A un convegno promosso dall'associazione Rurali reggiani le preoccupazioni delle aziende familiari contadine in un Paese che – a differenza di Europa, Cina, Nord e Sudamerica – è rimasto fermo al Governo Giolitti e si appresta a dare ancora più potere alle città -
Reggio Emilia, 9 giugno 2014 -
"Mondo rurale e riforme" è il titolo del convegno che si è tenuto sabato mattina nella sala del Consiglio provinciale, organizzata dall'associazione di promozione sociale Rurali reggiani (RuRe), con il patrocinio della Provincia di Reggio Emilia, in occasione dell'anno internazionale dell'agricoltura familiare. Obiettivo principale, quello di rimarcare il grande contrasto tra gran parte del mondo portata a valorizzare l'azienda familiare contadina (dal Nord al Sudamerica fino alla Cina), l'Europa stessa che propone piani per sviluppo rurale e aree interne incentrati sul ruolo di questa impresa e l'Italia che, in questo contesto, è invece ancora ferma alle proposte del Governo Giolitti del 1920 e manca degli strumenti necessari per agire in maniera efficace sullo sviluppo rurale. Uno sviluppo che necessita di un coordinamento, di una sinergia stretta tra interventi pubblici per le famiglie, per il territorio, per la produzione di cibo ed energia, le cure all'ambiente, il turismo e altre funzioni di cui il territorio rurale - e le famiglie che lo presidiano – hanno sempre più bisogno. Anche da questo punto di vista, è stato sottolineato da più di un relatore, la riforma delle Province rischia di creare più danni che benefici in un Paese indietro anni luce nel sostegno all'agricoltura e alle aziende familiare contadine.
In Italia, ad esempio, non si è ancora identificata la popolazione rurale, né sono ben chiare le differenze di ruolo tra aziende agricole e seconde case, paradossalmente più tutelate. In generale, l'uso del suolo è totalmente sottratto a qualunque potere decisionale da parte di chi lo coltiva, in quanto la situazione di rappresentatività basata sui numeri fa sì che la minoranza contadina non abbia alcun peso sulle politiche di tipo urbanistico che obbediscono alla maggioranza 'cittadina' e agli interessi di cui è portatrice. Per rimediare alla differenza dei numeri, propria di tutte le società avanzate, ogni Paese ha introdotto nel suo ordinamento istituzionale opportuni accorgimenti, e il convegno di oggi è servito anche a ricordare sia il ruolo riconosciuto dalle Nazioni unite all'azienda familiare sia ad illustrare alcune esperienze - dall'Olanda alla Germania, alla Francia – attuate per dare peso nelle scelte collettive a questa minoranza della società che ha però il compit0 di custodire, utilizzare, conservare la maggiore delle superfici del Paese.
L'Italia, invece, è ferma alle proposte di Micheli del 1920, unico momento in cui il Governo Giolitti propose al Parlamento le Camere di agricoltura provinciali e regionali: e, un secolo fa,la nostra era ancora una società rurale. Oggi il mondo è cambiato, i contadini hanno sempre una più funzione fondamentale, ma non hanno alcun poter decisionale. La recente riforma delle Province aggrava questa situazione, visto che l'ente in qualche modo funzionava come contrappeso rispetto al potere delle città. E' infatti del tutto evidente che l'assemblea dei sindaci, magari presieduta dal primo cittadino del comune capoluogo, chiamata dalla riforma Delrio a governare le "nuove" Province, sarà ancora più lontana dal rappresentare le esigenze agricole, sempre più importanti per un Paese che manca di cibo, ha un territorio più difficile di altri Paesi europei avendo due-terzi di collina e montagna e ha registrato uno sviluppo tumultuoso di consumo elevato della poca terra agricola di pianura.
"Il convegno di oggi ha quindi puntato a riprendere il cammino della riforma per adeguare l'Italia al mondo avanzato e a quello, come quello cinese, che sta avanzando in modo prorompente, in un momento in cui avvenimenti di primaria importanza accrescono le attese del modo rurale – spiegano l'assessore all'Agricoltura Roberta Rivi e il presidente di RuRe, Giardo Filippini - L'Unione europea ha infatti varato il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 e altri interventi a favore delle aree marginali che lo Stato e le Regioni italiane stanno definendo. Per l'Italia questa fase è resa ancora più importante dalla riforma che coinvolge Province e Città metropolitane e che impone un'ampia riorganizzazione dell'attività di enti pubblici, consorzi e altri organismi".
Nel corso della mattinata sono intervenuti, oltre a Rivi e Filippini, don Eleuterio Agostini, Jan D. Van der Ploeg dell'università di Wageningen (Olanda), Antonio Onorati dell'Associazione rurali italiani, il responsabile dell'archivio storico della Provincia Alberto Ferraboschi e Kees De Roest del Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia.
(Fonte: ufficio stampa: Provincia di Reggio Emilia)
SOMMARIO Anno 13 - n° 23 09 giugno 14
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1.1 editoriale
I "senzafondo" e "senzavergogna" da EXPO a MOSE...passando per L'Aquila
2.1 export agro-alimentare
Emilia-Romagna prima regione per export agroalimentare
4.1 cooperazione
Mario Lusetti eletto al vertice di Alleanza delle Cooperative
5.1 Vino tendenze
USA, gran bevitori!
5.2 riconoscimenti
Il "Mediterraneo Packaging" alle cantine Casabella.
6.1 lattiero caseario
Gran rimbalzo del Latte Spot estero
7.1 pomodoro
OI pomodoro nord Italia. PierLuigi Ferrari confermato presidente
7.2 vino
"Top Woman in italian wine" la classifica di "The drink Business"
7.3 sicurezza alimentare
Efsa, 100 esperti per discutere sugli OGM
8.1 UE - PAC
PAC 2014-2020. Accordo base tra Regioni e MIPAAF
"Smart Strip" è stato sviluppato da Tecna grazie a un finanziamento della Regione FVG.
28 maggio 2014 – Mettendo a frutto il contributo della Legge 47 del Friuli Venezia Giulia, dopo tre anni di ricerche e di test, Tecna, società dell'AREA Science Park specializzata nella diagnostica alimentare, ha realizzato un kit di analisi rapido in grado di rivoluzionare il modo con cui verificare la presenza di micotossine nei cereali. Per i produttori, in Italia e nel resto del mondo, arginare il problema è di grande importanza per salvaguardare la salute dei consumatori e prevenire o ridurre danni economici.
"Smart Strip DON", il kit che Tecna sta per lanciare sul mercato, è in grado di effettuare in modo rapido e accurato l'analisi quantitativa del deossinivalenolo nel frumento, nel mais e nel grano duro. Il test è basato su tecnologia lateral flow. Questa tecnologia è in uso da molti anni in diagnostica clinica, si pensi al comunissimo test di gravidanza, ed ora è stata sviluppata al punto da essere affidabile anche nel campo alimentare. Chiunque è in grado di farne uso, senza passare dal laboratorio: con Smart Strip DON è sufficiente far gocciolare l'estratto di cereale sulla strip e attendere che il liquido muova verso lo spazio di reazione. Dopo pochi minuti una prima linea colorata conferma la validità del test mentre una seconda evidenzia la concentrazione di micotossina nel campione. Grazie a un apposito lettore portatile si va infine a misurare l'intensità del colore sviluppato, ottenendo in modo preciso e attendibile il dato in concentrazione.
"La Regione Friuli Venezia Giulia è stata nostro sponsor nel lavoro che ci ha condotto a questo risultato - sottolinea Maurizio Paleologo, presidente di Tecna -. Accade spesso che finanziamenti pubblici vengano spesi per ricerche senza ricadute, ma questa volta abbiamo dimostrato come le cose possano andare diversamente. Sono dell'idea che, start-up escluse, la Regione nell'assegnazione dei punteggi debba tener conto dei risultati già ottenuti dalle imprese che si candidano ai finanziamenti. La grande maggioranza delle domande per la Legge 47 arrivano da aziende che usufruiscono dei fondi da molti anni, ma non mi risulta ci siano controlli a posteriori sulle reali ricadute produttive ed economiche. Se si introducessero stabilmente meccanismi di valutazione anche su cosa accade a progetti conclusi l'efficienza del sistema aumenterebbe in modo esponenziale".
I risultati si ottengono in soli 10 minuti ma per un'analisi ancora più rapida è possibile pre-acquisire con lo smartphone un risultato qualitativo a soli 3 minuti dall'inizio del test e sapere quindi subito se il cereale contiene più o meno di 0,5 ppm di deossinivalenolo. Una marcia in più per accelerare l'accettazione di una merce da parte di centri di stoccaggio ma anche uno strumento di controllo molto utile a molini, mangimifici, essiccatoi.
Emilia Romagna. "No all'uso di OGM e più controlli": SI bipartisan a due risoluzioni.
Bologna 27 maggio 2014 -
No all'uso di Ogm sul territorio nazionale e avanti con i provvedimenti nazionali ed europei che garantiscono controlli a tutela dei consumatori e misure per evitare la contaminazione involontaria delle colture tradizionali o biologiche. È quanto ribadiscono due atti d'indirizzo approvati a larga maggioranza dall'Assemblea legislativa regionale (astenuto il Pdl).
Nella prima risoluzione - presentata da Liana Barbati (Idv) ed emendata su proposta della stessa Barbati e di Marco Monari e Tiziano Alessandrini del Pd - si ribadisce la posizione contraria della Regione Emilia-Romagna all'utilizzo di Organismi geneticamente modificati nel nostro Paese e si pone l'accento sul tema dei controlli impegnando la Giunta regionale ad attivarsi affinché il ministero delle Politiche agricole implementi il piano nazionale di vigilanza sulle sementi Ogm in modo che riprendano i controlli sulla totalità dei lotti di sementi di mais. Si invita poi il Governo ad attivarsi in sede europea perché sia "tempestivamente" approvata la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio Ue che modifica la direttiva 2001/18/Ce per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul loro territorio.
Nel secondo documento approvato - una risoluzione presentata da Giuseppe Paruolo e da altri 7 consiglieri del Pd, oltre a Matteo Riva del gruppo Misto) - si impegna l'esecutivo regionale a ribadire la propria indisponibilità a ospitare sul territorio dell'Emilia-Romagna colture Ogm in assenza di misure che garantiscano la salvaguardia delle colture tradizionali e biologiche. Inoltre, si sollecita la Giunta a richiedere al Governo di rivedere il decreto interministeriale del luglio 2013 che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato della varietà MON810 sul territorio italiano fino all'adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002, e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi. Nel documento approvato si chiede che nel regolamento vengano inserite le necessarie previsioni sanzionatorie e si riapra un periodo di vigenza di ulteriori 18 mesi.
Governo e Parlamento, inoltre, ribadisce anche questa seconda risoluzione, dovranno attivarsi in sede europea per una rapida conclusione della revisione della normativa comunitaria che dovrà consentire agli Stati membri di vietare gli Ogm non solo per motivi di salute e ambientali, ma anche in coerenza con le diverse tipologie di agricoltura e i diversi valori ambientali e territoriali presenti e adottati nei singoli Stati europei.
Sempre in tema di divieto degli Ogm e di vigilanza, l'Aula ha respinto due risoluzioni presentate della Lega nord, firmate una da Stefano Cavalli e l'altra da tutti i componenti del gruppo, con in testa il presidente del Gruppo, Mauro Manfredini.
(Regione Emilia Romagna - is -)
Per il quarto anno consecutivo l'Italia ha rispettato la quota di produzione assegnata dalla Unione Europea. Nessuna "multa" (prelievo supplementare) quindi per gli allevatori italiani.
di virgilio - Parma - 29 maggio 2014 -
Quota latte rispettata anche nella campagna 2013/2014 .
Trent'anni di regime "quote latte" stanno finalmente per concludersi e nel 2015 tutto cambierà. Un periodo che ha visto l'Italia del latte in conflitto quasi perenne dove tutti erano contro tutti. Ed ora c'è da augurarsi che, almeno l'ultimo lustro" si completi con l'indennità totale da multe e che quest'ultimo anno di applicazione serva a progettare un futuro equo e prosperoso per questo importante comparto economico nazionale.
Finalmente è giunta l'ufficialità da parte di AGEA. Per il quarto anno consecutivo l'Italia ha rispettato i volumi produttivi assegnati dall'UE. Secondo l'agenzia i dati relativi alla campagna lattiero casearia conclusasi lo scorso marzo confermano che la produzione di latte si è attestata a 10,759 milioni di tonnellate (rettificata in base al contenuto di grasso) a fronte delle 10,923 milioni di tonnellate di quota nazionale. Rispetto alla precedente campagna si è registrata, inoltre, una flessione dello 0,7%, imputabile a tre delle principali regioni produttive, ovvero Veneto, Lazio e Puglia. Pressoché stazionaria, invece, la produzione di latte in Lombardia che - come noto - concentra oltre il 40% delle consegne nazionali .
"Adesso che la comunicazione con i dati di fine campagna ha posto fine all'obbligo di versare il prelievo relativo al mese di marzo - ha dichiarato Cesare Baldrighi a Agrapress - chiediamo che l'amministrazione pubblica si attivi tempestivamente per restituire quanto versato nei mesi precedenti". "inizieremo da subito a lavorare attivamente perche' la prossima campagna, che sara' l'ultima con il regime delle quote, non sia gravata da procedure burocratiche lunghe e dispendiose."
La pagina contiene l'elenco aggiornato delle deroghe territoriali ammesse alle norme tecniche di difesa fitosanitaria e diserbo contenute nei Disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna redatti in conformità ai Regolamenti CE 1698/2005, 1234/2007 e alle leggi regionali 28/98 e 28/99.
Bologna 29 Maggio 2014 ----
Deroghe territoriali ai disciplinari di produzione integrata anno 2014.
- deroga del 28 maggio 2014 -
Prot. N° 0221743 Bologna, 28 maggio 2014
Oggetto: (Reg. n. 1234/2007/UE, Reg. n. 1698/2006, LL. RR. 28/98 e 28/99) - Deroga territoriale per l'esecuzione di un intervento nematocida con 1,3 dicloropropene su terreni destinati alla coltivazione di carota.
A seguito della richiesta pervenuta in data 22 maggio u.s., con la presente si concede una deroga, valida per l'intero territorio della regione Emilia-Romagna, per l'esecuzione di un intervento nematocida con 1,3 dicloropropene su terreni destinati alla coltivazione della carota.
L'intervento risulta necessario per la forte presenza di nematodi e i consistenti danni che si sono manifestati sulla coltura della carota nel corso del 2013. Tali danni sono stati accertati nel corso di appositi sopralluoghi condotti da funzionari di codesto Servizio e dai tecnici impegnati nei programmi di produzione integrata.
La deroga viene concessa in considerazione della recente autorizzazione eccezionale per l'impiego dell'1,3 dicloropropene che prevede che il prodotto possa essere utilizzato solo tra il primo giugno 2014 e il 28 settembre 2014. Si raccomanda una particolare attenzione nel rispetto delle limitazioni previste dalle etichette.
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 21 26 Maggio 14
SOMMARIO Anno 13 - n° 21 26 Maggio 14
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1.1 editoriale
USA-UE. Le relazioni pericolose
2.1 agrosserva
Presentato "AgrOsserva"sul I trimestre del 2014
3.1 focus
Ismea: nuove imprese agricole
3.2 focus
Ismea: l'accesso al credito delle imprese agricole
3.3 focus
Ismea: le dinamiche dell'agricoltura e dell'industria agroalimentare
4.1 nuove tecnologie
Crossmedialità, il futuro della comunicazione del vino
5.1 lattiero caseario
"Padano" stazionario mentre "Parmigiano" scende ancora.
6.1 riconoscimenti UE
Presto il riconoscimento europeo per la "Piadina Romagnola IGP
7.1 sicurezza alimentare
La crisi fa aumentare il rischio di frodi alimentari
L'Osservatorio Ismea-Unioncamere sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano
Roma, 15 maggio 2014 – Archiviato un 2013 che, seppure complesso, ha confermato una maggiore tenuta dell'agroalimentare rispetto agli altri settori, questo primo squarcio d'annata appare ancora condizionato dalla diminuita capacità di spesa delle famiglie che ha portato a un'ulteriore contrazione dei consumi alimentari (meno 1% in volume su base annua, meno 2,3% la spesa, secondo i dati Ismea/GFK-Eurisko relativi ai primi due mesi del 2014).
Al pari di quanto evidenziato nel 2013, la riduzione della spesa in alimenti e bevande superiore a quella dei quantitativi acquistati è segno evidente delle strategie di risparmio messe in atto, in chiave anticrisi, dalla famiglie e delle maggiori pressioni promozionali presso i punti di vendita della GDO, che comportano sacrifici anche per le imprese agricole e per le industrie.
In attesa di apprezzare gli esiti delle misure di sostegno dei redditi, al momento sono solo i settori del manifatturiero più export oriented a manifestare una discreta vivacità, cogliendo gli stimoli di crescita dei mercati internazionali.
L'export si conferma infatti come l'unica valvola di sfogo per l'offerta nazionale, anche se la crescita delle esportazioni dell'agroalimentare italiano sta registrando una progressiva decelerazione: da tassi a due cifre del 2010 si è passati a un incremento inferiore al 5% nel 2013 sino a registrare, in apertura del 2014, una leggera flessione (-0,6% a gennaio 2014 su base annua).
Tuttavia, il miglioramento della fiducia presso le imprese e i consumatori potrebbe offrire qualche possibilità di schiarita nei mesi a venire, anche in previsione di un graduale ma progressivo recupero del Pil. Alla virata positiva del prodotto interno lordo nell'ultimo trimestre del 2013, dopo ben nove trimestri consecutivi di riduzione, hanno contributo, infatti, sia il settore agricolo, che ha registrato un incremento del valore aggiunto dello 0,8%, sia, nell'industria, la componente alimentare (+2,7%), a fronte di un'ulteriore contrazione delle costruzioni e di una stabilità dei servizi.
Sono queste alcune delle dinamiche illustrate nel Rapporto AgrOsserva a cura di Ismea e UnionCamere relative al I trimestre 2014 e presentate in apertura della Tavola rotonda a cui hanno preso parte anche Mario Guidi Presidente di Confagricoltura e coordinatore di Agrinsieme e Annibale Pancrazio Vicepresidente Federalimentare. I focus tematici di questo terzo numero di AgrOsserva sono dedicati al fenomeno delle start up in agricoltura e alla dinamica del credito alle aziende agricole.
(Comunicato stampa Ismea 15 maggio 2014)
(Ismea, 15 maggio 2014)
"Agrosserva", l'osservatorio Ismea Unioncamere, relativamente al primo trimestre 2014, rileva che lo stock di imprese agricole si è ridotto del 1,7%. Nel complesso le aziende neonate si concentrano al sud con una quota del 67%. Fanalino di coda il Nord Est con il solo 6,4%..
Ismea, 15 maggio 2014.
I dati degli ultimi anni sulla nati-mortalità imprenditoriale - si legge nel comunicato Ismea del 15 maggio - sembrano suggerire che le crisi incidano in modo differenziato sui flussi di entrata e di uscita dal sistema imprenditoriale. Come a voler indicare che la voglia d'impresa è difficile da scoraggiare, mentre la resistenza di chi è già sul mercato viene più facilmente messa alla prova dal prolungato peggioramento del ciclo economico. Il tessuto imprenditoriale agricolo italiano ha infatti continuato a rigenerarsi attraverso flussi continui di nuove iscrizioni e non solo in risposta ad esigenze di auto-impiego, dietro le quali è possibile riconoscere, spesso come protagonisti, anche tanti giovani e donne.
Se da un lato lo stock di imprese agricole al primo trimestre 2014 si è ridotto dell'1,7% su base trimestrale - cui corrisponde una fuoriuscita di quasi 13 mila aziende - e del 4,1% rispetto ai primi tre mesi del 2013 (con un saldo negativo di oltre 32 mila imprese), dall'altro gli ultimi dati disponibili del sistema camerale, relativi alla seconda metà del 2013, rivelano la nascita di 4.324 nuove realtà produttive nel settore primario, pari al 6,3% delle nuove iniziative imprenditoriali complessivamente avviate nel Paese. Si tratta di una quota importante, sebbene in calo rispetto allo stesso periodo del 2012, quando si attestava al 9,2%. Come è emerso dalla precedente rilevazione, le imprese neo-nate si concentrano soprattutto nell'area del Sud e delle Isole, dove si concentra oltre il 67% delle vere nuove imprese agricole, seguita a distanza dal Centro (17,4%) e, con incidenze decisamente minori, dal Nord-Ovest (8,9%) e dal Nord-Est (6,4%).
Le nuove imprese nascono soprattutto di piccole dimensioni e con forma giuridica semplificata, mentre in relazione all'identikit dei neo-imprenditori, gli uomini continuano a prevalere di netto sulle donne. Sono quasi cinque su sette i neo-capitani d'impresa di sesso maschile (il 70,4% del totale), in lieve crescita, peraltro, rispetto al primo semestre del 2013 (erano il 67%). È interessante rilevare, invece, come sia aumentato l'apporto dei giovani: supera, infatti, il 25% (quasi otto punti percentuali in più) l'incidenza degli under 30 sul totale dei nuovi imprenditori, a cui si aggiunge un ulteriore 10,3% nella fascia 31-35 anni. Il maggior numero di iniziative (il 64,6%) va ad ogni modo attribuito agli ultra 35enni. Guadagnano terreno anche gli stranieri. Nello specifico, se nel primo semestre del 2013 l'apporto degli immigrati extra-comunitari (0,9%) e di quello dei comunitari (0,5%) non superava per ciascuno il punto percentuale, nel secondo semestre dell'anno si attestano, rispettivamente, all'1,9% e al 3,9%.
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)
Nel 2013 solo il 18,3% delle imprese agricole del Panel Ismea (728 aziende) ha chiesto l'intervento delle banche e a quasi tutte è stato erogato (14,5%).
Ismea, 15 maggio 2014.
Nella cornice che caratterizza l'evoluzione del credito agrario, dove la contrazione delle erogazioni risulta coerente con la flessione degli operatori e più evidente per i finanziamenti di medio e lungo termine, rispetto a quelli di breve periodo, l'Ismea ha condotto a fine 2013 un focus qualitativo sull'accesso al credito attraverso delle interviste dirette somministrate a 728 imprese agricole che costituiscono il Panel Ismea.
I risultati di tale indagine confermano che il ricorso al finanziamento bancario di fatto non è una pratica molto diffusa in agricoltura, ma che le imprese agricole che decidono di recarsi in banca a chiedere un prestito, riescono solitamente ad ottenerlo. Di converso, tra le imprese che non si accostano ai servizi offerti dal sistema creditizio rimane diffusa l'opinione, o il pregiudizio, dell'onerosità - in termini di costi, di tempi e di burocrazia – dell'accesso al credito. Convinzioni, che in qualche modo determinano atteggiamenti di chiusura, ostacolando i rapporti con il sistema bancario. Più da vicino, in base ai risultati dell'indagine dell'Ismea, nel corso del 2013 solo il 18,3% delle imprese agricole del Panel si è recato in banca per chiedere un nuovo finanziamento. La quasi totalità di queste imprese lo ha ottenuto (il 14,5%); il 3,2% se lo è visto negare, e una quota residuale (lo 0,5%) lo ha rifiutato ritenendo troppo onerose le condizioni poste dalla banca. A livello territoriale, rispetto al dato medio nazionale appena illustrato, si contraddistinguono in positivo le imprese agricole del Nord-Est con una quota di richieste di finanziamento andate a buon fine, nel corso del 2013, pari al 16,8%. A livello settoriale, invece, si distinguono il segmento dell'uva da vino, quello della zootecnia da carne e il comparto delle legnose, al cui interno, in ordine, il 22%, il 20% e il 18% delle imprese, nel medesimo periodo, ha richiesto ed ottenuto un credito bancario. Al contrario, nel segmento dell'olio di oliva solo il 10% delle imprese si è recato presso uno sportello bancario al fine di chiedere un finanziamento, senza peraltro portare a buon fine la pratica, il 7% perché ha ottenuto un diniego espresso, l'altro 3% perché lo ha rifiutato a seguito delle condizioni "onerose".
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)