Su base tendenziale, il confronto con settembre 2013 mostra una flessione del 5,4% per l'insieme delle coltivazioni
Roma, 14 ottobre 2014 - L'indice Ismea dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli si è attestato, a settembre, a 111,6 (base 2010=100), facendo segnare un aumento del 2,4% su base mensile e una riduzione del 6,6% rispetto a settembre 2013.
Nel comparto delle coltivazioni le quotazioni alla prima fase di scambio hanno registrato, rispetto ai livelli di agosto, un aumento medio del 7%, dinamica che riflette principalmente i recuperi, seguiti ai forti ribassi estivi, di frutta (+6,6%) e ortaggi (+13,9%).
Prosegue il trend al rialzo degli oli di oliva (+6,5% su base mensile), in un mercato influenzato dalle previsioni di riduzione della produzione in Europa, con forti cali attesi in Spagna e Italia.
Cambiano direzione i listini dei vini che, dopo un lungo trend al ribasso, hanno fatto segnare un aumento dello 0,8% mensile. Sui mercati dei cereali settembre ha chiuso con un meno 5,2%. Il mais è stato ancora il prodotto più penalizzato (-13,7% su base mensile), schiacciato dalla pressione dell'offerta sia nazionale che estera. In frenata, per le stesse motivazioni, anche la soia che rispetto ad agosto, rileva l'Ismea, ha ceduto il 22,4%.
Nel comparto zootecnico l'andamento mensile segnala una caduta dei prezzi del 2,2% di media. A cedere sono state soprattutto le quotazioni del bestiame vivo (-3,7%), in particolare di avicoli (-10%) e suini (-8%), mentre i lattiero caseari hanno limitato i ribassi a un meno 0,8%.
Su base tendenziale, il confronto con settembre 2013 mostra una flessione del 5,4% per l'insieme delle coltivazioni, con riduzioni più marcate per vini(-16,1%), frutta (-16,9%) e semi oleosi (-21,5%). In controtendenza gli oli di oliva, che in un anno sono invece rincarati del 18,7%.
Prezzi più bassi anche per le produzioni zootecniche, che in media hanno ceduto il 7,8% su settembre 2013. Pesante il bilancio per il bestiame vivo (-12,2%), con flessioni generalizzate anche perle uova e i lattiero caseari, in calo rispettivamente del 6,3% e del 3%.
(Fonte Ismea Servizi)
Indigenti, Mipaaf: stanziati 40 milioni di euro per aiuti alimentari. Bando per 12,5 milioni di euro di formaggi dop.
Roma, 09 ottobre 2014 -
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che l'organismo pagatore Agea, su delega del Ministero del Lavoro e con l'indirizzo del Mipaaf, ha emanato oggi un bando di gara per la fornitura di 12,5 milioni di euro di formaggi DOP agli Enti Caritativi (Organizzazioni partner) che assistono gli indigenti.
Si tratta di una procedura innovativa già sperimentata lo scorso anno, che tende a premiare la varietà dell'assortimento ed il valore biologico e nutrizionale dei formaggi, tutti comunque a Denominazione di origine protetta.
Questa gara, si aggiunge a quelle già eseguite utilizzando il Fondo Nazionale Indigenti istituito presso il Mipaaf per 8,4 milioni di euro di pasta e 1,1 milioni di euro di farina. Queste ultime hanno già portato all'aggiudicazione di forniture per 3.608 tonnellate di farina e 13.700 tonnellate di pasta, le cui consegne agli Enti caritativi stanno iniziando proprio in questi giorni.
Si tratta di un primo risultato che si completerà con l'attivazione di forniture per altri prodotti sempre destinati agli indigenti come ad esempio polpa di pomodoro, carne e minestrone in scatola e succhi di frutta, fino ad un impegno finanziario di € 36,7 milioni di euro già resi disponibili su richiesta del Dicastero del Lavoro, che si aggiungono ai 9,5 milioni di euro del Fondo Nazionale già impegnati.
Questo primo intervento di mercato sarà rafforzato non appena verrà approvato dalla Commissione europea il nuovo programma operativo finanziato dal FEAD (Fondo aiuti europei agli indigenti) ai sensi del regolamento UE n. 223/2014, che ha sostituito il precedente programma di aiuti sostenuto con i fondi della politica agricola comune.
Attraverso tale programma, saranno messi a disposizione ulteriori 40 milioni di euro a completamento dello stanziamento 2014, 80 milioni di euro nell'esercizio 2015 e 66 milioni di euro, salvo integrazione con cofinanziamento nazionale, per ciascun anno sino al 2020.
"Grazie alla sinergia con il Ministro Poletti - ha detto il Ministro Maurizio Martina - abbiamo potuto mettere in campo un piano di interventi a favore degli indigenti. Fino al 2020 avremo a disposizione oltre 400 milioni e abbiamo deciso di anticipare il massimo della quota nazionale fin da subito con i primi 40 milioni di euro per gli aiuti alimentari. Con queste risorse riusciamo a supportare il lavoro degli Enti caritativi, messi in crisi dalla fine del precedente programma europeo di aiuti. Stiamo distribuendo in questi giorni più di 16mila tonnellate di pasta e farina e con il bando sui formaggi DOP abbiamo fatto un ulteriore passaggio per assistere i 4 milioni di italiani che soffrono di povertà alimentare. È un tema sul quale continueremo a spingere anche a livello europeo, tanto da averlo messo tra i punti cardine della discussione sulla sicurezza alimentare dello scorso Consiglio informale dei Ministri dell'Agricoltura dell'Ue a Milano".
(Fonte Mipaaf 9 ottobre 2014)
Dall'Ara: "Siamo soddisfatti per questa decisione"
- L'attività di selezione meccanica della granella aziendale destinata ad essere reimpiegata come seme, svolta con attrezzature mobili presso gli agricoltori, è lecita solo se autorizzata dal competente Servizio fitosanitario regionale. Infatti, con una ordinanza del 21 luglio scorso, il Tribunale di Mantova, a seguito di un ricorso presentato da Assosementi insieme a tre aziende associate, ha inibito in via cautelare una ditta locale dedita a tale lavorazione mobile "dal proseguire l'attività in assenza dell'autorizzazione di cui alla legge 1096/71 e successive modifiche".
Il regolamento di esecuzione della legge sementiera nazionale n. 1096/71 prescrive che tutti i prestatori di servizi, qualora svolgano attività di lavorazione delle sementi, debbano possedere la licenza sementiera prevista dall'articolo 2 della legge del 1971. Una volta di competenza delle Camere di commercio, i compiti di accertare l'idoneità delle attrezzature impiegate e la presenza dei requisiti di professionalità necessari sono stati trasferiti con una legge del 2007 ai Servizi fitosanitari regionali.
"Siamo soddisfatti per questa decisione che ribadisce qualora ce ne fosse stato bisogno – ha dichiarato il Presidente di Assosementi, Guido Dall'Ara – la necessità di dotarsi di questa autorizzazione per operare nel pieno rispetto della legalità, soprattutto in campo sementiero e dei materiali da riproduzione dove le norme debbono essere viste quali strumenti posti a difesa degli utilizzatori finali, cioè degli agricoltori".
(Fonte Assosementi 7 ottobre 2014)
Cibus Agenzia Stampa Elettronica Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 41 13 ottobre 14
SOMMARIO Anno 13 - n° 41 13 Ottobre 2014
(Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)
1.1 editoriale La portinaia del condominio Europa
2.1 EFSA OGM con un solo click
3.1 Lattiero caseario La lenta agonia delle due principali DOP
4.1 Sicurezza alimentare Contraffazione, sequestrati 7000 ettolitri di vino toscano
5.1 consumi Consumi, irrilevante l'aumento registrato in agosto
5.2 Ambiente Nutrie, la Regione supporta i Comuni.
6.1 agriturismo Maremma, da godere in relax.
7.1 Coppa d'Oro Piacenza, Coppa d'Oro e Gutturnio Festival si preparano a Expo 2015
9.1 crisi Coldiretti, crolla raccolto extravergine, volano prezzi +38%
Un nuovo software dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) mette a disposizione delle parti interessate uno strumento per effettuare l'analisi di dati complessi nel contesto della valutazione dei rischi da piante geneticamente modificate (GM).
Parma 6 ottobre 2014 - Il programma, di facile utilizzo, può essere scaricato gratuitamente dal sito web dell'EFSA e permette ai soggetti che devono presentare richieste di autorizzazione, ad esempio Stati membri e aziende, di analizzare dati desunti da esperimenti sul campo con un singolo clic del mouse.
In base alla legislazione dell'UE gli organismi geneticamente modificati (OGM) devono essere sottoposti a una valutazione del rischio prima di essere immessi sul mercato. Parte integrante di tale disamina scientifica è la valutazione di prove sul campo che forniscano i dati per la valutazione comparativa, metodo che mette a confronto le piante geneticamente modificate con le loro controparti convenzionali.
L'EFSA, in collaborazione con l'Università e il Centro di ricerca di Wageningen nei Paesi Bassi, ha sviluppato uno strumento software per eseguire l'analisi statistica necessaria per la valutazione comparativa in modo conforme alle linee guida dell'EFSA e alla legislazione dell'Unione europea.
La dott.ssa Claudia Paoletti, dell'Unità GMO dell'EFSA, ha dichiarato: "Questo software è un prezioso strumento di lavoro per tutti quelli che desiderano produrre dati conformi alle raccomandazioni contenute nella guida dell'EFSA. I soggetti interessati - compresi i richiedenti - che applicano lo strumento software OGM correttamente, possono essere certi che i dati comparativi ottenuti siano adatti alle finalità della valutazione del rischio. Il software è un ausilio messo a disposizione dall'EFSA per agevolare tutte le parti interessate, ma non è obbligatorio usarlo".
Il software esegue l'analisi simultanea della pianta geneticamente modificata rispetto alle sue varietà di controllo e di riferimento non geneticamente modificate (test di differenza e test di equivalenza, rispettivamente, come descritto nel regolamento (UE) n.503/2013). Con un solo clic viene generato un documento che elenca tutte le differenze significative e le rispettive categorie di equivalenza. Il software è flessibile e consente alle parti interessate di modificare alcune impostazioni a seconda delle esigenze specifiche dell'analisi che si vuole eseguire. Permette inoltre l'introduzione di fattori diversi secondo le specifiche condizioni ambientali delle singole prove sul campo.
"Abbiamo testato ed eseguito il debug del sistema prima di andare in diretta", ha aggiunto la dott.ssa Paoletti. "Si tratta pur sempre di un nuovo software e piccoli problemi iniziali non possono essere del tutto esclusi. Abbiamo creato un'apposita casella di posta elettronica e incoraggiamo qualsiasi utente a darci un riscontro, in modo da poter affinare ulteriormente il programma".
Ministro Martina: "Abbiamo un sistema di controlli efficace e ben radicato sul territorio"
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che in un'operazione congiunta tra l'Ispettorato Repressione Frodi (ICQRF) e i Carabinieri sono stati sequestrati circa 7mila ettolitri di vini appartenenti alla denominazioni di origine Morellino di Scansano DOCG, Maremma Toscana DOC e all'indicazione geografica Toscana, per un valore complessivo di 420mila euro.
Gli uffici della Toscana e dell'Umbria dell'ICQRF, insieme ai Nas, ai Nil Carabinieri di Livorno e Grosseto e ai militari della Stazione Carabinieri di Orbetello, hanno svolto accurate verifiche fisiche e documentali presso due cantine di una delle più grandi aziende vinicole della provincia grossetana.
Il sequestro è stato necessario per l'assoluta mancanza di tracciabilità documentale dei mosti in fermentazione presenti nei vasi vinari al momento del controllo. Infatti l'azienda non aveva effettuato alcuna annotazione sui Registri Vitivinicoli. I mosti in fermentazione non erano identificabili per l'assenza delle indicazioni obbligatorie nei cartelli apposti sulle vasche e per la mancanza dei relativi documenti di accompagnamento. Inoltre sono state rilevate altre irregolarità amministrative di natura igienico sanitaria e urbanistica, che saranno segnalate alle Autorità competenti.
"Abbiamo un sistema di controlli efficace e ben radicato sul territorio - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina, commentando l'attività eseguita nell'ambito dei controlli della campagna vendemmiale -, come dimostra anche questa operazione. Dall'inizio dell'anno abbiamo fatto più di 60mila controlli, anche per tutelare i nostri prodotti a denominazione, come in questo caso. La reputazione e la sicurezza dei nostri vini d'eccellenza va salvaguardata attraverso operazioni sinergiche che vedano il coordinamento degli organismi di controllo e mettano fuori gioco chi viola la legge. È un tema sul quale siamo costantemente impegnati e che vogliamo rilanciare anche in ambito europeo con il Forum sulla lotta alla contraffazione agroalimentare che organizzeremo a marzo 2015, riunendo tutti gli organismi di controllo europei".
(MIPAAF 3 ottobre 2014)
Uno schema di ordinanza della Regione Emilia Romagna per aiutare i Comuni ad organizzare i piani di contenimento delle nutrie.
Bologna 6 ottobre 2014 - Dal 21 agosto, infatti, le nutrie rientrano nella stessa categoria di topi, ratti, talpe e altre arvicole. Pertanto ogni cittadino può contrastare la presenza, nel rispetto dei limiti di legge.
Nelle situazioni in cui la diffusione dell'animale sia particolarmente significativa e costituisca una grave minaccia per le arginature di fiumi e canali, nonché per le colture agricole, il Comune può predisporre un'azione di contrasto mirata attraverso una specifica ordinanza. Proprio per questo la Regione ha predisposto uno schema di ordinanza tipo e lo ha inviato a tutte le Amministrazioni comunali dell'Emilia-Romagna.
La nuova classificazione delle nutrie è dovuta alla legge nazionale 216/2014, che ha convertito il DL Competività. Prima questi roditori rientravano nell'elenco delle specie della fauna selvatica come ad esempio i cinghiali e gli altri ungulati.
n questi anni la Regione ha garantito una regolare azione di contenimento (una media di 60 mila animali all'anno), che ora potrà essere continuata dai Comuni utilizzando le opportunità offerte dalla legislazione regionale sulla presenza di specie infestanti quali appunto topi e altri roditori. La nuova classificazione comporta l'interruzione dei risarcimenti che fino ad oggi la Regione ha riconosciuto alle aziende agricole per i danni alle colture provocati da questa specie in quanto non compresa nell'elenco della fauna selvatica.
(Fonte Regione Emilia Romagna)
Al via raccolta in Italia in calo del 30%, produzione dimezzata in Spagna
Crolla la produzione mondiale di olio di oliva che dovrebbe scendere del 17 per cento a 2, 9 milioni di tonnellate per effetto del dimezzamento dei raccolti in Spagna che con un quantitativo di meno di un milione di tonnellate mantiene il primato mondiale ma anche del forte calo in Italia dove è appena iniziata la raccolta che dovrebbe confermare il secondo posto nonostante una riduzione del 30 ed una produzione attorno a 300mila tonnellate. E'l'allarme lanciato dalla Coldiretti per la campagna olearia 2014-2015, sulla base dei dati riportati dalla Oil World, nel sottolineare che gli effetti si fanno sentire sul mercato con un forte balzo dei prezzi dell'olio extravergine. Negli ultimi 12 mesi - sottolinea la Coldiretti - i futures sull'olio d'oliva vergine scambiati a Jaen, in Spagna, hanno registrato un'impennata del 17 per cento mentre alla Camera di Commercio di Bari quest'anno con l'inizio della raccolta delle olive si rilevano quotazioni che sono superiori al 38 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Se la produzione spagnola ha sofferto per le scarse precipitazioni in Andalusia, la principale regione produttrice, dopo l'annata di carica dello scorso anno, in Italia la produzione per l'andamento climatico si prevede scarsa ovunque ma i tagli maggiori - continua la Coldiretti - si stimano al centro nord, con cali del raccolto tra il 35 e il 50 per cento. Anche al sud la situazione è difficile sia in Calabria che in Puglia che è la principale regione di produzione. Il Salento avrà il calo più sensibile ma significative riduzione si rilevano anche in alcune aree della zona di Monopoli e del Gargano, colpite da eventi meteo eccezionali e nel nord del barese. Il raccolto si prevede invece abbondante in Grecia che, dopo l'annata di scarica dell'anno scorso, potrebbe insidiare il secondo di secondo maggior paese produttore detenuto dall'Italia. Discreta – continua la Coldiretti - la produzione in Portogallo e in Marocco, in entrambi i casi intorno alle 70 mila tonnellate mentre in Turchia la produzione dovrebbe attestarsi sulle 200 mila tonnellate, nella media degli ultimi anni.
In queste situazioni il mercato europeo dell'olio di oliva con consumi stimati attorno a 1,85 milioni di tonnellate rischia di essere invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza. Un rischio che - sottolinea la Coldiretti - riguarda soprattutto l'Italia che è il principale importatore mondiale di olio per un quantitativo pari a 460mila tonnellate. Per tutelare consumatori e produttori e non compromettere l'immagine dell'olio italiano occorre evitare che venga spacciato come Made in Italy olio importato come è stato peraltro addirittura denunciato con fumetti illustrati sul New York Times con il titolo "Il suicidio dell'olio italiano".
Per questo occorre applicare le importanti modifiche alla disciplina introdotta dalla legge salva olio approvata nel febbraio 2013 sotto il pressing della Coldiretti che contiene misure di repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy, ma che ancora oggi è inapplicata per l'inerzia della pubblica amministrazione e per l'azione delle lobby a livello nazionale e comunitario. Il consiglio della Coldiretti ai consumatori è di verificare con attenzione l'etichetta dove, anche se spesso nascosto nel retro della bottiglia ed in caratteri minuscoli, deve essere riportato la scritta "ottenuto da miscela di olio comunitari od extracomunitari" se non si tratta di olio italiano al 100 per 100. Oppure di scegliere una delle 43 designazioni di origine riconosciute dall'Unione Europea e che garantiscono l'origine italiana.
L'Italia - continua la Coldiretti – puo' contare su un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro ed un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Le esportazioni italiane di olio di oliva nel 2013 sono state pari a oltre 1,2 miliardi di euro con gli Usa che - conclude la Coldiretti - rappresentano il principale mercato extracomunitario. (Fonte Coldiretti 4 ottobre 2014)
Tiene il Burro e il latte spot torna a scendere. Confermati i listini del Grana Padano mentre altri 5 centesimi sono stati perduti dal Parmigiano Reggiano.
di Virgilio, Parma - 01 ottobre 2014
LATTE SPOT Torna a scendere il latte crudo spot nazionale e con esso anche il latte intero pastorizzato estero. La flebile speranza accesa nella precedente ottava, che aveva evidenziato un momento di stasi dei prezzi del latte spot nazionale e addirittura un sensibile guadagno del latte di provenienza estera, in questa ultima di settembre i prezzi hanno ripreso a scendere. -1,31% per il nazionale che ha quotato a Verona tra 38,15 e 39,49€/100 litri e -1,34% è il cedimento del latte pastorizzato estero la cui forbice di prezzi si è fissata tra 37,63 e 38,15€/100 litri. Con quest'ultima quotazione, le medie del nazionale e dell'estero registrano rispettivamente una perdita dell'8,87% e del 13,05% rispetto l'anno precedente.
BURRO E PANNA Tiene da tre settimane il prezzo del Burro alla borsa milanese. Il Burro CEE conferma 2,85€/kg, 3,05€/kg per il Burro da centrifuga, 2,10/kg per il pastorizzato e lo zangolato è fermo a 1,90€/kg.
Dopo il crollo delle prime settimane di settembre anche il Burro zangolato da creme fresche quotato a Parma si è assetato a 1,50€/kg per la seconda settimana consecutiva.
Hanno ripreso a guadagnare le creme di latte a uso alimentare quotate a Milano a 1,58€ mentre stazionario tra 1,60 e 1,65€/kg il prezzo veronese della panna di centrifuga.
GRANA PADANO Nessuna nuova sul fronte del Grana Padano. Quotazioni confermate sia a Mantova sia a Milano per entrambe le stagionature oggetto di rilevamento prezzi.
6,40-6,65/kg il valore del listino di Mantova del 10 mesi che sale tra 7,20 e 7,45€/kg per il 14-16 mesi di stagionatura. A Milano confermati i listini dell'ottava precedente ovvero compresi tra 6,50 e 6,60€/kg per il 9 mesi e tra 7,10 e 7,75€/kg per il 15 mesi di stagionatura.
PARMIGIANO REGGIANO Continua la lenta discesa delle quotazioni del Parmigiano Reggiano sempre più prossimo ai valori del Grana Padano. Altri 5 centesimi perduti sulle piazze di Parma e di Reggio Emilia.
Tra 7,45 e 7,85€/kg è il prezzo rilevato per il 12 mesi di stagionatura alla borsa di riferimento parmense e tra 8,80 e 9,15 €/kg per il 24 mesi e oltre di stagionatura. Il listino reggiano, che invece rileva il 24 mesi, è sceso tra 8,90 e 9,20 €/kg nella contrattazione di martedì 30 settembre.
La Commissione Europea ha deciso di sospendere l'ammasso privato che aveva introdotto per un tetto di 155mila tonnellate a favore dei formaggi duri. Coldiretti stima un danno di circa 16,5 milioni di euro.
di Virgilio Parma, 28 settembre 2014 –
L'Italia conferma di non avere un buon rapporto con l'UE soprattutto nel settore lattiero caseario. Alla vigilia del rinnovo di tutta la politica di sostegno a favore del settore lattiero, dopo quasi trent'anni, non si è ancora concluso il contenzioso relativamente alle "Quote Latte" e conseguenti multe assegnate ai produttori, che siamo incappati nell'ennesima figuraccia in occasione dei provvedimenti adottati dalla Commissione per ammortizzare gli effetti dell'embargo russo rivolto ai prodotti agroalimentari europei.
La Commissione Europea ha infatti deciso di "di porre fine, a partire da oggi (23 settembre 2014 ndr), all'ammasso privato per i formaggi", che aveva introdotto per contrastare i danni subiti dai produttori europei in seguito all'embargo russo.
Le domande fino ad oggi ricevute - scrive l'Esecutivo Ue sulla Gazzetta Ufficiale - "mostrano che il regime è utilizzato in modo sproporzionato da produttori di formaggio, in aree che tradizionalmente non esportano quantità significative verso la Russia".
L'esportazione di prodotti lattiero caseari italiani in Russia è stata pari a 45 milioni di euro nel 2013 tra i quali un peso rilevante è rappresentato da Parmigiano Reggiano e Grana Padano per un totale di circa 15 milioni mentre vale 1,5 milioni l'export di Pecorino e Fiore Sardo. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare la decisione della Commissione europea. Ai danni diretti si aggiungono quelli indiretti che - sottolinea la Coldiretti - hanno portato al calo dei prezzi sul mercato interno con il Parmigiano Reggiano che si vendeva all'ingrosso prima dell'embargo Russo a 7.70 euro al chilo mentre ora si vende a 7 euro mentre il Grana Padano si vendeva a 6.80 ed ora a 6.10 euro al chilo e se consideriamo che il magazzino di Parmigiano Reggiano è normalmente di 20 mesi mentre sono 15 per il Grana Padano in un rapido conto la perdita solo per i due grandi formaggi supera sicuramente i 250 milioni di euro. Peraltro rilevanti – conclude la Coldiretti - sono anche le esportazioni di formaggi freschi per un importo di 13 milioni di euro come le mozzarelle che sono stati escluse dagli aiuti ora sospesi.
La norma abrogativa - Regolamento delegato (UE) n. 992/2014 - è applicabile con effetto immediato, ma si precisa che le domande presentate prima del 22 settembre saranno prese in considerazione.
La misura di aiuto allo stoccaggio privato rimane per il latte scremato in polvere e il burro, per i quali i volumi notificati sono considerati molto in linea con le aspettative della Commissione.
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