Udienza processo Aemilia, presenti numerosi sindaci dei comuni reggiani. Il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi: "Siamo parte civile e cerchiamo di stare davvero "dentro" al processo: la prevista deposizione dell'ex prefetto motivo in più per essere presenti e riaffermare il nostro apprezzamento al suo lavoro."
Reggio Emilia, 3 febbraio 2017
Anche il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi ha presenziato, in pratica per l'intera giornata, all'udienza di ieri del processo Aemilia, apertosi lo scorso marzo nell'aula-bunker appositamente allestita nel cortile del Palazzo di giustizia.
"Come noto la Provincia di Reggio Emilia si è costituita parte civile insieme ai Comuni di Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio e Reggiolo: la nostra non è stata un'iniziativa formale, ma è una vera e propria assunzione di responsabilità in nome e per conto di tutti i comuni del territorio, pertanto questo significa cercare, nei limiti dei nostri impegni istituzionali, di stare davvero "dentro" al processo, partecipando il più possibile alle udienze al fianco dell'avvocato Salvatore Tesoriero del Foro di Bologna che ci rappresenta – dichiara il presidente Manghi – Ovviamente, la prevista deposizione dell'ex prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miro rappresentava un motivo in più per essere presenti oggi in aula e riaffermare l'apprezzamento e la vicinanza delle istituzioni reggiane a questa servitrice dello Stato che ha aperto una stagione importante per la nostra comunità, come proprio questo processo dimostra".
Non a caso, insieme al presidente Manghi, nell'aula-bunker allestita nel cortile del Palazzo di giustizia di Reggio Emilia erano presenti non solo i sindaci di Bibbiano e Montecchio, Andrea Carletti e Paolo Colli, parte civile insieme alla Provincia, ma anche i sindaci Enrico Bini (Castelnovo Monti), Nico Giberti (Albinea) ed Alessio Mammi (Scandiano).
La Provincia e Comuni di Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio e Reggiolo si sono costituiti parte civile al processo Aemilia come "persone offese e danneggiate rispetto a tutti i capi di imputazione che hanno ad oggetto i delitti commessi nel territorio del rispettivi enti o la cui manifestazione abbia comunque arrecato un danno all'ente stesso".
Avanzata, e accolta, all'udienza preliminare per tutti i procedimenti relativi ai reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e di concorso esterno, è stata poi estesa anche ai delitti e ai reati di scopo. "Al di là del puntare a ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non subiti dai rispettivi enti, la nostra iniziativa, che si affianca a quella di Comune di Reggio Emilia e Regione Emilia-Romagna, intende ribadire l'impegno delle istituzioni nel rifiutare e contrastare qualsivoglia forma di prevaricazione e di infiltrazione da parte della criminalità organizzata – aggiunge il presidente della Provincia – L'identità delle nostre comunità si fonda su legalità e convivenza e insieme a forze dell'ordine, magistratura e società civile intendiamo continuare con sempre maggiore impegno e tenacia a combattere ed estirpare ogni forma di insediamento mafioso nei nostri territori".
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Il giudice Francesco Maria Caruso respinge l'istanza di alcuni imputati. Il processo continua a porte aperte. Il Presidente della Provincia Manghi alla tappa reggiana del Viaggio legale: "Decisione onora memoria di chi, come Siani, ha dato la vita per libertà d'informazione".
Reggio Emilia, 19 gennaio 2017
Il processo di 'Ndrangheta Aemilia andrà avanti a porte aperte. Questa la decisione presentata oggi dalla Corte che ha deciso di non escludere dall'aula la presenza di giornalisti, associazioni dell'antimafia sociale o altri che vogliano prendervi parte. La richiesta era stata fatta lunedì dagli imputati, tramite una lettera letta in aula da Sergio Bolognino, considerato una figura dell'organizzazione criminale e fratello di Michele Bolognino.
"Come istituzioni abbiamo fortemente voluto che il processo Aemilia si svolgesse a Reggio Emilia pertanto non possiamo che accogliere con grande favore la decisione annunciata poco fa dal presidente del collegio giudicante Francesco Maria Caruso, che ha respinto l'istanza con la quale alcuni imputati chiedevano di chiudere le porte del dibattimento alla comunità e all'informazione: anche questo è un modo, estremamente concreto, per onorare la memoria di chi, come Giancarlo Siani, ha dato vita per la libertà di sapere cosa accade intorno a noi". Lo ha detto questa mattina il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, durante la tappa reggiana del Viaggio legale, il percorso di cittadinanza e contrasto alle mafie lungo la via Emilia promosso, tra gli altri, da Cgil, Caracò e IoLotto, per sensibilizzare le scuole e l'opinione pubblica sul rischio di infiltrazioni mafiose.
Parlando accanto alla Citroën Mehari verde del giovane giornalista napoletano ucciso dalla camorra e di fronte agli studenti delle superiori al PalaFanticini, Manghi ha ricordato questa "figura straordinaria di cronista giusto e coraggioso", sottolineando come "proprio la sua auto, sulla quale venne ucciso, continui a darci il segno della sua presenza, offrendoci un'occasione di riflessione e chiamandoci tutti a fare la nostra parte".
A Bologna imponenti misure di sicurezza per la nuova udienza del processo Aemilia: ieri è stata la volta del pentito Giuseppe Giglio che, come gli altri imputati, ha richiesto il rito abbreviato.
Bologna – 06 Aprile 2016 -
Imponenti misure di sicurezza ieri per la nuova udienza relativa al processo Aemilia che si è tenuta a Bologna. Rito abbreviato richiesto dagli imputati che, in questa occasione, ha visto salire sul banco Giuseppe Giglio - accusato di essere uno degli organizzatori dell'associazione di tipo mafioso individuata dalla Dda di Bologna radicata in Emilia e risultata indipendente dalla Calabria.
Giglio ha formalizzato la richiesta di essere interrogato dal gup Francesca Zavaglia ed il suo difensore ha annunciato di voler produrre i verbali depositati con le prime dichiarazioni rese dal suo cliente.
Ancora è da valutare se potranno effettivamente essere utilizzati e considerati validi, risulta comunque che molte dichiarazioni rese dall'imputato riguardino altri coinvolti nello stesso procedimento.
Secondo quanto previsto, il processo con rito abbreviato dovrebbe esaurirsi entro il 22 aprile, data entro la quale sono attese le sentenze di primo grado, a cui seguirà il processo per dibattimento a Reggio Emilia.
Insomma, dal 20 aprile si comincerà ufficialmente il processo a porte aperte all'interno dell'aula bunker appositamente allestita nel Palazzo di Giustizia, con udienze previste fino a settembre.
Eternit: ancora a giudizio oppure no? Dopo il primo processo, che si era concluso con la prescrizione dell’accusa di disastro ambientale per il patron svizzero Stephan Schmidheiny, il secondo ora rischia di non essere nemmeno celebrato.
Reggio Emilia, 24 luglio 2015 - di Ivan Rocchi
C’era anche una delegazione reggiana oggi a Torino per l’ultima udienza della fase preliminare del secondo processo Eternit. La Cgil di Reggio Emilia, i parenti delle vittime e alcuni ex lavoratori dello stabilimento di Rubiera (RE) speravano di vedere l’inizio di un nuovo processo all’ultimo proprietario del gruppo belga, lo svizzero Stephan Schmidheiny. E questa volta non per disastro ambientale, ma per omicidio.
Infatti, Schmidheiny era stato già condannato a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso al termine del primo processo Eternit, ma poi era intervenuta la prescrizione e quindi era stato prosciolto dalle accuse. Ora si è aperto un nuovo processo, che lo vede come unico imputato per la morte di più di 200 persone. Ma adesso tutto è in sospeso, dopo la decisione del giudice.
Ciro Maiocchi, del dipartimento salute e sicurezza della Cgil di Reggio Emilia non nasconde l’amarezza. “Le attese erano molte – spiega Maiocchi - soprattutto quelle dei familiari delle vittime. Oggi il giudice incaricato aveva il compito decisivo di rinviare a giudizio Stephan Schmidheiny, ultimo proprietario della multinazionale Eternit, decidendo se l'accusa più pertinente sia quella di omicidio volontario (non prescrivibile) o omicidio colposo (prescrivibile). Ma il giudice ha optato per una terza via. Dopo che la difesa dell’imputato ha sollevato obiezioni sulla possibilità di processare per una seconda volta la Eternit, pur con motivazioni giuridiche diverse accadute nel medesimo contesto storico, il giudice ha scelto di richiedere un parere direttamente alla Corte costituzionale”.
In effetti, secondo il principio ne bis in idem (non due volte per la medesima cosa), un accusato non può essere giudicato due volte per lo stesso reato. Il giudice ha dunque proposto di dirimere la controversia e di chiedere a un soggetto terzo se il secondo processo Eternit possa comportare violazioni della Costituzione o dei trattati europei. Non è facile prevedere quanto tempo richiederà questo nuovo passaggio, e questo significa un’ulteriore attesa per i famigliari delle vittime e per i lavoratori coinvolti, dopo anni di battaglie processuali.
“Anche noi della Cgil insieme ad Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto) iniziamo a soffrire della mancanza di risultati - continua Ciro Maiocchi -, consci che le insidie sono molte e soprattutto che non si possono attendere tempi biblici. Per questo bisognerà vigilare perché la Corte costituzionale decida al più presto se un secondo processo Eternit sia effettivamente legittimo o meno. Crediamo che a questo punto sia necessario definire una strategia processuale e sindacale comune, perché rimane fortissimo l'intreccio tra questioni giuridiche e di diritto e azioni sindacali”.