Consorzio Parmigiano Reggiano

Consorzio Parmigiano Reggiano

Scelto dal colosso Whole Foods come prodotto di punta tra i formaggi di tutto il mondo. Il Consorzio denuncia e spinge la UE al contrasto di 100.000 tonnellate di falsi che si richiamano al tricolore. -

Reggio Emilia, 10 luglio 2015 -

"E' un successo per le esportazioni, ma è un successo anche nella lotta al contrasto delle imitazioni".
Così il Consorzio del Parmigiano Reggiano commenta l'accordo raggiunto per il mercato degli Stati Uniti - Paese in cui è presente il maggior numero di imitazioni del nome della Dop - con uno dei colossi della distribuzione Usa, la Whole Foods, che ha scelto il Parmigiano Reggiano come prodotto di punta per qualificare l'intera offerta di formaggi della catena: si tratta di un prodotto selezionato di almeno 24 mesi che viene porzionato nel punto vendita.

"E' un grande passo in avanti - sottolinea il direttore del Consorzio di tutela, Riccardo Deserti - non solo per rafforzare un trend di esportazioni in vertiginosa crescita nel primo trimestre 2015 (i dati Istat parlano di un +74%, ma il Consorzio già nei giorni scorsi parlava di circostanze eccezionali, come il rapporto di cambio euro-dollaro e l'esaurimento delle scorte, che si attenueranno nei prossimi mesi - n.d.r.), ma soprattutto per rafforzare proprio il contrasto alle imitazioni, sul quale incideranno molto anche gli esiti dei negoziati TTIP".
"I dati in crescita e l'esperienza di questi anni - osserva Deserti - confermano che la prima forma di contrasto alle imitazioni è proprio la conoscenza del prodotto originale, la cui presenza nelle catene distributive statunitensi, associata alle nostre azioni informative e a quelle effettuate dalle stesse catene, consente ai consumatori di prendere coscienza del massiccio ricorso a imitazioni ingannevoli cui è esposto".
"Grazie alle nostre attività di vigilanza - prosegue il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano - stimiamo in circa 100.000 tonnellate all'anno i consumi di "parmesan" immesso sul mercato e venduto facendo presumere (con il ricorso a marchi, bollini, simboli che richiamano il tricolore) che abbia un'origine italiana".

"Dieci giorni fa - esemplifica Deserti per ricordare la complessità del tema dell'"italian sounding" - in un supermercato di Manhattan abbiamo individuato due tipi di "parmesan": uno assolutamente neutro rispetto alla presumibile origine; l'altro, invece, intriso di bandiere e tricolori". "Nel primo caso, dunque, si tratta dell'uso di una denominazione ammessa dalla legislazione americana (molto più permissiva di quella europea in materia di Dop, tanto che nella UE il termine "parmesan" è ascrivibile solo ed esclusivamente al Parmigiano Reggiano), mentre nell'altro - spiega Deserti - si tratta di una azione esplicitamente ingannevole nei confronti dei consumatori e lesiva degli interessi dei nostri produttori".

"In questo complesso scenario - prosegue il direttore del Consorzio di tutela - la richiesta di prodotto originale è in forte aumento, e le principali catene americane hanno importanti programmi di sviluppo delle importazioni, con particolare riferimento al prodotto stagionato 30 mesi, e una crescente attenzione alla selezione diretta dei caseifici potenziali fornitori".

"Ora - osserva il presidente dell'ente di tutela, Giuseppe Alai - tocca davvero alla UE, nell'ambito dei negoziati TTIP - lavorare per nuove regole che salvaguardino le nostre Dop in un mercato dalle enormi potenzialità, e questa azione deve essere a maggior ragione forte e rigorosa dopo che in meno di un anno - tra embargo Russo, crisi economica e scontro finanziario tra UE e Grecia, i prodotti agroalimentari di qualità hanno subito pesanti colpi, che per il Parmigiano Reggiano corrispondono a 700 tonnellate in meno di export su questi Paesi".

(fonte: ufficio stampa: Consorzio del Parmigiano Reggiano)

Alai: la crisi greca non è solo un problema finanziario e delle banche. Colpiti i consumi ed export del Made in Italy di qualità. Nel 2014 export Parmigiano Reggiano ai minimi con -300 tonnellate. Già scontati danni come per l'embargo russo.

Reggio Emilia, 6 luglio 2015. Ci sono preoccupazioni anche nell'area del Parmigiano Reggiano per la crisi che investe la Grecia.
"Non sappiamo, ora - sottolinea il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai - quali saranno gli sbocchi dello scontro in atto con le autorità monetarie europee, ma è evidente che i Governi nazionali e la Ue non potranno limitarsi ad una esclusiva valutazione finanziaria delle conseguenze di questa drammatica crisi".

"Insieme ai destini dei cittadini greci, cui va il nostro preoccupato e solidale pensiero - prosegue Alai - vi sono in gioco interessi economici importanti per il nostro Paese e per le nostre imprese, incluse quelle del Parmigiano Reggiano".
"Il mercato greco - spiega il presidente del Consorzio - vale 563 tonnellate (quasi 15.000 forme) di export per i nostri caseifici, e questo dato, riferito al 2014, ha già scontato un calo di quasi 300 tonnellate rispetto al 2013, ovviamente legato al fatto che la caduta dei redditi dei consumatori greci ha spostato i consumi su prodotti di minor costo e qualità rispetto al Parmigiano Reggiano".

"In altri termini - afferma Alai - la crisi greca è costata, in termini di esportazioni, in misura comparabile all'embargo russo (400 tonnellate), ma questo aspetto rischia di passare nell'indifferenza rispetto agli interessi finanziari". "Sebbene i dati storici e gli ordinativi in essere lascino pensare che si sia toccato il punto più basso delle importazioni greche di Parmigiano Reggiano - osserva Alai - riteniamo che nell'interesse dei nostri produttori - così come per tutti i prodotti italiani d'eccellenza che hanno apporti con quel mercato e lì sono apprezzati - sia necessario un approccio alla crisi greca che non si esaurisca ad una pura questione finanziaria e di bilanci".

"In questo senso - conclude Alai - crediamo sia fondamentale un'analisi e un intervento più agganciato all'economia reale e che guardi ai modi in cui si possa favorire il rilancio di un Paese le cui sorti riguardano innanzitutto i suoi cittadini, ma anche le economie reali di tanti partner europei".

(Consorzio Parmigiano Reggiano Reggio Emilia, 6 luglio 2015.)

Nuovi accordi con le tre maggiori catene distributive. Obiettivo export a 100.000 forme nei prossimi cinque anni. Dall'informazione alla formazione degli addetti alle vendite. -

Reggio Emilia, 6 luglio 2015 -

Raddoppiare le esportazioni sul Canada nei prossimi cinque anni, con il passaggio da 50.000 a 100.000 forme: è questo l'obiettivo del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che dal Fancy Food di New York (la più prestigiosa vetrina internazionale dell'agroalimentare) è rientrato con nuovi e rilevanti accordi con le tre principali catene distributive al dettaglio: Costco Canada, Loblaws e Sobey's.

"Il mercato canadese - spiega il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti - rappresenta, per importanza, il secondo mercato extra UE dopo gli Stati Uniti, con 50.000 forme (circa 2.000 tonnellate) di export annuo, ed è qui che negli ultimi dieci anni si è fortemente diffusa la conoscenza del nostro prodotto, considerato il "re" dei formaggi per le sue caratteristiche del tutto naturali, la versatilità nell'utilizzo legata alle diverse stagionature e le tecniche di produzione artigianali, particolarmente apprezzate in Canada".

"L'export, pur essendo costantemente aumentato - spiega Deserti - ha però risentito, sino ad oggi, dei limiti imposti dal regime delle quote in vigore in Canada, che impone un tetto alle importazioni di formaggi dall'Unione Europea. Ora, però, si aprono prospettive del tutto nuove, legate da una parte all'accordo sul libero scambio Ceta (siglato tra Unione Europea e Canada nel 2014) che programma per i prossimi anni la concessione di nuove quote per le importazioni di formaggi europei (si dovrebbero aggiungere 18.000 nuove tonnellate per i formaggi europei) e, dall'altra, proprio grazie agli accordi siglati dal Consorzio a New York con le tre grandi catene canadesi".
"I contatti avuti con importatori e detentori di quote - aggiunge il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano - non solo confermano che il nostro è tra i formaggi più richiesti, ma che è possibile puntare proprio al raddoppio delle esportazioni, con 50.000 forme in più nell'arco di cinque anni".

"L'elemento che accomuna gli accordi con le catene distributive canadesi - prosegue Deserti - è il lavoro che verrà sviluppato sulla conoscenza del prodotto, sull'informazione sui fattori di distintività del Parmigiano Reggiano e - fatto particolarmente rilevante - sul supporto che verrà assicurato alle catene nella formazione del personale addetto alle vendite".

E mentre dal Canada giungono intanto notizie già di per sè positive, con un incremento del 10% delle esportazioni di Parmigiano Reggiano nei primi mesi del 2015, dal Consorzio giunge la conferma che "proprio il coinvolgimento diretto delle catene distributive - come spiega il presidente Giuseppe Alai - è l'elemento strategico sul quale sarà imperniato tutto il lavoro sulle esportazioni e che va ad affiancare i progetti costruiti con esportatori ed importatori". "Nelle aree del mondo con maggiore potenziale di sviluppo - conclude Alai richiamando Paesi extra UE come Usa, Canada, Sud America e Cina - si sta infatti rivelando fondamentale questo approccio che ci porta nei punti vendita a parlare direttamente con i consumatori e a creare nuove conoscenze e consapevolezze tra chi gestisce il vero e proprio atto di vendita".

(Fonte: ufficio stampa Consorzio del Parmigiano Reggiano)

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