Con la scontata conferma di Hamilton anche l'ultima pedina è andata al suo posto. A fine marzo scatterà il mondiale di F1. Tante novità ed alcune conferme. Guida al campionato 2021.
di Matteo Landi
Mancava solo l'annuncio relativo al futuro del sette volte campione del mondo Hamilton. Dopo le indiscrezioni, e le fake news, che hanno affollato i social sin dalla chiusura del mondiale 2020 è notizia di oggi che Lewis ha confermato la sua presenza nel campionato 2021, sempre al volante della Mercedes. Un solo anno di prolungamento, per adesso. Dopo aver eguagliato il record di Schumacher al pilota inglese l'appetito vien mangiando e, conscio che avrà probabilmente la vettura da battere, sogna l'ottavo titolo. Ancora non è giunto il momento del suo ritiro ma potrebbe arrivare al termine della stagione che si appresta a cominciare a fine marzo in Bahrain. La svolta regolamentare del 2021 è stata rimandata di un anno ed il 2022 potrebbe coincidere con la fine del lungo dominio Mercedes. Il condizionale è d'obbligo, ma lo stesso Lewis al momento non può sapere se avrà ancora le energie necessarie per competere al vertice.
È appena iniziata invece l'Era Domenicali. Team Principal Ferrari prima, Presidente e AD Lamborghini poi, si è calato nelle nuove vesti di Presidente e Amministratore Delegato della Formula 1. Cresciuto in Ferrari, conosce il mondo del Circus come le sue tasche. Succede a Chase Carey, dirigente d'azienda irlandese naturalizzato statunitense, il quale inaugurò il nuovo corso "americano" nel 2017, anno in cui il massimo campionato automobilistico passò dalle mani di Bernie Ecclestone a quelle di Liberty Media. In questi anni gli statunitensi hanno ringiovanito l'immagine della F1, spostando la comunicazione sui social, ambiente ignorato da Bernie, e non solo. Adesso però serviva qualcuno che sapesse sviluppare il prodotto collaborando al meglio con tutti gli stakeholders e Domenicali è sicuramente la persona giusta. Il nuovo Presidente sta rassicurando l'ambiente e gli appassionati: la pandemia non è finita e non sappiamo quando terminerà, ma nel 2021 la F1, comunque, si impegna a disputare 23 gare. È arrivata la conferma di Imola, che sarà il secondo appuntamento stagionale, il Bahrein ospiterà dal 26 al 28 marzo il GP inaugurale, avremo il debutto dell'Arabia Saudita e proveranno in tutti i modi a disputare il Gran Premio di Monaco, evento troppo importante e prestigioso per mancare dal calendario per due anni consecutivi.
Con l'ultima pedina che oggi è andata al suo posto andiamo a vedere quali saranno le formazioni, e quali le loro aspirazioni, del campionato che fra meno di due mesi scatterà in Asia.
Mercedes: Lewis Hamilton #44, Valtteri Bottas #77
Il nuovo regolamento, come detto, entrerà in vigore nel 2022. La Federazione, per contenere i costi delle squadre, dai budget "affaticati" causa pandemia, ha parzialmente bloccato lo sviluppo delle vetture. L'aerodinamica sarà modificabile, le power unit saranno nuove, ma i team non sono potuti intervenire su telaio e molte componenti importanti. Sono stati concessi due token di sviluppo, le monoposto sono state "divise" in 77 sezioni delle quali 40 omologate. Con un regolamento così cervellotico, ma allo stesso tempo semplice, visto che le vetture saranno uno sviluppo delle 2020, non si capisce chi potrà scalfire lo status quo della Mercedes. Bottas riuscirà almeno a lottare con Lewis, così da farci assistere a quella battaglia al vertice che manca dal 2016, anno del trionfo di Rosberg? Questa sarà la quinta stagione in Mercedes per il finlandese. In quattro anni ha mostrato sprazzi di competitività assoluta, specialmente ad inizio stagione, ma mai la costanza di rendimento di Hamilton. Valtteri dovrà sperare in qualche, inatteso, calo di concentrazione del team mate e farsi trovare pronto a sfruttarlo. Come fece il suo predecessore Rosberg. In bocca al lupo!
Red Bull Racing-Honda: Max Verstappen #33, Sergio Perez #11
La squadra austriaca punta ancora su Baby Max, fa strano chiamarlo così dato che è in F1 dal 2015 ma resta pur sempre un classe 1997, e sul nuovo arrivato, Sergio Perez. Il messicano ha vinto la sua prima gara la scorsa stagione a Sakhir sapendo di non avere un sedile per il 2021, visto che Racing Point, da quest'anno rinominata Aston Martin, aveva già ingaggiato Vettel. Per la Red Bull si tratta di una scelta fuori dai suoi standard, normalmente attinge dal suo bacino di giovani piloti. Ma durante lo scorso anno Albon non ha convinto, e Kvyat e Gasly sono già stati bocciati una volta dal team austriaco. Perez senza un contratto costituiva un'occasione troppo ghiotta per non essere colta. Dovrà farsene una ragione Verstappen: quest'anno avrà in squadra un osso duro e guai sottovalutarlo. Red Bull avrà per l'ultima stagione le power unit Honda, il colosso nipponico poi si ritirerà dalla massima Formula. Però, c'è un però. Gli austriaci stanno chiedendo un blocco allo sviluppo dei motori. Dovessero averla vinta potrebbero continuare ad installare sulle loro vetture le power unit giapponesi anche nel 2022, magari rinominandole con qualche sponsor. Vedremo. Intanto c'è una stagione 2021 da disputarsi e Red Bull punta a confermare il ruolo di principale antagonista Mercedes.
McLaren-Mercedes: Daniel Ricciardo #3, Lando Norris #4
Nel 2020 la casa inglese è tornata tra i grandi e si è classificata terza nel costruttori. Quest'anno aspira a confermarsi e magari a qualche prestigioso exploit. Se ne è andato Sainz, adesso in Ferrari, ma è arrivato un pilota del calibro di Daniel Ricciardo. Uno che ha già vinto delle gare, con alle spalle oltre all'esperienza in Renault anche quella nel top team Red Bull, dove ha battuto Vettel. A differenza delle altre squadre la McLaren ha raggiunto un accordo particolare con la FIA e non avrà i token in quanto passerà dai motori Renault a quelli Mercedes, dovendo quindi rivedere per forza di cose il retrotreno e non solo. La potenza delle nuove power unit, e questa escamotage regolamentare, potrebbero regalare soddisfazioni al team di Zak Brown.
Aston Martin-Mercedes: Lance Stroll #18, Sebastian Vettel #5
Cacciato Perez per far spazio all'esperienza di Vettel, visto che il figlio del boss non si tocca, la squadra di Lawrence Stroll cambia nome, abbandonando il marchio Racing Point, e passa al verde Aston Martin. Per il resto la squadra è tendenzialmente la stessa del 2020, continuando sulle basi poste la scorsa stagione. Ed è questo il problema per gli avversari. L'anno passato le vetture rosa erano dei cloni della Mercedes 2019 e da subito si sono dimostrate molto competitive. La Racing Point è stata anche multata per questo ed ha subìto una lieve penalità in punti. La Federazione gli ha concesso di terminare la stagione con la vettura "incriminata", in quanto sarebbe stato troppo complesso e dispendioso per loro modificare così a fondo l'auto. La vicenda ha fatto emergere anche le lacune della Federazione in tema di vigilanza del rispetto delle regole, visto che le ispezioni in fabbrica non sono mancate. Puntando su certe "sfumature" regolamentari l'Aston Martin potrebbe rivelarsi ancora una volta molto simile alla Mercedes. Partono già con un vantaggio: non utilizzeranno alcun gettone per avere una nuova trasmissione, avendo acquistato quella Mercedes 2020, già omologata. Lo scorso anno Racing Point ha vinto una gara, arrivando quarta nel costruttori. La squadra adesso punta a scalzare McLaren dalla terza piazza.
Alpine-Renault: Fernando Alonso #14, Esteban Ocon #31
Luca De Meo, ex pupillo di Marchionne ed ora Presidente e AD designato Renault, ha deciso di rispolverare un marchio blasonato che ha scritto la storia delle competizioni, Alpine. Non solo, ha fatto tornare in F1 Fernando Alonso, vedremo se gallina vecchia farà buon brodo, ed ha portato una ventata di freschezza con l'ingaggio dell'ex MotoGp Davide Brivio, nuovo Direttore Sportivo. La scorsa stagione ha visto finalmente Renault salire sul podio, un obiettivo che le mancava da tempo. Quest'anno, avvalendosi dell'esperienza di Alonso, puntano ad affacciarsi più spesso nelle posizioni che contano e chissà. Lo step importante invece auspicano di farlo nel 2022.
Ferrari: Charles Leclerc #16, Carlos Sainz Jr. #55
Il figlio dell'iridato rally ha acceso gli animi durante un test con la vettura 2018 svolto, pochi giorni fa, a Fiorano. Lo spagnolo ha preso confidenza con la squadra e con le procedure Ferrari. L'avventura Vettel era giunta al capolinea ed a Maranello hanno ingaggiato Sainz addirittura prima dell'inizio del campionato 2020. Con il rischio di assistere ad una stagione fiacca ad opera di Vettel. Il campionato scorso, per la verità, è stato di basso livello per tutta la squadra. La vettura aveva troppo drag in rettilineo, un carico aerodinamico non eccellente ed una power unit spompata, figlia dell'accordo Ferrari-FIA nato dopo le polemiche derivanti dalle prestazioni mostruose del motore 2019. L'irregolarità non fu mai accertata, ma la squadra di Maranello aprì le porte alla Federazione, mostrandole il modo in cui riusciva ad operare fra le pieghe di un regolamento che successivamente è stato modificato, soprattutto "chiarito". Da sempre in F1 chi vince lo fa sfruttando le zone grigie e la Ferrari fu astuta prima di venire bastonata. Quest'anno Binotto e compagni doteranno la vettura di una nuova power unit, più potente, si dice di circa 30-40 cavalli. Se basteranno dipenderà dai progressi delle rivali, in primis Mercedes. Ma la Ferrari deve recuperare anche su avversarie inattese che la scorsa stagione si sono mostrate superiori. Binotto spera di poter risalire la china e passare dalla sesta piazza nel costruttori alla terza. Intanto sappiamo che i token sono stati spesi per rivedere il cambio, dopo i difetti strutturali riscontrati nella versione 2020. Questo consentirà alla Scuderia di migliorare il retrotreno, anche sotto l'aspetto aerodinamico. Leclerc, lo scorso anno, ha fatto i miracoli quando ha potuto, cogliendo due podii. Il Cavallino Rampante però merita di più. I tifosi attendono risposte, e le vogliono in pista.
AlphaTauri-Honda: Yuki Tsunoda #22, Pierre Gasly #10
La squadra faentina, una volta Toro Rosso e prima ancora Minardi, nel 2020 ha ottenuto una superba vittoria a Monza. Una pista che si conferma cara al piccolo team di proprietà Red Bull, teatro anche della vittoria di Vettel nel 2008. La compagine è arrivata settima in classifica e punta a fare meglio quest'anno. Certo, le avversarie davanti sono difficili da superare: portano nomi blasonati come Ferrari, Alpine, Aston Martin e McLaren. Le vetture romagnole monteranno la trasmissione Red Bull, già omologata. Un vantaggio dal punto di vista dello sviluppo. Per quanto riguarda i piloti, confermato Gasly, hanno salutato il buon Kvyat per affidarsi alla velocità del giapponese Tsunoda, terzo lo scorso anno in F2. Sarà interessante vedere come si adatterà ad una monoposto da circa un migliaio di cavalli.
Alfa Romeo Racing-Ferrari: Kimi Raikkonen #7, Antonio Giovinazzi #99
Nel 2020 la scarsa potenza della power unit Ferrari non ha permesso alla squadra elvetico-italiana di cogliere grandi soddisfazioni. L'esperienza dell'ultimo campione del mondo Ferrari e la velocità di Giovinazzi hanno consentito comunque ad Alfa Romeo di issarsi in zona punti in alcune occasioni, con Imola vissuta come picco positivo visto il doppio arrivo in top ten. Un marchio come quello di Arese merita però ben altro. La presenza del Biscione sulle carrozzerie delle vetture prodotte a Hinwil è garantita anche questa stagione. Per il dopo dovremo vedere quali saranno le strategie di Stellantis e quali saranno i risultati del 2021. La Ferrari darà a Kimi e Antonio un nuovo motore, la squadra ha dimostrato di saper sfornare buone vetture alternate a flop clamorosi. Incrociamo le dita. Il 22 febbraio, a Varsavia, saranno tolti i veli alla "nuova" monoposto.
Haas-Ferrari: Nikita Mazepin #9, Mick Schumacher #47
Vedere "M.Schumacher" sulla carrozzeria di una F1, per di più motorizzata Ferrari, sarà un'emozione continua. Il figlio del Kaiser viene dal trionfo in Formula 2, campionato in cui ha vinto a modo suo: una stagione di apprendistato e vittoria nella successiva, sfruttando l'esperienza maturata e mostrando concretezza. A differenza del figlio d'arte, il russo Mazepin è risultato ben più incline all'errore, da avversario di Mick nella formula propedeutica. Veloce ma troppo aggressivo, ha chiuso l'anno in mezzo a tante polemiche, lungi dal placarsi. Prima una condotta antisportiva in pista, poi si è reso protagonista di un video controverso pubblicato sui social. Tutto questo non smentisce la sua fama di bullo, nel 2016 colpì con un pugno Ilott, oggi test driver Ferrari F1, al tempo suo avversario in pista. Insomma il team Haas avrà le sue gatte da pelare ed i riflettori puntati per vari motivi. Anche loro sperano che a Maranello abbiano approntato una power unit più spinta, per dimenticare un 2020 avaro di soddisfazioni.
Williams-Mercedes: George Russell #63, Nicholas Latifi #6
La proprietà è cambiata, la famiglia Williams ha lasciato la squadra. Ora tutto è in mano a Dorilton Capital, ma il nome del team è lo stesso e la sede rimane a Grove. Il miglior colpo della squadra inglese resta la conferma di Russell, pilota che quando gli è stata data la possibilità, a Sakhir la scorsa stagione in sostituzione del malato Hamilton, ha mostrato di essere da vertice, battagliando per la pole position e rischiando di vincere una gara, negata da un maldestro cambio gomme. Latifi non è il campione a cui in Williams una volta erano abituati, ma garantisce la presenza di sponsor che aiutano a chiudere il budget. La power unit Mercedes è una garanzia, vedremo se con più stabilità economica riusciranno a fare meglio, dopo un 2020 da zero punti e ultima piazza.
C'è chi cerca conferme, chi ambisce a nuovi traguardi e chi, come Ferrari, deve risalire il baratro, avendo compentenze e finanze giuste per farlo. Sarà un 2021 "strano" per certi aspetti, soprattutto sul fronte tecnico, in attesa della rivoluzione regolamentare 2022.
Dal 12 al 14 marzo le vetture saranno in pista per gli unici tre giorni di test pre-campionato. Sarà presto per elargire sentenze, ma sarà possibile farci una prima idea di quelli che sono i valori in campo.
Da oggi è ufficiale, il circuito romagnolo ospiterà ancora la F1. Dopo il nostalgico abbraccio del 2020, Imola è pronta ad emozionarci di nuovo.
di Matteo Landi
Sembrava essere una gara occasionale, un meraviglioso ritorno alle origini della Formula 1 moderna, un abbraccio veloce a quel che è stato e niente di più. Vedere nel 2020 monoposto da mille cavalli lanciarsi sui saliscendi del circuito che sorge sulle rive del Santerno, con case e palazzi sullo sfondo, aveva emozionato. La pista che il Drake volle fortemente nel calendario di F1, vi entrò nel 1980 dopo la gara non valida per il mondiale disputata nel 1979, aveva lasciato il Circus dopo l'esaltante corsa del 2006. Con Michael Schumacher su Ferrari vittorioso dopo una feroce lotta di nervi con Alonso, allora su Renault. Nella gara del ritorno dello scorso primo novembre era stata un'altra squadra italiana ad esaltare, la faentina AlphaTauri, gran quarta con Kvyat, protagonista quest'ultimo di un sorpasso estremo su Leclerc. Da allora per la società che gestisce l'Autodromo è cambiato molto. Nel consiglio di amministrazione è entrato Aldo Costa, ex responsabile tecnico della Scuderia Ferrari prima, e della Mercedes AMG F1 poi, ad inizio carriera capo progettista Minardi. Proprio l'ex proprietario della squadra faentina di F1, oggi AlphaTauri, contemporaneamente è divenuto Presidente succedendo a Uberto Selvatico Estense. Se quest'ultimo è riuscito nel 2020 a riportare Imola nel calendario del Circus, approfittando dei buchi lasciati liberi dagli organizzatori che han dovuto dare forfait causa Covid, ora Gian Carlo Minardi, ben supportato da ACI e Regione Emilia Romagna, ha compiuto un altro miracolo. Ed è notizia di oggi l'ufficialità della presenza del circuito romagnolo nel mondiale 2021.
All'interno delle 23 gare del prossimo campionato ha quindi trovato spazio anche l'ex Gp di San Marino, dal 16 al 18 aprile. Se lo scorso anno Liberty Media è andata alla ricerca di seri organizzatori europei, pronti ad allungare una lista di Gran Premi che rischiava di essere troppo scarna, lo stesso discorso non può essere fatto quest'anno. Il GP d'Australia, inizialmente previsto come tappa inaugurale, è stato intanto spostato a novembre e vedremo che succederà alla gara cinese. Per il resto, Covid permettendo, ci dovremmo aspettare una lunga serie di gare, con l'inizio previsto dal 26 al 28 marzo in Bahrain, sede anche dei test "invernali" che si disputeranno dal 12 al 14 marzo (solo tre giorni di prove per svezzare le nuove vetture, una partenza con la zavorra per chi ha da recuperare come Ferrari). La seconda gara sarà, appunto, quella di Imola. Torneranno in calendario le gare del continente americano, la leggendaria Monaco, ed a dicembre debutterà l'Arabia Saudita, sede in questi giorni della Dakar, mitico rally raid che dal continente africano (con prologo in Europa), si è spostato nel 2009 in Sud America, e dallo scorso anno in Asia.
Non sappiamo se dopo il disgraziato 2020 la Ferrari tornerà ad essere protagonista, se Alfa Romeo riuscirà a portarsi più avanti nello schieramento, o se AlphaTauri, capace di vincere a Monza nello scorso campionato, splenderà ancora. Oggi abbiamo però la certezza che rivedremo ancora una volta, sperando che non sia l'ultima, i bolidi della massima Formula affrontare la Variante Tamburello, quindi la Villeneuve, poi la Tosa, e dalla Piratella, passando per le Acque Minerali raggiungere la collina della Rivazza. E fra queste porzioni di tracciato, dai nomi che regalano brividi, passerà la nuova avventura del giovane Mick Schumacher. Nell'attesa che tutto abbia inizio, possiamo iniziare a sognare.
Abu Dhabi, ultima tappa della stagione ed ultima gara in Rosso per Vettel. Trionfa Verstappen, davanti a Bottas ed al rientrante Hamilton. Leclerc è 13esimo, davanti al compagno tedesco, che saluta Maranello fra pianti e canzoni.
di Matteo Landi
"Voi siete la squadra Rossa, appassionati, non vi arrenderete mai. La mia fermata sta arrivando, mi è piaciuto stare con voi. Ho sentito la vostra magia...". Nel giro di rientro Sebastian legge un foglietto, custodito all'interno dell'abitacolo per tutti i giri di gara. Intona l'Azzurro di Pallavicini e Conte, modificato nelle parole. I quattordici successi di tappa, terzo pilota più vincente con la Scuderia di Maranello, ma soprattutto i sei anni insieme, hanno reso il pilota tedesco uno dei più grandi, veri, tifosi Ferrari. Arrivato nel 2015 con il compito di riportare all'iride la squadra italiana, è subito entrato nel cuore dei ferraristi vincendo alla seconda gara. Quel 29 marzo fu una giornata liberatoria per la Scuderia, che usciva da uno dei campionati peggiori della sua storia, quello dell'inizio dell'Era turbo-ibrida e dell'attuale dominio Mercedes. Vettel ha comunque lottato per il titolo nel 2017 e nel 2018, perdendolo fra problemi tecnici e suoi errori evitabili. La storia sportiva del tedesco e della Ferrari si chiude oggi con un misero 14esimo posto, al termine di un campionato che vede la Scuderia solo sesta nei costruttori (peggio fece nel 1980, quando concluse decima). Quella d'amore invece, l'ultimo saluto di Seb lo testimonia, non si spegnerà mai. Il pilota di Heppenheim continuerà la sua avventura nella massima serie al volante della Racing Point, che il prossimo anno verrà rinominata Aston Martin, ed a Maranello arriverà Sainz. La telefonata con cui Binotto annunciava a Sebastian che avrebbero fatto a meno di lui per il 2021 oggi è sembrata un lontano ricordo. Grazie ad un commosso e commovente Vettel, capace di mettere da parte qualsiasi polemica per concentrarsi sull'abbraccio finale.
Verstappen domina. Hamilton, stanco, è terzo
Al termine dell'ultima gara dell'anno ai box Ferrari la nostalgia la fa da padrona, mentre poco più in là, nel garage Red Bull partono i festeggiamenti. A differenza di quanto abbiamo visto per gran parte del 2020, ad Abu Dhabi ha dominato la squadra austriaca, capace di battere sonoramente l'armata Mercedes, parsa oggi quasi sottotono. Bottas sul podio era felice come poche altre volte: secondo ma davanti al sette volte campione del mondo Hamilton, terzo. L'inglese ha fatto i salti mortali per farsi trovare pronto ed in salute per l'ultima tappa di questo campionato. Dopo la debacle di Sakhir, Russell non ha avuto modo di riprendersi quello che il box Mercedes, con un pit-stop horror, gli ha negato una settimana fa. Il giovane inglese è tornato in Williams ed alle zone meno nobili della classifica. A fine gara Hamilton è parso affaticato, dichiarando di non sentirsi al top della forma. Qualche giorno di riposo in più avrebbe giovato alla sua salute, ma evidentemente la pressione degli sponsor ha avuto la meglio.
Albon o Perez: Red Bull sfoglia la margherita
Ai piedi del podio è giunto Albon, passato sotto la bandiera a scacchi molto vicino ad Hamilton. Se avesse corso così per tutta la stagione adesso avrebbe già un contratto per il 2021. In Red Bull, invece, stanno ancora meditando su quale pilota ingaggiare per il futuro. Perez sembrava ormai fuori dalla contesa, ma la vittoria di Sakhir ha alzato notevolmente le sue quotazioni. Il pilota messicano è ormai un top driver: il Sergio veloce ma irruento del 2013, anno in cui non diede alla McLaren motivi per confermarlo, è un lontano ricordo. Quarto nella classifica piloti 2020, dietro solo ai piloti Mercedes ed a Verstappen, Perez si è reso autore di un'annata memorabile. In cui ha persino sconfitto il Covid. Il prossimo anno Helmut Marko e compagni avranno bisogno di un pilota consistente e rapido se vorranno contendere alla Mercedes il primato fra i costruttori: l'ormai ex driver Racing Point è la soluzione.
McLaren terza nel costruttori
Gioia massima in McLaren. Lando Norris ha conquistato uno stupendo quinto posto, subito davanti a Carlos Sainz, futuro pilota Ferrari. Lo spagnolo ha concluso la stagione al sesto posto, l'inglese al nono. La somma dei loro punti ha permesso alla gloriosa squadra d'oltremanica di assicurarsi il terzo posto fra i costruttori, davanti alla Racing Point (penalizzata ad inizio campionato per aver realizzato una monoposto clone della Mercedes 2019). La squadra rivitalizzata da Zak Brown non giungeva così in alto in classifica dal 2012. Considerando però la competitività raggiunta dai motori Honda, croce McLaren durante il loro svezzamento ma adesso performanti e vincenti con Red Bull, avrebbero potuto ambire a ben altri risultati se solo avessero avuto un poco di pazienza in più. Nel 2021, tuttavia, le vetture inglesi avranno le power unit Mercedes: Ricciardo, prossimo a vestire la casacca McLaren, ha da sorridere.
Mick Schumacher debutta nelle prove libere
La felicità albergava nel box Haas due giorni fa. Durante le prove libere la squadra americana ha avuto modo di testare il campione di F2, figlio del grande Michael. Nella fine il principio, verrebbe da dire, visto che si è trattato per Mick di assaggiare quel mondo che il prossimo anno lo vedrà, per la prima volta, fra i protagonisti. Mai delle prove non ufficiali hanno attirato tanta attenzione. Il giovane Mick non ha sbagliato, prendendo rapidamente confidenza con il mezzo. Vedere "M. Schumacher" stampato ai lati dell'abitacolo di una Formula 1 ha scatenato emozioni indimenticate.
Addio 2020
Ultimo tramonto per la stagione 2020. Un campionato iniziato a luglio a causa del Covid, e nonostante tutto articolato su 17 eventi. Sei mesi in cui il Grande Circus è tornato alle origini, con un baricentro europeo e pochissime gare fuori dal vecchio continente. Abbiamo assistito al debutto del Mugello nel mondiale ed al ritorno di Imola, due delle tre gare italiane data la conferma di Monza. La Ferrari non è riuscita ad onorare al meglio le sue mille presenze nella massima formula, vivendo una delle sue annate più terribili. Due lampi di Leclerc ad inizio stagione, uno di Vettel in Turchia, poi il buio. Il monegasco ha provato a tenere in piedi la baracca, rendendosi protagonista di qualifiche da urlo sfociate spesso in gare al passo del gambero, a causa soprattutto della mancanza di potenza della power unit più spompata del 2020. Una stagione nata male, con un accordo Ferrari-Federazione che ha tolto cavalli ai motori costruiti a Maranello, e finita peggio, vedi il doppio piazzamento fuori dai punti ottenuto oggi. Hanno gioito Hamilton, al settimo iride (come Michael Schumacher), e la Mercedes. Tante novità e molte conferme. Ma la cartolina migliore di questa strana stagione rimarrà per sempre il saluto di Seb Vettel al Cavallino Rampante. Riflesso di un amore che resterà per sempre vivo.
Louis Camilleri abbandona la carica di Amministratore Delegato Ferrari, a due anni e mezzo dal suo insediamento, successivo alla morte di Sergio Marchionne.
di Matteo Landi
Come un fulmine a ciel sereno. Nel 2018, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, fu nominato Amministratore Delegato della casa del Cavallino Rampante. Louis Carey Camilleri prese una Ferrari sportivamente vincente ed oggi la lascia in uno dei suoi periodi più difficili. La squadra del Cavallino perde quindi una pedina fondamentale a pochi giorni dall'annuncio del passaggio di Simone Resta, responsabile dell'area telaio, alla Haas dal 2021. L'ex AD lascia la Ferrari, oltre che la presidenza di Philip Morris International, per "motivi personali". Ne prende atto con dispiacere il Presidente John Elkann, che si assumerà la carica di Amministratore Delegato ad interim. Il Consiglio di Amministrazione gestirà il processo di identificazione del successore di Camilleri. Se dal giorno del suo insediamento, dal lato sportivo, non si può dire che abbia raccolto molto, diverso è il discorso per quanto concerne l'aspetto commerciale, di successo nonostante il difficile periodo storico contraddistinto dalla pandemia che tutti conosciamo. Camilleri si dimette, con effetto immediato. Senza preavviso, nello stesso modo fulmineo in cui prese la guida della casa costruttrice di automobili più prestigiosa del mondo.
George Russell, sostituto di Hamilton, domina ma la Mercedes sbaglia tutto. Ne approfitta Sergio Perez che vince, per la prima volta in carriera, dopo una strepitosa rimonta.
di Matteo Landi
Al termine della gara piangono entrambi. Perez non trattiene la gioia, si commuove. Rimane seduto sul primo gradino del podio. Come fece nel post gara di Monza l'allora vincitore Gasly. Anche oggi è accaduto qualcosa di imprevedibile, come quel giorno in Italia. Al contrario Russell piange, le sue sono lacrime amare. Il pianto di chi sa che potrebbe avere perso, e non per colpa sua, l'occasione della vita. Quel treno che potrebbe passare una volta sola, e su cui devi salire. L'inglese lo ha fatto, ma quel treno si è fermato. Dovesse Hamilton rimettersi, come si spera, Russell tornerà al volante della Williams. Storie di motorsport.
Al termine di una gara pazza, su un circuito insensato, Sergio Perez vince al volante della Racing Point. Sua quest'anno, ma che dovrà lasciare a Vettel la prossima stagione. In F1 spesso va avanti chi ha capacità economiche superiori. Perez all'inizio della sua carriera nella massima Formula aveva questa fortuna, abbinata ad un bel talento. Doveva solo lasciarsi maturare, attendere di essere pronto al salto in un top team. Dopo due anni di Sauber ha mollato il Ferrari Driver Academy per accasarsi alla McLaren, che gli offriva un sedile da titolare per la stagione 2013. La casa inglese non progettò però una vettura molto competitiva, ed il messicano scontrò la sua irruenza contro un mastino come Button, suo compagno di squadra alla corte di Martin Whitmarsh. Al termine di quella stagione Sergio perse il sedile McLaren ed approdò in Force India. La squadra che nel 2018 è divenuta Racing Point. Ed è meraviglioso che sia stato proprio lui a portarla oggi al suo primo successo. Ancora una gara, quella di Abu Dhabi, e Perez potrebbe ritrovarsi disoccupato. Stroll (oggi buon terzo), il team mate, è il figlio del proprietario della squadra che il prossimo anno si chiamerà Aston Martin, e sarà affiancato dal quattro volte campione del mondo Vettel. Un nome blasonato, quello del tedesco, che la casa costruttrice affianca volentieri al suo. In Red Bull, accanto a Verstappen, sembrano preferire Hulkenberg, buon pilota, che non dovrebbe offuscare la stella di Mad Max. Se le logiche di mercato volteranno le spalle a Perez, il destino oggi ha deciso di premiare il suo talento. Che per una volta ha vinto su tutto.
La fuga di Russell, prima del disastro
Avrebbe meritato molto di più Russell, il sostituto di Hamilton, a casa in quanto positivo al Covid. Il giovane inglese è arrivato in Bahrain, è salito sulla macchina del sette volte iridato e le ha suonate a Bottas. Sulla classe di Hamilton nessuno discute ma, dopo l'addio di Rosberg, è indubbio che non si sia potuto confrontare con un pilota vicino al suo livello. Bottas ha sfigurato nei confronti del giovanissimo Russell, appena arrivato alla corte di Toto Wolff. George ha dominato fin dal via. Scattato alle spalle del poleman finlandese, lo ha divorato allo scatto da fermo. Si è poi involato e sembrava avere la vittoria in tasca. Stava per scrivere una storia meravigliosa, quella del pilota mai a punti, abituato ai bassifondi della classifica, che arriva nel super top team e si porta a casa il trofeo. Ed invece in Mercedes hanno deciso di sbagliare tutto nel giorno in cui manca Hamilton.
Mercedes: la giornata degli orrori
In regime di safety car hanno optato per un doppio pit stop non necessario. Russell ha cambiato gomme, mentre Bottas attendeva il suo turno. I meccanici hanno perso lucidità, all'inglese hanno messo un pneumatico sbagliato ed a Bottas, nella confusione, hanno prima montato delle gomme nuove, poi nel dubbio quelle usate. Mai visto un top team compiere così tanti errori nell'arco di pochi istanti. Russell è dovuto tornare ai box per ripristinare la regolarità della sua vettura. L'inglese è quindi rientrato in pista con la voglia di dimostrare comunque il suo valore, sbarazzandosi di Bottas con un sorpasso da antologia. Pochi giri dopo si è però dovuto arrendere definitivamente quando è stato richiamato ancora in pit lane per l'ennesimo cambio di pneumatici, in seguito ad una foratura. La domenica sportiva dei due piloti Mercedes si è quindi conclusa con l'ottavo posto di Bottas ed il nono di Russell.
Primo podio per Ocon
La grande giornata di Perez, ma non solo. Ocon non ha problemi di contratto, ed il prossimo anno sarà regolarmente al via del campionato con la Renault. Avrà probabilmente altre occasioni per brillare ma, intanto, ha conquistato oggi il suo primo podio. Il francese ha corso con carattere, ben rintuzzando gli attacchi di Stroll e Sainz, facendosi trovare pronto al momento della debacle Mercedes. Per la casa d'oltralpe è arrivato quindi il terzo podio stagionale, dopo quelli conquistati da Ricciardo.
Ferrari: meno male che c'è Mick!
E la Ferrari? In qualifica Leclerc aveva acceso le speranze, garantendosi, con un giro perfetto, la quarta posizione in griglia di partenza. Un miracolo, considerando la prestazione di Vettel, solo tredicesimo. Il monegasco però, subito dopo la partenza, non è riuscito a frenare la sua irruenza schiantandosi contro Perez. Per il pilota Ferrari è arrivato l'immediato ritiro. Il messicano invece ha dovuto compiere un pit stop non previsto ritrovandosi ultimo. La sua vittoria rimarrà quindi nella storia del Circus, considerando la prodigiosa rimonta. Del parapiglia ne ha fatto le spese anche Verstappen, costretto ad andare sulla ghiaia per evitare la vettura intraversata di Leclerc. L'olandese non è riuscito a frenare la sua monoposto, finendo contro il muro. Disastrosa è stata anche la gara di Vettel. Il tedesco non è riuscito ad incidere, sempre lontano dal ritmo dei migliori, finendo 12esimo sotto la bandiera a scacchi. La Casa di Maranello ha avuto però da sorridere per il trionfo di Mick Schumacher, fresco campione di Formula 2. Una vittoria che emoziona ed, in prospettiva, accende gli entusiasmi. Il prossimo anno il tedesco sarà al volante della Haas, e chissà che un giorno non diventi titolare Ferrari, ipotesi tutt'altro che remota visto che fa parte dell'Academy di Maranello.
Grosjean, è addio?
In Bahrain si potrebbe essere conclusa la carriera di Romain Grosjean. Al pilota Haas, con in carriera dieci podii, la vita ha offerto un'altra chance, dopo il terribile rogo di una settimana fa. Questo weekend è tornato in circuito ed ha ringraziato gli addetti ai lavori che lo hanno soccorso. Ha commosso il paddock con il racconto di quei terribili secondi passati all'interno della vettura in fiamme. Le ferite alle mani, tuttavia, non gli consentiranno di disputare l'ultima gara della stagione, che si svolgerà fra una settimana ad Abu Dhabi. Considerando che non ha un contratto per il prossimo anno potremmo non rivederlo più al volante di una F1. A volte però il motorsport ci regala qualcosa di meravigliosamente inatteso. La storia di Perez lo dimostra. Chissà che il futuro non apra qualche porta al pilota di Ginevra.
Mick vince il titolo di F2 dopo una gara al cardiopalma. Ed ora è pronto per il grande salto in F1!
di Matteo Landi
Quattordici punti di vantaggio prima dell'ultima gara. Considerando che la vittoria della manche della domenica assegna 15 punti, ai quali sono sommabili i due del giro più veloce, per Mick Schumacher mancava solo l'ultimo passo, l'ultimo sforzo per potersi prendere quel titolo di F2 ininfluente per il suo futuro, visto che la firma sul contratto per correre il prossimo anno in F1 con il team Haas è già stata posta, ma fondamentale per il suo palmares, per la sua storia. Da sempre il giovane tedesco corre con la pressione di chi ha tutto da dimostrare. Il cognome pesante che porta lo obbliga a dover zittire a suon di risultati le critiche di chi gli riconosce come unico merito quello di essere figlio del sette volte campione del mondo Michael. Non importa che abbia nel palmares il titolo europeo di F3 conquistato nel 2018, o che sia risultato due volte vicecampione in F4. E Mick queste pressioni le ha trasformate nella sua forza. Quando oggi al primo giro è arrivato lungo squadrando una gomma si è reso autore di uno dei suoi rari errori. Come quello compiuto in qualifica, che ieri lo ha costretto a partire dalla 18esima piazza. Nella prima gara ha però saputo rimontare con determinazione, sorpasso dopo sorpasso, fino alla sesta posizione. Oggi il danneggiamento dello pneumatico lo ha obbligato agli straordinari. Ha difeso con le unghie la terza posizione finchè ha potuto, ma si è dovuto arrendere quando ha capito che ogni sforzo si sarebbe rivelato inutile. Mick è quindi rientrato ai box per il cambio gomme e al rientro in pista si è ritrovato in fondo alla classifica. Intanto l'avversario, l'inglese Ilott, in quel momento terzo, era in odore di titolo. Davanti a tutti Ticktum e Daruvala si contendevano la leadership a suon di attacchi e difese proibite. Tutto poteva succedere. Mick dal fondo risaliva rapidamente, ma puntare solo sulle sue forze sembrava un'impresa disperata. Quando Ilott ha iniziato a perdere ritmo, a causa dell'usura delle gomme conseguente alla lotta iniziale con Baby Schumacher, si è capito che Mick avrebbe comunque potuto vincere il campionato. L'inglese si è visto sfilare da più avversari, terminando decimo, fuori dai punti. E Mick nonostante la 18esima piazza finale ha potuto festeggiare la vittoria del campionato che si pone appena un gradino sotto alla massima Formula. Due vittorie di tappa, zero pole position, Mick l'ha vinto grazie alla sua regolarità ed alla sua forza d'animo. Ha mantenuto la calma quando ad inizio campionato subiva problemi tecnici ed assisteva alle vittorie, fra gli altri, di Shwartzman, Drugovich ed, appunto, Ilott (segnatevi questi nomi perchè faranno strada). Ed è esploso nella seconda parte della stagione a suon di podii. In totale ne ha conquistati ben dieci. Ha forse perso il suo aplomb proprio nell'ultimo weekend di gare ma, considerando i suoi 21 anni e la posta in gioco, possiamo perdonarglielo. Il prossimo anno arriverà quindi nel Grande Circus da campione di F2. Come quel titolo vinto dal padre nel 2003, con Michael ottavo a Suzuka dopo una gara di sofferenza, Mick si è cinto dell'ennesimo titolo che gli permette di arrivare in F1 zittendo in anticipo i soliti haters pronti a definirlo raccomandato. Uno Schumacher ancora fra i grandi del motorsport, al volante di una monoposto motorizzata Ferrari. Preparate i fazzoletti, le emozioni sono garantite.
Nel 2021 Mick Schumacher, figlio del Campionissimo sette volte iridato, debutterà in F1 al volante della Haas. La storia di un passaggio di testimone che fa sognare e profuma di poesia.
di Matteo Landi
"Life is about passions. Thank you for sharing mine". Domenica 25 novembre 2012, per l'ultimo gran premio dell'anno Michael Schumacher salutò la sua carriera agonistica con questo dolce messaggio riportato sul suo casco. Si chiuse un'Era, quella del Campionissimo che ebbe il coraggio di tornare alle corse a 41 anni. Il pilota tedesco, capace prima di riportare in alto una Ferrari in difficoltà, poi di farla splendere a suon di titoli iridati, aveva ceduto ad una passione che non lo aveva mai abbandonato. Neanche al momento del suo primo ritiro datato 2006. Ma ad Interlagos quel giorno per Michael fu davvero il momento di salutare quel mondo, al quale tanto aveva dato. Il 29 dicembre 2013, durante una discesa con gli sci sulle nevi di Méribel, in Francia, il tedesco ebbe il noto incidente che cambiò per sempre la sua vita e quella dei suoi familiari. Pur fra tutte le ovvie difficoltà intanto il figlio Mick cresceva, sia come uomo che come pilota. A fine 2014 effettua i primi test in monoposto. Debutta quindi nel 2015 in Formula 4. Da subito affronta con grande maturità le critiche ricevute da chi pensa che tutto gli sarà facile, visto il cognome che porta. Dopo un primo anno di apprendistato il tedesco zittisce gli scettici piazzandosi secondo sia nel campionato tedesco, sia in quello italiano. La sua serietà nell'approccio alle novità è esemplare: non si butta a capofitto ma agisce passo dopo passo. Impara dagli errori commessi, ne fa tesoro e solo successivamente punta alla vittoria. Non cambia metodo in F3 ed al secondo anno nella categoria vince il titolo europeo. Nel 2018 il suo cambio di passo avviene a Spa-Francorchamps, proprio sulla pista che vide il debutto del padre in F1 nel 1991, e di cui Michael fu grande interprete. Oggi è arrivata la grande notizia: il prossimo anno Mick sarà in Formula 1, al volante della Haas. "M. Schumacher" tornerà nelle liste dei tempi del massimo campionato automobilistico, scatenando dolci ricordi ma anche nuove aspettative. Per il figlio del sette volte campione del mondo è il sogno di una vita che si avvera. Ma prima, il giovane Mick, avrà un'altra missione da compiere: vincere quel campionato di F2 che alla vigilia dell'ultimo weekend di gare lo vede leader.
Al primo giro la Haas di Grosjean si schianta, prende fuoco ed in F1 torna la paura. Domina Hamilton, la Ferrari arranca.
Vettel torna sul podio e si complimenta con il neo sette volte iridato Hamilton. L'inglese vince una gara pazza, complice un asfalto inadeguato.
di Matteo Landi
Sette volte Campione del Mondo, come Michael Schumacher. Epoche diverse, lo abbiamo detto più volte, rendono il paragone infattibile, ma la grandezza di Hamilton va oltre i numeri ottenuti al volante di vetture prestazionali quali McLaren prima e Mercedes dopo. La statura del pilota di Stevenage deriva dal modo in cui conduce gare difficili come quella odierna. Dopo una qualifica non eccezionale, solo sesto, l'inglese ha corso da attendista nella prima parte di gara. Mentre intorno a lui molti sbagliavano lui ha aspettato che la pista diventasse quasi asciutta, il momento giusto per portarsi in testa con un sorpasso, il meno bello della giornata, non appena ha avuto la possibilità di attivare l'alettone mobile. La grandezza della sua gara è evidente se paragonata a quella di Bottas. Il finlandese, che avrebbe dovuto contendere il titolo a Lewis, è incappato in una giornata decisamente storta. Non parliamo di sfortuna ma di quegli errori che non gli consentono di elevarsi ai livelli di Hamilton, e neanche di avvicinarli. A fine gara il sette volte iridato ha atteso alcuni minuti prima di scendere dalla sua vettura, non ha trattenuto le lacrime mentre metabolizzava quel che aveva appena ottenuto. Vettel, di nuovo sul podio, gli ha allungato la mano e si è complimentato con lui. Undici titoli mondiali in un frame, il momento più toccante della domenica.
Ferrari di nuovo sul podio! Vettel perfetto, Leclerc indomabile
Più del titolo vinto da Hamilton, in fondo ha corso un campionato a due in cui l'unico avversario è stato quel Bottas che oggi ha mostrato tutti i suoi limiti, ha destato scalpore riaccendendo gli entusiasmi la rimonta delle due Rosse, scattate entrambe dalla sesta fila. Al via Leclerc ha subìto il lato meno gommato e più scivoloso della pista sprofondando nei bassifondi della classifica. Vettel ha corso alla....Vettel! Abbiamo finalmente rivisto il pilota veloce e capace di andare oltre alle difficoltà della sua Ferrari. Ad inizio gara si è reso autore del migliore scatto da fermo. Dopo pochi chilometri dietro le due Racing Point battistrada (!) c'era lui, terzo. La gara è stata pazza per tutti ed il tedesco non è mai stato il più rapido in pista ma è stato colui che ha sbagliato meno tenendo costantemente un ritmo adeguato. Leclerc è invece rinvenuto come una furia, sorpasso dopo sorpasso. Spesso è risultato il pilota più veloce ed è stato un vero peccato vederlo arrancare al via per colpe non sue. A fine gara il monegasco non si è accontentato di una terza posizione certa ma si è gettato all'inseguimento della seconda piazza occupata da un grandissimo Sergio Perez. All'ultimo giro ha raggiunto il messicano e lo ha passato, ma una staccata a ruote fumanti non gli ha permesso di tenere la giusta traiettoria. La Racing Point lo ha quindi sopravanzato e Vettel ha colto l'attimo, tornando su un podio che per lui non arrivava dal Gp del Messico dello scorso anno. All'interno di un'annata per la Scuderia di Maranello sportivamente disgraziata il terzo posto del tedesco, molto "attaccato alla maglia", autore di svariati errori nel passato recente ma capace anche di riportare la Rossa a lottare per il titolo nel 2017 e nel 2018, è un bagliore di luce inatteso e bello. Un voto positivo va oggi ad entrambi i piloti, anche a Leclerc appunto, tutto grinta e cuore, un vero animale da gara.
Stroll poleman, Perez secondo al traguardo: che weekend per Racing Point!
Poteva essere la grande domenica di Stroll, ma una strategia non ottimale lo ha privato di un podio ampiamente alla portata. Il nono posto finale non gli rende merito ma poco importa: la pole position ottenuta circa 24 ore prima è qualcosa che rimarrà per sempre nei ricordi degli appassionati e nelle statistiche più prestigiose: prima volta in carriera per lui e prima partenza al palo per la Racing Point. Da notare anche il ritorno alla pole position per un pilota canadese: non accadeva da Jerez 1997, la gara che incoronò Campione Jacques Villeneuve. Numeri a parte è da rimarcare la bravura sul bagnato di Stroll, imprendibile in prova e nella prima bagnatissima parte di gara. Con questa prestazione ha definitivamente zittito chi non gli riconosceva i giusti meriti, nonostante le vittorie ottenute nelle categorie inferiori, in quanto figlio di uno degli uomini più ricchi del mondo: Lawrence, possessore della squadra per la quale corre e che il prossimo anno diverrà Aston Martin. Non da meno è risultato il compagno di Lance, quel Sergio Perez che ancora non ha un contratto per l'anno prossimo: in qualifica è risultato terzo, in gara si è arreso solo ad Hamilton, avendo la meglio su quel pilota, Vettel, che il prossimo anno occuperà il suo sedile.
La pessima organizzazione turca esalta Mugello ed Imola
Evoluzioni dei piloti a parte è giusto evidenziare la cattiva organizzazione del Gran Premio di Turchia. Da biglietti proposti a soli tre euro in piena pandemia all'ovvia assenza di pubblico, fino ad una riasfaltatura sconsigliata dalla Federazione e da consulenti esterni ma ugualmente eseguita a ridosso del weekend di gara. Oltretutto utilizzando un manto appena adeguato per la normale circolazione stradale, figuriamoci per le vetture più veloci del pianeta! Venerdì i piloti non hanno contenuto le critiche ed abbiamo assistito a fuori pista, testacoda e giri lentissimi. Un fondo sporco, oleoso, oltretutto lavato nonostante la bassa temperatura atmosferica non ne consentisse un'adeguata asciugatura. Guardando ai ritorni ed alle prime volte di questo strano 2020 spicca ancora di più l'ottima organizzazione dei Gran Premi di Toscana e dell'Emilia Romagna. In vista delle prossime stagioni, Stefano Domenicali, prossimo Presidente e CEO della F1, pensaci bene!
La faentina AlphaTauri sfiora l'impresa nel giorno del settimo alloro consecutivo Mercedes. Ferrari non male (per essere il 2020) con Leclerc, quinta. E grande Alfa Romeo, nona grazie al veloce e saggio Raikkonen e decima con un ottimo Giovinazzi.
di Matteo Landi
Il primo, e forse ultimo, Gran Premio dell'Emilia Romagna è destinato a rimanere nella storia. Sarà ricordata come la gara che ha consegnato a Mercedes il settimo titolo costruttori consecutivo, record assoluto. Battuto il primato Ferrari, quello dell'Era d'Oro di Schumacher, Todt, Brawn e Byrne, vincenti dal 1999 al 2004 compresi. Nel 2014, anno del debutto della Formula turbo-ibrida, la Mercedes ha instaurato un dominio che solo il prossimo cambio regolamentare del 2022 potrà, forse, interrompere. Intanto gli uomini di Toto Wolff si stanno abbuffando di trofei come nessun'altro in passato ha fatto. Ferrari vs Mercedes, una sfida a distanza vinta, nei numeri, dalla seconda. Facilitata anche dall'assenza di quei cambi regolamentari che cercarono di scalfire la forza della Rossa, riuscendoci nel 2005 fra divieto di cambi gomme e modifiche regolamentari sia sul fronte dell'aerodinamica che su quello motoristico.
Il Gran Premio dell'Emilia Romagna sarà ricordato anche come l'evento che ha riportato nella massima serie automobilistica il circuito di Imola. L'ultima gara fu disputata nel 2006, e terminò con la Rossa di Schumacher in trionfo dopo un acceso duello con la Renault di Alonso. Oggi hanno dominato le Mercedes di Hamilton e Bottas. Sul podio è tornata la Renault, con uno stupendo Ricciardo, anello di congiunzione fra passato e presente. Un presente meraviglioso grazie alla stesso tracciato che sorge sulle rive del Santerno, capace di riportare la F1 ai fasti del passato. Pochi sorpassi ma tutti memorabili. Su una pista dalla carreggiata stretta abbiamo rivisto piloti che non hanno atteso i rettilinei per operare le loro manovre agevolate dall'utilizzo dell'ala mobile. In percorrenza di curva, in accelerazione, all'esterno o all'interno. Così, ben più del trionfo di Hamilton, ricorderemo il bel sorpasso di Leclerc su Magnussen alla Tosa, o la manovra ardita e riuscita di Kvyat sullo stesso Leclerc a fine gara. Azioni rudi, forti, di pregio. Bentornata F1 e grazie Imola. Una pista che non sappiamo quando tornerà nel calendario della Formula 1 ma intanto ci ha riacceso quella passione che le piste disegnate da Hermann Tilke fanno di tutto per spegnere!
AlphaTauri: un quarto posto che poteva essere un podio. E tante emozioni vicino casa
A pochi km dalla pista romagnola sorge lo stabilimente AlphaTauri, un tempo Toro Rosso, e prima ancora Minardi. Sabato Gasly si è presentato in prova con il casco tributo a Senna, con il quale ha disputato la sua miglior qualifica in carriera risultando quarto. Le vetture costruite a Faenza hanno letteralmente impressionato arrivando, con il loro miglior interprete, a disturbare Verstappen e "mamma" Red Bull. Purtroppo in gara un problema tecnico ha tolto il sorriso a Gasly costringendolo al ritiro. Con il francese fuori gara ha sfoderato tutta la sua grinta Kvyat. Negli ultimi giri, dopo un periodo di safety car, con gomme fresche e morbide, ha superato di cattiveria Leclerc ed è andato a caccia del podio. Ricciardo però ha mantenuto il sangue freddo ed ha avuto la meglio portando ancora una volta la Renault sul podio. Ma che grande AlphaTauri! Galassia Red Bull, siete sicuri che il giovane Tsunoda (buono ma non irresistibile pilota di F2) possa far meglio di questo Kvyat?
Hamilton, la fortuna aiuta i fortunati. Ricciardo, un podio che equivale una vittoria
Toccate, incidenti, colpi di scena. Bottas raccoglie un detrito in pista che rallenta il passo della sua Mercedes. Verstappen ne colpisce un altro, fora e si ritira. La Dea Bendata a volte è cieca ma come sappiamo aiuta e bacia i suoi prediletti. Con Hamilton oggi il rapporto è stato quasi...carnale! L'inglese avrebbe probabilmente artigliato la vittoria anche senza il supporto delle disgrazie altrui. La vittoria gli è però definitivamente venuta in contro quando ha avuto la possibilità di cambiare gli pneumatici in regime di Virtual Safety Car, mentre gli altri erano costretti per regolamento ad un'andatura ridotta. E' giusto però che nell'albo d'oro di Imola rimanga inciso anche il nome del Campione dei tempi nostri. Sul podio l'inglese è parso emozionato. Quasi tramortito dalla magia della pista italiana, tanto da bere champagne dalla scarpa di Ricciardo! Già, Ricciardo....nel giorno in cui il suo ex collega Verstappen, colui che lo ha "costretto" a lasciare la Red Bull, accusa una dura battuta d'arresto, lui si illumina, ben supportato da un'ottima Renault. Il nuovo Presidente e CEO Luca De Meo, ex pupillo di Marchionne, è in cattedra solamente dallo scorso luglio ma ha già archiviato due podii. Fa piacere rivedere in alto un marchio storico come quello francese.
Ferrari: un passo avanti e mezzo indietro
Sarebbe bello se tornasse ai vertici anche il nome Ferrari, la Scuderia più vincente, il marchio che da solo garantisce la sopravvivenza all'intero Circus. E lo fa da sempre, dal 1950. Oggi Leclerc ha lottato, esibendosi in un'indimenticabile manovra di sorpasso e tenendo un buon passo per tutta la gara. Con un po' di fortuna avrebbe potuto artigliare un insperato podio ma probabilmente il quinto posto finale raffigura perfettamente lo stato di forma dell'attuale Ferrari. Comunque in progresso rispetto ad una terribile fase centrale di campionato. Peccato per quell'orrendo pit stop che ha negato a Vettel un buon risultato. La strada verso la perfezione è ancora lunga ed in salita. Per il bene della Formula 1, forza Ferrari!
La saggezza di Kimi. Alfa Romeo doppia top ten
Il guerriero saggio sulla riva attende il passaggio del cadavere del nemico. Un detto che oggi calza a pennello a Raikkonen, guerriero per come ha combattuto con gomme usurate (quasi 50 giri percorsi con gli stessi pneumatici), saggio per come ha gestito la fase finale di gara. Unico pilota in attività ad aver corso nella massima Formula ad Imola, Raikkonen ha mostrato al mondo cosa significa avere tanta esperienza a fronte di una velocità ancora intatta. In qualifica ha litigato con i track limits ed i commissari gli hanno tolto il suo miglior tempo. Poco male, Kimi ha incassato il colpo ed in gara ha attinto dal meglio del suo repertorio. Super nella gestione gomme, si è issato fino alla quarta posizione. Dodicesimo dopo il suo pit stop ha poi mantenuto il sangue freddo mentre gli avversari soccombevano. La foratura con ritiro di Verstappen ha provocato una safety car, durante la quale si è schiantato il promettente Russell. A quel punto il pilota Alfa Romeo era già in zona punti ma è salito di un'altra posizione quando, al rientro in pit lane della safety car, Albon si è girato malamente. Aprendo le porte alla zona punti anche a Giovinazzi e permettendo alla Casa del Biscione di centrare un doppio piazzamento in top ten! Prima della gara era arrivata la notizia relativa al proseguimento in F1 del marchio italiano e la conferma dei suoi due piloti anche per la stagione 2021. Miglior modo per festeggiare non potevano trovarlo!
Prossima tappa Istanbul
Dopo la terza gara italiana della stagione il Circus tornerà in Turchia, sulla migliore (forse l'unica buona) pista progettata da Tilke. L'ultima edizione disputata fu quella del 2011 e vide dal gradino più alto del podio festeggiare Vettel, allora in Red Bull. Entrato in calendario nel 2005, ebbe come primo vincitore Raikkonen, divenne il terreno di caccia preferito da Felipe Massa, che detiene il record di vittorie su questo tracciato, ben tre. Hamilton vi ha trionfato una sola volta e probabilmente già pensa ad allungare la sua striscia di successi.
Il 2020 ci insegna però ad andare oltre, a dar valore anche ad altre imprese. La vittoria di Gasly a Monza, i podii di Ricciardo, quelli conseguiti in condizioni di inferiorità tecnica da Leclerc. Chissà che anche in Turchia non potremo emozionarci ancora.