A Colorno l'inciviltà dilaga, e ad onor del vero mai si è fermata. Oggi la scusa più utilizzata per giustificare certe immagini è la chiusura dell'Isola ecologica. Struttura per la quale è cessato il servizio a causa di diverse irregolarità sulle vigenti normative di sicurezza.
E' attivo da alcuni giorni il servizio “Composharing” che permette di produrre terriccio riutilizzabile dai rifiuti domestici ed ottenere uno sconto sulla tariffa
Diversi cittadini avevano segnalato alla Polizia Locale attività sospette davanti all'ingresso dell'isola ecologica di via Lazio e cosi gli agenti hanno effettuato un intervento mirato. Le segnalazioni riguardavano attività illecite di raccolta di rifiuti nell'area del parcheggio antistante la zona di raccolta rifiuti comunale.
Dal 1° di ottobre l'isola ecologica colornese chiude definitivamente. Grazie ad una convenzione stipulata tra il comune di Torrile e quello di Colorno, i residente del paese di Maria Luigia, potranno "appoggiarsi temporaneamente" alla struttura di Torrile.
Domani, giovedì 11 giugno alle 14, presso il Comando della Polizia Locale in via Rogerio, l’assessore alla Sicurezza Luca Zandonella e il comandante Giorgio Benvenuti presenteranno la nuova campagna di sensibilizzazione del ciclo “Ama la tua città”, volta a contrastare il fenomeno dell’abbandono di mascherine e guanti sul territorio urbano.
A fronte della delibera assunta dall’Autorità per la Regolazione di Energia Reti e Ambiente (Arera), per l’adozione di “misure urgenti a tutela delle utenze del servizio di gestione integrata dei rifiuti, anche differenziati, urbani ed assimilati, alla luce dell’emergenza da COVID-19”, i Sindaci piacentini esprimono “forte preoccupazione per un provvedimento che non fornisce strumenti sostanziali di sostegno alle aziende in difficoltà, ma ha il solo effetto di garantire i proventi delle società di gestione”.
L'Amministrazione del Comune di Parma informa che, alla luce del contesto emergenziale che stiamo vivendo, "tra le misure messe in campo a favore delle famiglie delle imprese è prevista la sospensione del termine di versamento della prima rata della TARI previsto per il 15 maggio 2020, fino alla definizione della prossima data di scadenza. In sede di ridefinizione dei termini di pagamento, saranno valutati eventuali sgravi parziali per le attività d’impresa il cui esercizio è stato sospeso dai provvedimenti normativi e/o amministrativi o altri similari che possano essere emanati in relazione al protrarsi dell’emergenza sanitaria in atto."
Comunicato stampa IREN in tema di raccolta differenziata al tempo del Coronavirus
COME COMPORTARSI CON I RIFIUTI DOMESTICI IN TEMPI DI CORONAVIRUS.
La delibera della Regione Emilia Romagna ed il vademecum dell'ISS chiariscono le modalità di conferimento e dettano alcune precauzioni a cui attenersi scrupolosamente.
21 Marzo 2020 - In linea con quanto stabilito dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Decreto del Presidente della Regione Emilia Romagna del 20 marzo u.s. vengono fornite ai cittadini indicazioni sulle modalità di conferimento dei rifiuti domestici. Si distinguono due diverse situazioni:
1 - Se si è positivi al CORONAVIRUS o si è in quarantena obbligatoria, l'indicazione è quella di non differenziare più i rifiuti di casa sino al risolversi della situazione di contagio, e quindi di conferire tutti i rifiuti (plastica, vetro, carta, umido, metallo e indifferenziata) nel rifiuto residuo. Il conferimento dovrà avvenire utilizzando due o tre sacchetti resistenti (uno dentro l’altro) all’interno del contenitore utilizzato per il rifiuto residuo, se possibile a pedale.
Ove sia utilizzato il sacchetto con il chip o codice identificativo, quest’ultimo sacchetto dovrá essere quello esterno. Anche i fazzoletti o i rotoli di carta, le mascherine, i guanti e i teli monouso dovranno essere gettati nello stesso contenitore per il rifiuto residuo.
Occorre sempre avere l'avvertenza di indossare guanti monouso: i sacchetti vanno ben chiusi senza schiacciarli con le mani, utilizzando lacci di chiusura o nastro adesivo. Una volta chiusi i sacchetti, i guanti usati vanno gettati nel nuovo sacchetto preparato per il rifiuto residuo. Subito dopo bisogna lavarsi accuratamente le mani. Gli animali da compagnia non devono accedere al locale in cui sono presenti i sacchetti di rifiuti.
La raccolta di tali rifiuti indifferenziati avverrà con le consuete modalità in essere, mantenendo inalterate le frequenze del servizio. Qualora gli utenti serviti con la raccolta porta a porta avvertano la necessità di avere una raccolta supplementare, potranno richiedere un servizio aggiuntivo settimanale inviando una mail ad Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure telefonando al Numero Verde 800 212607, attivo tutti i giorni feriali dalle 8 alle 17 ed il sabato dalle 8,30 alle 13,30. Si raccomanda di utilizzare la modalità del passaggio complementare in casi di oggettiva difficoltà e ciò anche al fine di garantire la più generale copertura del servizio in tutto il territorio.
2 - Per tutte le altre utenze in cui non sono presenti soggetti positivi, in isolamento o in quarantena obbligatoria, la raccolta differenziata va invece proseguita normalmente. Come raccomandato dall’ISS eventuali guanti monouso, mascherine e fazzoletti di carta utilizzati vanno però conferiti nel rifiuto residuo.
Altre disposizioni generali
La raccolta a domicilio dei rifiuti ingombranti é sospesa, compresi i servizi già prenotati per i quali, a fine emergenza, occorrerà effettuare una nuova prenotazione.
Si segnalano, inoltre, i nuovi orari di apertura dei Punti Ambiente:
- Reggio Emilia, Piazza della Vittoria, dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 13,30
- Parma, Strada Santa Margherita, dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 13,30
I Centri di raccolta potranno, a seconda delle disposizioni adottate dai singoli Comuni, subire modifiche di orari o di apertura: si consiglia, pertanto, di verificarne la disponibilità presso il proprio Comune di residenza. Si raccomanda a tutti i cittadini e con riferimento ai rifiuti ingombranti di non utilizzare neppure i centri di raccolta che, come esplicitato, potranno subire ridimensionamenti e costituiscono imprescindibile punto per assicurare il “conferimento dei rifiuti delle attività produttive assimilate alle utenze domestiche il cui esercizio non è interrotto durante l’emergenza”
Si allega l'apposito vademecum, reso disponibile dall'Istituto Superiore di Sanità.
allegato: vademecum
Colorno 25 febbraio 2020 - Il senso civico è sempre più raro e la consapevolezza di far parte di una comunità e di tutelare il bene comune sta venendo meno ogni giorno di più. Diverse sono le segnalazioni che abbiamo ricevuto nel tempo in merito ad atti vandalici e abbandono di rifiuti e di coloro che hanno richiamato incivili, salvo poi prendersi insulti.
Ultimamente a Colorno abbiamo assistito ad episodi inqualificabili che purtroppo non sono stati sporadici. Negli ultimi giorni è stato incendiato un cassonetto della carta riversata poi in strada in via Allende e al vandalismo nel parco della reggia, dove sono stati abbandonati diversi rifiuti, spostate panchine in legno (non fissate a terra) e dipinte su pietre e muri scritte di poco senso. Tutto questo mette a disagio molti colornesi e di certo anche con molti turisti.
Sarebbe opportuno intanto fissare le panchine della reggia al pavimento, al fine di evitare lo spostamento inconsiderato e iniziare a provvedere con un piano "anti vandalismo e anti abbandono di rifiuti" con un maggior presidio del territorio e con l'utilizzo di videosorveglianza e di foto/video trappole.
Riteniamo fondamentale controllo e sanzionamento, perché solo così facendo pensiamo possano cambiare le cose. Tale fenomeno non può essere sottovalutato e va affrontato con determinazione.
Il gruppo civico
Amo Colorno
Smantellata un’associazione per delinquere dedita al traffico illecito di rifiuti
Nella mattinata dello socrso 23 gennaio, personale del N.O.E. di Perugia, coadiuvato dagli altri Reparti del Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale dislocati su tutto il territorio nazionale, nonché da personale dei Comandi Provinciali di Bari, Bologna, Monza, Padova, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Roma, Siracusa, Treviso, Verona, e da militari del Gruppo Carabinieri Forestale di Perugia, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Perugia con cui è stata disposta la custodia cautelare per sette soggetti, di cui due ai domiciliari, altri otto sottoposti ad obbligo di dimora con contestuale presentazione quotidiana alla P.G., cinque alla sola presentazione alla P.G., due imprenditori gravati da il divieto temporaneo di esercitare l’attività aziendale, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, anche pericolosi, gestione illecita di rifiuti, traffico transfrontaliero illecito di rifiuti, auto-riciclaggio, contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi, altre condotte illecite a queste funzionali.
Nel contesto della complessa attività di indagine, coordinata dalla D.D.A. del capoluogo umbro, è stato inoltre disposto il sequestro preventivo di dodici strutture aziendali, tutte operanti nel settore del recupero dei rifiuti - in gran parte provenienti dalla dismissione di campi fotovoltaici - compresi i beni immobili e mobili strumentali allo svolgimento dell’attività d’impresa, per un valore complessivo stimato in oltre 40 milioni di euro, la perquisizione di ulteriori cinque impianti operanti nel medesimo settore, il riconoscimento della responsabilità amministrativa a carico di trentotto società connesse, nonché il deferimento in stato di libertà, per i medesimi reati, di ulteriori 71 settantuno soggetti, che hanno illecitamente operato per conseguire ingiusti profitti in favore delle aziende indagate.
Le indagini hanno consentito di scoprire e disarticolare un sistema assai complesso, dedito all’illecita gestione di ingenti quantitativi Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, i c.d. R.A.E.E., per lo più consistenti in pannelli fotovoltaici dismessi dai numerosi parchi solari in esercizio nella Penisola.
Le attività investigative hanno avuto origine da un sequestro eseguito alla fine del 2016 dal N.O.E. di Perugia, di oltre 300 tonnellate di rifiuti, anche pericolosi, rinvenuti all’interno di un’azienda priva di qualsivoglia autorizzazione ambientale, con sede in Gualdo Tadino (PG), grazie al quale sono stati raccolti i primi gravi indizi della più articolata attività criminale che gli indagati avevano architettato. In quella circostanza, i Carabinieri hanno rinvenuto un considerevole numero di pannelli fotovoltaici dismessi che l’azienda, esibendo documentazione di cui è stata poi accertata la falsità materiale e ideologica, aveva dichiarato distrutti per le conseguenti operazioni di recupero di R.A.E.E..
Tuttavia i dispositivi, che risultavano ancora funzionanti, venivano riciclati con dati identificativi appositamente alterati e nuovamente commercializzati prevalentemente su canali esteri, prediligendo le rotte africane di Senegal, Burkina Faso, Nigeria, Marocco, Mauritania, nonché Turchia e Siria.
Gli approfondimenti successivamente compiuti, sempre sotto la direzione della D.D.A. perugina, hanno permesso agli investigatori di comprendere che i pannelli fotovoltaici presenti presso l’azienda di Gualdo Tadino erano, in realtà, rifiuti speciali fraudolentemente spacciati come apparecchiature elettriche ed elettroniche vetuste, grazie all’opera svolta dagli appartenenti al gruppo criminale, secondo il ruolo da ciascuno rivestito nell’organizzazione.
L’ordinamento legislativo nazionale prevede che il pannello fotovoltaico a fine vita non debba essere più riutilizzato, ma demolito attraverso un ciclo che consenta il recupero di materia.
Per sostenere tale circuito virtuoso, il Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.), la S.p.A. a capitale pubblico che controlla anche il pagamento degli incentivi riconosciuti dallo Stato ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili (inclusi condomini e privati cittadini), ha adottato appositi regolamenti che, appunto al fine di scongiurare l’alimentazione di un mercato illegale di pannelli fotovoltaici dismessi, hanno introdotto un meccanismo per cui a pannello dismesso e dichiarato distrutto, con contestuale recupero di materia, consegue il riconoscimento di un incentivo per l’acquisto di uno nuovo. Le investigazioni eseguite, corroborate dall’analisi delle altre evidenze investigative nel frattempo raccolte, sono risultate determinanti per accertare l’esistenza di più associazioni per delinquere finalizzate all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, anche transnazionale, al riciclaggio, all’auto-riciclaggio, alla falsificazione materiale e ideologica di documentazione.
I pericolosi sodalizi, per altro assai agguerriti nel reperimento dei pannelli fotovoltaici dismessi, sono risultati operativi dal Nord al Sud del territorio nazionale, isole comprese, avendo però come organizzatori, promotori e attori principali 5 imprenditori con aziende dislocate a Gualdo Tadino (PG), Traversetolo (PR), Casale sul Sile (TV), Crespano del Grappa (TV) e Siracusa. Con grande disinvoltura, gli odierni indagati ritiravano partite di pannelli fotovoltaici dismessi, dichiarati come rifiuti per il solo tempo necessario a coprire il tragitto tra il luogo in cui venivano smontati e prelevati e l’impianto di trattamento. Una volta ricevuti dagli stabilimenti, le aziende producevano delle dichiarazioni false che attestavano la loro distruzione e il contestuale recupero di materia (metalli vari, silicio, vetro, plastiche nobili e altre materie riutilizzabili), consegnando tale documentazione ai produttori originari del rifiuto che, del tutto ignari di ciò che accadeva una volta dismessi i vecchi pannelli, potevano chiudere il cerchio col G.S.E., riscuotendo il relativo incentivo.
Per contro, l’escamotage scoperto dai Carabinieri per la Tutela Ambientale prevedeva la redazione, da parte di altri associati, di false certificazioni attestanti che i pannelli, nel frattempo muniti di etichette false, erano apparecchiature elettriche ed elettroniche tecnologicamente sorpassate ma regolarmente funzionanti, circostanza che consentiva a tali rifiuti di aggirare il rigido sistema di controllo sia a livello nazionale che, attraverso il circuito doganale, sui canali esteri. Questo astuto sistema di riciclaggio assicurava agli appartenenti all’organizzazione un triplice guadagno: introitavano dapprima cospicue somme per il ritiro dei rifiuti dai produttori, successivamente eludevano i costi che avrebbero dovuto normalmente sostenere per il loro trattamento, infine rivendevano i pannelli fotovoltaici come apparecchiature elettriche usate ai paesi in via di sviluppo percependone il corrispettivo piuttosto che i costi di smaltimento del rifiuto.
Traffico illecito di rifiuti plastici verso la Cina: 33 denunciati dal NOE di Bologna – perquisizioni e sequestri in tutta Italia. Coinvolte due imprese parmigiane.
Bologna 12 dicembre 2019 - I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bologna, coordinati dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e coadiuvati dai NOE territorialmente competenti, hanno dato esecuzione - in numerose province del territorio nazionale - a 33 perquisizioni delegate dalla Procura della Repubblica di Bologna – D.D.A., nei confronti di altrettante sedi aziendali e relativi legali rappresentanti di società operanti a vario titolo nel settore dei rifiuti, al fine di reperire ulteriori indizi atti a documentare una rilevante attività organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti plastici dall’Italia verso la Cina.
A seguito di una stretta collaborazione con l’Agenzia delle Dogane di Parma che segnalava talune anomalie, nel corso dei mesi di febbraio e marzo 2018 il NOE di Bologna procedeva a svolgere dei mirati accertamenti nei riguardi delle società parmigiane STARPLASTICK s.r.l. e GHIRARDI s.r.l. relativamente ad operazioni transfrontaliere finalizzate all’esportazione di rifiuti plastici verso la Cina Popolare, che consentivano di constatare come le predette - sprovviste della prevista licenza di esportazione rilasciata dall’amministrazione generale cinese per la “supervisione della qualità, ispezione e quarantena (A.Q.S.I.Q.)” - si erano affidate ad un intermediario bolognese - ECOLSUN COMMERCIALE s.r.l., riconducibile alla cittadina cinese SUN Yuefen - che era in possesso della citata autorizzazione, indispensabile all’esportazione in Cina e determinante ai fini della corretta qualificazione del rifiuto, delle sue caratteristiche e quindi dell’adeguato eventuale reimpiego e riciclo.
Nel corso delle indagini è emerso che la citata ECOLSUN, grazie alla propria autorizzazione all’esportazione, pur non qualificandosi mai come detentore di rifiuto e quindi senza mai avere contezza della sua qualità, ha favorito tra il 2016 ed il 2017 ingenti esportazioni di rifiuti plastici di ogni genere provenienti da impianti italiani e diretti ad aziende cinesi verosimilmente dedite ad attività di recupero, sul conto delle quali tuttavia sono spesso mancati i previsti riscontri sull’effettivo impianto di destinazione, con inevitabile perdita della tracciabilità del rifiuto e quindi della sua reale entità e corretto reimpiego.
Le condotte illecite descritte hanno così portato alla contestazione dei reati ex art. 259 c.1 del d.lgs 152/2006 (traffico illecito di rifiuti) e del più grave reato ex art. 452 quaterdecies c.p. (attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti), certificando l’esportazione di circa 10.000 tonnellate di rifiuti plastici per un fatturato complessivo di oltre 2.800.000 euro.
L’attività, tra le prime nel suo genere, riveste una particolare rilevanza nel settore atteso che proprio il bando della Cina verso l’importazione di numerose tipologie di rifiuti, in particolare plastici (la sola Cina assorbiva circa il 70% della plastica mondiale) avviato nel 2018 e successivamente ripreso anche da numerose nazioni asiatiche, ha comportato una evidente crisi di settore, soprattutto per i Paesi dell’Unione Europea che ne sono stati per anni i maggiori esportatori, provocando la formazione di stoccaggi fuori norma con il conseguente aumento, da parte di operatori senza scrupoli, di fenomeni di illecito smaltimento mediante operazioni transfrontaliere irregolari, abbondono di rifiuti in aree e capannoni in disuso, nonché – nei casi più gravi – ricorrendo all’incendio dei rifiuti stoccati presso gli impianti di gestione.
Ad esito delle perquisizioni svolte dai Carabinieri del NOE è stata acquisita numerosa documentazione - posta a disposizione della Procura della Repubblica/DDA di Bologna - che verrà ora analizzata allo scopo anche di ricostruire quantitativi e tipologie di rifiuti oggetto del traffico illecito.
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