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La Procura di Parma propone ricorso avverso gli atti di riconoscimento di figli effettuati da coppie omosessuali, ricevuti dal Sindaco di Parma

Il Procuratore della Repubblica di Parma ed il Sostituto Procuratore dott. Ausiello hanno presentato ricorso nei confronti di quattro atti di riconoscimento successivo effettuati in data 21.12.2018, relativo ad altrettanti bambini, effettuati da donne unite civilmente e/o conviventi con le madri naturali; tali riconoscimenti erano stati effettuati dinanzi al Sindaco di Parma, nella qualità di Ufficiale dello Stato Civile.
In uno dei casi si era trattato di una sorta di riconoscimento incrociato, atteso che ciascuna delle due madri -tra loro conviventi- aveva riconosciuto il figlio partorito dall'altra donna.

Si tratta di una vicenda analoga a quella -già pendente dinanzi al Tribunale di Parma- relativa al Comune di Fidenza: in tale ultimo caso, però, l'Ufficiale di Stato Civile aveva rifiutato di ricevere l'atto di riconoscimento, per cui le due donne avevano presentato ricorso al Tribunale, e la Procura di Parma era intervenuta, chiedendo il rigetto del ricorso stesso.

Anche la presente vicenda si inserisce pertanto nel solco del delicato problema della possibilità che un bambino, riconosciuto alla nascita soltanto dalla madre (con l'espressa indicazione che il figlio era "nato dall'unione naturale di essa dichiarante con uomo non parente né affine con lei nei gradi che ostano al ricevimento ai sensi dell'art. 251 del codice civile"), venga successivamente riconosciuto come proprio figlio anche dalla donna, convivente o unita civilmente con la madre naturale; in altri termini, il problema se un bambino possa essere riconosciuto come figlio di una coppia omosessuale, possibilità che, nell'ordinamento italiano, ad oggi nessuna norma consente o prevede.
E' noto che, tuttavia, nonostante lo sbarramento normativo, i Sindaci di alcuni Comuni abbiano ritenuto ugualmente di poter ricevere le dichiarazioni di riconoscimento successivo, mentre in altri casi, allorquando la richiesta non sia stata accolta dal Comune, alcuni Tribunali abbiano ordinato all'Ufficiale di stato civile di ricevere gli atti di riconoscimento.

La Procura di Parma, invece, rifacendosi ai principi della separazione dei poteri (con il richiamo alla non ingerenza del potere giudiziario nel settore legislativo, ed al rispetto delle reciproche perimetrazioni) e del rispetto della legge (non solo dal punto di vista dell'ossequio formale, ma da quello sostanziale) ha sostenuto l'illegittimità degli atti di riconoscimento in questione.

Negli atti di ricorso al Tribunale, la Procura ha infatti evidenziato che, secondo le norme del codice civile e dell'ordinamento dello stato civile, l'atto di riconoscimento successivo (ovvero proprio quello ricevuto dal Sindaco di Parma) è previsto solo per il figlio nato fuori dal matrimonio e può essere effettuato esclusivamente dalla madre e dal padre che non lo abbiano riconosciuto al momento della nascita.

Pertanto, visto che, nei quattro casi in questione, il riconoscimento originario del bambino era stato effettuato solo dalla madre, il riconoscimento successivo poteva essere effettuato esclusivamente dal padre e non da un'altra donna, che ovviamente non è madre nè tantomeno può essere padre.

A sostegno della tesi contraria al riconoscimento, la Procura ha prodotto anche una relazione tecnica da parte dell'Ufficio di Stato civile di Parma, che si è espresso nel senso di ritenere non accoglibile il riconoscimento richiesto dalle coppie omosessuali, proprio perché non previsto dal nostro ordinamento (tanto che il Sindaco, titolare dell'Ufficio di Stato Civile, è dovuto personalmente intervenire per ricevere gli atti di riconoscimento successivo).

La Procura di Parma ha poi passato in rassegna alcune pronunzie giudiziarie precedenti (che avevano ritenuto ammissibili tal genere di riconoscimenti), criticandone le motivazioni proprio per lo stridente contrasto con l'attuale normativa e, rispetto alla pregressa vicenda di Fidenza, si è a lungo soffermata anche su aspetti di costituzionalità della legge n° 40 del 2004 (relativa alla procreazione medicalmente assistita), che spesso viene richiamata nei provvedimenti giudiziari per giustificare i riconoscimenti da parte di coppie omosessuali. Tale norma, invece, esplicitamente vieta il ricorso a questo tipo di procreazione da parte delle coppie omosessuali; in particolare, nei ricorsi in questione, la Procura si è dilungata per dimostrare che tale divieto legislativo non sarebbe costituzionalmente illegittimo.

Negli atti di ricorso la Procura di Parma -consapevole di diversi precedenti giudiziari di segno contrario- ha più volte insistito sulla circostanza che l'Autorità giudiziaria è solo l'interprete della norma, e non la creatrice della norma stessa, sottolineando, per un verso, che è compito del Legislatore creare le leggi e, per altro verso, che non spetta al Giudice colmare (veri o presunti) vuoti normativi. A tal fine ha ricordato che le norme del codice civile e dell'ordinamento dello stato civile (anche quelle relative agli atti di riconoscimento successivo) sono state modificate tra il 2013 ed il 2015 e, in quella circostanza, il Legislatore (unico legittimato a modificare le leggi) ben avrebbe potuto introdurre questo genere di riconoscimento da parte delle coppie omosessuali.

Infine la Procura ha ricordato che neppure la legge Cirinnà (che è ancora più recente, essendo stata approvata nel 2016) che ha introdotto le unioni civili tra coppie dello stesso sesso, ha inteso legiferare in materia di filiazione di coppie omosessuali, per cui anche sotto questo aspetto gli atti di riconoscimento ricevuti dal Sindaco appaiono non conformi alle disposizioni di legge.

Il Tribunale dovrà ora fissare l'udienza per la decisione sui ricorsi.

Parma, 27.4.2019

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Domenica 7 aprile nel meraviglioso Parco del Mauriziano di Reggio Emilia torna la festa più attesa dell’anno dedicata ai bambini, alle famiglie e a tutti coloro che desiderano trascorrere in compagnia una bellissima giornata all’aperto con tante attività gratuite: le passeggiate con gli asinelli, la mostra di creazioni Lego, le prove di mobility con Universo Cane, la truccabimbi, i laboratori di creta e fumetto, i giochi di società di Giovani nel Tempo, i giochi dell’alveare con le Api Libere e il campo di tiro con l’arco con gli arcieri della Maestà della Battaglia.

Da non perdere le visite guidate gratuite (senza prenotazione!) nelle Stanze Ariostesche a cura dell’Associazione Guide Turistiche Reggio Emilia e Provincia, in collaborazione con gli studenti della Scuola Media Einstein.

Anche Iren sarà presente all’evento con il Caraffone, il distributore mobile di acqua pubblica che fornisce gratuitamente ai cittadini acqua naturale proveniente dalla rete di acquedotto, un’acqua di qualità, “a chilometri zero” e ambientalmente sostenibile, poiché permette di evitare lo spreco di bottiglie di plastica.

La festa, giunta alla 9^ edizione, è organizzata dall’AIMA Associazione Alzheimer di Reggio Emilia insieme all’Asineria Didattica Asini di Reggio Emilia, con la Collaborazione con il Comune di Reggio nell’Emilia.

Durante tutta la giornata sarà attivo lo stand gastronomico con gnocco fritto, salumi ed erbazzone per una giornata di divertimento e di solidarietà: il ricavato dell’iniziativa sarà devoluto ad AIMA, che con i suoi progetti si propone di migliorare la qualità della vita delle persone con demenza e dei loro caregiver.

Per maggiori informazioni e il programma completo della manifestazione si può consultare il sito web di AIMA: www.aimareggioemilia.it

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Martedì, 02 Aprile 2019 15:00

Genitori e servizi educativi: convegno al Mavarta

La qualità dell’offerta educativa è strettamente proporzionale alla qualità della relazione che intercorre tra famiglie ed operatori. Negli anni questa relazione si è andata modificando e sempre di più si assiste, in tutti gli ordini di scuola, una progressiva distanza che i consueti sistemi di rappresentanza non sembrano colmare. Le famiglie sono diventate esigenti e talvolta diffidenti, ed i ripetuti episodi di cattiva educazione che vengono segnalati con frequenza dai media rendono questa relazione  difficile.

La cultura del sospetto è sempre deleteria ed in educazione e nella prima infanzia è devastante. È per questo e per ricomporre un dialogo con i genitori che i servizi comunali dell’infanzia santilariesi hanno proposto nei Consigli di gestione di rinnovare le consuete modalità di rappresentanza con un progetto che li chiama a partecipare direttamente durante l’orario scolastico.

Lo scopo è stato quello di far emergere, coinvolgendoli nel corso di alcune mattinate, le consuete azioni educative che nella quotidianità vengono proposte e rendere chiari ed evidenti alcuni principi valoriali di fondo quali quelli del rapporto con il gruppo, il rispetto delle individualità, l’attenzione alle relazioni e la stimolazione delle diverse competenze. Le testimonianze dei genitori dopo queste esperienze è sempre stata molto positiva ed ha consentito di far ripartire un dialogo ed un confronto su basi più solide e chiare.

L’esito di questo percorso verrà presentato venerdì 5 aprile al Centro Culturale Mavarta (ore 18.30) nel convegno “Mamma e papà, stamattina venite con me”. Dopo il saluto del sindaco Marcello Moretti, intervento di Maria Angela Leni, responsabile dei servizi scolastici del Comune di S.Ilario, sul tema “I valori educativi nella quotidianità dei servizi”. A seguire la proiezione di video realizzati presso il Nido “Girotondo” e le Scuole dell’Infanzia “G. Fiastri” e G. Rodari” con le testimonianze dal vivo dei genitori presidenti dei consigli di gestione delle strutture Alice MarzoCarlotta SemeraroElena Gazza. La conclusione dell’incontro è affidata all’assessore alla Scuola Viviana Tanzi.

Naturalmente l’intento è quello di continuare a mantenere alimentato il dialogo tra servizi e genitori e proseguire in questa esperienza che si è rilevata particolarmente efficace e molto gradita a bambini e genitori.

Info: Centro Culturale Mavarta, via Piave 2, Sant’Ilario d’Enza (RE). Tel. 0522 671858 – www.mavarta.it

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Fonte: Comune di Sant’Ilario d’Enza (RE)

Rubrica sul sociale a cura di Intesa San Martino Parma  

Spesso si parla dei Giovani come una generazione invisibile, incapace di accedere ai più elementari diritti. Viviamo infatti in una struttura sociale che complica l'accesso delle ‘nuove’ generazioni al mercato del lavoro, a prospettive di carriera nelle aziende e nelle istituzioni. Non tutti i giovani italiani girano le spalle al lavoro, anzi, quelli che in questi anni sono stati pronti ad accettare lavori spesso all'insegna della precarietà e della totale insicurezza ora – giustamente - rivendicano, con tutta la loro rabbia, proposte che siano all'interno di garanzie, seppur minime, di condizioni proposte vere e chiare. Il lavoro è il requisito più importante per uscire dalla crisi, è una posizione concreta fatta di salario e sopratutto di dignità, per rilanciare i consumi, rendere credibile la crescita e sereni quei cittadini lavoratori in cerca di occupazione. Per questo non può esseretrascuratoomercificato, ma deve tornare a essere lo strumento fondamentale per la conquista di una autentica cittadinanza. 

Per ottenere effetti economici positivi occorre promuovere una politica finalizzata alla detassazione del lavoro giovanile e soprattutto femminile. In questo contesto un ruolo essenziale può essere assolto anche dal sistema della bilateralità, attraverso il quale è possibile intervenire: sul finanziamento di corsi di formazione e di aggiornamento dei dipendenti; sulla riqualificazione delle donne e dei giovani che vorrebbero rientrare in attività dopo periodi di non lavoro; sul sostegno alle imprese che investono in flessibilità, sostenibilità, conciliazione, salute e sicurezza. Non dimentichiamo poi la ricollocazione degli over 50 espulsi dal ciclo produttivo. Il lavoro dev’essere un valore reale, così come lo è stato per le generazioni precedenti, non una concessione ma un diritto per tutti. Un riferimento diretto alla famiglia e alla società intera, dove vi siano forti legami tra etica della vita ed etica sociale.

Rino Basili
Segretario Intesa San Martino

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Cavandoli (Lega): "960 milioni per Bonus Nido che passa da 1.000 a 1.500 euro". 
Roma, 23 Gennaio 2019 - "In Italia oggi si fanno pochi figli: per alcuni la soluzione è sostituirli con i migranti, per noi è sostenere le famiglie nella loro battaglia quotidiana. Con la manovra di bilancio per il 2019 vengono aumentate le risorse per gli asili nido e le baby sitter, il bonus bebè, la conciliazione dei tempi famiglia-lavoro, passiamo dalle parole ai fatti", spiega la parlamentare parmigiana della Lega Laura Cavandoli.

"Con la manovra varata – prosegue l'esponente del Carroccio - abbiamo aumentato il bonus asilo nido Inps da 1.000 a 1.500 euro all'anno con un investimento di 960 milioni di euro nei prossimi tre anni, abbiamo aggiunto 100 milioni di euro al Fondo per le Politiche Familiari e confermato il Bonus Bebè con 390 milioni di euro per il 'Premio alla nascita' che garantisce ad ogni famiglia 800 euro alla nascita o all'adozione di minore. Ma la novità di quest'anno è che il Bonus Bebè viene aumentato del 20% in caso di nascita di fratellini o sorelline, aiutando quindi le famiglie che vogliono crescere anche numericamente".
"In tema di conciliazione famiglia-lavoro - aggiunge la parlamentare parmigiana - il Governo ha stanziato 62,5 milioni di euro per il congedo di paternità che viene portato a 5 giorni, oltre a un giorno facoltativo, e sono state introdotte più opportunità con lo smart working con priorità per le lavoratrici nei tre anni successivi alla conclusione del congedo di maternità o per i lavoratori con figli in condizioni di disabilità che necessitino di assistenza permanente, continuativa e globale. Infine è stata varata la nuova carta Famiglia con incentivi, agevolazioni, sconti e risorse stanziate ad hoc.".
"Sono una madre che lavora - conclude la Cavandoli - e so bene che in Italia ancora oggi è difficile fare sia l'una che l'altra cosa. Per questo sono fiera dell'impegno del Governo a sostegno delle famiglie, una promessa mantenuta".

Rubrica sul sociale a cura di Intesa San Martino - Parma -

Alcuni canoni alla base della nostra civiltà sono stati consumati. Non vi è più rispetto per il prossimo e oggi più che mai domina la cultura della superficialità, che porta l'identità a fondarsi sul nemico. Sembra che senza un nemico non si riesca a caratterizzarsi. È sicuramente un istinto presente nella nostra natura - la lotta per la sopravvivenza di cui parlava Darwin - ma tipico dell'uomo non è la sola biologia ma anche la ragione, quella condizione in cui rispettiamo gli altri e riusciamo a frenare un istinto.

Un motivo che aggrava questa situazione è la carenza delle relazioni affettive in famiglia, dove spesso il padre e la madre sono impegnati nella propria professione e non hanno il tempo di dedicarsi a una completa educazione dei figli. Si è diffusa un'immagine negativa degli adolescenti che sembrano sempre meno inclini allo studio, non più pronti a lavorare per guadagnarsi da vivere e interessati solo a ciò che li diverte. L'eccessiva ricerca di piacere che ci impone la nostra società condiziona anche i più giovani nella loro quotidianità. Mentre diversi anni fa, per cercare di soddisfare i bisogni primari, s''impegnavano tutte le proprie energie, oggi l'attenzione si sposta soprattutto su capricci e mode, sicuramente più difficili da seguire.

Occorre quindi recuperare i valori ormai perduti, non quelli legati ai beni materiali, ma i veri valori autentici, come la famiglia, la comunicazione e, non meno importante, la conoscenza reciproca che si è andata a perdere con gli anni anche a causa dei social network.
Ma la ragione che caratterizza l'uomo e consiste nel controllo delle pulsioni a volte non c'è, quella che si era costruita con i principi dell'amore, della fratellanza, della solidarietà per una società più giusta, sono stati da tutti noi spazzati via nel volgere di una generazione e ora siamo tutti più poveri, questa è la vera crisi sociale dell'Occidente che sta regredendo.

Rino Basili
Segretario
Intesa San Martino

Il 27 maggio si svolgerà a Parma il Convegno, "Sapere, Saper Fare, Saper Essere" organizzato dall'associazione Agedo Bologna con il Patrocinio e la coorganizzazione del Comune di Parma.

Il Convegno è rivolto a genitori, insegnanti, educatrici, adulti di fronte al coming out dell'adolescente inatteso.
Si intendono esplorare in parte le fatiche e i compiti che devono affrontare le ragazze e i ragazzi che si dichiarano omo-bisessuali o che esprimono varianza di genere in età adolescenziale nel rapporto complesso con se stessi e con alcuni contesti significativi di riferimento.

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Fadiga (garante regionale): "non più potestà, ma responsabilità genitoriale".

Bologna, 11 febbraio 2014

"Da oggi esiste solo lo stato di figlio: uguale per tutti, sia per quelli nati nel matrimonio che per quelli nati da genitori non legati da vincolo coniugale oppure riconosciuti da un solo genitore. Stessa regola anche per i figli adottivi". Così Luigi Fadiga, Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, nella giornata in cui entra in vigore il decreto legislativo 28 dicembre 2013 n. 154, che dà attuazione alla delega contenuta nell'articolo 2 della legge 10 dicembre 2012 n. 219, con la quale il Parlamento italiano ha abolito ogni distinzione, anche terminologica, tra figli naturali e figli legittimi.

Il Garante segnala come già la legge delega avesse anticipato "importanti modifiche", introducendo nel codice civile l'articolo 315 bis intitolato "Diritti e doveri del figlio": "Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori nel rispetto delle sue capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni; e anche di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti".

Dunque, da oggi, sottolinea Fadiga, "la posizione dei genitori nei riguardi della prole cambia: non più potestà, ma responsabilità genitoriale. Questo dà finalmente attuazione all'articolo 30 della Costituzione, in base al quale i genitori hanno 'dovere e diritto' di allevare i figli: il che vuol dire che i loro doveri vengono prima dei diritti".

Dal Garante regionale, un'ultima indicazione: anche il "diritto all'ascolto" viene precisato e più puntualmente disciplinato; "il minore, infatti, ha diritto ad essere ascoltato rispetto alle questioni che lo riguardano sia dai genitori che dal giudice eventualmente chiamato ad intervenire".

"Si tratta di una riforma attesa da anni- chiude Fadiga- che dà attuazione a disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del fanciullo sino ad ora inattuate, e apre una nuova stagione nei rapporti fra genitori e figli".

Per approfondimenti:

Decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154, Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, a norma dell'articolo 2 della legge 10 dicembre 2012, n. 219
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2013-12-28;154

Legge 10 dicembre 2012, n. 219, Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2012-12-10;219. 


(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)







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