Agricoltura. Vola il bio in Emilia-Romagna: dall'inizio dell'anno +14,6% le imprese totali (+23% rispetto al 2014). A Parma il picco di crescita più elevato. Dalla Regione risorse aggiuntive per 17 milioni di euro. Caselli: "Scelta a favore di una produzione di qualità e amica dell'ambiente". Imprese bio in aumento in tutte le province: Parma, Forlì-Cesena, Bologna e Modena le prime. Dal 9 al 12 settembre la Regione al Sana
Vola il biologico in Emilia-Romagna. Complessivamente, le imprese totali (produzione e trasformazione) sono 4.772, in aumento del 14,6% rispetto alla fine del 2015 e addirittura del 23,1% sul 2014. Lo dicono i dati elaborati dalla Regione e aggiornati a maggio 2016.
Un risultato frutto anche del successo del primo bando sul bio del Psr 2014-2020, cui hanno risposto oltre 1.900 aziende per una superficie complessiva di circa 50mila ettari, di cui oltre 13mila legati alla zootecnica. Di fronte al boom di domande, la decisione della Regione è stata quella di rispondere a tutte, stanziando risorse aggiuntive per quasi 17 milioni di euro da qui al 2020 (oltre 3,3 milioni di euro all'anno in più per cinque anni), attraverso un meccanismo di anticipazione dei finanziamenti che verranno reintegrati interamente nell'arco del quinquennio, senza penalizzare altri interventi del Psr.
"E' una scelta forte a favore di un'agricoltura di qualità e amica dell'ambiente- afferma l'assessore regionale all'Agricoltura, Simona Caselli- che abbiamo adottato nel mese di maggio dopo esserci confrontati con la Consulta agricola regionale. La domanda di prodotti bio continua a crescere, nonostante la stagnazione dei consumi. Per una regione come l'Emilia-Romagna si tratta di una opportunità importante - posizionarsi in una fascia alta di mercato, puntando su prodotti a maggior valore aggiunto, che garantiscono un prezzo remunerativo agli agricoltori - che abbiamo voluto cogliere".
Le aziende agricole e le superfici
Entrando nel dettaglio, le aziende agricole bio in soli cinque mesi sono passate da 3.212 a 3.786 (il 4,16% delle aziende agricole presenti in Emilia-Romagna), con una crescita del 17,9%. Rispetto al 2014 la crescita è stata del 25,8%.
A maggio 2016 le superfici coltivate con il metodo biologico superano i 114 mila ettari (+20,4% rispetto al 2015, + 28,5% sul 2014): quasi l'11% dell'intera superficie agricola regionale. Ma non solo: le aziende agricole bio sono più grandi di quelle tradizionali con una dimensione media di oltre 30 ettari contro i 14,5 della media regionale (dati censimento 2010).
In crescita anche le aziende di trasformazione (che non hanno usufruito dei contributi del Psr), per le quali l'Emilia-Romagna è da sempre leader nazionale: a maggio le imprese che lavorano e commercializzano prodotti agricoli bio sono 986: + 3,5% rispetto al 2015 e + 13,7% sul 2014.
I dati per provincia
L'agricoltura bio è in aumento in tutta la regione. La provincia che ha registrato il picco di crescita maggiore è quella di Parma con 822 imprese complessive (produttori e trasformatori), +30,6% rispetto a fine 2015 (+39% sul 2014). Seguono Forlì-Cesena con 729 aziende, + 6,8% sule 2015 (+11,6% sul 2014); Bologna con 678, +27,7% sul 2015 (30,3% sul 2014); Modena con 617, +7,3% sul 2015 (+16,4% sul 2014). Completano la classifica regionale: Reggio Emilia, che a maggio 2016 registra 518 aziende di produzione e trasformazione, in crescita del 9% sul 2015 (+16,6% sul 2014), Piacenza con 482, +17,5% sul 2014 (+26,5 sul 2014); Ferrara con 336, + 27,2% sul 2015 (+ 39 % sul 2014); Ravenna con 322, + 3,5% sul 2015 (+13,3 % sul 2014) e Rimini con 268, + 7,2% sul 2015 ( +14% sul 2014).
Cresce la zootecnia bio
Grande incremento anche per quanto riguarda la zootecnia, un settore nel quale per le sue caratteristiche è più complesso riconvertire al metodo biologico. Dal 2011 al 2016 si è passati da 589 a 754 allevamenti in tutta l'Emilia-Romagna, circa il 30% in più. Oggi Forlì-Cesena è la provincia con più aziende zootecniche bio (143), seguita da Parma (137), Piacenza (124), Bologna (115), Modena (79), Reggio Emilia (70), Rimini (50), Ravenna (23), Ferrara (13).
La Regione al Sana: biodiversità, consumi consapevoli, lotta allo spreco, le opportunità dell'export La Regione Emilia-Romagna torna a Sana, la fiera internazionale del biologico in programma a Bologna dal 9 al 12 settembre, con uno spazio al padiglione 26 (stand C71). Molte le iniziative dedicate all'educazione alimentare, per conoscere i vantaggi di un'alimentazione bio o imparare a leggere correttamente le etichette sui prodotti acquistati. Diversi gli appuntamenti dedicati a illustrare il rapporto tra agricoltura, territorio e alimentazione, partendo da alcuni prodotti di eccellenza come il Parmigiano Reggiano. Sul fronte della solidarietà protagonista sarà AfricHand Proiect, un progetto Cefa-Granarolo in collaborazione con la Regione, per sviluppare la produzione di latte in Mozambico. In occasione del Sana la Regione parlerà anche di export: un tema centrale per i prodotti di qualità, bio in testa. Lo fare il 9 settembre con un seminario sul tema "L'agroalimentare dell'Emilia-Romagna tra barriere commerciali, Brexit e accordi internazionali" (viale della Fiera, 8 Sala 20 maggio 2012, dalle ore 14).
Agrobiodiverso è un progetto culturale, economico, agricolo ed ambientale che interconnette tutti gli ambiti. Il progetto verrà presentato domenica 18 settembre a Quattrocastella
di L'Equilibrista 11 settembre 2016 -
Il progetto Agrobiodiverso nasce dall'idea di valorizzare e tutelare l'agrobiodiversità, ovvero la biodiversità genetica in ambito agricolo, nonché di promuovere aziende, prodotti e stili di agricoltura sostenibili (in primis l'agricoltura biologica e biodinamica), rinnovabili e legate a doppio filo all'ambiente che la circonda. L'areale di riferimento è innanzitutto quello reggiano ed emiliano, ma non si pongono vincoli geografici, in quanto l'agrobiodiversità è mondiale.
Il principio base perché si tuteli l'agrobiodiversità è tutelare e fare crescere chi, da un punto di vista imprenditoriale in primo luogo, e privatamente in secondo luogo, lavori con i prodotti e le metodologie dell'agrobiodiversità. Per fare questo, devono essere promosse le aziende medesime ed i loro prodotti, facendo conoscere ai consumatori il loro valore aggiunto ed aiutando le aziende medesime oltre che nella fase tecnica di coltivazione, nelle fasi di commercializzazione e promozione.
Il progetto è organizzato contestualmente da un gruppo di aziende agricole del territorio emiliano, principalmente reggiano, ed è coordinato da Terra delle Valli dell'Ing.Marco Sepe, con l'ausilio dell'Agronomo Bertani Simone e dalla Dr.ssa Federica Secchi. Di fondo il modus operandi è e sarà quello della condivisione di obbiettivi e modalità operative con periodici incontri fra le aziende agricole, al fine di creare proposte pienamente condivise e una rete che possa scambiare idee, prodotti, valore aggiunto.
Intervisto uno dei protagonisti nonché agronomo, il dr. Bertani Simone che mi descrive la giornata più nel dettaglio: "Chef professionisti e tecnici del settore, cucineranno gli esclusivi prodotti delle aziende e verranno proposte degustazioni e abbinamenti esclusivamente con vini prodotti da vitigni autoctoni. Eventi per i bambini, orienteering nei vigneti, escursioni a caccia di erbe selvatiche, coadiuvati da eventi artistici e musicali, faranno da cornice alla giornata che vuole integrarsi nello spazio e nella natura grazie anche al "simposio agrobiodiverso", ove le aziende racconteranno le proprie esperienze ed i propri progetti".
Si respira l'aria fresca di nuove proposte che devono valorizzare il territorio e la crescente voglia di distinzione sia da parte dei produttori che dei consumatori che sono sempre più educati al mangiare bene e consapevole ed alla valorizzazione del territorio.
Per attuare gli obbiettivi di progetto si lavorerà su diverse azioni ed in particolare:
- Festa di lancio al Castello del Bianello, con il patrocinio del comune di Quattro Castella e la collaborazione di Ideanatura, Recotur, Bianello dei Canossa
- Eventi nel periodo autunnale invernale presso locali della zona di Modena, Reggio e Parma con degustazioni dei prodotti aziendali, momenti di approfondimento e divulgazione sui temi dell'agrobiodiversità, per avvicinare consumatore e produttore.
- Corsi di formazione in collaborazione con Dinamica Reggio Emilia, in programma già un corso su coltivazione di piccoli frutti e frutti minori per l'autunno inverno 2016/2017
- Convegni e divulgazione per aziende agricole e semplici cittadini su tematiche inerenti l'agrobiodiversità e la produzione agricola
- Rete commerciale per promuovere e vendere i prodotti delle aziende aderenti mediante canali tradizionali, mercato on line e ricerca nuovi sbocchi commerciali.
- Sviluppo del portale www.agrobiodiversità.it che servirà a fornire spazi di promozione alle aziende che potranno farsi conoscere, spazi per la vendita e promozione commerciale on line, e spazi per raccontare e promuovere il progetto ed i suoi eventi.
- Creare, sviluppare e promuovere filiere di prodotto sostenibili in ambito agricolo ed agroalimentare, ed anche in senso produttivo lato e quindi anche in altri settori.
- Ricerca e sviluppo di ulteriori azioni volte alla promozione dell'agrobiodiversità aiutando a sviluppare progetti agricoli ambientali e culturali sul territorio.
Info 3339525497-3288160667-3494912174
info@agrobiodiversità.it - www.agrobiodiversità.it
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IL PROGRAMMA
Domenica 18 settembre 2016 dalle 10.00 alle 19.00
(scaricabile in formato pdf)
Castello di Bianello – Quattro Castella (RE)
Ore 10.00 Passeggiata di presentazione a cura di Ideanatura con partenza da imbocco stradello
Visite guidate al Castello di Bianello e alla antica tenuta agricola (orario visite a cura di Ideanatura dalle ore 11.00 alle ore 19.00 orario biglietteria ore 11.00/12.00/13.00/14.00/15.00/16.00/17.00/18.00)
Dalle ore 10.00 alle ore 19.00 presso la "Corte degli Ulivi" Agorà dell'agrobiodiversità: esposizione di aziende produttrici di coltivazioni di agro biodiversità con vendita e degustazioni (piccoli frutti, frutti antichi, cereali minori, castagne, frutta a guscio, zafferano, animali allevati allo stato brado, vini autoctoni, formaggi, etc.)
- Dettaglio delle attività che si terranno nella giornata presso la "Corte degli Ulivi
Inaugurazione festa ore 10.30 circa con saluto delle autorità presenti
Ore 11 .00 Presentazione dettagliata del progetto "AGROBIODIVERSO "
Ore 11.30 Presentazione delle aziende agricole (interviste ai singoli produttori e presentazione dei loro principali prodotti agrobiodiversi)
Per chi lo desiderasse degustazione a pagamento presso il ristorante "Il Bianello" dove lo chef preparera' un menu' utilizzando i prodotti delle aziende presenti
Ore 15,30 circa lezione sui frutti antichi, frutti da siepe e frutti minori tenuta dal prof. Beretti e a seguire intervento di Fabrizio Carponi (Ideanatura) che parlera' dell'area del Bianello quale antica tenuta agricola di olivi e gelsi
Dalle ore 16.30 circa "Incontro con le aziende "agrobiodiverse" tra ricette e curiosita' sui loro prodotti e le loro aziende"
Agro-Orienteering nella tenuta, a cura di Ideanatura
Servizio di bus-navetta (imbocco stradello/Corte degli Ulivi)
Dalle ore 16.00 alle ore19.00 degustazione vini a cura di ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino)
SOMMARIO Anno 14 - n° 49 06 dicembre 2015 - Aboca e l'espansione Bio. Cereali, il mercato lo smuove Draghi. Torna a sorridere il Parmigiano mentre il Latte continua a soffrire. Il blocco Lactalis porta bene all'AOP Latte Italia. Vino, le novità dal Business Strategies al Wine2wine. 25 anni e ancora tanta voglia di mettersi in gioco da leader. Tra Passato e Futuro. Ekoclub: basta con le immissioni incontrollate di lepri sul nostro territorio.
(in allegato il formato pdf scaricabile)
1.1 editoriale Aboca e l'espansione bio.
2.1 cereali Mercati internazionali. Lo scrollone di Draghi
3.1 cereali Mercati dei cereali. Parola d'ordine: stabilità
4.1 Lattiero caseario Torna a sorridere il "parmigiano"
5.1 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano, scorte finalmente in flessione e attesa per l'impennata di vendite natalizie.
5.2 vino Vino, De Castro: su liberalizzazioni meno preoccupati dopo impegno con Hogan.
5.3 vino e ocm Vino, Boscaini (federvini) su OCM promozione gravi ritardi, imprese e importatori preoccupati.
6.1 vino e testo unico Vino, Sani: formula legislativa semplificata per il testo unico del vino
6.2 latte e aop L'AOP Latte Italia ha avuto un ruolo determinante durante il blocco di Lactalis. 5.000 quintali di latte raccolti in un solo giorno
6.3 vino e etichettatura Vino: Santandrea (ACI Agroalimentare): istituzioni al fianco dei produttori sul dossier etichettatura
7.1 agromercati Overview sui mercati: segnali di recupero nel settore bovino.
8.1 lavoro 25 anni e ancora tanta voglia di mettersi in gioco da leader. Tra Passato e Futuro.
9.1 ambiente Ekoclub: basta con le immissioni incontrollate di lepri sul nostro territorio
10.1 promozioni "vino" e partners
La difficile convivenza tra "Bio" e "No Bio". Valentino Mercati, patron di Aboca azienda specializzata in prodotti officinali "Bio" di Sansepolcro, denuncia la difficoltà di produrre, seguendo i rigorosi disciplinari di agricoltura biologica, negli ambienti ove la agricoltura convenzionale fa uso massiccio di prodotti chimici.
di Virgilio Parma, 6 dicembre 2015.
Si è appena concluso il summit di Parigi tutto dedicato al clima #Cop21 e, al di là delle buone intenzioni, quello che è evidente è il precario stato di salute del pianeta. Senza pensare ai catastrofici scenari che, dopo ogni summit, vengono diffusi è fuori dubbio che occorre un progetto globale per riportare indietro la lancetta del tempo.
Il riscaldamento dell'atmosfera, sostengono gli scienziati, è stato di 2 gradi rispetto il periodo preindustriale e, considerando che il differenziale termico che ha condotto all'ultima glaciazione è stato di 5 gradi si può ben comprendere quanto sia importante procedere con un programma di "modernizzazione" degli impianti ma anche delle piccole e grandi consuetudini che coinvolge ciascuno di noi per i prossimi 20 anni.
Molto probabilmente anche le produzioni zootecniche entreranno nel mirino della riduzione delle emissioni e la agricoltura convenzionale dovrà anch'essa adattarsi alla nuova era.
La pratica dell'agricoltura biologica è già indirizzata a questo cambiamento appartenendo infatti a quelle misure orientate alla salvaguardia ambientale e non invece, come comunemente viene ritenuto, a una qualificazione del prodotto in quanto tale che, per entrambe delle modalità di coltivazione adottate, deve essere rispettata.
Ma si sa, l'aria ha molta difficoltà a rispettare i confini e, in balia delle correnti, funge da vettore traslocando dal polline ai virus e qualsiasi altro agente chimico che fosse stato disperso nell'aria.
Ecco quindi che le molecole chimiche possono essere facilmente rinvenute nelle produzioni "Bio" coltivate a poche centinaia di metri dalle produzioni ottenute con pratiche di agricoltura tradizionale.
Ed è su questo fattore che si incentra lo sfogo di Valentino Mercati, fondatore di Aboca, azienda toscana che fonda la sua reputazione proprio sulla rigorosa applicazione della agricoltura biologica, riportato nei giorni scorsi da repubblica.it
Come infatti riportato nell'articolo di Maurizio Bologni del 30 novembre scorso dal titolo "Lo schiaffo di Aboca: "Troppi pesticidi nelle terre toscane, ce ne andiamo"", intervenendo a Città di Castello a un convegno su tabacco e territori biologici, il patron di Aboca avrebbe gelato la platea sostenendo che «Siamo circondati da coltivazioni come quella del tabacco ad alto tasso di uso di pesticidi e chimica, incompatibili con le nostre produzioni rigorosamente biologiche» e in seguito avrebbe aggiunto che «Le regole ci sono, ma in agricoltura spesso non vengono rispettate, Comuni e Asl non intervengono».
In sintesi sarebbero queste le principali motivazioni che avrebbero indotto l'azienda toscana a espandersi con le coltivazioni biologiche addirittura in Marocco.
Una scelta strategica che è stata ben delineata anche da un comunicato stampa della azienda stessa che di seguito riproponiamo integralmente.
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Aboca e la ricerca di nuove coltivazioni biologiche
Nel merito del dibattito sull'ipotesi espressa dal Presidente di Aboca S.p.A. Società Agricola, Valentino Mercati, di delocalizzare la produzione agricola dalla Valtiberina in altre parti d'Italia e del mondo va sottolineata la particolare posizione del Gruppo nel contesto mondiale.
Aboca è infatti una grande azienda agricola che conta oltre 800 dipendenti e un fatturato previsto per il 2015 di circa 120 milioni di euro (180 milioni di euro previsti nel 2016) e che ottiene dall'agricoltura biologica i complessi molecolari vegetali per il settore farmaceutico in cui opera attraverso processi di trasformazione ad elevata tecnologia.
A supporto delle crescite previste il Gruppo prevede investimenti per adeguamenti produttivi per oltre 40 milioni di euro nei prossimi tre anni, tutti concentrati nello sviluppo del sito produttivo di Pistrino di Citerna in Valtiberina.
Di pari passo si pone il problema di adeguare la produzione agricola per continuare a garantire la qualità delle materie prime e ciò comporta la necessità di poter pianificare l'espansione delle coltivazioni in aree di produzione agricola difese dall'inquinamento esterno sia dell'aria che delle acque e in zone dove il substrato dei suoli abbia un equilibrio di microflora e microfauna tali da assicurare il perfetto metabolismo delle sostanze vegetali in coltivazione.
Queste particolari esigenze pedologiche possono essere soddisfatte solo se le singole unità di coltivazione si estendono per almeno 100 ettari al fine che possano essere difese da inquinanti esterni.
La possibilità di ampliamento, nel territorio valtiberino, non è possibile date le limitate aree territoriali disponibili per l'agricoltura biologica. Nasce da qui l'intenzione di incrementare lo spostamento delle coltivazioni sia in Valdichiana sia in altre parti del mondo.
La ricerca di questi nuovi terreni si sviluppa su due indirizzi.
Da una parte riuscire a coltivare su grandi superfici con tecniche di agricoltura avanzata, dall'altra riuscire a utilizzare terreni non contaminati da OGM né da inquinanti chimici. Queste sono due esigenze contrapposte, ovvero trovare terreni non inquinati e disporre di manodopera specializzata di cui l'agricoltura biologica necessita, ed è proprio questo quello che Aboca sta cercando di fare.
L'intento dell'azienda è infatti di eliminare l'impatto chimico nell'agricoltura italiana perché questa è la prima leva per il successo economico di questa attività nel mondo.
Il successo internazionale che l'Italia sta avendo con le sue produzioni biologiche lo stanno dimostrando.
Il comparto lattiero-caseario "bio" si colloca al terzo posto, dopo ortofrutta e derivati dei cereali, per apprezzamento del consumatore. Dalla ricerca Ismea che verrà presentata a Cremona (28-31 ottobre 2015) emergono prospettive di crescita sensibili in ragione di una positiva dinamica dei consumi.
Roma, ottobre 2015
Un settore in espansione, quello del lattiero caseario bio, che nonostante la delicata situazione degli allevamenti in tutta Europa può contare su prospettive di crescita anche grazie a una dinamica dei consumi positiva.
Questa la sintesi dell'analisi condotta da Ismea e che verrà presentata alla prossima edizione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte (CremonaFiere, 28-31 ottobre 2015) durante il convegno organizzato in collaborazione con l'ente fieristico cremonese e in programma per il 28 ottobre alle ore 14.30 presso la Sala Guarneri.
Per la prima volta l'Ismea focalizza i numeri e le dimensioni dell'allevamento biologico italiano, proponendo anche una stima del valore alla produzione e analizzando il gap dei prezzi alla stalla tra latte bio e convenzionale.
In base ai dati Sinab (Sistema nazionale di informazione sull'agricoltura biologica del Ministero per le Politiche agricole) il patrimonio nazionale dei bovini da latte bio, raggiunge oggi circa le 45mila unità, pari al 20% di tutto il bestiame bovino presente negli allevamenti biologici. Riguardo alla produzione di latte, la stima elaborata da Ismea parla, per il 2014, di un quantitativo totale superiore ai 300 milioni di litri per un valore alla produzione di 158milioni di euro, con un premium price riconosciuto alla stalla del 28% superiore a quello destinato al latte convenzionale.
"Un segnale incoraggiante - sottolinea Ezio Castiglione Presidente di Ismea - che marca una netta controtendenza rispetto alla situazione di grave difficoltà in cui versa il settore lattiero caseario convenzionale. L'effetto sinergico della fine delle quote latte, embargo russo e la frenata delle domanda cinese ha compromesso pesantemente le remunerazione alla stalla, richiedendo misure di urgenza a sostegno del settore, come il Piano latte promosso dal ministro Martina. Anche sul fronte dei consumi - ha precisato Castiglione - il latte e derivati bio hanno chiuso il primo semestre del 2015 con una crescita della spesa di oltre il 4% a fronte dell'andamento negativo delle vendite del lattiero caseario nel suo complesso."
Complessivamente, si evince dall'analisi, gli italiani hanno speso per latte e derivati bio 100 milioni di euro nel 2014. Una cifra destinata a crescere visto il trend positivo degli acquisti anche nei primi sei mesi del 2015. Più nel dettaglio avanza a ritmo particolarmente sostenuto lo yogurt (+10,4%) accanto a variazioni positive ma meno importanti per formaggi e latticini (+2,1%) e latte fresco (+0,7% ). L'unico dato negativo riguarda il latte Uht, che risulta il flessione del 4,4%.
Dall'indagine Ismea è infine emerso non solo che il consumatore italiano riconosce in media un premium price a yogurt e latte fresco bio, rispetto al convenzionale, rispettivamente del +30% e del +20%, ma che il comparto lattiero-caseario rappresenta la terza categoria bio dietro quella dell'ortofrutta e dei derivati dei cereali, coprendo una quota pari al 10-11% del totale delle referenze biologiche.
(Fonte Ismea 16 ottobre 2015)
L'agricoltura italiana è diventata la piu' green d'Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, la piu' vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati come avviene in 23 Paesi sui 28 dell'Unione Europea.
E' quanto è emerso alla Giornata dell'Agricoltura italiana organizzata da Coldiretti ad Expo con la partecipazione di decine di migliaia di agricoltori provenienti da tutte le regioni guidati dal Presidente nazionale Roberto Moncalvo alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
L'Italia è l'unico Paese - sottolinea la Coldiretti - che può vantare 272 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) superiori a quelle registrate dalla Francia, oltre ventimila agriturismi ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%). Ma l'Italia è anche il Paese con le regole produttive piu' rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino che non valgono in altri Paesi dell'Unione Europea, dove si assiste ad un crescendo di diktat alimentari finalizzati a surrogati, sottoprodotti e aromi vari che snaturano l'identità degli alimenti.
E sul territorio nazionale c'è anche il maggior numero di agricoltori biologici a livello europeo. Secondo un'analisi Coldiretti su dati Sinab, il nostro Paese conta 49.070 imprese biologiche, in aumento del 12% rispetto all'anno precedente, mentre cresce anche la superficie coltivata, salita a quasi 1,4 milioni di ettari (+5%). Le aziende bio italiane sono il 17% di quelle europee, una percentuale che ci rende campioni continentali del settore, seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell'Ue) e Polonia (25.944, 10% di quelle europee).
Il modello produttivo dell'agricoltura italiana è campione anche nella produzione di valore aggiunto.
Il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è – sottolinea la Coldiretti - più del doppio della media UE-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea).
La rete di vendita diretta degli agricoltori di Campagna Amica ha quasi diecimila riferimenti dove acquistare lungo tutta la Penisola prodotti alimentari a chilometri zero con una azione di sostegno alle realtà territoriali e un impegno contro l'inquinamento ambientale per i trasporti che non ha eguali negli altri Paesi dell'Unione e nel mondo. Un percorso reso possibile – sottolinea la Coldiretti - dal grande sforzo di rinnovamento dell'agricoltura italiana dove una impresa su tre è nata negli ultimi dieci anni con una decisa tendenza alla multifunzionalità, dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo ma anche le attività ricreative come la cura dell'orto e i corsi di cucina in campagna, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
"Il successo dell'agricoltura italiana sta nella sua sostenibilità e nella sua bellezza che derivano da straordinarie qualità, varietà, distintività e articolazione sul territorio che non hanno uguali al mondo", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "si tratta di un risultato che è figlio di cura, di equilibrio, di tradizione e di innovazione, di buon lavoro, di rispetto, i quali rendono il Made in Italy a tavola esclusivo, quindi 'prezioso' e quindi vendibile su tutti i mercati della terra". "Se siamo ai vertici mondiali per la produzione biologica – ha continuato Moncalvo - se progressivamente abbiamo scalato addirittura il ranking nella produzione di "caviale", se la nostra rete di mercati in vendita diretta è la più estesa in Europa, se l'agricoltura giovane italiana è la più numerosa e più innovativa d'Europa, se i nostri formaggi e i nostri vini sono i più ricercati (e imitati) è perchè in questi anni abbiamo costantemente 'mantenuto' e 'innovato'" per garantire competitività al settore agroalimentare che rappresenta il 15 per cento del Pil nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro di fatturato alimentato da 1,6 milioni di aziende agricole.
I PRIMATI DELL'AGRICOLTURA ITALIANA - FONTE COLDIRETTI
Il settore agroalimentare rappresenta il 15 per cento del Pil nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro di fatturato, alimentato da 1,6 milioni di aziende agricole.
Il modello produttivo dell'agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto. Il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è – sottolinea la Coldiretti - più del doppio della media UE-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea).
L'Italia è il Paese più forte al mondo per prodotti 'distintivi' con 272 prodotti Dop e Igp e 4886 specialità tradizionali regionali che salvaguardano la biodiversità e difendono la tradizione.
L'Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese – rileva la Coldiretti - con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1.4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7.5%).
L'agricoltura italiana è tra le più sostenibili. Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l'agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno).
L'Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici. Secondo un'analisi Coldiretti su dati Sinab, il nostro paese conta 49.070 imprese biologiche, in aumento del 12 per cento rispetto all'anno precedente, mentre cresce anche la superficie coltivata, salita a quasi 1,4 milioni di ettari (+5 per cento). Le aziende bio italiane sono il 17% di quelle europee, una percentuale che ci rende campioni europei del settore, seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell'Ue) e Polonia (25.944, 10% di quelle europee).
L'Italia dispone della più ampia rete di fattorie e mercati degli agricoltori in vendita diretta a chilometri zero che abbatte l'inquinamento determinato dai trasporti con quasi diecimila riferimenti della rete di Campagna Amica (scarica la App farmersforyou).
Presentato al Sana il Rapporto Ismea BIO - RETAIL sul mercato al consumo dei prodotti biologici nel 2014. In GDO, nei primi sei mesi del 2015, è quasi raddoppiato il tasso di incremento rispetto l'anno precedente.
Bologna, settembre 2015
Un giro d'affari al consumo superiore ai 2,1 miliardi di euro nel solo canale domestico, senza considerare quindi tutto quello che passa attraverso la ristorazione, i bar, le mense e in generale il food service. E' quanto vale il biologico in Italia (alimentare e non) secondo una recente stima di Ismea presentata al Sana di Bologna, lo scorso 12 settembre, nell'ambito del convegno "Tutti i numeri del biologico italiano" a cura di Sana, Ismea, Sinab e Nomisma.
A fare la parte da leoni sono la Distribuzione moderna (ipermercati, supermercati, discount, libero servizio) con un fatturato nel segmento di circa 855 milioni (il 40% del valore del bio-retail) e le superfici specializzate nella vendita di prodotti biologici che muovono più di 760 milioni di euro (equivalenti al 35% del totale).
Ai restanti canali le stime Ismea attribuiscono un'incidenza complessiva di quasi il 25%, rappresentata per il 10% da mercatini, vendite dirette, gruppi di acquisto solidali (Gas) e e-commerce, per l'8,9% dai negozi tradizionali e per il 5,1% dalle farmacie. Quasi trascurabile, pari allo 0,6%, la quota complessiva riconducibile ad erboristerie e parafarmacie.
I consumi di alimenti biologici presso la Gdo, spiega l'Ismea nel Rapporto BIO-RETAIL, esprimono tassi di crescita molto sostenuti, in evidente controtendenza rispetto alle vendite di prodotti alimentari convenzionali. Dopo aver chiuso il 2014 con un incremento dell'11%, gli acquisti di food bio hanno spiccato letteralmente il volo nei primi sei mesi dell'anno in corso facendo registrare un aumento in valore vicino al 20%, che allarga ulteriormente il gap con il trend dell'agroalimentare nel complesso, fermo nello stesso periodo a un +0,1%. I dati del panel Ismea Nielsen evidenziano poi un aumento diffuso in tutte le categorie di prodotto, le aree geografiche e canali della distruzione moderna. I comparti più dinamici si confermano i derivati dei cereali (+19% nel 2014 e +28% nella prima metà del 2015) e gli ortaggi freschi e trasformati (rispettivamente +14% e +21,8%).
Tra le aree geografiche spicca il ruolo del Nord (che concentra i 2/3 degli acquisti). Segue il Centro e, a distanza, il Sud, ancora residuale ma in forte crescita nel biennio in esame. Tra i diversi format della Gdo schiacciante è il peso dei super e degli Iper, che esprimono anche i tassi di crescita più elevati.
Spostandoci nello specializzato, Ismea stima una crescita delle vendite di prodotti bio (anche non alimentari) a un tasso medio annuo compreso tra un +12% e un +15% nell'ultimo quinquennio, che si rivela addirittura superiore di qualche punto percentuale alla pur brillante performance delle vendite nel modern trade. Presso il canale specializzato le vendite sono costituite per circa l'88% da prodotti alimentari e per il restante 12% da merceologie non food. Tra queste ultime, preponderante è il peso dei prodotti per la cura della persona (10%), mentre risulta ancora limitato il contributo dei prodotti per l'igiene della casa (1,4%) e il pet-care (0,3%).
Tra specializzato e Gdo, conclude Ismea, lo spread dei prezzi è del 10%-20%, a fonte di un plus di servizio offerto dai punti vendita specializzati come l'assortimento, l'informazione e la capacità di creare engagement anche attraverso i social network.
(Fonte ismea 12 settembre 2015)
Foto da Gallery SANA Bologna
Di Chiara Marando – Sabato 27 Settembre 2014
Nella zona di Quattro Castella, in provincia di Reggio Emilia, immersa tra le splendide colline del paesaggio matildico, a pochi chilometri dal Castello di Canossa e di Rossena, sorge l’Azienda Agrituristica Montebaducco. Qui, il contatto con un ambiente naturalistico variegato e rilassante rende l’atmosfera totalmente avulsa dal caos cittadino, un piccolo angolo di tranquillità dove i soli rumori sono quelli della natura. Una struttura nata nel 1996, le cui basi si fondano sul desiderio di portare avanti un sogno, lo stesso sogno che ancora oggi li contraddistingue: l’allevamento di asini. Ed è proprio grazie alla passione per questo animale, ormai dimenticato, che Montebaducco è considerato attualmente il primo allevamento di asini a livello europeo, con circa 700 esemplari di razze diverse che convivono liberamente insieme a muli, polli, conigli, oche ed anatre. Nulla è lasciato al caso, ed ogni aspetto viene controllato accuratamente, dal mangime rigorosamente biologico, alla mungitura, fino alle più semplici cure effettuate con metodi naturali. Lo scopo è quello di assicurare il completo benessere degli animali e la totale salubrità ed integrità dei prodotti derivati.
Già, perché tra le tante produzioni c’è anche quella del Latte di asina, conosciuto per le sue numerose proprietà organolettiche, le più vicine a quelle del latte materno, e per questo utilizzato anche con i bambini. Inoltre, grazie alla ricchezza dei suoi nutrienti, risulta ideale anche come ingrediente principe per la linea di cosmetici a marchio Montebaducco. Ed ancora derivati da colture biologiche come orzo, avena, frumento, verdura e frutta, oppure salumi e vino tipici della zona. Il tutto nel rispetto dell’ambiente circostante e delle sue bellezze, nonché della tradizione del territorio.
Tradizione che si ritrova anche a tavola, nei piatti proposti dal menù casalingo del ristorante, un suggestivo rustico in pietra ristrutturato che conserva ancora la piacevole sensazione delle cose semplici: ampie stanze dall’aspetto essenziale con travi in legno a soffitto e caminetti capaci di regalare calore alle sale. La cucina offre portate come la classica Torta fritta con salumi misti, Tortelli d’erbetta al burro e salvia, Tagliatelle caserecce con ragù di carne, ed ancora Stracotto oppure Brasato al Barolo con polenta, accompagnato da invitanti contorni e verdure di stagione.
Il tutto innaffiato con il tipico Lambrusco della casa, che ben si adatta ai sapori intensi dei cibi. Mi raccomando però, non fatevi mancare l’appetito perché le porzioni servite sono molto abbondanti e le cuoche più che disponibili a darvi “l’aggiuntina” se non dovessero bastare. Il consiglio è quello di lasciare un posto per il dolce, perché le torte fatte in casa sono una vera leccornia irresistibile: crostate di marmellata, cheesecake, torta cioccolato ed alla frutta sono solo alcuni esempi delle delizie che potrete assaggiare.
Ma non sentitevi in colpa per aver mangiato troppo, appena terminato il pasto sarà possibile camminare lungo la collina ad ammirare il paesaggio ascoltandone il silenzio rigenerante, oppure far visita gli asinelli che saranno ben lieti di farsi coccolare.
Azienda Agricola Montebaducco
Via Boiardo, 26
Salvarano di Quattro Castella (RE)
Tel. 0522 886375 - 886137
www.montebaducco.it
C.A.S.E.A. - Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 37 15 settembre 14
SOMMARIO Anno 13 - n° 37 15 Settembre 2014
(Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)
1.1 editoriale 11 settembre: dal terrorismo all'esercito
3.1 sana 2014 Sana 2014: prove d'EXPO
5.1 in giro per il sana Oh, bio mio!
7.1 Biologico Bio: in alto consumi, produzione e clima di fiducia
8.1 Lattiero caseario Derivati del latte alla deriva
9.2 vino Vino: -15% causa maltempo
10.1 pomodoro Campagna pomodoro 2014: consegnato il 58,55% del pomodoro
11.1 embargo russo Embargo russo: Agea e altri organismi pagatori pronti
11.2 sana 2014 SANA 2014 da Record
12.1 eventi Macfrut | 24 – 25 – 26 Settembre
Da Ismea emerge un incremento record degli acquisti di prodotti biologici confezionati, pari a un più 17,3% nei primi 5 mesi del 2014.
Roma 8 settembre 2014 -
Dai dati diffusi da Ismea sabato 6 settembre, nel corso del convegno di apertura di Sana 2014, emerge un incremento record degli acquisti di prodotti biologici confezionati, pari a un più 17,3% nei primi 5 mesi del 2014. Per la prima volta l'Istituto ha anche presentato una stima della produzione potenziale di prodotti bio e i risultati di un'indagine sul clima di fiducia degli operatori del settore ( imprenditori agricoli e imprese di trasformazione).
CONSUMI I dati del panel famiglie Ismea-Gfk/Eurisko evidenziano la prosecuzione del trend positivo intrapreso dai consumi "bio" da alcuni anni. Nei primi cinque mesi di quest'anno si è rilevato un incremento record della spesa in alimenti bio confezionati (+17% sullo scorso anno), che si rivela la crescita più elevata degli ultimi 12 anni. La dinamica dell'anno in corso è dipesa in modo particolare dai forti aumenti fatti registrare all'interno della categoria: "pasta, riso e sostituti del pane" e "zucchero, caffè e tè". Incrementi compresi tra l'11 e il 15% hanno interessato gli ortofrutticoli freschi e trasformati e i biscotti, i dolciumi e gli snack. Più contenute la variazioni registrate da uova (+5,2%), lattiero-caseari (+3,2%) e bevande bio (+2,5%), mentre molto buoni sono risultati gli incrementi per il miele e per gli omogeneizzati, sebbene in associazione a valori di mercato abbastanza contenuti. Le ragioni dell'impennata dei consumi nel segmento bio, che risulta in netta controtendenza rispetto alla dinamica degli acquisti alimentari nel loro complesso (-1,2% nei primi 6 mesi del 2014) vanno ricercate anche nell'aumento del numero di referenze e della profondità di gamma dei prodotti bio tra gli scaffali della Gdo, nella presenza di nuove linee di prodotto, anche private label, e nell'introduzione di marchi bio nei discount. Parallelamente i prezzi hanno mostrato una dinamica meno inflattiva rispetto agli alimenti convenzionali, favorendo l'avvicinamento di fasce più ampie di consumatori. Nonostante in un periodo di prolungata crisi come quello attuale il risparmio si affermi come principale driver nelle scelte di acquisto degli italiani, il bio ha espresso in questa prima parte dell'anno tassi di crescita sorprendenti, confermando una crescente attenzione dei consumatori alla qualità e alla salubrità di cosa si porta a tavola.
STIME SULLA PRODUZIONE BIO IN ITALIA
Per la prima volta dopo molti anni l'Ismea ha diffuso i dati in volume delle principali produzioni biologiche agricole nazionali riferite al 2013. Si tratta di stime della produzione potenziale, dedotte a partire dalle superfici investite e dalle rese. Secondo tali stime sono stati prodotti in Italia, in relazione ai soli prodotti monitorati, quasi 7 mila quintali di frutta bio, oltre 6 mila quintali di cereali, e circa 1.400 q.li di ortaggi. La produzione di uva biologica da vino si stima abbia raggiunto nel 2013 un quantitativo di quasi 5 mila quintali, mentre la produzione di olive da olio viene indicata superiore ai 7 mila quintali.
CLIMA DI FIDUCIA DEGLI OPERATORI DEL BIOLOGICO IN ITALIA (AGRICOLTORI E TRASFORMATORI ALLE FASE INDUSTRIALE)
Nell'ambito dell'indagine che l'Ismea conduce a cadenza trimestrale, ormai da anni, su un panel complessivo di circa 800 aziende agricole e 1300 industrie di trasformazione, è stato messo a punto un sotto campione di imprese che operano nel settore del bio. Per la prima volta sono stati diffusi i risultati di questo specifico Panel da cui si evince, per gli operatori specializzati nel biologico, un Indice del clima di fiducia mediamente più elevato rispetto all'agricoltura e all'alimentare "convenzionale" in coerenza con le favorevoli indicazioni provenienti dai consumi. In particolare alla fase industriale, il clima di fiducia delle aziende bio risulta ampiamente positivo, grazie a un andamento degli ordini giudicato soddisfacente, a un livello delle scorte inferiore alla media del periodo e alle favorevoli attese sulla produzione nei prossimi mesi, spinte dal buon ritmo di crescita della domanda.
(ISMEA 8 settembre 2014)