"Enologica", il Salone del vino e del prodotto tipico dell'Emilia Romagna unirà il vino e il cibo della regione con quelle che sono le tradizioni, la cultura, l'identità per un discorso corale, territoriale e popolare che identifica e rende unica l'Emilia Romagna.
Appuntamento quindi a Bologna, dal 18 al 20 novembre nel centralissimo Palazzo Re Enzo con ben 118 tra produttori, Consorzi e cantine; seminari e degustazioni tematiche per raccontare il vino dell'Emilia Romagna, dai principali vitigni ad alcuni autoctoni tutti da scoprire; il "Teatro dei Cuochi" con gli chef che si racconteranno, anche attraverso le proprie creazioni gastronomiche in abbinamento ai vini, proponendo la propria versione proiettata verso il futuro di alcuni piatti simbolo dell'Emilia Romagna, dai cappelletti ai pisarei e fasò, dai tortellini ai passatelli, dalla piadina alla torta fritta.
E inoltre, la premiazione di "Carta Canta", il premio rivolto a ristoranti, enoteche, bar, agriturismi e hotel situati in regione, in Italia o all'estero che propongono un assortimento qualificato di vini regionali, e il "Panino d'Autore" con lo chef Daniele Reponi, che realizzerà panini gourmet utilizzando esclusivamente prodotti Dop e Igp made in Emilia Romagna, grazie alla collaborazione con i Consorzi di Tutela.
«Un sentito ringraziamento va a tutti i protagonisti di Enologica 2017, a partire dai Consorzi di Tutela del vino e del food, il cui contributo è sempre fondamentale in un evento come questo, che vuole rappresentare in maniera ampia e completa un'intera regione – sottolinea il Presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna, Pierluigi Sciolette - Una regione unita nella quale Enoteca Regionale contribuisce a mantenere assieme piccole e medie aziende con i grandi gruppi cooperativi. E, assieme anche alle istituzioni preposte, a partire dalla Regione Emilia-Romagna, affrontare il futuro».
Ad accogliere i visitatori di Enologica, sotto al loggiato d'ingresso, ci sarà un grande pannello (circa 6x4 metri) con delle originali "sculture di terra", realizzate da I.TER di Bologna. Si tratta di rappresentazioni artistico-scientifiche dei principali suoli che ospitano la pianta della vite in Emilia Romagna e che si trovano percorrendo la via Emilia da Sud a Nord, partendo quindi dalla provincia di Rimini per arrivare fino a quella di Piacenza (con una sola piccola deviazione nel territorio ferrarese). Diversi tipi di terreno che corrispondono ai sette vitigni principali della regione, da dove nascono i nostri vini a denominazione: Albana e Sangiovese per la Romagna, Pignoletto per il bolognese, Fortana per il ferrarese, Lambrusco per il modenese, il reggiano e il parmense, Malvasia per il parmense e il piacentino, Gutturnio per il piacentino.
Territori vocati alla viticoltura, che da alcuni mesi sono anche al centro di un percorso, partito da Modena e Reggio Emilia e che durerà alcuni anni, per verificare se in Emilia Romagna ci sono le condizioni per ottenere una certificazione di sostenibilità territoriale nelle aree delimitate dalle Dop e limitatamente al settore vitivinicolo. Spiega il Presidente Sciolette: «Sarebbe una delle prime, se non la prima, a livello nazionale che certifica non un singolo prodotto o una singola azienda, bensì un intero comparto regionale. Sarebbe uno strumento molto importante e un riconoscimento a favore dei tantissimi produttori che da anni s'impegnano per migliorare le tecniche colturali e per proteggere l'ambiente. Oltretutto, potrebbe rappresentare una forte leva di marketing sia verso il mercato nazionale sia verso quello internazionale».
«Quello di Enologica è oramai un format consolidato, frutto della grande esperienza di Enoteca Regionale Emilia Romagna nell'organizzazione e gestione di eventi a livello internazionale - chiarisce il Direttore di Enoteca Regionale, Ambrogio Manzi -. Oltre alla parte espositiva, Enologica è anche un importante momento d'incontro fra i produttori e gli addetti al settore. Anche quest'anno, infatti, sono attesi molti ristoratori, enotecari, giornalisti italiani e stranieri e ovviamente tanti wine lovers, che sempre più hanno
conoscenza approfondita dei nostri vini capaci di presentarsi al pubblico con una qualità crescente e una diversificazione di prodotti che in Italia non ha eguali».
Enologica, inoltre, ogni anno non manca di riservare anche una chiave di lettura del tutto originale del territorio e del mondo del vino. Quest'anno, infatti, a Enologica saranno protagoniste anche le creature fantastiche, ovvero la rappresentazione popolare della natura, delle paure, dei sogni, delle cose "inspiegabili" e familiari della storia dell'uomo, un patrimonio di storia e tradizioni tramandato oralmente fino a noi. Come si legge nell'introduzione del catalogo, scritta dal curatore di Enologica Giorgio Melandri: "[...]Noi siamo per un racconto "quotidiano", pieno di cose vere, di gente e storie. [...].. Il racconto del vino vive dentro alle giornate della gente e noi abbiamo il dovere di lasciarcelo. Siamo una regione dove è il quotidiano a essere straordinario, dove un fosso può nascondere una creatura fantastica, dove un albero può nascondere un segreto, dove un vino può raccontare tante storie".
Informazioni per il pubblico: tel. 0542.367700, cell. 347.5125365 (durante la manifestazione)
www.enologica.org Facebok: Enologica con #enologica2017
Orario di apertura: sabato e domenica 11:00 – 20:00, lunedì 11:00 – 19:00. Ingresso 20 €.
Oggi a Roma azienda, sindacati e istituzioni al tavolo di crisi convocato al Mise: nessuna novità sostanziale nella trattativa. Il viceministro Teresa Bellanova riconvoca le parti per il 6 novembre prossimo: "La proprietà si ripresenti con una diversa soluzione".
Bologna – Ancora situazione di stallo per la Froneri (ex Nestlé) di Parma, dopo un incontro svoltosi questa mattina nella sede del Ministero dello Sviluppo economico: vertenza aggiornata, sempre a Roma, al prossimo lunedì 6 novembre. È questo l'esito del tavolo di salvaguardia occupazionale che era stato richiesto da organizzazioni sindacali e istituzioni (Regione e Comune di Parma), al quale hanno preso parte i vertici della Froneri Italy Srl (società Nestlé Italia e R6R, multinazionale inglese proprietà di un fondo), i sindacati di categoria nazionali e territoriali, l'assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e la viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova insieme al dirigente ministeriale Gianpiero Castano.
Il tavolo ha affrontato i problemi legati alla procedura di licenziamento collettivo, aperta al Ministero del Lavoro lo scorso 29 settembre, per 112 lavoratori di Parma e 8 di Milano, e alla cessazione dell'attività di produzione del sito di Parma.
L'incontro si è concluso con la riconvocazione delle parti avanzata dalla viceministro Bellanova, che ha chiesto all'azienda di ripresentarsi per quella data con una diversa proposta: respinto l'esito di una vertenza con licenziamenti e un sito produttivo chiuso, a fronte della disponibilità da parte delle istituzioni a sostenere un piano di sviluppo. Ma l'azienda, è stato affermato, deve dimostrare la propria responsabilità sociale verso i lavoratori e il territorio in cui è insediata.
Le istituzioni hanno ribadito che la decisione dell'azienda di chiudere lo stabilimento produttivo di Parma, oltre a determinare la perdita di un numero rilevante di posti di lavoro priverebbe il territorio e il tessuto produttivo di una presenza importante per il settore dell'agroalimentare, con ripercussioni pesanti nell'indotto e nella filiera.
L'assessore regionale Palma Costi e il sindaco Federico Pizzarotti hanno espresso "netta contrarietà a un'ipotesi di riorganizzazione e di rilancio dell'azienda fondata sulla chiusura di un sito produttivo", invitando la proprietà a "fare una proposta di rilancio produttivo competitiva e in grado di recuperare spazi di mercato". "Non possiamo assistere- hanno aggiunto Costi Pizzarotti- alla dispersione di un patrimonio produttivo che contribuisce a fare del made in italy un segno di riconoscimento della qualità dei nostri prodotti nel mondo. Per queste ragioni siamo disponibili a sostenere un piano industriale di rilancio, purchè si basi sul mantenimento del sito produttivo di Parma, e invitiamo l'azienda ad avvalersi eventualmente anche degli ammortizzatori sociali per accompagnare questa transizione".
(Fonte: ufficio stampa Regione ER)
Povertà. Combattere la povertà alimentare e lo spreco di cibo, la Regione impegnata a valorizzare e promuovere gli Empori solidali. In Emilia-Romagna 16 attivi, altri 6 apriranno a breve. Gualmini: "Una risorsa significativa da sostenere e accompagnare"
E' stato siglato oggi a Bologna un protocollo da Regione, Anci Emilia-Romagna, i soggetti aderenti alla Rete Empori solidali e Associazione Csv Emilia Romagna Net in occasione di "#conNETTARE", 2° Festival degli Empori solidali
Bologna- Sono 16 le realtà attive in Emilia-Romagna, e a breve se ne aggiungeranno 6, che combattono tutti i giorni contro la povertà alimentare, aiutando oltre 3.000 famiglie in stato di bisogno. È il mondo degli Empori solidali: piccoli supermercati nati grazie alla collaborazione tra associazioni, enti locali e cittadini volontari, offrendo la possibilità di fare la spesa gratuitamente, secondo il proprio fabbisogno.
Per promuovere la diffusione degli Empori, la Regione Emilia-Romagna ha sottoscritto oggi a Bologna, nella Cappella Farnese di Palazzo d'Accursio, un Protocollo d'Intesa con Anci Emilia-Romagna, i soggetti aderenti alla Rete Empori solidali e l'Associazione Csv Emilia Romagna Net. A firmarlo, in occasione di "#conNETTARE", 2° Festival degli Empori solidali dell'Emilia Romagna, la vicepresidente regionale e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini.
La sigla dell'accordo per dare impulso alla rete degli Empori solidali nella nostra regione, si colloca in continuità al Protocollo regionale sull'impegno comune contro la povertà, firmato lo scorso settembre alla presenza del presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni.
La povertà alimentare e il diritto al cibo, accanto al lavoro, sono infatti tra gli elementi che più caratterizzano le politiche di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale della Regione, al pari del Reddito di solidarietà, del Sia – la misura nazionale di sostegno al reddito- e della legge regionale sull'inclusione socio-lavorativa LR 14/2015.
"Povertà e sprechi alimentari vanno ancora, purtroppo, di pari passo. Un paradosso quasi intollerabile, perché chi soffre di deprivazione materiale potrebbe trovare risposte efficaci nella riduzione di consumi sfrenati- afferma la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. Ecco perché è necessario invertire la rotta attuando politiche di welfare in grado di recuperare e redistribuire a chi ne ha bisogno ciò che verrebbe buttato via. In questa direzione- prosegue la vicepresidente, gli Empori solidali si sono rivelati una risorsa significativa da sostenere e accompagnare. Per il futuro, occorre intervenire per costruire una filiera del contrasto alla povertà in tutte le sue forme e creare un coordinamento tra gli empori regionali, oltre- conclude Elisabetta Gualmini- lavorare sulla sponda delle imprese di distribuzione: i possibili "donatori" di cibo, incidendo sulla valorizzazione della responsabilità sociale di impresa".
Come funzionano gli Empori solidali
Per accedere agli Empori occorre essere residenti nel Comune in cui hanno sede (o nell'Unione dei Comuni nei casi di Empori destinati ad un'Unione dei Comuni) e dichiarare un Isee mediamente compreso tra i 3.000 e i 10.000 euro, oppure essere rimasti senza lavoro, essere iscritti a un centro per l'impiego, avere a carico dei figli minori. Secondo l'ultima indagine realizzata dalla Regione in occasione del convegno "Azzerare gli sprechi: povertà alimentare e nuove risorse" del 24 giugno 2016, ad accedere agli Empori solidali erano state nel 58% dei casi famiglie straniere e per il 42% di famiglie italiane, ma il numero di queste ultime è sicuramente aumentato. Gli Empori non sono solo strumenti di contrasto alla povertà alimentare, che si reggono sulla collaborazione tra istituzioni, terzo settore e aziende del territorio, ma svolgono anche una rilevante funzione sociale e relazionale, in grado di attivare le risorse della persona attraverso le cosiddette attività accessorie come l'ascolto e l'orientamento verso altri servizi, la formazione, l'inserimento lavorativo, gli spazi mamma-bambino, le consulenze al credito e alla gestione domestica. La prima fonte di approvvigionamento in Emilia-Romagna è il Banco alimentare, che è la realtà principale con cui sono chiamati a relazionarsi gli Empori.
L'impegno della Regione Emilia-Romagna sulla povertà alimentare e sullo spreco di cibo
Oltre a sostenere da anni la nascita degli Empori solidali e a promuovere il rafforzamento delle loro messa in rete, la Regione Emilia-Romagna, nell'ambito delle proprie politiche di contrasto alla povertà sostiene da anni (Legge 12/2007) la promozione di attività di recupero e distribuzione di prodotti alimentari per fini di solidarietà sociale e in particolare finanzia alcuni enti come il Banco alimentare e la Caritas, che operano in questo settore./Ti.Ga.
Investimento di Hpe Coxa che ammonta a 8 milioni di euro, di cui 3,5 finanziati dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito della Legge 14. Assunti 20 ingegneri.
E' stato inaugurato oggi a Modena il Centro di Ricerca Metal Additive di Hpe Coxa, alla presenza del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e dell'assessore alle Attività produttive, Palma Costi. Il Centro è stato realizzato per assicurare in modo rigoroso l'integrazione tra progettazione, simulazione e produzione in un'ottica esclusivamente additiva, anziché, come avviene comunemente, limitarsi a produrre con le nuove "stampanti 3D" pezzi progettati secondo le tecnologie tradizionali.
Inserito in una logica di Smart Factory, il Centro di Ricerca Metal Additive è complementare alle tecnologie presenti all'interno del Mil, il Machining Innovation Lab realizzato lo scorso anno da Hpe Coxa, che unisce le tecnologie più avanzate di lavorazione meccanica, utensili e attrezzature, insieme ai sistemi di controllo di processo a scansione ottica.
L'investimento totale per il progetto ammonta a 8 milioni di euro, di cui 3,5 finanziati dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito della Legge 14 sull'attrattività, e ha previsto l'assunzione a tempo indeterminato di 20 ingegneri ricercatori.
Il modello di funzionamento del Centro prevede un responsabile operativo e al contempo una direzione scientifica, realizzata nell'ambito di una collaborazione col Dipartimento di Ingegneria di Unimore per sviluppare un programma scientifico di ricerca da abbinare alle attività produttive che il Centro è in grado di effettuare.
''Quello che inauguriamo qui oggi, finanziato anche con i fondi della nostra Legge sull'attratività, è un nuovo centro di ricerca in grado di relazionarsi con istituti di ricerca, laboratori e università contribuendo a sviluppare innovazione, migliorare il trasferimento tecnologico e creare quel terreno fertile che permette lo sviluppo di nuove start up, che a loro volta innescano processi di nuovo sviluppo e nuova innovazione– ha commentato il presidente della Regione Stefano Bonaccini–.L'obiettivo comune, come in una corsa di Formula 1, è quello di fare squadra riposizionando l'Emilia-Romagna tra le realtà più avanzate in termini di performance economica e di 'spessore' della comunità di ricerca, formazione e produzione. Vogliamo essere la regione d'Europa dove non solo studiare e formarsi, ma impiantare la 'testa' di cicli produttivi oggi più che mai globali".
"L'immagine che rimane di questa azienda sono i tantissimi giovani che qui lavorano– ha aggiunto l'assessore Palma Costi-. Ingegneri, tecnici, operai specializzati: un prezioso patrimonio capace di interpretare la nuova realtà produttiva che si sta configurando. Competenze specialistiche, altissime, al servizio di aziende avanzate che contribuiscono all'upgrading delle aziende medie e più piccole con le quali interagiscono, aumentando le possibilità di occupazione lungo tutta la filiera, aiutandole a stare al passo con la nuova rivoluzione industriale e la digitalizzazione spinta".
(Fonte: Regione ER)
L'esponente del Carroccio elenca i casi sospetti in regione e chiede alla giunta "se ci sia stato un abbassamento della guardia per quanto riguarda la prevenzione" del virus fatto circolare dalle zanzare.
Un sospetto caso di Chikungunya all'ospedale di Vaio a Fidenza (Parma) al centro dell'interrogazione presentata dal consigliere regionale della Lega Nord Fabio Rainieri. "La Chikungunya -spiega il consigliere- è una malattia virale acuta causata dalle zanzare. Nel 2007 si verificò una epidemia virale in Romagna: in quel caso si accertò fosse autoctona. Per questo la Regione attivò un sistema di prevenzione e controllo di quell'infezione che prevede anche interventi immediati di disinfestazione". Ma nel 2017, ricorda l'esponente leghista, "sono stati diversi i casi sospetti in varie zone dell'Emilia Romagna (uno a Parma, uno a Modena e un altro a Formigine), per i quali l'attività di disinfestazione è scattata prontamente". Per questo, Rainieri interroga la giunta, per capire se è confermato "il caso sospetto di persona affetta da Chikungunya ricoverata all'ospedale di Vaio a Fidenza e, nel caso, quando è prevista la disinfestazione nei luoghi frequentati dal paziente. Come spiega il manifestarsi in Emilia Romagna di diversi casi sospetti nel 2017, dopo 10 anni di quasi totale assenza, e se ci sia stato un abbassamento della guardia da parte delle autorità preposte e -conclude il consigliere della Lega Nord- se ritiene di escludere che tutti gli ultimi casi sospetti registrati in Emilia Romagna siano stati causati da trasmissione autoctona della malattia". (Margherita Giacchi)
(Fonte: Regione ER)
Grazie al programma della Regione, dal 16 al 20 ottobre 8 imprese super innovative potranno accedere ai servizi di business match in California.
L'assessore regionale Costi: "Dopo le startup, una nuova opportunità per le imprese emiliano-romagnole nel luogo in cui si concentrano risorse per investimenti, ricerca, partner strategici e contatti commerciali globali"
Bologna – C'è chi realizza droni a uso professionale e chi produce ozono per l'agricoltura e la medicina. Ma anche produttori di sistemi per il controllo a distanza di impianti o per la marcatura e codifica nel packaging, nonché soluzioni tecnologiche per il trasferimento automatico delle informazioni tra macchine senza l'intervento umano o super stampanti.
Sono alcuni dei settori produttivi in cui operano otto piccole e medie imprese, tecnologiche e innovative, dell'Emilia-Romagna che partiranno, lunedì 16 ottobre, alla volta della Silicon Valley. Il modello è quello già rodato dalla Regione, col supporto di Aster, con le due edizioni nel 2015 e 2016, in cui le startup emiliano-romagnole erano state inviate oltre oceano.
Negli Stati Uniti andranno Pmi della provincia di Ravenna (3 imprese), di Modena (2 imprese), di Bologna, Ferrara e di Piacenza. Le otto aziende, selezionate grazie al bando "Business match program in Silicon Valley", staranno in California fino al 20 ottobre, per partecipare a un programma intensivo che include formazione, incontri con investitori, incontri b2b e presentazioni a venture capitalist e investitori corporate, ma anche con l'opportunità di incontrare possibili partners o buyers.
Nel dettaglio le imprese selezionate sono:
- Met di San Lazzaro di Savena (Bo) che si occupa di apparecchiature generatrici di ozono per applicazione nel settore agroalimentare e medicale;
- Italdron di Ravenna che produce droni professionali;
- Xeo4 di Piacenza che opera nel campo della comunication M2M (machine to machine) e realizza soluzioni per il telecontrollo e monitoraggio di impianti remoti;
- Innetec di Ravenna impegnata nella gestione stampa, scansione e monitoraggio dei flussi documentali;
- Glassup di Modena impegnata nella realtà aumentata e smart glass;
- Complanet di Ravenna che opera nel campo della comunication M2M (Machine to machine) tra smart object e sensori;
- Topjet di Fiorano Modenese (Mo) attiva nelle soluzioni industriali di marcatura e codifica;
- weAR di Ferrara che si occupa di realtà aumentata e di soluzioni di location intelligence.
"A oggi sono 43 le startup emiliano-romagnole che hanno potuto confrontarsi e formarsi in California. Forti di questa esperienza positiva abbiamo deciso di ampliare le opportunità in Silicon Valley anche alle piccole e medie imprese del nostro territorio. Questo- ha detto l'assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi- per offrire la possibilità di diventare più competitivi e attrarre forme di collaborazione commerciale, produttive e di ricerca a livello internazionale. La Silicon Valley è il centro nevralgico dell'ecosistema mondiale di startup e innovazione dove si concentrano risorse per investimenti, ricerca, partner strategici e contatti commerciali globali".
La Regione, a partire dal 2015, ha avviato attività di internazionalizzazione del sistema produttivo, formativo e innovativo attraverso un'attività diretta in assenza di presidi nazionali, affidando ad Aster la gestione di tutti i progetti concentrati prevalentemente sulle startup hi-tech e sugli incubatori.
Quest'anno ha previsto di ampliare le attività per coinvolgere via via tutto il sistema innovativo regionale, a partire dalle imprese maggiormente innovative col programma "Business match per Pmi in Silicon Valley", con l'obiettivo di creare per le Pmi opportunità di affari preparandole alla globalizzazione ma anche contribuire a diffondere il modello del Silicon Valley mindset in Emilia-Romagna.
Oggi a Bologna riunione del Comitato istituzionale col presidente della Regione, l'assessore Palma Costi e i sindaci. Presentate le proposte inviate al Governo per riconoscere la modifica, insieme ad altre richieste, già nella prossima Legge di stabilità 2018.
Bologna - Si dimezza il "cratere", ovvero l'area colpita dal sisma del 2012. L'attività di ricostruzione in 29 comuni, su un totale di 59, sono terminate o in fase molto avanzata, tanto da essere compatibili con le attività ordinarie delle amministrazioni locali. Gli sforzi si concentreranno nei restanti 30 comuni, che presentano ancora problematiche di una certa consistenza. Dopo il dimezzamento, continuerebbero a essere compresi nel cratere 15 comuni del modenese, 6 del ferrarese, 5 del reggiano e 4 del bolognese.
Il tema è stato affrontato questa mattina nella riunione del Comitato istituzionale per il terremoto del 2012 (costituito dai sindaci dei comuni colpiti), convocato oggi in Regione, a Bologna, presenti il presidente della Regione e commissario delegato alla Ricostruzione, Stefano Bonaccini e l'assessore regionale alle Attività produttive con delega alla Ricostruzione, Palma Costi.
"Si tocca con mano il lavoro fatto- ha spiegato Bonaccini- e come riconosciuto da più parti nel maggio scorso, in occasione dei 5 anni dal terremoto, si inizia a intravedere il traguardo finale lungo la strada che ancora resta da percorrere. Il nostro impegno crescerà ancora, ma in modo più selettivo e mirato: già lo scorso anno è stato fatto un primo sforzo e per il 2018 abbiamo proposto al Governo la riduzione del cratere, per norma primaria, del numero dei Comuni colpiti. Ora ci concentreremo nelle zone e nei territori che hanno maggiormente bisogno".
La proposta di restringimento del cratere è stata già inviata al Governo e sarà oggetto di un'ordinanza commissariale. Il provvedimento, in continuità con quanto fatto nel 2016, arriva dopo aver tracciato una fotografia esatta di quanto realizzato e di ciò che resta da fare, per comporre la quale è stata realizzata una valutazione dello stato di attuazione della ricostruzione, analizzando i dati dell'avanzamento lavori al 30 giugno 2017. Situazione già condivisa dai sindaci nel Comitato dello scorso luglio.
Oltre a quella privata, relativa ad abitazioni e imprese, nelle rilevazioni si è tenuto conto, rispetto ad un analogo monitoraggio dello scorso anno, anche dell'impegno per la ricostruzione pubblica e della complessità degli interventi nei centri storici colpiti dal sisma.
Questo passaggio si affianca alle richieste al Governo, così da poterle inserire nella Legge di stabilità 2018, relative alla proroga di 2 anni (al 31 dicembre 2020) dello stato di emergenza, alle risorse per la ricostruzione pubblica, alla proroga dell'autorizzazione per l'assunzione di personale, alla sospensione mutui per gli Enti locali colpiti dal sisma 2012 e alcune altre norme di funzionamento. Infine, sono stati discussi e condivisi i criteri per il riparto del personale, tra i comuni che rimangono nel cratere, dal 1 gennaio 2018.
I 29 comuni fuori dal cratere
Comuni in provincia di Bologna: Castello d'Argile, San Pietro In Casale, Baricella, Bentivoglio, Minerbio, Argelato, Sala Bolognese, Malalbergo, San Giorgio di Piano, Sant'agata Bolognese, Molinella, Bologna e Castel Maggiore. Comuni in provincia di Ferrara: Argenta. Comuni in provincia di Piacenza: Campegine e Castelvetro. Comuni in provincia di Reggio Emilia: Campagnola Emilia, Rio Saliceto, Gualtieri, Correggio, San Martino in Rio, Novellara, Brescello, Boretto e Reggio Emilia.
(Fonte: Regione ER)
Punti nascita. Il ministero della Salute accoglie la richiesta di deroga presentata dalla Regione per gli ospedali di Scandiano (Re) e Mirandola (Mo) e Cento (Fe) nel cratere.
Bologna, 5 ottobre 2017
La risposta è arrivata da Roma nel pomeriggio di ieri, e configura un destino diverso per i 6 punti nascita dell'Emilia-Romagna dove si registrano meno di 500 parti l'anno. Il ministero della Salute concede la deroga, chiesta lo scorso luglio dalla Regione per evitare la sospensione dell'attività di assistenza al parto, solo per gli ospedali di Scandiano (Re) e per i due del cratere sismico: Mirandola (Mo) e Cento (Fe).
La richiesta di deroga, invece, non viene concessa per le strutture di Castelnovo ne' Monti (Re), Pavullo nel Frignano (Mo) e Borgo Val di Taro (Pr). Di conseguenza, l'attività in questi ultimi punti nascita dovrà essere sospesa. Per il ministero, infatti, non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie per tutelare mamme e neonati in una delle fasi più delicate della vita.
"Abbiamo percorso tutte le strade possibili senza lasciare nulla di intentato- afferma l'assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Come Giunta avevamo deciso di chiedere la deroga per tutte e sei le strutture, non solo per Scandiano, Mirandola e Cento, anche considerando l'importanza che rivestono per il territorio, soprattutto quello montano, e dopo un lungo confronto portato avanti con le istituzioni e le comunità locali. Avevamo anche dato rassicurazioni sul fatto di voler e poter adeguare strutture e organizzazione rispetto ai parametri di sicurezza, a partire dal potenziamento degli organici, ma il pronunciamento del ministero è chiaro e adesso occorre attenersi a questa decisione, consapevoli che la sicurezza, quando si parla di sanità, deve sempre venire al primo posto. A maggior ragione se si tratta di donne che devono partorire e di neonati, perché uno dei momenti più belli della vita non debba trasformarsi in tragedia".
"Abbiamo il dovere- aggiunge Venturi- di assicurare la stessa tutela indipendentemente dal luogo in cui un bambino viene alla luce, ed è questo l'unico obiettivo che ha sempre guidato le nostre decisioni. In campo non c'è mai stata la benché minima idea di risparmiare; e sospendere l'attività, come la decisione ministeriale stabilisce, non vuol dire certamente lasciare sole le future mamme e i loro bambini, tantomeno abbandonare le aree montane, come qualcuno afferma in maniera strumentale. Gli investimenti messi in campo dalla Regione per potenziare gli ospedali dell'Appennino, migliorare i Pronto soccorso e le sale operatorie, ampliare gli organici e i servizi, a partire da quelli pre e post parto, non si fermano- chiude Venturi- anzi, a maggior ragione saranno rafforzati. Sono già disponibili 13 milioni di euro da destinare a Castelnovo, Pavullo e Borgo Val di Taro, con progetti definiti e tempi decisi per la realizzazione degli interventi e delle misure previste".
Il percorso sui Punti nascita
La risposta del ministero giunge dopo un lungo percorso di ascolto e confronto con le comunità e le istituzioni locali condotto dalla Regione e un approfondito studio svolto dalla Commissione regionale tecnico consultiva sullarete 'Percorso nascita' dell'Emilia-Romagna, che conta 26 punti nascita attivi sul territorio.
Lo scorso luglio, la stessa Commissione aveva presentato in una relazione i risultati di quell'analisi, concentrata in particolare sull'attività dei centri periferici 'Spoke', rispetto ai grandi ospedali delle città. L'indicazione della Commissione tecnica era di chiedere al ministero la deroga per i due punti nascita del cratere sismico di Pavullo e Mirandola, dove il volume di attività, negli anni precedenti al terremoto, era superiore ai 500 parti l'anno e dove non è ancora possibile valutarne stabilmente il trend perché le strutture non hanno ancora riacquistato la piena funzionalità. Stessa richiesta di deroga era stata proposta anche per l'ospedale di Scandiano - dove soltanto nell'ultimo anno e per la prima volta il numero di parti è stato di poco inferiore a 500 (490) - per il quale la Commissione prevedeva un periodo di "osservazione" in attesa di valutare l'evolversi dell'attività.
La stessa Commissione aveva invece evidenziato la necessità di sospendere il servizio nelle altre tre strutture (Pavullo nel Frignano, Borgo Val di Taro e Castelnovo ne' Monti), perché non vi sono le condizioni di sicurezza sufficienti, visto il numero di parti largamente inferiore ai 500 l'anno.
La Giunta regionale, per evitare la sospensione delle attività di assistenza al parto in luoghi di particolare importanza per il territorio, aveva però deciso di chiedere la deroga al ministero della Salute, tramite la Commissione nascita nazionale, per tutti e sei i punti nascita, impegnandosi, qualora fosse stata concessa, a dotare le strutture del personale necessario a garantire gli standard di sicurezza richiesti.
Ieri, a conclusione della lunga vicenda, è giunta la risposta del ministero.
Gli investimenti sul territorio
Per i tre ospedali dell'Appennino interessati dalla sospensione dell'attività, la Regione ha già programmato un piano di investimenti di 13 milioni di euro; parte degli interventi previsti è già stata realizzata e in alcuni casi le Aziende sanitarie hanno già approvato documenti preliminari di progettazione. Le risorse serviranno in particolare a migliorare i Pronto soccorso, le sale operatorie e l'accessibilità delle strutture sanitarie. È previsto poi un ulteriore incremento degli organici, con l'assunzione di circa 44 medici e infermieri che consentiranno di aumentare l'attività chirurgica e di realizzare almeno 1.500 interventi in più ogni anno, garantendo un futuro stabile e di sviluppo agli ospedali montani; oltre alla disponibilità ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette, del servizio di elisoccorso notturno. Tutto ciò viene realizzato, in condivisione con le Conferenze territoriali sociali e sanitarie e con le Aziende sanitarie, proprio per preservare e migliorare ulteriormente la qualità e la sicurezza delle cure.
I dati sui Punti nascita in cui sarà sospesa l'attività
L'Organizzazione mondiale della sanità e l'Accordo Stato-Regioni del 2010 fissano il numero di almeno 1.000 nascite all'anno quale parametro standard a cui tendere per il mantenimento dei Punti nascita; 500 parti la soglia minima definita di sicurezza. Fermo restando che in discussione è solo il parto e non tutto ciò che attiene a gravidanza, puerperio e permanenza dei reparti, che comunque continueranno a essere confermati nelle sedi attuali, con un miglioramento dei servizi esistenti.
Nel 2016 il Punto nascita di Borgo Val di Taro (Parma) ha registrato 124 parti (nel 2015 erano 157), con una percentuale di tagli cesarei del 35,2% (la più alta di tutti i punti nascita attivi in regione). Sempre nel 2016, il Punto nascita di Castelnovo ne' Monti (Reggio Emilia) ha registrato 153 parti (159 nel 2015), con una percentuale cesarei del 29,5%. A Pavullo nel Frignano (Modena) l'anno scorso i parti sono stati 196 (261 nel 2015); 13,7% la percentuale dei tagli cesarei. / EC
In allegato, tre schede con gli investimenti previsti per Borgo Val di Taro, Castelnovo ne' Monti e Pavullo nel Frignano
(Fonte: Regione ER)
L'Emilia-Romagna chiede maggiore autonomia, via libera dell'Assemblea legislativa: mandato al presidente Bonaccini ad avviare il negoziato con il Governo.
Approvata risoluzione dall'Aula. "Siamo una regione virtuosa che, unita, è locomotiva del Paese e compete con le aree più avanzate in Europa e nel Mondo". L'assessore Petitti: "Proposta seria e concreta per quella che sarebbe una autentica svolta". Ieri il sì delle parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro
Bologna 3 ottobre 2017 – Tappa fondamentale, oggi, nel percorso costituzionale scelto dalla Regione per chiedere e ottenere una maggiore autonomia per l'Emilia-Romagna. Dopo aver discusso il Documento di indirizzi varato dalla Giunta regionale, l'Assemblea legislativa ha infatti approvato nel pomeriggio una risoluzione che impegna il presidente Stefano Bonaccini "ad avviare il negoziato con il Governo ai fini dell'intesa prevista dall'articolo 116, comma terzo, della Costituzione", che consente l'attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori "forme e condizioni particolari di autonomia" attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un'intesa fra il Governo e la Regione interessata.
Hanno votato a favore Pd, Si e Mdp, astenuti Fi e AltraER, contrari Ln e Fdi mentre il M5s ha deciso di non partecipare al voto.
Il mandato di contrattazione affidato al presidente Bonaccini riguarda i seguenti ambiti, gli stessi indicati nella proposta della Giunta: "Tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale; internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all'innovazione; territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture; tutela della salute; competenze complementari e accessorie riferite alla governance istituzionale e al coordinamento della finanza pubblica". Il Presidente della Giunta è infine tenuto "a rassegnare a questa Assemblea, con cadenza periodica, gli esiti del negoziato con il Governo nazionale".
"Attraverso la Costituzione, intendiamo fare ciò che in Italia non è mai stato fatto- ha detto il presidente Bonaccini, aprendo la discussione generale-: chiedere e ottenere maggiore autonomia per l'Emilia-Romagna, per poter gestire direttamente competenze in materie cruciali. Senza chiedere più soldi allo Stato centrale, bensì trattenendo alla fonte, qui, una parte delle risorse generate nel nostro territorio, risorse, lo abbiamo dimostrato diventando la regione che cresce di più nel Paese e aprendo la strada a più di un provvedimento nazionale, che siamo certi sapremo utilizzare al meglio per migliorare ulteriormente i servizi forniti ai cittadini, continuare a crescere e creare occupazione. Una proposta che vede due punti fermi: l'unità nazionale, per noi sacra e intoccabile, e il fatto che non chiediamo di diventare una nuova Regione a Statuto speciale. E a chi chiede addirittura di dividere la nostra regione, creandone due separate, dico che noi oggi non diciamo no alla Romagna, ma diciamo sì all'Emilia-Romagna, perché insieme, in una regione unita e fatta di valori e saperi unici, non temiamo nessuno fra le aree più avanzate in Europa e nel Mondo".
In sede di replica, il presidente della Giunta ha poi sottolineato il fatto che "dal dibattito assembleare sono venute proposte che possono essere senza dubbio inserite nella proposta, come per esempio la competenza della Regione sui Giudici di pace", o temi "da tenere in considerazione, relativi per esempio alla tutela ambientale". Quanto alla richiesta di Regione a Statuto speciale, "non può certo essere accolta nell'ambito della nostra proposta sull'autonomia, essendo peraltro già stata bocciata dalla Corte costituzionale in una sentenza del 2015 su un progetto di legge avanzato dal Veneto e servirebbe una modifica della Costituzione".
"Siamo all'avvio di un rilevante percorso politico istituzionale - ha aggiunto l'assessore al Bilancio e Organizzazione, Emma Petitti- che viene approvato dall'assemblea legislativa della nostra Regione con la quale ci poniamo al centro di un nuovo regionalismo. Un percorso del tutto inedito intrapreso dalla Regione Emilia-Romagna che ci permetterà di chiedere al Governo e al Parlamento maggiore autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria sugli assi portanti della nostra legislatura e che sono al centro del Patto per il Lavoro a cominciare dalla tutela del lavoro, dall'istruzione, dal commercio con l'estero, dalla rigenerazione urbana, dalla tutela della salute e dell'ambiente, alla governance locale. Per noi la richiesta di autonomia si coniuga con il senso forte di responsabilità che si traduce nel non volere alterare l'unità nazionale".
"In un periodo storico- ha aggiunto Petitti- in cui in Europa soffiano venti di indipendentismo e divisioni e più vicino a noi c'è chi invoca la separazione dell'Emilia dalla Romagna, la nostra Regione fornisce invece risposte concrete per conseguire spazi di autonomia. Noi non abbiamo scelto la via referendaria del consenso, a mio parere non opportuna, quanto invece la discussione, il merito, il confronto che da subito abbiamo avviato con le parti sociali ed economiche della nostra Regione con tutti i firmatari del "Patto per il lavoro", con i Comuni attraverso Anci, le Province in sede Upi e con le forze politiche rappresentate nell'Assemblea legislativa. Tale confronto ha portato un'ampia condivisione nel merito e sul metodo riconosciuta da tutti gli attori sociali della nostra Regione. Forti di questo consenso, ci accingiamo quindi ad avviare un negoziato con il Governo ponendoci sempre l'obiettivo della garanzia del mantenimento dei livelli delle prestazioni ed il miglioramento delle performance dell'intero territorio regionale senza aumento di spesa pubblica".
Più Emilia-Romagna, in sintesi il documento di indirizzi della Giunta approvato in Aula
Con una maggiore autonomia per l'Emilia-Romagna si intende migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell'intera comunità - cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative -, attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti. Mettere quindi ancor di più l'Emilia-Romagna nelle condizioni di competere con le aree più avanzate in Europa e nel Mondo, attraendo investimenti, saperi e competenze, allo stesso tempo potenziando e innovando il sistema sanitario e quello di welfare, semplificando le procedure amministrative e i meccanismi decisionali.
L'unità nazionale non si tocca - Restano fermi i capisaldi dell'ordinamento costituzionale: l'unità giuridica, economica e finanziaria della Nazione; il principio perequativo e i valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale, cioè il meccanismo di finanziamento delle funzioni pubbliche territoriali. E proprio nel contesto nazionale, la Regione Emilia-Romagna può mettere in campo un modello di autonomia rafforzata col quale contribuire alla crescita del Paese, incrementando gli standard di rendimento delle istituzioni, concorrendo alla riorganizzazione concreta delle politiche territoriali e, più in generale, all'ammodernamento dello Stato e alla razionalizzazione della spesa pubblica.
Le risorse - Nell'ambito del negoziato con il Governo verranno definite le risorse necessarie alla copertura delle funzioni richieste. Nel documento, la Regione propone la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio. Non intende quindi chiedere nuove risorse allo Stato, puntando a massimizzare le opportunità di investimento sul territorio regionale rispetto a risorse già presenti, senza oneri aggiuntivi sul bilancio regionale e riducendo l'overshooting, ovvero il non utilizzo di risorse destinate agli investimenti stessi. Disporre di maggiore autonomia e di risorse per poterla esercitare avrà poi ricadute positive sulla crescita, con l'aumento del PIL negli anni futuri e ulteriori effetti positivi sulla fiscalità generale.
Le aree di intervento - Vengono indicati gli ambiti di intervento, con alcune indicazioni specifiche che potrebbero concretizzarsi in un contesto di maggiore autonomia regionale. Per creare nuova occupazione è prevista la presa in carico di migliaia di persone l'anno per ricerca del lavoro, orientamento di base e specialistico, supporto all'autoimpiego, qualificazione e formazione professionale, attivazione di tirocini e strumenti di conciliazione, con anche la possibilità di arrivare a una struttura regionale che formi migliaia di diplomati l'anno che abbiano un profilo professionale in linea con le esigenze del sistema produttivo delle aziende dell'Emilia-Romagna
In ambito sanitario, la possibilità di definire misure volte a garantire una più equa accessibilità ai servizi da parte dei cittadini anche rideterminando importi e regole di compartecipazione alla spesa diverse da quelle previste a livello nazionale, prevedendo la possibilità di rimodulare le esenzioni per reddito in relazione alle fasce di età, alla composizione del nucleo familiare e a particolari necessità di tutela.
Ci sono poi misure di sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro e non è coperto da ammortizzatori sociali oggi di competenza dell'Inps, oltre a piani pluriennali di intervento in materia di edilizia sanitaria, sicurezza del territorio, tutela dell'ambiente e rigenerazione degli spazi urbani.
L'assessore Costi: "Non lasceremo nulla di intentato. abbiamo anticipato la problematica al Ministero dello Sviluppo economico che ha competenza diretta"
Bologna – "Come Regione saremo parte attiva per la salvaguardia dell'occupazione e della territorialità dell'impresa, tutelando le professionalità coinvolte e a difesa di un asset strategico del nostro sistema produttivo regionale e nazionale. Non lasceremo nulla di intentato nei confronti di un grande gruppo come la Nestlè, un marchio internazionale che decide di tagliare le radici con il territorio che ha creato e dato valore ai suoi prodotti".
Così l'assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, rispondendo in sede di Assemblea legislativa a un'interrogazione riguardante lo stabilimento della Froneri Italy Srl di Parma (società al 50% Nestlé Italia e 50% R6R, multinazionale inglese proprietà di un fondo), che ha aperto al Ministero del Lavoro lo scorso 29 settembre una procedura di licenziamento collettivo per un totale di 120 esuberi, di cui 112 solo nello stabilimento di Parma (su 185 lavoratori occupati).
"Abbiamo concordato, insieme alle Istituzioni locali- ha annunciato l'assessore Costi-, di convocare un tavolo di salvaguardia occupazionale che si terrà il prossimo 12 ottobre presso il Comune di Parma, per conoscere le ragioni di una decisione che fino a pochissimi mesi fa era categoricamente smentita dall'azienda stessa, e valutare quali azioni intraprendere per garantire il mantenimento di questa importante filiera produttiva che contribuisce a sostenere il Made in Italy nel mondo".
"Allo stesso tempo- ha aggiunto- abbiamo anticipato la problematica al Ministero dello Sviluppo economico, che ha competenza diretta vista la compagine societaria e l'organizzazione aziendale composta da più siti produttivi in diverse regioni italiane".