attenzione, hanno interloquito con il pubblico in sala, dopo i saluti dell'assessore dell'amministrazione comunale di Colorno, Ivano Zambelli, il presidente di Amo Colorno, Nicola Scillitani e la coordinatrice al sociale di Amo Colorno, Luisa Fiamma. Scillitani ha voluto ricordare alla presenza della sorella Rosangela e della loro mamma le cui lacrime hanno commosso il pubblico e i relatori, il terribile episodio di cronaca avvenuto a San Polo di Torrile, quando Filomena Cataldi venne brutalmente picchiata e uccisa da un vicino di casa, ad oggi assolto per totale incapacità d'intendere volere e detenuto in una Rems (residenza per le esecuzioni di sicurezza), chiedendo ai relatori di dare risposte a tutte queste famiglie massacrate dal dolore. Famiglie come quella Cataldi, che da sole stanno sostenendo tutte le spese legali e medico - psicologiche. Una beffa che si aggiunge all'incolmabile dolore per la perdita di una persona cara e amata alla follia.
Luisa Fiamma ha parlato di bullismo, altro grosso problema dell'attuale società sostenendo l'importanza della formazione nelle scuole come possibile soluzione per arginare il fenomeno. Il presidente dell'Avri, Angelo Bertoglio ha espresso la necessità di istituire un "garante delle vittime" ricordando la necessità di lavorare per rivedere il sistema delle strutture alternative al carcere, come le Rems, che non dovrebbero ospitare soggetti ad alta pericolosità sociale e assassini.
La d.ssa Lucia Mosca, direttore del giornale LaNotizia.net ha moderato l'evento, ricordando come ormai troppo frequenti siano le ingiustizie della legge Italiana. La Criminologa Manuela Marchetti, l'avvocato cassazionista Mario Pavone, e la psicologa e opinionista tv Francesca Cenci, hanno elargito al pubblico importanti spunti delle loro attività, sia a livello giuridico che psicologico, ricordando l'importanza di portare alla società il messaggio della sacralità del "corpo della donna" che non deve essere visto come oggetto, ma come fonte di vita.
Infine sono state ricordate le tante vittime delle forze dell'ordine che hanno perso la vita cercando di proteggerci, ricordando anche l'ingiusta revoca della scorta al capitan Ultimo. Ultimo che ha combattuto per una vita intera le mafie e che quotidianamente è costantemente a rischio della vita.
Uno Stato dovrebbe difendere i propri servitori e i propri cittadini, non abbandonarli come purtroppo sempre più spesso avviene.
Roma 18 giugno 2019 - Incapace di intendere e di volere e tenuto a scontare 10 anni in una struttura sanitaria, la REMS: questa la sentenza emessa dal Giudice Mattia Fiorentini nei confronti di Guilin Fang, 36enne di origine cinese che nel pomeriggio del 22 agosto 2018 ha ferocemente ucciso Filomena Cataldi, mamma e compagna di 44 anni , tolta all'affetto della sua famiglia e ora, dopo la sentenza dell' 11 giugno scorso, vittima per la seconda volta.
In quel tardo pomeriggio estivo Filomena aprendo la porta al suo vicino di casa non immaginava certo che da lì a poco sarebbe stata picchiata e uccisa.Tutto è accaduto in pochi minuti, in quella palazzina di San Polo di Torrile, nella bassa Parmense dove Filomena viveva col suo compagno e la figlia, e dove il suo assassino abitava al piano di sopra con la moglie e i due figli.
Lui, l'assassino, si era convinto che Filomena e il suo compagno stessero tramando un piano per ucciderlo e approfittando dell'assenza del compagno di Filomena si era presentato alla sua porta e dopo un alterco l'avrebbe colpita e strangolata infierendo poi sul suo corpo ormai senza vita con un oggetto contundente.
Una tragedia, che forse si poteva evitare. Sì, perchè dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti era apparso subito chiaro che l'assassino non era nuovo a comportamenti violenti, segnalati dai vicini di casa, per le liti che avevano coinvolto spesso la moglie oltre che buona parte del vicinato. Qualcuno addirittura per questi motivi stava seriamente pensando di trasferirsi altrove.
L'ossessione ingiustificata di Fang ha posto fine alla vita di Filomena, alla sua quotidianità fatta di lavoro, affetti e famiglia. Tutto è cambiato da quel momento per i suoi famigliari che hanno dovuto arginare un'assenza incolmabile e un dolore incontenibile, nella speranza almeno di una sentenza equa per quel feroce assassinio, una sentenza che restituisse almeno un po' di giustizia alla memoria di Filomena.
Ma non è stato così.
Incapace di intendere e di volere e 10 anni all'interno di una REMS, Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza, struttura sanitaria non carceraria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali. Questa la sentenza del giudice per l'assassino di Filomena, che forse poteva essere curato prima, evitando così tanto dolore.
Ora i familiari di Filomena non devono solo far fronte al loro dolore, ma anche alla rabbia di una sentenza che non rende giustizia e che oltre tutto li obbliga a portarsi addosso il peso dei costi diretti e indiretti di questo tragico evento. Infatti dal momento che il cinese è stato dichiarato incapace di intendere e di volere, quindi non processabile, ne consegue che non si arriverà a sentenza definitiva e perciò resta impossibile proporre domanda di risarcimento.
Non posso e non voglio per tutto questo rimanere indifferente all'accorato appello che a mezzo stampa mi ha lanciato la sorella di Filomena, Rosangela, chiedendomi in quanto parlamentare di Parma di farmi portavoce in questo consesso, coinvolgendo anche le altre colleghe dei vari schieramenti, della urgente e ormai inderogabile necessità di promuovere una campagna legislativa a favore delle vittime dei reati violenti, andando a colmare quel vuoto normativo che non garantisce un'equa giustizia e per di più non protegge i familiari delle vittime.
Ma due parole vale spenderle anche per le REMS, residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza, dove vengono attuati percorsi di responsabilizzazione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale da parte dei servizi di salute mentale per chi è stato sottoposto a misure restrittive della libertà da parte dell'autorità giudiziaria. Il reo confesso Fang, che dopo l'omicidio aveva rilasciato una confessione scritta in cinese subito dopo l'arresto, grazie alla sentenza del giudice avrà quindi una vita "quasi libera" in una struttura protetta, nel caso specifico proprio nella REMS di Mezzani di Parma, destinata peraltro alla chiusura a novembre dell'anno in corso, per essere sostituita da una nuova REMS a Reggio Emilia.
A conti fatti da queste strutture non è difficile allontanarsi e sottrarsi dal controllo, tant'è che in 3 anni sono stati 5 i soggetti che sono riusciti ad allontanarsi dalla REMS presente a Mezzani. Per questo risulta spontaneo pensare che mentre i familiari di Filomena resteranno incarcerati nel loro dolore, privati degli affetti e di un'assistenza idonea per le vittime dei reati violenti, gli assassini come Fang ricoverati in queste strutture godono di una quasi libertà.
Qualcosa di veramente sconcertante.
Qualcuno sta iniziando a chiedersi se queste strutture siano veramente la giusta soluzione, se sia giusto continuare a tenerle aperte o se sia piuttosto opportuna una grande riforma che preveda se si compie un delitto che sia riconosciuta la responsabilità e venga emesso un giudizio , qualcuno inizia seriamente a pensare che le strutture sanitarie devono affiancare quelle giudiziarie e carcerarie e non sostituirsi ad esse. Mi sento di condividere appieno questa riflessione, convinta che chi ha commesso un delitto debba andare a processo. Il resto viene tutto dopo.
Forse solo in questo modo si potrà veramente rendere giustizia a Filomena e a chi come lei è stata vittima di chi ha problemi di salute mentale. Non facciamo cadere l'appello di Rosangela, che ci chiede giustizia per sua sorella.
Il VIDEO dell'Intervento: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1963464187092957&id=1228534263919290
(Foto Francesca Bocchia - Roma gennaio 2019)
Il gruppo Amo Colorno desidera informare la collettività che l'evento per la festa di compleanno della struttura REMS di Casale di Mezzani è stata annullata al pubblico.
A seguito di conversazione telefonica intercorsa con la direzione della struttura, siamo stati informati che dopo la nostra richiesta, è stato deciso di ridimensionare l'evento, offrendolo al solo personale della struttura, e quindi non agli ospiti della stessa o alla cittadinanza.
Tale nostra richiesta era partita doverosamente data la presenza di assassini detenuti (Guelin Fang assassino di Filomena Cataldi, e Solomon Niantakyi brutale carnefice della mamma e della sorellina). Abbiamo ritenuto ingiusto e inappropriato permettere a tali soggetti di festeggiare e di godersi un concerto a stretto contatto con i cittadini.
Continuiamo altresì a ritenere che chi ruba una vita, debba scontare la sua pena (ergastolo) in carcere, indipendentemente dalla capacità d'intendere e volere.
Ringraziamo la Rems di Casale di Mezzani che ritenendo giuste le richieste di Amo Colorno e di tutta quella parte della politica che si è schierata con il gruppo civico, ha deciso di non dare prosieguo ad un evento che sarebbe stato una vera e propria pugnalata per tutte quelle famiglie che ad oggi piangono ancora le loro vittime.
Queste famiglie continueranno a soffrire per sempre, e una vita spezzata non si potrà mai più recuperare.
Il coordinamento del gruppo
AMO - COLORNO
Arriva una notizia importante per la bassa est parmense. La Rems (Residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza) di Casale di Mezzani, finalmente dopo 4 anni, sta per essere chiusa. Da questa struttura negli ultimi anni sono state diverse le fughe o i tentativi di farlo. (in calce si può votare il sondaggio sulla questione della "incapacità di intendere e di volere - per approfondire link)
Tra le evasioni più eclatanti annoveriamo quella di Solomon Nyantakyi che fu recuperato alla stazione di Colorno, dopo aver perso il treno, oppure quella di un venticinquenne che era uscito dalla struttura senza autorizzazione e solo quando "si è stancato di stare in giro" ha avvisato l'Ausl chiedendo di essere riportato in struttura per "la cena".
Situazioni che hanno dell'incredibile e difficili da credere, che hanno messo a rischio l'incolumità di un intero territorio.
La struttura "groviera" sembra che chiuderà i battenti entro novembre di quest'anno, dopo 4 anni di attività. Non è ancora ben chiaro dove saranno ricollocati gli ospiti della struttura e se la stessa chiuderà solo la parte legata alla detenzione dei pazienti, oppure continuerà a svolgere solo un servizio prettamente sanitario. Il trasferimento degli ospiti dovrebbe essere fatto utilizzando le strutture di Bologna a Reggio Emilia. Per capienza di posti a disposizione la struttura di Reggio dovrebbe essere operativa entro giugno del 2020, e quindi la struttura di Casale di Mezzani, dovrebbe completare il trasferimento di tutti i suoi ospiti entro la fine del 2020. A causa di lunghissime liste di soggetti che dovrebbero essere detenuti nelle Rems, molti sono attualmente in libertà vigilata in attesa di ricevere "alloggio". Un sistema che avrebbe dovuto sostituire gli OO.PG prevedendo percorsi di responsabilizzazione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale. Cosa che riteniamo impossibile per assassini condannati all'ergastolo, che hanno avuto la capacità ad esempio, di uccidere a sangue freddo, sfruttando la propria forza fisica, una donna, dal fisico esile e dai modi gentili che mai avrebbe fatto male ad alcuno. Privandola della vita con una ferocia inaudita, afferrandola per la gola, buttandola a terra, e colpendola con un mortaretto da cucina in varie parti del corpo tra cui anche la testa. Per costoro non ci potrà mai essere reinserimento sociale, riabilitazione e cura!!!
La situazione non è così semplice come si pensi e l'attesa sarà ancora piuttosto lunga, mettendo a rischio l'incolumità del territorio in caso di evasione di soggetti anche di alta pericolosità sociale. Ricordiamo che alla Rems di Mezzani è detenuto anche l'assassino di Filomena Cataldi, Gueling Fang, giudicato dai giudici stessi "soggetto altamente pericoloso".
Tempo addietro proprio la struttura di Casale, annunciò a seguito di una fuga, che sarebbero state alzate le recinzioni e che a seguito di questo intervento la struttura sarebbe diventata molto sicura. Sappiamo poi com'è andata a finire.
Nell'attesa di questi trasferimenti e della chiusura o riconversione del servizio, chiediamo doverosamente un innalzamento dei livelli di sicurezza, ad oggi garantiti in loco solo da limitato personale sanitario, da cooperative, e da poca vigilanza. Che venga garantita la massima sicurezza nella struttura e che si accelleri rapidamente il processo che porrà al termine di questi 4 anni difficili per tutti.
Il coordinamento del gruppo
Amo - Colorno
(Vota il sobdaggio)
Dall'AVRI, Associazione Vittime Riunite d'Italia, riceviamo la conferma dell'avvenuto trasferimento di Guelin Fang, il cinese che ha brutalmente assassinato Filomena Cataldi lo scorso 22 agosto a San Polo di Torrile, nella struttura sanitaria (NON carceraria) del REMS di Mezzani. Una struttura da dove, peraltro, non è difficle allontanarsi...
A sguire il comunicato di AVRI.
"Arriva l'ufficialità a mezzo sentenza, di un'ulteriore devastante notizia per i familiari di Filomena Cataldi. Il cinese che l'ha brutalmente assassinata è già detenuto da tempo presso la Rems di Mezzani; struttura famosa per le continue fughe dei suoi residenti. Il soggetto dalla "evidenziata pericolosità" così come affermato anche dai giudici, è stato accontentato nella sue richiesta di essere detenuto proprio a Casale di Mezzani, per poter rimanere vicino alla famiglia e continuare quindi a vedere moglie e figli. Non è stato tenuto in considerazione però, il volere della famiglia Cataldi,che fino a prova contraria, dovrebbe la parte lesa, che non avrebbe voluto vedere "detenuto a metà" l'assassino, già giudicato incapace d'intendere e di volere, e quindi assolto. Da tempo ci si era battuti per tenere lontano dalla REMS di Casale di Mezzani un soggetto così pericoloso. Abbiamo cercato di tutelare in ogni modo oltre al volere della famiglia,insieme al gruppo Amo Colorno, anche la sicurezza del territorio.
Ricordiamo che da tale struttura era evaso anche Solomon Niantakyi che uccise brutalmente a coltellate la madre (26 coltellate) e la sorellina (18 coltellate). Il ghanese fu recuperato alla stazione di Colorno mentre attendeva il treno, anche se di portata inferiore, a livello di pericolosità, ultimamente si è registrata un'altra fuga, subito bloccata dagli addetti. E' facile immaginare cosa potrebbe succedere se un soggetto di tale pericolosità sociale riesca ad evadere e ad andarsene in giro per le nostre strade.
La scelta fatta la riteniamo inconcepibile. Insieme ai ragazzi di Colorno, chiediamo con convinzione la chiusura della struttura di Casale di Mezzani e la sua riconversione atta ad una gestione esclusivamente sanitaria e non detentiva. Lo faremo in nome di Filomena. Lo faremo in nome delle volontà della famiglia Cataldi.
A livello nazionale, abbiamo ritenuto opportuno sensibilizzare il Parlamento, tramite alcuni parlamentari per chiedere di ridiscutere tutto il sistema REMS per noi non garante di sicurezza.
Domenico Muollo
Referente per l'Emilia
Associazione Vittime Riunite d'Italia"
(Filomena Cataldi)
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