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Domenica, 09 Settembre 2018 08:50

Il silenzio come comunicazione

Il silenzio è comunicazione e trasmette messaggi di relazione. È soggetto come qualsiasi altro messaggio a comprensione e fraintendimenti, che sottostà a regole di codifica e decodifica. Il silenzio comunica diventando al momento regolatore del contesto contribuendo a determinarlo in una nuova fisionomia. Da regolatore della situazione diventa un messaggio non più convenzionale – fatto di riti – ma un messaggio intenzionale e, in quanto ambiguo, chiede di essere decodificato. All'interno di un rapporto la parola contiene la parola dell'altro. Il silenzio è un messaggio che parla della relazione, che la commenta e, in quanto tale, si può considerare una forma di meta-comunicazione.


di Guido Zaccarelli Mirandola 8 settembre 2018 - Comunicare significa mettere in comune agendo sulla relazione alla pari, significa trasmettere. Le persone impiegano parole convenzionali per descrivere la trasmissione di un comunicato, come inviare, trasferire, notificare, far vedere, far sentire, illustrare, far conoscere, investire, contagiare, partecipare, unire, mettere in comune con gli altri tutto ciò che è nostro.

La comunicazione avviene tra individui che rappresentano le fonti della trasmissione (ricevente e trasmittente) e impiegano un veicolo, come mezzo per comunicare, e una strada nella quale fare scorre il messaggio che rappresenta l'oggetto della comunicazione. Tutto questo può avvenire in presenza di uno strumento che permette al messaggio di andare da una fonte all'altra e viceversa. Chiunque emetta, o provoca un suono che si manifesta con segnali o simboli, è fonte di trasmissione e deve continuamente tener presente le eventuali interferenze che il messaggio può incontrare durante il tragitto, dal momento in cui è compilato al momento in cui raggiunge il destinatario. Il messaggio può essere vocale, o per iscritto, e favorire la presenza di ragionamenti e/o condizionare le convinzioni, atteggiamenti e comportamenti. Le due forme prevedono la presenza di un codice che incorpori le regole per essere compreso dal ricevente. In tutto questo è fondamentale il modo – il come – il destinatario riceverà il messaggio che dipende anche dalle condizioni del destinatario nel momento in cui viene in contatto.

L'interpretazione è fortemente condizionata dalla presenza di interferenze che ostacolano il naturale scorrimento del messaggio da una fonte all'altra. Un caso tipico e legato al messaggio rivolto al nostro compagno di viaggio in treno, mentre attraversiamo una galleria, dove la mancanza di luce può indurre una sensazione di disagio nel nostro destinatario interferendo sulla nostra comunicazione e sulla comprensione. L'interferenza può essere la forte luce, il calore intenso o il freddo glaciale o il rumore. Può esservi interferenza nello strumento di ricezione. Un altro caso tipico possiamo incontrarlo quando il nostro messaggio verbale non incontra nessun tipo di interferenze dalla fonte di trasmissione allo strumento di ricezione ma il nostro destinatario ha l'auricolare del telefono che non funziona in modo corretto.

Ad esempio non dobbiamo trascurare i vizi di ricezione costituiti dalla mancanza di uno strumento idoneo ( gli occhiali) e da un difetto di vista (daltonismo). Quando le persone parlano apparentemente tutto sembra facile per l'azione messa in atto dal feedback (positivo-negativo–neutro) che le persone ricevono dal contesto nel quale sono collocate. Il problema sorge innanzi alla interpretazione di una comunicazione non verbale che necessita di uno sforzo maggiore per interpretare il messaggio evocato dai gesti. Maggiori sono le situazioni dove è presente il silenzio, indicato come regolatore dell'incontro, in grado di determinare il grado di accettabilità sociale e della sua durata all'interno di una data cultura. Da esso ricaviamo anche il modo di interpretarne il diverso significato: ad esempio stare in silenzio ad un funerale significa osservanza delle regole, prima di tutto, ma significa anche esprimere dolore e rispetto. Trasgredire il silenzio o, in altre occasioni, sfidare le regole mantenendo silenzi più o meno lunghi significa ancora qualcosa. Un silenzio esagerato può volere dire risentimento oppure noia o ancora, altrove, ignoranza oppure insubordinazione.

Cos'è il silenzio, oltre ad essere una cosa in talune circostanze accettabile, in altre auspicabile e in altre ancora cosa? La sua trattazione è importante per il ruolo che svolge nell'atto comunicativo e non trattarlo in questo articolo rischierebbe infatti di venire identificato in modo ambiguo e in negativo o come fenomeno contrapposto a rumore o, in termini interattivi, come mancanza di comunicazione. Il silenzio, inquadrato e governato da particolari regole contestuali come la pausa, la sospensione del contatto, non si pone più come inespressiva assenza intenzionale, mancanza di messaggio tra un emittente A e un ricevente B sospesi nel vuoto, ma come fenomeno indicante una presenza, la presenza di un particolare tipo di comunicazione.

Sono perciò le regole delle diverse interazioni comunicative, quelle stesse che impongono il silenzio, lo proibiscono, ne prescrivono la durata, che definiscono e codificano un certo comportamento come "silenzio". In termini di regole conversazionali, sappiamo che un parlante segnala la fine del proprio turno di intervento all'altro con un silenzio che, però, non è vissuto come silenzio fino a che non superi una certa durata. Qualora ciò avvenga è sempre possibile da parte dell'ultimo locutore eliminare l'imbarazzo che si può venire a creare trasformando l'interruzione in pausa del proprio discorso e riprendere a parlare.

Ad esempio conosco bene il mio partner, lo so mediamente loquace, e uso passare insieme a lui lunghe ore si silenzi e non-silenzi. Torno a casa, magari annunciando un allettante progetto da attuare insieme e non trovo risposta, ma una persona silenziosa che continua a disbrigare le sue solite azioni quotidiane. Che cosa penso io? Che quel silenzio vuol dire qualcosa, che c'è qualcosa che non va? Che ce l'ha con me. E' probabile allora che anch'io, avvertito un clima alterato e di apparente negatività, faccia a mia volta l'arrabbiato, e si inneschi da qui una dinamica particolare di ostilità. Per spiegare la codifica e la comprensione interpersonale del silenzio si può ricorrere anche alle regole generali della conversazione, così come lo descrive il filosofo inglese Paul Grice (1975).

La violazione – nel senso dello sfruttamento – di queste, in particolare del principio di cooperazione: «conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall'intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato», per quanto concerne il silenzio, è proprio ciò che permette di interpretarlo come messaggio significativo. Grice con il principio di cooperazione vuole sottolineare l'importanza delle convenzioni sociali per facilitare l'interazione sociale, ovvero mettere in risalto l'interpretazione degli enunciati che dipendono dal contesto in cui si trovano i parlanti. L'inferenza aggiunge dettagli rispetto a quanto effettivamente viene espresso al momento. Grice definisce quindi le implicature conversazionali riferendosi a ciò che non viene detto ma quello che viene detto contribuisce a definire sottolineando l'importanza del dare intendere qualcosa per qualcosa d'altro rispetto a ciò che si dà per intendere.

A questo punto il silenzio intenzionale passa di nuovo da "sfondo" a "figura" (l'implicito diventa esplicito) e diventa a sua volta regolatore del contesto, contribuendo a determinarlo in una nuova fisionomia. A tale scopo è fondamentale riportare alla mente la teoria della Gestald – della forma – per l'importanza associata al rapporto figura - sfondo correlata alla visione dell'uomo di stati della realtà dove l'immagine osservata è sempre influenzata dallo sfondo che condiziona la percezione del contesto. Da "regolatore della situazione"; diventa messaggio non più convenzionale, rituale, ma messaggio intenzionale e, in quanto ambiguo, chiede di essere decodificato.

Ad esempio un adolescente sta in un angolo silenzioso, con aria infelice. Ad esempio tutto desidera fuorché si rispetti il suo silenzio, che non gli si parli e che si intenda alla lettera il suo messaggio come: voglio stare solo e zitto. Piuttosto, vuole che qualcuno gli si avvicini per chiedergli perché sta solo e zitto. Tanti possono essere i significati del silenzio e tanti i suoi usi funzionali. A dice qualcosa a B, non fa commenti. Lo scopo del suo silenzio è quello di comunicare disapprovazione per quanto A ha detto. A può comprendere il significato del silenzio di B, oppure può fraintenderlo, interpretarlo con disinteresse attivo, ostentato, oppure può interpretarlo come di disinteresse, ma svuotato del suo significato intenzionale, come "nulla da dire". All'interno di un rapporto la parola contiene la parola dell'altro, si pone di fronte ad essa alludendovi, commentandola implicitamente, e così facendo, la conferma o la smentisce, l'accoglie o la contrappone ad essa. Quando il gioco sincronizzato delle parole si sfasa e l'assenza diventa avvertibile, si sostituisce il gioco dei silenzi con il suo codice di rimandi e di interpretazioni. Una grammatica del silenzio non è ancora stata formulata, ed è difficile formularla, perché le regole di decodifica dei silenzi sono fortemente connesse al "contesto implicito" al rapporto particolare che vi è tra gli interlocutori, più che al "contesto esplicito" costituito dalle regole generali dei rapporti sociali.

Il silenzio è quindi un messaggio che parla della relazione, che la commenta e, in quanto tale, si può considerare una forma di meta-comunicazione. Ma, dopo aver insistito sul fatto che il silenzio è comunicazione, che trasmette messaggi di relazione, che è soggetto come qualsiasi messaggio a comprensione e fraintendimenti, che sottostà a regole di codifica e decodifica, sarebbe il caso di domandarsi qual è la peculiarità del messaggio silenzioso.

Cos'è che rende in certe situazioni il silenzio addirittura più comunicativo della parola, più forte, che ne fa esempio un inconfutabile strumento di potere? Scrive Tolstòj: " Che forma ha il silenzio! Lo so per esperienza ci si ingegna ad accumulare gli argomenti più irrefutabili contro l'avversario... Ed ecco che questi non reagisce per nulla, ma proprio per nulla... ci si immagina che egli prepari le obiezioni più probanti, si attende... e poi niente, niente del tutto. Questo modo di essere mi ha sempre colpito".

Questo commento è riferito da Tolstòj ai conflitti coniugali con la moglie: sappiamo dai diari di lui e di lei quanto spesso egli ricorresse a quest'arma e come questa sia stata vissuta come strumento di violenza. Se il silenzio è un'arma spesso vincente di conflitto, e quindi uno strumento di potere, è perché esso ha la funzione di smentire l'altro e la smentita è la situazione più catastrofica in cui possa trovarsi un individuo. Il silenzio comunica: non ho nulla da dirti, perché non esisti.

In questo "gioco del silenzio" un ruolo chiave viene assunto dagli individui i quali differiscono nella capacità di captare l'informazione trasmessa dal viso, dal corpo e dal tono di voce: quindi messaggi senza parole ovvero la produzione della comunicazione non verbale. Ad esempio un padre tace alla presenza del figlio per esprimere disapprovazione, il figlio tace al rimprovero per sottolineare la sua ribellione. Così avendo analizzato la natura comunicativa del silenzio ci troviamo a recuperare la natura silenziosa grazie alla quale, alludendo ad essa anche il silenzio può parlare. In questo "gioco del silenzio" un ruolo chiave viene assunto dagli individui i quali differiscono nella capacità di captare l'informazione trasmessa dal viso, dal corpo e dal tono di voce: quindi messaggi senza parole ovvero la produzione della comunicazione non verbale.

Riferimenti bibliografici: Il silenzio nella comunicazione – UNIMORE – Facoltà di Scienze della Comunicazione, Guido Zaccarelli.
La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli.

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia

L'attuale contesto economico, sempre più caratterizzato da una concorrenza di tipo internazionale e da mercati globali, spesso impone all'imprenditore di allargare la propria area strategica d'affari oltre i confini nazionali.

Di Mario Vacca Parma 1 settembre 2018 - I colossi dell'E-commerce che si occupano delle "vendite a distanza" il più delle volte sono grandi società estere con sede in Unione Europea fuori da essa o nei cosiddetti "paradisi fiscali".
Nel caso in cui tali vendite superino precise soglie di fatturato fissate da ciascuno Stato membro dell'Unione Europea, questi soggetti sono obbligati a tassare i beni venduti nel paese di destinazione.
Si dovrà quindi scegliere alternativamente se identificarsi ai fini IVA oppure nominare un rappresentante fiscale (la nomina è obbligatoria nel caso in cui le vendite vengano effettuate prevalentemente nei confronti di acquirenti privati).
Potrà essere nominata come rappresentante fiscale una persona fisica oppure una persona giuridica che abbia residenza o sede in Italia.

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA' E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA

Misurarsi con la normativa e la burocrazia di un altro paese, oltre che con un nuovo mercato, comporta notevoli difficoltà che possono scoraggiare anche la più forte delle motivazioni. Generalmente l'imprenditore che desidera oltrepassare i confini nazionali ha di fronte a sé diverse opzioni, ognuna delle quali risponde ad esigenze strategiche specifiche, e ognuna delle quali comporta problematiche diverse. Prendendo, ad esempio, in esame il caso di un imprenditore intenzionato, non solo ad entrare in un mercato straniero con i propri prodotti, ma a stabilire una propria presenza fisica oltreconfine, si può concentrare l'analisi sulle seguenti tre possibilità:

1. Istituzione di un ufficio di rappresentanza;
2. Costituzione di una società di diritto locale.
3. Costituzione di una stabile organizzazione;

1. L'UFFICIO DI RAPPRESENTANZA L'ufficio di rappresentanza rappresenta la soluzione più veloce, semplice e meno costosa per stabilire una minima presenza oltreconfine. Non presenta criticità o problematiche particolari, né dal punto di vita normativo né dal punto di vista operativo; esso infatti non gode di autonomia giuridica, neanche dal punto di vista fiscale non è soggetto al pagamento di imposte nel Paese in cui viene stabilito. Naturalmente l'ufficio di rappresentanza, non può esercitare alcuna attività di tipo gestionale, industriale o commerciale; esso deve limitare la propria operatività all'ambito promozionale, informativo e, per l'appunto, di rappresentanza; esso potrà, ad esempio, mostrare i prodotti ai potenziali clienti, ma non potrà concludere contratti. Può solo svolgere attività di natura preparatoria rispetto all'attività svolta dalla casa madre.

2. LA SOCIETA' DI DIRITTO LOCALE La costituzione di una società di diritto locale rappresenta sicuramente la soluzione più radicale per l'imprenditore che desideri estendere i propri affari oltreconfine. La società di diritto locale, controllata dalla casa madre estera, ha ovviamente piena soggettività giuridica e tributaria nel Paese in cui viene costituita; essa cioè rappresenta un soggetto giuridico totalmente distinto dalla casa madre, ed in quanto tale pienamente soggetta alla normativa locale. Ciò significa che prima di poter trasferire la ricchezza prodotta, sottoforma di dividendi alla controllante estera, dovrà assolvere pienamente a tutte le obbligazioni tributarie del Paese in cui è stabilità, compresa l'eventuale imposizione sui dividendi in uscita. Il dividendo trasferito all'estero, poi, sconterà la tassazione secondo la normativa tributaria del Paese di destinazione, il quale potrà concedere un credito per le imposte pagate all'estero su tale dividendo. Nella quantificazione degli aspetti fiscali relativi alla distribuzione di dividendi dalla società straniera alla madre italiana, si dovranno considerare, oltre alle norme interne dei due Paesi interessati, anche l'eventuale presenza di una Convenzione contro le doppie imposizioni sottoscritte dai due Paesi e l'eventuale applicabilità della c.d. Direttiva Madre-Figlia, la quale trova applicazione per i rapporti tra paesi UE allo scopo di eliminare la doppia imposizione sui dividendi transazionali.

3. LA STABILE ORGANIZZAZIONE (BRANCH) La stabile organizzazione viene descritta dalla normativa tributaria italiana, derivata a sua volta dalla normativa convenzionale OCSE, come una sede fissa di affari per mezzo della quale l'impresa non residente esercita in tutto o in parte la sua attività sul territorio dello stato. La stabile organizzazione, quindi, può essere costituita, ad esempio, da una sede direzionale, una succursale, o anche da uno stabilimento produttivo, situato in un Paese diverso dal Paese di residenza dell'impresa. Da un punto di vista giuridico la stabile organizzazione non costituisce un soggetto autonomo dalla "casa madre"; a tal proposito si dice che la stabile organizzazione non ha personalità giuridica. Da un punto di vista tributario, invece, la stabile organizzazione costituisce un vero e proprio soggetto passivo di imposta, del tutto autonomo dalla "casa madre", tenuto al pagamento delle imposte nel paese in cui è presente. Ciò significa che un'impresa non residente che eserciti la sua attività nel territorio dello Stato italiano per mezzo di una sede fissa di affari sarà tenuta al pagamento delle imposte per i redditi prodotti in Italia. Come precedentemente detto, la norma italiana ha ereditato il concetto di stabile organizzazione dalle Convenzioni contro le doppie imposizioni (Modello OCSE), mantenendo, però, alcune importanti differenze; per questo motivo è sempre di fondamentale importanza, prima di costituire una stabile organizzazione, verificare eventuali differenze tra la normativa interna ed estera e l'eventuale presenza di una Convenzione contro le doppie imposizioni sottoscritta dai due Stati; in quest'ultimo caso, è bene ricordare, la norma convenzionale prevale sulle norme interne
La stabile organizzazione consta, principalmente, di due elementi: la stabilità dell'insediamento e la rappresentanza stabile.
Deve, infatti, essere nominato un soggetto preposto all'esercizio della sede (ovvero la stabile organizzazione) che ha anche autonoma rappresentanza ed autonomia gestionale.
La società estera con sede secondaria in Italia è, obbligata ad iscriversi presso l'Ufficio del Registro Imprese della Camera di Commercio italiana competente per il territorio, e la sede secondaria è soggetta alle norme sulle scritture contabili, sui rapporti di lavoro e sulla necessità di eventuali autorizzazioni amministrative per lo svolgimento dell'attività.

Quindi, in definitiva è possibile affermare che:
1) una società di diritto estero può lavorare in Italia a condizione che ivi istituisca una stabile organizzazione e si assoggetti alle normative tributarie e fiscali italiane.
2) ogni altra ipotesi di attività di una società estera in Italia, se basata su stabilità e continuità lavorativa non è lecita.

 

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Pubblicato in Economia Emilia

Gli ideali vivono in simbiosi con la mente a stretto contatto con i pensieri dai quali ricevono l'energia vitale per trasformare le idee in realtà. La prossimità contagia e consente di adeguare la rappresentazione mentale al contesto reale. Gli obiettivi si raggiungono insieme per raggiungere più facilmente la verità e trovare negli ideali lo sguardo che impreziosire l'oltre.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 30 agosto 2018 - Ogni persona vive ogni istante della propria esistenza in continuum con i propri ideali. Si è fatta una idea del mondo, di come è e di come sarà, ma soprattutto di come lo vorrebbe.

La differenza è nei valori personali e nelle azioni che mette in atto per allineare i propri ideali alla idea di un mondo diverso da quello nel quale ha fondato la propria identità. Gli ideali vivono in simbiosi con la mente a stretto contatto con i pensieri dai quali ricevono l'energia vitale per trasformare le idee in realtà.

Gli obiettivi si raggiungono insieme. Le persone nella realtà oggettiva (quella che si vede e si tocca con mano) quanto gli ideali e le idee nella realtà soggettiva (quella astratta) devono viaggiare uniti verso gli scopi comuni. Insieme è un termine che annida nel suo DNA differenti varianti in base al periodo storico e territoriale nel quale ha trovato la sua dimora iniziale, INSĔMUL, INSĬMUL. In ogni caso ciò che a noi interessa è SĬMUL che significa insieme.

Viaggiare in compagnia di altre persone che hanno le stesse idee e perseguono gli stessi ideali genera un diffuso stato di benessere che favorisce il dialogo e la nascita di relazioni sociali che vanno oltre il confine astratto che le persone hanno definito nel mondo reale. La prossimità contagia e consente di aggiornare e adeguare la rappresentazione mentale al contesto reale e di ridurre il gap in relazione ai propri scopi. La rappresentazione mentale è qualcosa che sta per qualcosa d'altro, una strategia che la mente mette in atto per favorire la nascita e lo sviluppo dei pensieri senza i quali le persone non sono in grado di gestire le azioni presenti, di programmare attività future e di esprimere un giudizio sul proprio passato.

Le immagini consentono di vedere ciò che la mente è stata in grado di produrre e creare le premesse per essere realizzate nella realtà. Un brevetto per invenzione industriale si forma nella mente e si realizza attraverso la scomposizione in fattori primi per essere successivamente riprodotti singolarmente e assemblati a fattore comune nella realtà. Il continuo dialogo che insieme mente – azione mettono in atto permette di realizzare l'idea. Le rappresentazioni mentali sono statiche in relazione alla dinamicità che fenomeni che avvengono nella realtà.
Da un lato è positivo per evitare un surplus di attività da parte della memoria di lavoro (working memory), tale da condizionare altre funzioni celebrali che necessitano di godere di elevata attenzione e priorità di esecuzione, dall'altro meno positivo per la presenza di una zona d'ombra che può contribuire a infondere difficoltà nelle scelte e azioni da intraprendere. Filippo Clerici afferma: «da soli si cammina veloci, ma insieme si va lontano...».

Insieme si condivide. Il prefisso - con - trova nella radice latina cum il NOI che rappresenta la dimensione ideale per essere parte di un insieme che unisce ciò che è diviso, rinforzando il senso di appartenenza. Lo sguardo vola verso l'alto. Con un occhio l'uomo vede la realtà da vicino. La presenza di due occhi, (binoculare) permette di alzare lo sguardo e di vedere molto lontano perché solo insieme questo è possibile. Anche la matematica tratta l'insieme con lo svizzero Leonhard Euler (noto come Eulero) impiegando i diagrammi di Eulero per rappresentare con una linea chiusa gli elementi che appartengono o sono esclusi dalla condivisione. Insieme indica il senso di appartenenza alla vita reale sposando l'idea degli ideali comuni che spingono ad andare uniti sempre più lontano.

L'oltre è per Platone il mondo delle idee: l'iperuranio, quella zona che si trova oltre la volta celeste, ben descritta nel Fedro circa nel 370 a.C. sui temi dell'anima, della follia dell'ispirazione divina e dell'arte. L'ispirazione a scrivere una delle più importanti opere della storia della filosofia greca, nasce da un dialogo tra il filosofo e Fedro mentre insieme escono dalla città di Atene per recarsi nella valle dell'Ilisso ad est della città.

L'idea trascende i confini del mondo reale per assumere la dimensione astratta – la dimensione metafisica – che trova la sua linfa vitale nella parte più alta dell'anima, quel soffio di vento, che consente di raggiungere più facilmente la verità in relazione alla propria esistenza e trovare negli ideali lo sguardo che impreziosire l'oltre.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli

Riferimenti sitografici: https://it.wikipedia.org/wiki ,

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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Imprenditori o dipendenti? Per i giovani reggiani perde appeal l'idea di fare impresa, mentre resiste il lavoro alle dipendenze.

Le imprese "under 35" della provincia di Reggio Emilia, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio provinciale, sono scese – a giugno 2018 - a 4.596 unità, portando all'8,4% la loro incidenza sulla struttura imprenditoriale reggiana. Per le imprese guidate da giovani si tratta della percentuale più bassa degli ultimi sette anni; nel 2011, infatti, la quota era al 10,7%.

A fronte di 198 imprese giovanili nate nel trimestre aprile-giugno di quest'anno, le aziende che hanno espresso la volontà di non proseguire l'attività sono 91, con un saldo ancora positivo, ma che progressivamente si è ridotto dal +210 aziende del 2012 - anno in cui aveva raggiunto la punta più alta – all'attuale +107 unità, con un sostanziale dimezzamento.

Anche i dati relativi alle persone con cariche amministrative disaggregati per classe di età evidenziano una progressiva diminuzione dell'incidenza dei giovani al comando delle aziende insediate in provincia di Reggio Emilia, andamento che si osserva anche a livello nazionale. I titolari e amministratori di imprese reggiane che non avevano ancora compiuto 30 anni, nel 2011 erano 3.950 e rappresentavano il 5,2% del totale; dopo sette anni sono scesi a 2.667 e l'incidenza percentuale sul totale degli imprenditori/amministratori è scesa al 3,8%.

A fare da contraltare alla flessione dei giovani amministratori d'impresa arrivano invece buone notizie dal tasso di disoccupazione dei giovani appartenenti alla classe d'età 15-29 anni. Dopo aver raggiunto il valore massimo, pari al 17,4%, nel 2014, a fine 2017 è infatti sceso al 14,8%.
Contemporaneamente il tasso di occupazione giovanile, ovvero gli occupati nella classe d'età 15-29 anni rapportati alla popolazione totale di quella stessa classe d'età, prosegue nella sua seppur lenta ripresa. Dopo aver toccato il valore minimo nel 2014 con il 36,6% ed essersi scostato di poco nel 2015 (36,7%), nel 2016 si è portato al 38,9% e, nel 2017, si è attestato al 39,1%.

Una conferma in tal senso viene anche dai dati - forniti dall'Agenzia regionale per il lavoro dell'Emilia-Romagna tramite i servizi per l'impiego di Reggio Emilia - relativi agli avviamenti al lavoro e alle cessazioni disaggregati per classe di età. Sebbene il numero dei contratti non corrisponda al numero delle persone entrate nel mondo del lavoro (sulla stessa persona, infatti, può essere attivato anche più di un contratto nello stesso anno), nel 2017 gli avviamenti di giovani appartenenti alla classe d'età 15-29 anni sono stati 38.832 a fronte di 34.143 cessazioni con un saldo positivo di 4.489 unità

 

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di Mario Vacca Parma 25 agosto 2018 - Con la sentenza n. 35461, la Corte di Cassazione traccia il confine tra le condotte di appropriazione indebita e di evasione fiscale.
Nel caso di specie si tratta dell'analisi dei presupposto per il sequestro preventivo nei confronti di un amministratore di srl indagato per il reato di impiego di beni, denaro o altre utilità, di cui ex art. 648 ter.

Se l'utilizzo del falso documento per operazione inesistente è avvenuto al fine di abbattere gli utili della società, pagare meno tasse e reimpiegare la somma uscita dal patrimonio sociale per finanziare, mediante il prestito dei vari soci, la società stessa, non sussiste alcuna condotta "appropriativa", posto che il modello operativo posto in essere vede immancabilmente il ritorno finale dei capitali nel patrimonio della società.

Il perseguimento di un interesse della società, sotto il duplice profilo del conseguimento di risparmio di imposta ( evasione) e di ottenimento di liquidità sotto forma di finanziamento soci, con l'assenso degli stessi aderenti al patto sociale è circostanza che, da un lato, esclude la condotta tipica del delitto di appropriazione indebita previsto dall'art. 646 c.p., esigendo questo una manifestazione di volontà univoca del soggetto attivo di tenere come propria la cosa; dall'altro, rende configurabile l'illecito tributario previsto dall'art. 2 del DLgs. 74/2000, che – come la stessa Cassazione rammenta – può rappresentare un reato-presupposto per il reimpiego di denaro, beni o altra utilità.

Andrebbe ricordato che l'art. 646 c.p., quale reato contro il patrimonio, prevede la punibilità per colui che, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria del denaro o della cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso. In ambito societario, tale fattispecie è, in effetti, spesso contestata agli amministratori in una fase prodromica rispetto ai fatti di bancarotta, e dunque sempre in senso "distrattivo" rispetto al patrimonio sociale (di recente, Cass. nn. 12586/2018 e Cass. 5459/2018).

La pronuncia in esame ritiene, pertanto, che, ai fini della configurazione di tale reato, il fatto debba essere realizzato in danno della società stessa o dei soci, con esclusione, dunque, di qualsiasi risalto, quali potenziali vittime della condotta appropriativa, di terzi o creditori.
Dalla lettura della sentenza si rinviene anche che il reato di cui all'art. 2 del DLgs. 74/2000 sussiste anche laddove la falsa fattura sia stata emessa dalla stessa società "beneficiaria" che la faccia apparire come proveniente da terzi. Ciò perché la ratio degli illeciti connessi alla frode fiscale risiede proprio nel fatto di punire colui che artificiosamente si precostituisce dei costi sostenuti al fine di abbattere l'imponibile (cfr. Cass. n. 47603/2017).

Con riguardo al possibile contributo di soggetti formalmente estranei nella realizzazione del reato, i giudici ritengono che può esservi la regia e la guida di soggetti "esperti" estranei alla governance societaria.

 

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Domenica, 26 Agosto 2018 08:43

Problem solving, metodo e creatività.

Problem solving: l'uomo è chiamato ogni giorno a risolvere problemi. Per farlo ci vuole metodo. Il metodo è la strada che l'uomo deve percorrere per raggiungere la dimora di DIKE, la dea della giustizia, che è lieta di accompagnare, chi cerca la conoscenza, nel cuore della verità.

Di Guido Zaccarelli 25 agosto 2018 - Il metodo forma la mente a ragionare. La mancanza di una procedura sistemica impedisce di risolvere il problema.

In primis serve un foglio di carta e una penna. In secundis il problema va descritto in ogni dettaglio fino a raggiunge la dimensione indivisibile. In terzis occorre sostare sul problema avendo contezza che, se la soluzione è lontana rispetto alla via che si sta percorrendo, è necessario fermarsi e accompagnare la nave in porto e riprenderla successivamente, per dare modo e tempo alla pensiero di ricombinare tra loro gli elementi che hanno difficoltà ad organizzarsi tra loro. In questi casi la soluzione arriva sempre per insight, per illuminazione, quando la mente viene privata della dimensione emotiva e la luce rende pura l'azione della razionalità. I particolari sono molto importanti per definire l'insieme, dopo che il tutto è stato analizzato partendo dalle parti. Scrivere significa vedere e l'immagine che si forma nella mente dà forma alla luce delle idee. Lasciare per strada i dettagli significa dare una risposta incompleta al problema.

La parola metodo deriva dal greco methodos (termine composto) che indica la via e l'insieme di regole che gli individui devono seguire per raggiungere in modo razionale il sapere epistemico, il sapere vero, per raggiungere gli strati profondi della conoscenza. Quale è la forza interiore che anima l'esistenza del metodo? L'essere replicabile, modificabile e in grado di confutare i risultati ottenuti.
Il cosmo è l'espressione autentica della perfezione assoluta a cui l'uomo tende per cercare di dare un senso compiuto alla sua esistenza. Ogni giorno affina un metodo per ridurre la distanza che, come essere finito, lo separa dall'in-finito, dall'Assoluto. La delusione assale l'uomo quando il ragionamento deduttivo incontra per strada una serie di barriere insormontabili che devono essere superate e quando il ragionamento è induttivo e parte dal dettaglio per raggiungere l'insieme. Analogamente quando impiega il sillogismo aristotelico dove il ragionamento prefissa determinate premesse alle quali derivano determinate conclusioni: due sono le premesse e la terza è la conclusione. L'esempio classico del sillogismo: «tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo, Socrate è mortale».

La soluzione migliore può trovarsi in breve tempo oppure essere annidata in un corpus esterno rispetto a quelle fino a quel momento prospettate. In tutti i casi è molto importante riflettere e osservare, soprattutto come gli altri osservano il problema e agiscono. L'incertezza fa nascere il dubbio e la ricerca segue la linea dell'incerto per il certo. La soluzione che viene trovata non è la migliore in termini assoluti ma relativi ed è proficua per il vantaggio economico che è in grado di esprime in quel preciso momento.

Lo psicologo e informatico statunitense Herbert Alexander Simon, uno dei padri fondatori dell'intelligenza artificiale, ha definito l'uomo un agente a razionalità limitata e la soluzione ai problemi sono l'espressione autentica di una ridotta capacità di elaborare rapidamente, e istantaneamente, una elevata quantità di dati. La soluzione al problema è sempre limitata alla risposta economicamente più vantaggiosa in termini relativi e non assoluti. Altre ricerche, altri metodi daranno risposte sempre diverse e risultati differenti. Il matematico e filosofo francese René Descartes è considerato il padre del metodo e lo formalizza quando si rende conto che non riesce a distingue il vero dal falso, dal valore zero oppure uno se prendiamo come esempio l'algebra binaria. Il dubbio nasce dal fatto che l'uomo esiste e per pensare occorre essere, ovvero esistere.

Una citazione di Cartesio dà sostanza al dubbio: «l'unico aspetto della realtà che viene percepito indubbiamente in modo chiaro e distinto è il pensiero entro il quale il dubbio viene espresso. Il pensiero è l'unica dimensione che resiste al dubbio dal quale si può partire per avviare un ragionamento successivo».

Per risolvere il problema bisogna mettere in campo un metodo. Prima di tutto occorre mettere in evidenza il problema, donargli il volo, affinché emerga incontrastata la forma rispetto al resto delle cose da analizzare: fare chiarezza e distinguere le cose, le une dalle altre.
Successivamente entra di diritto l'analisi che si preoccupa di scomporre il tutto in unità frazionarie sempre più piccole. L'osservazione favorisce la sintesi e la combinazione degli elementi per dare una nuova forma al problema. L'enumerazione controlla le fasi precedenti al pari di una revisione testuale che conferma o modifica parti di un intero testo.

Nasce il dubbio del tutto simile a quando l'uomo deve affrontare una scelta: giusta o sbagliata? Gli elementi in possesso sono sufficienti per risolvere il problema oppure è necessario cercare nuove strade e accedere ad un nuovo dominio di conoscenza? i risultati ottenuti confermano o smentiscono le ipotesi iniziali? Cartesio invita a scartare il genio malignino che si presenta per infondere il dubbio e lasciare l'uomo solo con se stesso a vivere nell'eterna incertezza, nel suo grande mistero: cogito ergo sum.

La creatività è innata e spicca nell'eccellenza di dare risposte a problemi che da sola la razionalità rende difficile. In ognuno delle quattro fasi che la compongono, preparazione, incubazione i, lluminazione (insight) e verifica e la valutazioneprosecuzione, sono presenti i momenti che segnano i passi che l'uomo deve compiere per risolvere i problemi.

Il metodo e la creatività rappresentano i paradigmi fondamentali per il problem solving ai quali si aggiunge l'applicazione rigorosa della condivisione e applicare i principi della Gestald, psicologia della forma, che si rifà alla percezione, alla esperienza e alla soluzione dei problemi dove il valore risultante è maggiore della somma dei singoli elementi.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Riferimenti sitografici: https://digilander.libero.it/marinomersenne/_private/descartes/glossario.htm 
https://it.wikipedia.org/wiki,

 

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GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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Domenica, 19 Agosto 2018 09:51

Tempi di nuove nomine

Quella a capo dell'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia del dottor Vitiello, già componente della commissione Rordorf 2, che si è occupata di riscrivere la legge fallimentare e gli aspetti relativi alle procedure di allerta consentirà di far ripartire l'iter per la definitiva approvazione dei primi tre decreti legislativi attuativi delle deleghe contenuti nella Legge n. 155/2017 (per l'appunto riforma della legge fallimentare).

di Mario Vacca Parma 18 agosto 2018 - La riforma parte da alcuni fattori molto importanti, come il ciclo di vita dell'impresa che alterna fasi di sviluppo a fasi di declino o crisi ed il fatto che "meglio prevenire che curare", si identifica una "strategia di controllo" affinché alcuni allert possano far presumere una crisi prima che essa produca i suoi danni. Naturalmente per giungere a ciò occorre radicalizzare un nuovo concetto di gestione se non di imprenditoria con una cultura orientata fortemente alla pianificazione ed al controllo. Solo cosi sarà possibile perseguire obiettivi di lungo periodo incentrati sulla creazione di valore.

Il tutto in ottica della preservazione della continuità aziendale (come richiesto dalla formulazione del nuovo principio contabile OIC 11) e pertanto la creazione del valore economico deve coincidere nel breve come nel medio-lungo periodo, con la sostenibilità finanziaria ovvero la capacità della gestione aziendale di soddisfare tempestivamente e regolarmente gli impegni finanziari inderogabili.

Naturalmente conseguire tali obiettivi non è semplice e non può essere affidato sempre tutto ad indici di bilancio che potrebbero essere sterili o mal interpretati. Soprattutto nelle PMI occorre un cambio culturale che può essere gestito anche attraverso l'adozione di nuove professionalità – continue o temporanee come la nuova figura dei Temporary Manager, che apportano significative esperienze esterne.
L'adozione di un piano aziendale di controllo e gestione, adeguate routine di risk management fondate sulla condivisione delle informazioni tra i diversi ruoli in cui sia identificata la propensione al rischio un'adeguata verifica interna e un più complesso lavoro di programmazione del rating finanziario atteso permetterebbero l'individuazione di anomalie non solo contabili in tempi sicuramente più utili.

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di Guido Zaccarelli Mirandola 19 agosto 2018 - «L'imprenditore è una persona in grado di dare forma alla luce delle idee», non sempre da solo, ma insieme ai propri collaboratori con i quali condivide le gioie e le possibili sconfitte. L'imprenditore nasce per fare impresa. L'intraprendenza è un movimento naturale dell'anima che lo spinge ogni giorno a cogliere le opportunità che si presentano all'alba di un nuovo giorno. Pensa, riflette e agisce consapevole che lo scopo che anima la sua azione è il bene sociale.

Papa Francesco, nella Sua Lettera Enciclica Laudato Si' del 2015, afferma: «i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani. Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società. Affinché continui ad essere possibile offrire occupazione è indispensabile promuovere un'economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività imprenditoriale che è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro e imprescindibile del suo servizio al bene comune».
L'innovazione, il rischio e le decisioni sono le leve principali che caratterizzano l'essere imprenditore.

Il Dr. Mario Veronesi, padre del biomedicale nel mondo, in una intervista, disse: «molte erano le notti che riposavo sul divano quando le decisioni influivano sulla vita personale e professionale dei miei collaboratori». Ognuno di noi può essere imprenditore, solo di se stesso, oppure con altre persone quando vengono coinvolte in un processo decisionale allargato. La difficoltà è mettersi in gioco e accettare il rischio che consegue ogni scelta sapendo delle possibili difficoltà che occorre superare per raggiungere gli obiettivi. Molte persone si fermano prima. Non accettano la sfida e decidono di intraprendere altre strade più congeniali al movimento della loro anima. Fare l'imprenditore significa: dare inizio a qualche cosa, mettersi sulle spalle il fardello dell'impegno e portarlo a conclusione, come il comandante della nave che deve effettuare una lunga attraversata e non sempre le onde marine seguono il corso della navigazione. Le correnti possono rallentare o impedire di mantenere ferma la rotta. Ciò che deve essere chiaro è il punto di arrivo avendo la capacità di modificare la linea di navigazione per evitare situazioni che possono mettere in pericolo l'equipaggio e i passeggeri.

L'impresa è l'espressione autentica dell'anima dell'essere imprenditore. Guardare oltre e cercare di realizzare i propri sogni dando prova di sé con il fare. Salire le scale dell'Infinito per guardare oltre la siepe di Leopardi, non è facile. È più facile puntare il dito verso chi fa e ritrarre la parola e la mano davanti alle scelte lasciando ad altri l'onere del rischio.
«Ogni gesto racchiude in sé l'arte del saper fare in continuo divenire». Ecco l'essenza dell'essere imprenditore che si relaziona con un mondo interiore alla ricerca della luce più intima per illuminare la strada del suo lavoro, un mondo aziendale con il quale condividere i successi e i fallimenti e un mondo esteriore in continua evoluzione sotto la spinta dei mercati desiderosi di soddisfare i bisogni latenti della popolazione globale. È proprio il contesto esterno che obbliga l'imprenditore ad avviare un cammino organizzativo sempre più dedicato alla condivisione con le risorse interne per rispondere rapidamente alle nuove economie e alla presenza di una burocrazia che blocca o rallenta il respiro al desiderio del fare.

Oggi fare l'imprenditore è una impresa. La burocrazia nasce dall'unione di una parola francese bureau, che significa ufficio, e da una parola greca krátos, che significa potere: potere degli uffici. Come afferma il sociologo e filosofo tedesco Karl Emil Maximilian Weber: «un potere più correttamente-una forma di esercizio del potere che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutti e immodificabili dall'individuo che ricopre temporaneamente una funzione».

Sempre Weber, prosegue, affermando che la burocrazia è un processo irreversibile che tende a imprigionare le persone in una rete di regole minuziose e a sottometterle alla potenza anonima, irresponsabile e ogni giorno più necessaria degli apparati burocratici, i veri detentori del potere nelle società moderne. Se questa definizione messa agli atti ai primi del '900 aveva un senso per quel periodo, ora trova punti di attracco ancora più evidenti che spesso imbrigliano il fare imprenditoriale. La presenza di una tecnologia evoluta con la quale si possa accedere da un'unica porta d'ingresso one pass e la contrazione delle regole all'interno di nomenclatore snello che consenta di definire la strada che le imprese devono seguire favorendo la sincronia: azienda–mercati–società è un passo avanti verso un modo di intendere innovativo dell'economia 5.0.

La contrazione dei costi monetari e una maggiore disponibilità di risorse non monetarie, agirebbe come volano di spinta per contrarre il pesante deficit in carico al sistema pubblico e donare al sistema impresa la possibilità di respirare a pieni polmoni con investimenti crescenti in ricerca e sviluppo, produzione e formazione per mantenere alto il livello di competitività e di adesione dinamica alle economie globali. Un bel modo per pensare globale e agire locale.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore. Lettera Enciclica Laudato Sì del santo Padre Francesco sulla cura della casa comune.
Riferimenti sitografici: https://www.anquap.it/categorie03.asp?id=255 

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GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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Di Mario Vacca 6 agosto 2018 - L'ultimo studio del notariato esamina gli interventi normativi con cui il legislatore, in sostanza ha riscritto la disciplina delle società a responsabilità limitata, accordando ad esse una serie di opportunità che riguardano l'organizzazione, il finanziamento all'impresa e la circolazione delle partecipazioni. In particolare si è previsto:

• estensione alle PMI in forma di S.r.l. le deroghe al diritto societario previste per le startup innovative;
• utilizzo di portali per la raccolta di capitali, mediante il recepimento della Direttiva Europea del 15 maggio 2014 n. 2014/65/eu, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, e quindi prevedendo un sistema di circolazione delle quote delle P.M.I.

Il quadro normativo che ne deriva fornisce alle s.r.l. che adeguino lo statuto tramite interventi notarili, connotazioni molto più simili a quelle di una società per azioni, fatto di non poco conto se pensiamo che le s.r.l. sono il modello societario più diffuso nel nostro ordinamento.

La nuova disciplina offre strumenti interessanti e nuove opportunità per le PMI che le sapranno cogliere.

In un mercato dinamico i momenti di discontinuità strategica (acquisizione o cessione di azienda, restartup, ingresso nuovi soci, etc) o familiare (passaggi genarazionali) possono essere sempre più frequenti e quindi una struttura societaria flessibile può essere utile a guidarli.

Lo studio del notariato è reperibile al seguente indirizzohttps://www.notariato.it/sites/default/files/101-2018-I.pdf 

Le esigenze dell'impresa sono cambiate:

• internet, social e social marketing;
• velocità;
• innovazione;
• crescita dimensionale;
• compagine sociale aperta;
• bisogni formativi;
• nuove forme di finanziamento;
• nuove forme di comunicazione.

Noi di Gruppo R1 - http://www.gruppor1.eu / - abbiamo studiato un servizio di consulenza mirato alle PMI che hanno necessità di uniformarsi alle nuove regole del mercato senza dimenticare la tradizione aziendale ed i valori della famiglia. Un servizio che cuciamo come un vestito sulle caratteristiche del cliente.

 

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Di Guido Zaccarelli Mirandola 8 agosto 2018 - Dato e informazione, sono alcune delle parole più frequenti che si rincorrono nel linguaggio corrente alla ricerca di una loro comune identità quando transitano velocemente dallo smartphone al tablet, dal computer portatile alla televisione, al mondo cloud o semplicemente tratte dai libri, dai giornali, dalle pubblicazioni, dalle riviste e dai periodici di ogni genere. In questa corsa frenetica all'interno di mondi possibili, analogici e digitali, in continuo contatto con il mondo reale, del qui e ora, spesso le persone lasciano per strada il loro significato reale facendo intendere di dire una cosa invece è qualcosa d'altro.

Il mondo possibile è un mondo lontano dal nostro, che vive il proprio tempo in continuo divenire e usa un linguaggio che solo chi abita quel mondo è in grado di leggere e interpretare: pensiamo per un istante all'algebra binaria (sequenza di 00111001) e alla logica matematica del britannico George Boole, (operatori logici booleani AND-OR-NOT), oppure semplicemente quando Ulisse sbarcò a Itaca immerso in un sonno profondo. L'uomo si relaziona nel suo mondo reale con il proprio linguaggio chiamando le cose per nome: un gatto è un gatto e non qualcosa d'altro. Il linguaggio uniforme evita l'ambiguità confermando la verità, la falsità, la vaghezza o la forma neutra di un enunciato, verbale o testuale.

Quando chiediamo un dato non intendiamo una informazione e nemmeno una sequenza di zero-uno, ovvero qualcosa di diverso rispetto alle intenzioni. Tutto ciò potrebbe accadere in un mondo possibile, ma non nel nostro. Il dato deriva dal latino datum e descrive in modo semplice un oggetto della realtà: Rossi, Paolo, 54, Roma. Presi a se stante questi dati non informano, non aggiungono nulla rispetto ad una conoscenza pregressa che le persone sono in grado di esprimere in quel preciso momento del tempo. Perché i dati contribuiscano a generare una informazione dotata di senso, (siano in grado di esprimere un significato) devono essere correlati tra loro e seguire una precisa codifica per evitare l'alba di una interpretazione ambigua.

Unendo tra loro i dati si ottiene una informazione: Rossi Paolo 54 Roma. È sufficiente? No. Occorre definire la struttura lineare (la codifica) da associare ai dati: nel nostro caso il cognome, il nome, l'età e la città di residenza: cognome Rossi, nome Paolo, età 54, residente a Roma. La carta d'identità è formata da un insieme di dati messi tra loro in relazione secondo una codifica ben precisa (tracciato record - traccia di registrazione) che evita l'ambiguità e di riconoscere in modo univoco la persona. Il tracciato di registrazione è la sintassi, utilizzata per definire la posizione dei dati, definita come un insieme di regole che consentono di dare significato alla frase, in questo caso all'informazione.

La presenza di ulteriori dati contribuisce a migliorare e rendere più precisa informazione. Innanzi a molte persone che si chiamano Paolo Rossi e che hanno la residenza nella capitale l'aggiunta di dettagli semplifica la ricerca e aggiunge conoscenza.

Se prendiamo la parola informazione e la scomponiamo (in-forma-zione) notiamo immediatamente che il cuore lo troviamo nel termine forma al quale dobbiamo aggiunge anche azione: l'informazione da azione ai dati (li mette in movimento) per conferirgli la forma appropriata in relazione al contesto nella quale è collocata comportandosi come i vasai greci dediti alla lavorazione della ceramica in grado di con-formare vasi di assoluto pregio artistico.

L'informazione deve generare significato applicando in modo corretto le regole sintattiche. È sufficiente? No: «il sole illumina la terra e la terra illumina il sole». In questo mondo reale, l'enunciato è falso. La sintassi è correttamente applicata ma il valore posizionale del dato è errato facendo cambiare di significato alla frase. Le cose stanno così in quanto il mondo reale non è altro che la totalità di ciò che accade nella realtà. In un mondo possibile potrebbe essere vero, solo se posto nelle condizioni di essere reale. Nel mondo reale, l'informazione necessita di essere correttamente interpretata e solo la conoscenza dell'uomo è in grado di stabilire quando l'enunciato è vero, falso, neutro o ambiguo. Se nel mondo possibile tutto può accadere, essendo reale in quel mondo, nel nostro mondo, quello reale, i dati e le informazioni devono rappresentare e godere delle cose di cui possiamo parlare, immaginare e univocamente interpretare in modo corretto per auspicare un mondo reale proiettato in un futuro denso di significati sintatticamente corretti.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore. M. J. Cresswell, Mondi possibili e supposizioni contro fattuali, David K. Lewis. Truth in fiction. American Philosophical Quarterly, 15:37– 46, 1978. Reprinted in D. K. Lewis, Philosophical Papers, Vol. 1, Oxford University Press, 1983

 

 

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Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
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Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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