Le bollicine in netta controtendenza rispetto all’export dei vini italiani. (+16% nei primi 9 mesi dell'anno)
Roma dicembre 2013 -
Balza a 1,3 milioni di ettolitri l'export di spumanti italiani nei primi 9 mesi del 2013, un quantitativo in crescita dell'8% su base annua, in netta controtendenza rispetto all'andamento complessivo delle esportazioni di vini tricolore. È quanto emerge dalle elaborazioni Ismea dei dati Istat, da cui si evince anche un incremento di oltre il 16% del fatturato all'estero generato dalle bollicine italiane.
A trainare la domanda oltrefrontiera è il segmento catalogato sotto la voce "altri spumanti Dop" - partecipata in misura rilevante dal Prosecco - con incrementi del 27% in volume e del 28% in valore. Per questa categoria si è riscontrato, in questi 9 mesi, un significativo incremento delle vendite in Regno Unito, che con un più 70% in volume (+67% in valore), resta primo nella lista dei mercati di destinazione. Anche negli Usa le spedizioni hanno messo a segno forti progressi sia in quantità che in valuta (rispettivamente +32% e +33%), mentre l'export verso il mercato tedesco ha accusato una decisa battuta d'arresto, riducendosi del 22% in volume e del 6% in termini monetari.
Per l'Asti spumante, che da solo rappresenta il 21% dell'export di bollicine, il dato cumulato da gennaio a settembre 2013 rivela un calo dell'1% dei quantitativi all'estero, a fronte di introiti cresciuti dell'8%. La caduta dei volumi è imputabile essenzialmente alla flessione delle esportazioni in Germania (-23% sia in quantità che in valore). Di contro, si è registrato un netto rafforzamento della presenza in Russia dove le spedizioni di Asti hanno raggiunto i 35 mila ettolitri (+46% su base annua), per un controvalore di circa 16 milioni di euro (+52%). Con questo risultato il mercato russo scavalca, per il momento, quello statunitense e si colloca al secondo posto dietro la Germania. Complice anche la deludente performance nel mercato a stelle e strisce, con 33 mila ettolitri (-6%) e una lieve flessione anche dei corrispettivi valutari. Bene le vendite in Francia e Regno Unito, paesi entrambi in cui l'export ha fatto segnare incrementi a due cifre.
Per i vini italiani nel complesso - conclude l'Ismea - le elaborazioni relative al periodo gennaio-settembre 2013 segnalano una flessione del 3% delle esportazioni in quantità, a fronte di un fatturato cresciuto dell'8%.
(ISMEA)
MAIS dati previsionali per 2012-13 (Elab. Dic. 2013)
La produzione mondiale di Mais per la stagione 2013-14 è prevista a 964,28 Mio t, registrando un incremento del 0,2% rispetto alle previsioni di Novembre e dell’8% rispetto alla stagione 2012-13.
Si prevede un raccolto record in Canada: 14 Mio t (+9% rispetto alla stagione 2012-13 e +25% rispetto alla stagione 2011-12); la produzione aggiuntiva dovrebbe trovare spazio nel mercato USA.
Negli Stati Uniti sono previsti aumenti nella produzione di etanolo che, insieme ad una domanda crescente di Mais per il bestiame, fanno abbassare gli stock finali (≈ 2 Mio t).
I consumi alimentari di Mais sono stimati in aumento in Unione Europea, in Canada ed in Ucraina.
SOIA dati previsionali per 2012-13 (Elab. Dic. 2013)
La produzione mondiale di semi di Soia per la stagione 2013-14 è attesa in aumento rispetto alle previsioni di Novembre, al valore record di 284,94 Mio t, grazie ad un incremento produttivo previsto in Canada e in Argentina, con maggiori aree destinate alla coltivazione.
Negli Stati Uniti la produzione di semi di Soia è prevista invariata rispetto alle stime precedenti, mentre l’Export è in aumento (+1,7%) riflettendo le consistenti vendite di Novembre.
Si attende un aumento della trasformazione della Soia per la forte domanda di farina dall’Unione Europea e dal Sud Est Asiatico.
Il Brasile si conferma leader nelle Esportazioni di semi di Soia, esportando il 50% della Produzione.
Le Importazioni di semi di Soia in Cina, principale acquirente, sono previste a 69 Mio t (+15% rispetto alla stagione 2012-13).
(Fonte CLAL dicembre 2013)
Il settore sementiero contribuisce attivamente alla biodiversità
Roma, dicembre 2013
Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere in Italia, registra negli ultimi giorni un acceso dibattito a proposito del processo di revisione europeo della disciplina sementiera. Diverse ONG e noti opinion leader come Carlo Petrini si sono schierati contro una proposta di regolamento della Commissione UE che a loro parere metterebbe a repentaglio la biodiversità e favorirebbe le multinazionali del settore. Per Assosementi si tratta in realtà di un allarmismo ingiustificato, frutto di una lettura superficiale, o peggio strumentale, di una proposta che dovrebbe semplificare e razionalizzare il quadro normativo esistente.
“La proposta di nuovo regolamento sulle sementi e gli altri materiali di moltiplicazione, che dovrebbe sostituire le vecchie direttive oramai in vigore da quasi cinquant’anni, non accontenta – sottolinea Marco Nardi, direttore di Assosementi - né le aziende sementiere, per le ulteriori aperture assicurate ai materiali eterogenei e di nicchia, né il mondo ambientalista, che mal sopporta i vincoli in materia di registri varietali e di certificazione dei prodotti commerciali. La proposta della Commissione non scalfisce quindi in alcun modo la tutela delle risorse fitogenetiche in quanto salvaguarda le norme specifiche adottate negli ultimi anni dalla Ue, anzi tende ad assicurare maggiore libertà all’utilizzo delle cosiddette varietà locali e da conservazione ampliandone addirittura le possibilità di commercializzazione. La proposta non tocca poi per nulla il tema della tutela varietale, oggetto di un altro processo di revisione”.
Per il settore sementiero è vitale poter attingere a un’ampia diversificazione al fine di realizzare il miglioramento genetico. Esso è quindi interessato a partecipare attivamente alla conservazione della biodiversità, da un lato preservando i materiali vegetali antichi nelle proprie raccolte o in banche genetiche, dall’altro immettendo ogni anno sul mercato un elevato numero di nuove varietà, che sono il motore dell’innovazione della produzione agricola.
Assosementi insieme a ESA, l’Associazione europea delle sementi, ritiene comunque che una razionale forma di tutela delle nuove varietà – nel rispetto dei principi della Convenzione UPOV (International Union for the Protection of New Varieties of Plants), la quale attenua la portata dell’esclusività varietale con due deroghe, una a favore del ricercatore, l’altra verso l’agricoltore che reimpiega come seme parte del proprio raccolto - sia indispensabile per garantire il lavoro di ricerca vegetale.
(Fonte assosementi)
Natale, in sei anni consumi crollati di 7,7 miliardi di euro. Nel 2007 gli italiani hanno speso 18 miliardi nel 2013 10,3 miliardi.
Roma, dicembre - Spese di Natale crollate in Italia dal 2007 ad oggi, con una riduzione degli acquisti pari a 7,7 miliardi di euro in soli 6 anni. Il dato drammatico viene fornito oggi dal Codacons.
“Le festività di Natale rappresentano la principale occasione di acquisto per le famiglie, generando ingenti volumi d’affari in tutti i settori (alimentare, viaggi, casa, profumeria, cultura, ecc.). Tuttavia negli anni – spiega il Presidente Carlo Rienzi - a causa della crisi economica e della progressiva perdita del potere d’acquisto dei cittadini, si è registrato in Italia un crollo vertiginoso dei consumi natalizi, calati dal periodo pre-crisi ad oggi addirittura del 42,7%”.
In base ai dati ufficiali infatti nel 2007 “l’effetto Natale”, ossia i maggiori consumi per spese natalizie effettuate nel mese di dicembre presso negozi, grande distribuzione e centri commerciali, è stato pari a 18 miliardi di euro. Nel 2013 invece – afferma l’associazione – la spesa degli italiani nell’intero periodo natalizio per i vari settori (alimentare, viaggi, regali, casa, ecc.) non supererà quota 10,3 miliardi di euro.
Ciò significa che in 6 anni le famiglie del nostro paese hanno ridotto i consumi legati alle feste del 42,7%, tagliando le spese natalizie per la maxi cifra di 7,7 miliardi di euro.
(Fonte Codacons)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 12 - n° 52 30 Dicembre 13
Anno 12 - n° 52- 30 dicembre 13
(PDF Scaricabile)
SOMMARIO Anno 12 - n° 52 - 30 Dicembre 13 --
1.1 editoriale
Alleggerire lo scafo, non affamare l’equipaggio.
3.1 lattiero caseario
Chiusura in picchiata per il latte spot
4.1 nuova pac
ASSOSEMENTI: eccessivo l'allarmismo nei confronti della nuova proposta comunitaria.
5.1 Km zero
Imporre il “Km 0” è incostituzionale
7.1 GDO
Espansione USA per ALDI nei prossimi 5 anni
7,2 crisi
FIPE: La crisi non morde il pranzo natalizio
7,3 export vini
Boom delle bollicine italiane all'estero (+16% nei primi 9 mesi dell'anno)
8,1 MAIS&SOIA
Dati previsionali dicembre 2013
9,1 Consumi
Codacons: a Natale speso il 42,7% in meno del 2007
10.1 imprese
Business center: non solo impresa.
Crollo delle creme con contenuto di materia grassa al 40%. -6,48% a Milano e -4,62 a Verona.
di Virgilio - Parma, 25 Dicembre 2013 -
La chiusura d’anno vede lo stop, almeno momentaneo, del Parmigiano Reggiano seppure la commissione abbia rilevato una situazione di “scambi attivi”.
8,95 e 9,40 i valori, minimi e massimi, rilevati per la DOP parmigiana di 12 mesi di stagionatura mentre per il 24 mesi il prezzo all’ingrosso si innalza tra 10,35 e 10,75€/kg.
Anche il Grana Padano DOP conferma le quotazioni delle precedenti ottave. 7,10 e 7,35€/kg i prezzi rilevati a Milano per il 9 mesi d’invecchiamento mentre il range si alza tra 8,00 e 8,65 per il 15 mesi di stagionatura.
Niente di nuovo sul fronte del Burro mentre, al contrario, il latte SPOT prosegue la sua caduta perdendo -3% sulla piazza di Verona fissando le quotazioni tra 48,65 e 51,55 /100 litri in continua discesa per la terza settimana consecutiva. Analogo andamento lo si rileva per la crema e per la panna centrifugata con contenuto di materia grassa al 40%. Prodotti che da tre settimane hanno iniziato una progressiva caduta di valore. Sulla Piazza di Verona la Panna di Centrifuga ha perso il -4,62 % fissando i prezzi tra 2,02 e 2,08€/Kg mentre al 2 dicembre il prezzo massimo era posizionato a 2,28€/kg.
La piazza di Milano replica l’andamento di Verona e le Creme di Latte uso alimentare al 40% di m.g. è stata quotata 2,02€/kg. perdendo -6,48% nell’ultima ottava lasciando sul campo complessivamente 26 centesimi dal 2 dicembre (2,28€/kg).
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 12 - n° 51 23 Dicembre 13
Anno 12 - n° 51- 23 dicembre 13
(PDF Scaricabile)
SOMMARIO
Anno 12 - n° 51 23 Dicembre 13
1.1 editoriale
Natale in famiglia
3.1 lattiero caseario
Cresce il solito “parmigiano”
4.1 vino eventi
Enoturismo: la Toscana batte Bordeaux
5.1 cooperazione
Cambio al vertice di Confcooperative Emilia Romagna
7.1 crisi
Codacons: italiani come nel dopoguerra, in miseria
7,2 animali
Stop agli allevamenti per la pelliccia in Emilia Romagna
7,3 UK etichettatura
Agrinsieme, No! al semaforo rosso
8,1 nuova pac
PAC nel 2019, 4 scenari possibili
9,1 parmigiano reggiano
“Parmigiano” a Monti e “Ballarò”: Informazioni sbagliate sul latte
10.1 eventi
Non tutti gli Auguri sono uguali
VINO - Il premio lancia la corsa a Anteprime di Toscana, l’evento che si terrà dal 15 al 22 febbraio 2014
Gli utenti di Wayn.com, colosso social di viaggi e lifestyle, incoronano la Toscana come regione più amata al mondo
Firenze, 19 dicembre 2013 – 5801 a 5005. La Toscana supera di 800 punti la francese Bordeaux e si aggiudica l’edizione 2013 del Wayn Award, premio indetto annualmente da Wayn.com, la più ampia piattaforma social al mondo dedicata al viaggio e al lifestyle che conta 21milioni di membri in 193 paesi. Al concorso, votato da 27mila persone, hanno partecipato le 7 ‘enomeraviglie’ del mondo: assieme a Toscana e Bordeaux, i territori finalisti del contest erano La Rioja (Spagna), Napa Valley (California), Franschhoek (South Africa), Maipo (Chile) e South Eastern Australia. Sul podio, oltre a Toscana e Bordeaux, è salita la spagnola La Rioja (3526 preferenze), tallonata dalla California (Napa Valley), con 3434 voti.
Un risultato importante che conferma quanto la Toscana e i suoi vini siano amati nel mondo. «E’ interessante - ha commentato Peter Ward, CEO e Co-Fondatore di Wayn.com - in tempi in cui il “nuovo mondo” del vino è molto popolare e alla moda, i nostri membri hanno scelto le regioni tradizionali del vino come loro preferite».
E grande soddisfazione ha espresso Alberto Peruzzini, dirigente del settore turismo di Toscana Promozione, l’Agenzia regionale che si occupa di promuovere nel mondo la Toscana: «Siamo entusiasti per aver vinto questa competizione internazionale, superando le altre regioni vinicole del mondo e desideriamo esprimere il nostro ringraziamento ai membri Wayn.com per aver scelto la nostra regione. Saremo lieti di darvi il benvenuto nella nostra magica terra molto presto!». E il momento giusto per scoprire la Toscana del vino è già alle porte. Dal 15 al 22 febbraio 2014, infatti, tutto il territorio regionale sarà animato dall’evento Anteprime di Toscana che si aprirà alla Fortezza da Basso di Firenze con Buy Wine (15-17 febbraio), workshop internazionale dedicato alle denominazioni emergenti – che qui organizzeranno le loro anteprime – per poi estendersi all’intero territorio toscano e alle anteprime dei consorzi toscani più blasonati: Vino Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Chianti Classico e Brunello di Montalcino.
Il Wayn Award conferma l’alto gradimento degli enoappassionati di tutto il mondo per la Toscana, dopo le affermazioni al Travelers’ Choice Wine Destinations Awards di Tripadvisor e al sondaggio sulle destinazioni enoturistiche preferite del Movimento Turismo del Vino.
(Buy Wine - Tuscany taste)
“Il semaforo rosso non piace”.
Made in Italy: Agrinsieme, “no” al “semaforo rosso”. A rischio un terzo dell’export agroalimentare in Gran Bretagna
Roma, 12 dicembre 2013 - Il “semaforo” per le etichette agroalimentari predisposto dalla Gran Bretagna rischia di dare un colpo pesante al “made in Italy” agroalimentare. La luce rossa si accenderebbe per circa un terzo dei prodotti esportati oltre Manica, danneggiando un paniere che nello scorso anno ha generato ricavi per quasi 650 milioni di euro. E’, quindi, indispensabile che il nostro governo si adoperi immediatamente per contrastare una misura penalizzante che va contro la stessa filosofia europea. E’ quanto afferma Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare.
Le conseguenze che si profilano per il nostro export agroalimentare in Gran Bretagna (pari attualmente a 2,5 miliardi di euro) -sottolinea Agrinsieme- sono gravi. Il provvedimento va respinto con la massima fermezza. “Schedare” cibi e bevande in tale maniera è pericoloso e fuorviante, perché si offre al consumatore soltanto un’informazione parziale ed erronea che non tiene più conto della dieta complessiva. Lo schema “a semaforo” fornisce, dunque, un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento, cancellando in un colpo solo l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono alimenti “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno a seconda del modo in cui gli alimenti vengono integrati tra loro quotidianamente.
Non è questo -avverte Agrinsieme- il modo di fare trasparenza nell’etichetta. Con la misura inglese non si parlerebbe più di stili di vita salutari, di alimentazione di qualità, ma semplicemente di alimentazione a basso valore nutritivo. Con buona pace dei prodotti d’eccellenza della dieta mediterranea, di recente eletta dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Pac post 2013: Primi scenari e impatti sul sistema agroalimentare
Roma, 16 dicembre 2013
Ismea pubblica uno studio con una prima valutazione degli impatti sul settore agricolo nazionale delle misure contenute della nuova Pac e la simulazione degli scenari che ne derivano. L'obiettivo dello studio è valutare l'effetto sulla redditività delle imprese in relazione al loro orientamento produttivo prevalente e alla localizzazione geografica, tenendo conto anche dei riflessi che le nuove misure potranno avere sui prezzi dei prodotti, sui costi delle materie prime e dei fattori produttivi e sui livelli di produzione finali.
Le simulazioni, riferite al 2019 ovvero alla situazione di fine periodo della nuova programmazione - quando il budget per i pagamenti diretti in termini reali si ridurrebbe per l'Italia del 20,5% sul 2013 - portano ad individuare quattro possibili scenari per le aziende del settore primario italiano. Si tratta di scenari non necessariamente alternativi che mirano ad evidenziare gli specifici impatti di alcuni tra i principali elementi caratterizzanti la riforma, quali: la riduzione del budget dei pagamenti diretti in termini reali, l'attribuzione dei premi a livello aziendale in base alla superficie, le scelte di attivazione delle diverse tipologie di premi diretti, il "greening" e la possibilità di reintrodurre premi accoppiati ad alcune produzioni.
Emerge dai risultati generali delle simulazioni, che la redditività delle aziende agricole nazionali, misurata in termini di variazione reale del margine operativo lordo (Mol), potrebbe subire effetti non trascurabili in tutte le tre macro aree geografiche (Nord, Centro, Sud e Isole) con un impatto più accentuato nel Settentrione. Tra i diversi settori, riduzioni significative del Mol si stimano per le aziende specializzate in seminativi, nella zootecnia intensiva (bovini da latte e da carne) e nell'olivicoltura, che potrebbero mettere a rischio anche la sopravvivenza stessa di alcune aziende.
Per le simulazioni degli impatti di questa profonda revisione del regime dei pagamenti diretti vigente in Italia, è stato utilizzato il MEG-R Ismea, un modello di equilibrio generale applicato a 45 settori economici, declinato a livello territoriale (Nord, Centro e Sud Italia) e articolato per otto tipologie di aziende - destinatarie dei contributi diretti - per le quali sono calcolate le principali variabili del bilancio d'impresa.
Le simulazioni proposte forniscono alcune prime indicazioni di base per valutare singoli aspetti della riforma; altri scenari potranno essere elaborati integrando i diversi strumenti messi in campo e affinando le ipotesi per tenere conto degli orientamenti nell'applicazione a livello nazionale. Infatti, il loro valore predittivo dipenderà molto dal mix di misure che effettivamente andrà a comporre la riforma nella concreta applicazione in Italia, che ancora oggi è impossibile conoscere.
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