Modena, 13 novembre 2013 -
Dalla cessione delle azioni Hera per superare il conflitto di interessi che coinvolge il Comune e reperire risorse, alla privatizzazione di alcuni servizi, dalla necessità aumentare gli investimenti a sostegno dell'economia all'applicazione della Legge regionale sulle funzioni amministrative locali. Se ne parla giovedì 14 novembre in un incontro con il Vicesindaco Boschini.
242 milioni di euro, il 60% di questi concentrati sul welfare (100 milioni), l'11,6% investito sull'attuazione del programma. Alle politiche economiche (attività amministrative, servizi come quelli per il turismo), invece, sono dedicati circa 3 milioni, il 70% di ciò che viene speso nello sport. Sono alcuni dei numeri che le Associazioni di Rete Imprese Italia hanno evidenziato nel bilancio del Comune di Modena e che saranno commentati nel corso dell'incontro che Cna, Confcommercio, Confesercenti e Lapam, le Associazioni di Riferimento di Rete Imprese Italia, hanno organizzato con il vicesindaco Giuseppe Boschini domani, giovedì 14 novembre alle 20.30, presso la Sala Panini della Camera di Commercio.
"Nel capoluogo si contano circa 19.000 imprese. Le nostre associazioni ne rappresentano circa il 60%. Rappresentiamo, cioè, gli interessi di migliaia e migliaia di famiglie di imprenditori che danno lavoro, nel capoluogo, a circa 50.000 persone. Ecco perché abbiamo voluto organizzare questo confronto, convinti che oggi servano scelte anche controcorrente per cercare un nuovo sviluppo della nostra comunità", commentano Nicola Fabbri, Massimo Malpighi, Silvia Manicardi e Mauro Salvatori, presidenti per il Comune di Modena rispettivamente di Cna, Confcommercio, Lapam e Confesercenti.
Scelte controcorrente, si diceva, a cominciare da Hera. Nella nostra città il costo di smaltimento dei rifiuti per le imprese ha continuato a correre: negli ultimi 7 anni l'incremento è stato in media del 25%, con punte del 30% per alcune categorie. Peraltro, senza che sia stato tangibile un miglioramento dei servizi erogati o un aumento della produzione dei rifiuti, stante la crisi. Tutto ciò pone seri interrogativi rispetto al ruolo che la nostra città – capofila dei comuni del territorio modenese, che, per tramite di Hsst, detengono più del 10% di azioni di Hera ed esprimono alcuni componenti del CdA, a cominciare dal vicepresidente – ha esercitato per influenzare le politiche della multiutilty. L'impressione è che Modena si sia limitata ad incassare i dividendi (9 milioni solo nel 2012, assieme a quelli delle Farmacie comunali) ed a svolgere un ruolo notarile rispetto a scelte che hanno puntato esclusivamente sulla tutela degli azionisti, mettendo in secondo piano le esigenze del territorio. In altre parole, il Comune eserciterebbe il suo legittimo ruolo di azionista, innescando però un vero e proprio conflitto d'interessi rispetto alle richieste di imprese e cittadini: avere un servizio efficiente e di qualità al minor costo possibile. Sanare questo conflitto d'interessi vendendo le proprie azioni sino ad uscire dal patto di sindacato, utilizzando le risorse ricavate per far ripartire investimenti mirati, sarebbe un'opzione da mettere all'ordine del giorno. Soprattutto, sarebbe un'azione che risponderebbe alle attese della comunità.
Una vicenda, quella del rapporto Hera-Comune, che tira in ballo anche la questione imposte e tariffe, che assomigliano sempre più a tasse occulte. Pensiamo al passaggio Tia-Tares, che, con l'indetraibilità dell'iva ed il conguaglio di fine anno, e con l'applicazione delle maggiorazioni a copertura dei cosiddetti servizi indivisibili, comporterà un significativo aumento dell'esborso da parte delle realtà produttive e commerciali.
Non meno grave è la situazione dell'Imu, che in due anni, per alcune categorie, è più che raddoppiata e rispetto alla quale stiamo assistendo ad un dibattito surreale, che non ha minimamente preso in considerazione la realtà delle imprese. A livello locale, gli imprenditori si aspettano dall'Amministrazione Comunale quel segnale di attenzione verso il mondo economico, che è mancato nelle scelte di bilancio degli ultimi due anni. Ecco perché Rete Imprese ribadisce la richiesta dell'introduzione di un'aliquota di favore (in linea di principio corrispondete a quella pagata sino al 2012 sulla prima abitazione) per i fabbricati utilizzati direttamente dall'impresa nella propria attività, da assimilare a veri e propri beni strumentali.
A rendere il quadro ancora più incerto e potenzialmente drammatico, è l'arrivo la TRISE, il nuovo tributo sui servizi comunali, che assorbe IMU e TARES (ma non il tributo provinciale ambientale, già oggi al livello massimo del 5%). Come noto, una parte del tributo riguarda il servizio di gestione dei rifiuti (TARI) e una parte (la TASI) i servizi "indivisibili" (illuminazione pubblica, manutenzione strade ecc.). Per la TASI la base imponibile sarà quella dell'IMU e l'aliquota base dovrà essere dell'uno per mille o un euro al mq. Ai Comuni viene data facoltà di intervenire sull'aliquota e le maggiorazioni potranno arrivare all'aliquota massima dell'IMU incrementata dell'uno per mille. Dato che dal nuovo tributo lo Stato pensa di incassare un miliardo in più, è evidente che i contribuenti pagheranno di più. Cosa ha intenzione di fare in merito il Comune di Modena che applica anche l'aliquota Irpef massima, al pari della Regione? La risposta non può prescindere dalla consapevolezza della sofferenza in cui versa il nostro settore produttivo.
A questo proposito, giova ricordare che le entrate correnti del Comune provengono, in ordine decrescente, dalla tassazione, dalle sanzioni, dalle tariffe, dai dividendi e dai trasferimenti da altri enti.
Certo, non si nascondono le difficoltà finanziarie in cui versano gli enti locali a causa dei continui tagli dei trasferimenti, ma ci sono dati che dimostrano come sia possibile intervenire sulla spesa corrente. Prendiamo, ad esempio, i differenziali di spesa per i servizi di welfare tra il comune capoluogo e agli altri comuni: la spesa socio-sanitaria pro capite nel distretto di Modena nel 2010 era di 545 euro, contro i 400 della media regionale e i 421 euro della media provinciale, peraltro senza che a Modena vi siano criticità particolari rispetto ad altre realtà.
Una strada in questa direzione può essere presa puntando sulle esternalizzazioni. Non è casuale che la ventina di scuole dell'infanzia comunali a gestione diretta costino quasi cinque volte di più di quelle convenzionate.
Un ulteriore intervento di razionalizzazione della spesa può arrivare da un integrazione dei servizi con i comuni limitrofi. Su alcuni di questi, infatti, si possono immediatamente attivare forme di integrazione: i servizi tecnici sono esuberanti in ogni campo (dalla logistica, agli incarichi, alla dotazione, alla progettazione esterna ecc.); i servizi centrali sono esempio di frantumazione (direzione generale, contratti, personale, segreteria generale e atti amministrativi, gabinetto del sindaco, comunicazione, ragioneria, patrimonio); i rapporti con i cittadini (uniformazione dei regolamenti comunali). Il margine d'intervento è notevole, tanto più che dall'1 gennaio 2014 diventa operativa la Legge regionale n. 21/2012 che, prevedendo un "governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza", va proprio in questa direzione.
(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA MO)