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Intervista al professor Tarro: “Ricomincia il terrorismo scientista con l'aviaria” In evidenza

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Di Giulia Bertotto Roma, 17 febbraio 2023 (QuotidianoWeb.it) - Il professor Giulio Tarro è medico virologo, primario emerito dell’ospedale Cotugno di Napoli. Tra le sue ultime opere in libreria troviamo In virus veritas (Bibliotheca Edizioni, 2020), Covid.

Il virus della paura (Youcanprint, 2020) e L’epidemia cinese di Wuhan e la pandemia globale da Covid-19. Suscettibilità e gravità dei tumori (Helicon 2021).

Lo abbiamo intervistato per commentare con lui gli studi del professor Marco Cosentini su quello che ormai sembra essere un legame rilevante tra vaccini COVID-19 a RNA e il rischio di malattie cardiache e autoimmuni, e per sapere cosa pensa dell'ultimo allarme OMS relativo all'influenza aviaria.

Il Prof. Marco Cosentino Farmacologo professore presso l’Università dell’Insubria per avere un autorevole parere circa la revisione della letteratura realizzata dai tre ricercatori italiani dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che ha documentato il legame tra vaccini COVID-19 a RNA e il rischio consistente di malattie cardiache e autoimmuni, specialmente nella popolazione sana.

La revisione della letteratura realizzata da Loredana Frasca e dai suoi colleghi ha selezionato oltre duecento riferimenti bibliografici per fornire un quadro recente e aggiornato delle evidenze disponibili riguardo alla correlazione tra somministrazione di vaccini COVID-19 a RNA e insorgenza di malattie cardiache e autoimmuni. Un merito ulteriore dello studio è di aver descritto i possibili meccanismi cellulari e molecolari coinvolti nel danno dei tessuti e degli organi interessati. Ci sono altri studi in merito che si possono segnalare?

Lo studio del professor Cosentino è senza alcun dubbio valido, purtroppo dal punto di vista dei danni creati alla popolazione vaccinata il danno ormai è fatto. Gli studi sulla correlazione tra  somministrazione di vaccini COVID-19 a RNA e insorgenza di malattie cardiache e autoimmuni sono ormai acclarati a livello internazionale. In Gran Bretagna le autorità sanitarie hanno fermato la somministrazione oltre le due dosi, in quanto vi sono evidenze tra l'aumento delle dosi e l'abbassamento delle difese immunitarie naturali. Perfino in Israele, da sempre in prima fila con la campagna vaccinale anti-Covid, è stata ufficialmente sospesa la somministrazione della quarta dose per via dell'aumento degli eventi avversi di tipo cardiovascolare. In particolare ci riferiamo ai vaccini ad mRNA messaggero, Pfizer e Moderna. Questo aspetto era stato già osservato direttamente negli USA nei primi nove mesi dall'inizio della vaccinazione massiva, dove sono stati elaborati questi preparati medici, ed erano stati i primi a segnalare l'aumento dell'omocisteina nel sangue, che può causare problemi nel processo di coagulazione sanguigna, inficiare sulla meteonina e a causare eventi trombotici a carico del sistema arterioso e del miocardio. Secondo il sito americano del VAERS (vaccine adverse event reporting system) si legge come dall’estrapolazione dei dati emerge che i preparati vaccinali COVID-19 rappresentano il 51% di tutte le segnalazione di decesso in 30 anni di esistenza del database; valori ricavati dopo solo nove mesi dal loro utilizzo nella popolazione.

Vorrei ricordare l’intervento editoriale di Peter Dochy, professore universitario nel Maryland che il 4 gennaio del 2021 ha pubblicato sul British Medical Journal, una sorta di versione alternativa a come i vaccini erano stati presentati dalle case farmaceutiche, dai governi e dalla maggior parte dei media, riportato anche dal New York Times. I vaccini erano stati approvati per la messa sul mercato perché almeno il 50% delle prove era a favore della loro efficacia. Infatti i vaccini che abbiamo ricevuti non sono ancora approvati e la loro sperimentazione clinica sarà terminata solo il 31 dicembre 2023.

Nel nostro paese non pare esserci, tuttora, alcuna volontà di studiare in modo obiettivo questi aspetti, che invece vengono sempre valutati prima dell'introduzione sul mercato di qualsiasi medicinale o trattamento sanitario. Le istituzioni e i media si sono riempiti la bocca della parola “scienza”, la quale è costituita da voci diverse e di comparazioni sistematiche, invece qualsiasi medico o ricercatore  che pone dubbi scientificamente argomentati della validità di una vaccinazione di massa viene tacciato di complottismo o peggio di quella etichetta indecente di “negazionista”, che serve a colpevolizzare e stigmatizzare sul nascere ogni indagine.

La legge Lorenzin 119 del 2017, articolo 2 precisa che: “L’avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dalla notifica effettuata dal medico curante, ai sensi dell’articolo 1 del decreto del Ministro della Sanità 15 dicembre 1990, pubblicato nella GU n. 6 dell’8 gennaio 1991, ovvero dagli esiti dell’analisi sierologica, esonera dall’obbligo della relativa vaccinazione”. Questo inserto non viene utilizzato per il COVID, nonostante sia ormai risaputo che l’immunità naturale sia 18 volte superiore e soprattutto è capace di identificare le varianti e quindi rispondere ad esse.

Mentre invece occorre essere molto attenti anche allo svilupparsi del fenomeno ADE (Antibody-dependent Enhancement). Si tratta di un’amplificazione infiammatoria della risposta derivata dagli anticorpi. Questa infiammazione, dovuta agli anticorpi, può aumentare in maniera esponenziale, quando si ha il richiamo di anticorpi in un soggetto che gli anticorpi li ha già. In sintesi se uno ha fatto il COVID, anche senza accorgersene, vale soprattutto per gli asintomatici, si determina un’amplificazione della risposta anticorpale. Di recente su Lancet è stato riportato come i soggetti guariti dall’infezione naturale di SARS-Cov-2 debbano essere considerati esonerati da vaccinazioni specifiche obbligatorie.

E ancora, basterebbe un solo fatto per interrompere ogni polemica e strumentalizzazione in merito: Lo stesso inventore della tecnologia dei vaccini mRNA, Robert Malone, nel 2021 ha affermato che “Il governo non è stato trasparente sui rischi” del vaccino Covid-19. Malone lo ha affermato anche nella trasmissione televisiva con la celebrità Tucker Carlson di Fox: per lui non ci sono “dati sufficienti sui rischi per questi gruppi di età” e così Malone crede che “i giovani non dovrebbero esseri costretti a vaccinarsi”.

Secondo lei chi si è vaccinato e ora teme l'insorgenza di disturbi o patologie che tipo di esami e analisi dovrebbe fare per controllare il proprio stato di salute?

Può sottoporsi a semplici analisi della coagulazione del sangue, la conta delle piastrine che si fa con l'emocromo e l'esame del D-Dimero; esami di routine che possono toglierci di dosso eventuali preoccupazioni. Ricordandoci però sempre che la psiche influenza il corpo e viceversa, quindi non è bene per il nostro equilibrio psico-fisico vivere aspettandosi sempre il peggio, soprattutto se non si avvertono disturbi o fastidi. Inoltre ricordiamo che la prevenzione a lungo raggio passa innanzitutto dalle abitudini alimentari, dall'attività fisica, dalla vita sociale e relazionale, che fa parte del più ampio concetto di salute.

E' di alcuni giorni fa la notizia che il New York Times porterà la commissione Ue in causa per non aver reso note le mail tra Von Der Leyen e Pfizer. Come possiamo commentarla?

Il marito della Presidente della Commissione europea, Heiko von der Leyen, pur avendo rinunciato alla nomina dopo le polemiche sul conflitto di interessi per via dei finanziamenti ricevuti dall’Europa resta a capo della biotech Orgenesis, che insieme a colossi globali del farmaco come Pfizer, BioNTech, AstraZeneca, Sanofi fa parte del progetto di ricerca. Questo è il dato, lascio i commenti ai lettori.

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha fatto delle dichiarazioni in merito ad una nuova possibile pandemia di aviaria che si starebbe diffondendo in tutti i contenenti senza esclusione. Secondo l’Oms non c’è un pericolo imminente di diffusione dell’aviaria all’uomo, ma nonostante ciò bisogna prestare la massima attenzione e prevenire tutti i possibili sviluppi negativi. La dichiarazione di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha infatti invitato a considerare ogni evenienza, anche se per ora, -ha puntualizzato- il rischio è piuttosto basso.

Innanzitutto ricordiamo che i sottotipi dei virus dell'influenza aviaria, siano essi selvatici o domestici, appartengono ai gruppi H5 (H5N1 – H5N8), H7 (H7N7) e H9 (H9N2).

Le epidemie influenzali aviarie si sono succedute con implicazione di ceppi virali diversi come l’H9N2 nel 1999, due bambini contagiati ed anche altri individui, e nel 2003, un ragazzino infettato, a Hong Kong, mentre H5N1 ha colpito tre soggetti di una stessa famiglia uccidendone due sempre nel 2003. Contemporaneamente in Olanda un’epidemia da virus influenzale aviario H7N7 colpiva 83 persone e portava al decesso un veterinario. Nel 2006 negli USA focolai epidemici d’ influenza aviaria sono stati identificati nel Texas e nel Delaware (Virus H7N2).

Se per la SARS (2002-2003) era necessario un contatto diretto per infettarsi, ovvero le cosiddette goccioline di Pflugge, per questa influenza aviaria è stato diverso, infatti, si è diffusa attraverso l’aria anche a distanza.

All'inizio degli anni duemila era del tutto inutile impostare una sindrome da panico che spesso avviene attraverso una cattiva informazione o una scarsa conoscenza del fenomeno.

Però direi che possiamo sostenere che non è il caso di sollevare alcun allarmismo perché il numero delle vittime è stato decisamente inferiore ad altre forme influenzali. Attualmente credo che possiamo, sulla scorta di evidenze scientifiche, stare tranquilli. Certamente la globalizzazione delle merci e delle persone, unita ai metodi di allevamento intensivo di bestiame sono fattori di rischio per queste infezioni. Ma essere vigili non significa usare l'arma della paura come strategia politica e di profitto. Credo ricomincerà il il terrorismo scientista con l'aviaria, ma la scienza è fatta di ponderati studi molto più che di improvvise crisi allarmiste.

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