Venerdì, 03 Gennaio 2025 11:38

Storie di malasanità nel libro dell’Avvocato Eleonora Coletta: “Canale Terminale” In evidenza

Scritto da Roberta Minchillo
Maternità di Claudia Belli - Sant Ilario d'Enza (RE) Maternità di Claudia Belli - Sant Ilario d'Enza (RE)

Di Roberta Minchillo (Quotidianoweb.it) Roma, 2 gennaio 2025 - “Io sono una scrittrice per necessità”, perché dentro di me era forte il bisogno di sapere la verità su quanto accaduto ai miei cari.

È così che si definisce l’Avvocato Eleonora Coletta, autrice del libro: “Canale Terminale (vedova di malasanità)”, pubblicato nel 2023 dall’edizioni Cantagalli.

Eleonora Coletta è avvocato pubblico, professore a contratto di Diritto del lavoro all’Università di Bari. Per 15 anni legale della Asl di Taranto. Vicepresidente del Comitato “Verità e Giustizia vittime Covid Moscati di Taranto – per non dimenticare” e del Comitato Nazionale vittime Covid.

Avvocato Coletta, com’è nato il Comitato “Verità e Giustizia vittime Covid Moscati di Taranto – per non dimenticare”, e quando è iniziata la collaborazione con il Comitato Nazionale vittime Covid; comitati dei quali lei è Vicepresidente?

Il Comitato “Verità e Giustizia parenti vittime Covid Moscati di Taranto - per non dimenticare”, è stato creato da me, insieme a Tiziano Ricci e ad altri parenti delle vittime di Covid di Taranto, e nasce con l’obiettivo di conoscere la verità su quello che è accaduto nell’ospedale “Moscati” di Taranto.  Circa un anno, dopo la nascita del comitato di Taranto, ho incontrato i componenti del Comitato Nazionale vittime Covid, sono stata contattata da alcuni di loro e mi sono resa conto che il problema non era solamente localizzato a Taranto, ma si era verificato anche in altri ospedali. Il Comitato Nazionale vittime Covid è composto dai parenti delle vittime, provenienti un po' da tutte le regioni d’Italia, con lo scopo di ottenere verità e giustizia rispetto a quello che è accaduto ai propri cari. Nasce così la collaborazione tra i due comitati di cui io sono Vice Presidente.

In che modo il Comitato Nazionale vittime Covid persegue i suoi obiettivi?

Lo fa attraverso un’opera di sensibilizzazione, che si realizza attraverso l’organizzazione di eventi, convegni, ai quali vengono invitati a prendere parte varie personalità, tra cui i politici. Purtroppo, con rammarico, ho constatato che nessun rappresentante del precedente governo ha mai voluto presenziare ad un nostro incontro, né ha mai speso una parola a favore delle vittime di Covid e dei loro parenti, diversamente dai rappresentanti dell’attuale Governo, che fin da subito ci hanno sostenuto in questa battaglia, alla ricerca della verità. Emblematico è quello che è avvenuto presso la Regione Puglia, dove è stata presentata una richiesta da parte del gruppo di opposizione di “Fratelli d’Italia” di costituire una commissione d’inchiesta per verificare ciò che accadeva all’ospedale “Moscati” di Taranto, essendo emersa una situazione in cui ci si era accorti che erano troppe le morti dei pazienti ricoverati nel nosocomio in questione. Tutto questo accadeva a dicembre del 2020 (tre mesi prima degli accadimenti che hanno visto protagonisti i miei cari), richiesta bocciata dalla maggioranza del Consiglio Regionale Pugliese e dal Presidente Michele Emiliano, per i quali la vicenda è stata sminuita e derubricata, giudicando “normale” ciò che stava accadendo.

Prima di entrare nel merito di quello che lei scrive in questo libro,  qual è stato il momento in cui ha deciso di mettere nero su bianco la sua vicenda?

Il momento in cui ho deciso di mettere nero su bianco la mia vicenda, è avvenuto dopo un po' dagli accadimenti che mi hanno vista protagonista. Ho iniziato a scrivere per necessità, infatti lo dico sempre: “io sono una scrittrice per necessità”, perché dentro di me era forte il bisogno di sapere la verità su quanto accaduto ai miei cari. Mio padre e mio marito erano ricoverati entrambi al “Moscati”, perché affetti da Covid. Ad un certo punto della loro degenza, mi sono accorta che qualcosa non andava, che i miei cari non erano stati curati. Sono stata ospite della trasmissione televisiva “Fuori dal Coro” di Mario Giordano, dove ho raccontato, con documenti alla mano, la mia vicenda. Da li ho cominciato a fare interviste, a chiedere a gran voce la verità, perché  mi sentivo impazzire dopo che la mia vita era stata distrutta e sconvolta in due giorni, prima con la morte di mio marito di 56 anni, e due giorni dopo (durante il funerale di mio marito), con quella di mio padre di 74 anni, entrambi deceduti, rispettivamente il 16 e il 18 Marzo 2021, non a causa del Covid, ma perché non curati. Dopo l’ospitata nel programma, mi sono accorta quasi subito, che nessuno mi ascoltava, nessuno mi faceva parlare, in particolare i media che rientravano nella cosiddetta “informazione di sistema” dove l’informazione direzionale presentava il Covid come una malattia incurabile e dove il mio racconto era considerato frutto della follia di una donna che aveva avuto dei lutti gravissimi. Dopo nove mesi dalla morte dei miei cari vengo invitata ad un convegno sul Covid, a Verona, da un giornalista non facente parte del mainstream, dove era presente la compianta giornalista Maria Giovanna Maglie, che dopo aver ascoltato la mia storia, mi ha esortata a scrivere un libro, e così è nato “Canale terminale”. La cui prefazione è stata scritta dalla predetta giornalista.

È vero che dopo la partecipazione al programma “Fuori dal Coro”, la Asl di Taranto l’ha denunciata?

Si. Ero stata denunciata per diffamazione, dalla Asl di Taranto, dopo l’intervento a “Fuori dal Coro”, perché non volevano che io parlassi di quello che era accaduto. In realtà io non ho diffamato nessuno, ma producendo opportuna documentazione, ho raccontato solo la verità.

Oltre alla sua vicenda, cosa racconta nel suo libro?

Nel libro sono raccontate altre storie di malasanità, storie di persone abbandonate per giorni e giorni, come quella raccapricciante di una persona, trovata morta, seduta su una sedia, dopo due giorni, quando gli ausiliari nel consegnargli la colazione vedono la persona cadere a terra perché è in rigor mortis, o come la storia di un’altra persona a cui veniva gridato in maniera violenta “adesso muori, adesso muori”. Storie che sembrano un film horror ed invece sono la realtà. E tutto questo nell’indifferenza più totale.

Avvocato Coletta, perché secondo lei, non hanno curato i suoi cari? È stata “solo” negligenza?

Io sono convinta che sia stata negligenza.  Quando sono venuta in possesso delle cartelle cliniche e ho visto lo scempio che era accaduto, ho capito che i medici non avevano curato i miei cari per sciatteria e arrendevolezza, nella convinzione che il Covid fosse incurabile.  

È possibile che la trascuratezza e l’incuria nei confronti dei pazienti fossero dovute alla mancanza di personale medico e paramedico, insufficiente a gestire l’emergenza?

Dopo aver studiato una mole di documenti, relativi all’ospedale “Moscati” di Taranto, a questa domanda rispondo sinceramente “no”, perché sono state assunte tante unità lavorative a tempo determinato, e sono state acquistate tante attrezzature elettromedicali.

Di fronte a tutto questo, non c’è stato qualche intervento da parte del Ministero della Salute?

Quando mio marito e mio padre sono morti, io ho scritto personalmente al Vice Ministro Sileri, e l’ho edotto in relazione alle decine di morti avvenute presso il nosocomio di Taranto. Da Ottobre 2020 a Giugno 2021 a Taranto e provincia sono morte 1.100 persone, e di queste una sostanziosa percentuale di morti venivano dal “Moscati” di Taranto.

E il Vice Ministro Sileri è intervenuto in qualche modo?

No. Il Vice Ministro Sileri ha asserito di non poter intervenire e mi ha consigliato di chiamare i Carabinieri dei Nas. In realtà i Carabinieri dei Nas, erano già intervenuti, diversi mesi prima, ed avevano già relazionato in merito alla situazione del “Moscati” di Taranto, rilevando le “pessime” condizioni igieniche dei locali e la presenza di infezioni ospedaliere. La stessa Asl di Taranto aveva confermato quanto rilevato dai Carabinieri dei Nas, e tuttavia, nessuno è intervenuto a risolvere la situazione. Questo è il dramma, perché dopo mio marito e mio padre nella provincia di Taranto sono morte altre 500 persone. È per questo che io continuo a lottare per far emergere la verità, affinché quello che è accaduto a me e a tante altre persone, non accada più.

Avvocato, a proposito di coloro che l’hanno osteggiata, può raccontarci cosa è accaduto con l’Asl di Taranto?

A me è stato detto espressamente dal Direttore Generale della Asl di Taranto: “non dovevi andare in televisione! Se avessi voluto i soldi te li avremmo dati.  Fai richiesta risarcitoria e ti diamo i soldi”. Questo mi è stato espressamente detto subito dopo avermi denunciata.

Che cosa le ha dato e la forza di andare avanti e continuare a lottare?

“Prima di tutto la forza la traggo dalla Fede. Il libro che ho scritto è molto duro, è un pugno allo stomaco, io a volte dico se non ce la fate leggete la postfazione”, scritta da un caro amico di mio marito, padre Bernardo Cervellera, frate missionario in Cina, lui aggiunge nel libro quello che io non riuscivo ad esprimere per rabbia e per l’immenso dolore, e cioè “la Speranza”. Inoltre, la forza mi viene data dalle persone che mi sostengono. Maria Giovanna Maglie è stata un elemento essenziale perché lei era una donna fortissima e mi ha aiutata tanto, l’Avvocato Raffaele di Monda, che mi segue in tutti i giudizi del comitato di Taranto ma anche del comitato nazionale, la Presidente del comitato nazionale, Sabrina Gualini, persona meravigliosa e con la quale ci definiamo “sorelle nel dolore”, come lo siamo con tutte le altre. È impressionante come questa tragedia abbia fatto nascere dei rapporti così forti.

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