Provincia di Reggio Emilia

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Il presidente della Provincia Manghi ha aperto insieme al sindaco Vecchi e al vescovo "NoiAltri", due giornate di confronti e scambi di pratiche sui temi delle migrazioni.

Reggio Emilia, 1 febbraio 2018

Il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, ha partecipato ieri mattina al Centro Malaguzzi alla sessione plenaria che ha aperto "NoiAltri", due giornate di confronti e scambi di pratiche sui temi delle migrazioni, dei nuovi paesaggi sociali, delle comunità inclusive e delle nuove generazioni: un dibattito, insieme al vescovo Massimo Camisasca e al sindaco Luca Vecchi, sul tema "Le comunità future: aperte, coese e solidali".

Per comprendere "l'approccio culturale lucido e costruttivo che Reggio Emilia ha avuto rispetto alle sfide di questi anni", il presidente Manghi è partito dalla propria esperienza personale di insegnante di scuola primaria nella Bassa, "un'area profondamente interessata dal fenomeno migratorio, dove la stagione della mobilità internazionale avviatasi negli anni Novanta ha portato nel tempo in certe sezioni della scuola del'infanzia ad avere la metà dei bambini non italiani e con percentuali compositive medie delle popolazioni nei comuni dell'area Nord attorno al 20 per cento di stranieri".

"La trasformazione della composizione sociale e i suoi effetti li ho visti lì, insegnando 13 anni nelle scuole, un laboratorio straordinario per capire cosa vuole dire integrazione per noi – ha detto il presidente della Provincia – Perché è attraverso l'animo trasparente e molto nitido dei bimbi, non condizionato da nulla, che abbiamo la testimonianza del fatto che l'incontro è possibile".

"Questo è il manifesto di come si fa davvero, qui, l'integrazione e allora non bisogna arrivare ai giorni nostri e alle emergenze, di cui abbiamo contezza, per ragionare su una società che già da quegli anni ha intrapreso e continua a intraprendere questo percorso di trasformazione – ha proseguito Manghi – Certo, ci sono i picchi emergenziali, c'è un tema anche quantitativo col quale misurarsi, ma le regole del gioco non cambiano e noi un cammino lo abbiamo intrapreso, e lo abbiamo fatto nel segno dell'integrazione nei confronti della diversità intesa come ricchezza".

La sfida è dunque come continuare a declinare, nel quotidiano, questa scelta compiuta da tempo, "con la consapevolezza che integrazione significa anche modifica dei contesti, perché se vogliamo integrare dobbiamo prevedere culturalmente la disponibilità a un confronto che, in modo equilibrato e rispettoso di ciò che siamo, consenta anche ad altri di trovare un proprio spazio".
Altro passaggio fondamentale "per non fermarsi all'integrazione intesa come semplice slogan" è quello di sapersi confrontare con il pregiudizio, comunque presente, "che come ci ricorda Bobbio nell'Elogio della mitezza è una convinzione erronea voluta fermamente per vera": "Proprio le scuole, ma anche tante associazioni sportive reggiane, hanno agito sull'integrazione elidendo quella dimensione di pregiudizio che ci consegna lucidamente Bobbio - ha proseguito il presidente della Provincia - La sfida del resto è questa: non negare le complessità, le trasformazioni sociali che vanno comprese, accompagnate, lette e spiegate, ma tenere sempre e comunque presente quell'assunto di partenza che ci è dato da esperienze di vita quotidiana che dimostrano come anche i cambiamenti ingenti possano essere gestiti".

"La nostra comunità lo ha fatto e per questo siamo stati in grado, negli ultimi tre, quattro anni, di reggere sostanzialmente con maturità gli effetti delle stagioni e delle logiche del mondo afferenti a dimensioni di povertà che solo chi ha fatto esperienze di cooperazione internazionale può forse comprendere davvero – ha concluso Manghi – Questa nostra capacità di inclusione e di accoglienza vera è il tracciato che dobbiamo continuare a seguire e ci riusciremo se avremo lo sguardo dei bambini e di quello che avviene quotidianamente nei laboratori delle nostre scuole: solo così saremo in grado di proseguire questo cammino con maturità, non nascondendo i problemi, ma affrontandoli, restituendo quella positività che la pluralità culturalmente ci offre e che fa divenire davvero una ricchezza lo stare insieme da parte di persone che provengono da varie parti del mondo".

 

Fonte: Provincia di Reggio Emilia

Sono stati ben 435 i richiedenti asilo che, nel corso dello scorso anno, hanno volontariamente prestato attività attraverso progetti di cittadinanza attiva in 32 dei 42 comuni reggiani: dalla cura del verde e del patrimonio pubblico alla manutenzione di impianti sportivi, dalla gestione dei rifiuti alle biblioteche.

Il bilancio, decisamente positivo considerando che attualmente sono poco più di 1.600 i profughi ospitati nel Reggiano, è stato tracciato questa mattina in Provincia dal presidente Giammaria Manghi insieme all'assessore alla Città interculturale del Comune di Reggio Emilia Serena Foracchia ed ai presidenti di Auser e Dimora d'Abramo, Sandro Morandi e Luigi Codeluppi.

Proprio in Provincia, poco meno di un anno fa, con il coordinamento della Prefettura era stato infatti avviato con Auser e Dimora d'Abramo un lavoro che ha poi portato alla stesura del Protocollo che ha reso possibile l'attivazione di gran parte dei progetti di cittadinanza attiva svoltisi nel corso del 2017. "Per coerenza rispetto agli impegni presi, ed anche per il valore dei risultati ottenuti da un sistema che ha messo in campo oltre 400 persone, abbiamo ritenuto dunque doveroso dar conto del lavoro svolto, in particolare alla vigilia di appuntamento importante come il Forum sull'immigrazione che mercoledì e giovedì offrirà un momento di confronto di pensiero maturo e serio sul tema dell'accoglienza", ha esordito il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi.

"Due, in particolare, gli obiettivi che ci eravamo dati – ha aggiunto il presidente della Provincia - Rendere più omogenea la distribuzione territoriale dei richiedenti asilo, perché la solidarietà deve essere diffusa nel territorio, e in questo abbiamo progredito di molto come dimostrano i ben 32 comuni stabilmente coinvolti nei progetti di cittadinanza attiva. Secondo, accompagnare questa accoglienza con attività di cui potessero beneficiare le singole comunità, ma soprattutto gli stessi richiedenti asilo, per poter dare compimento alla propria dimensione umana: permettendo loro, nel caso non trovino lavoro, di rendersi comunque utili e dare il senso della restituzione di quanto una persona riceve nel momento della accoglienza".

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L'assessore alla Città interculturale Serena Foracchia ha quindi illustrato la corposa attività realizzata dal Comune di Reggio Emilia, che da solo ha coinvolto 148 richiedenti asilo "in una attività di inserimento basata su tre cardini: il volontariato, inteso come sentirsi parte di una comunità; la conoscenza della lingua italiana, perché solo se si è padroni del mezzo di comunicazione si può prendere parte alla vita cittadina; i tirocini previsti dal progetto Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che nel corso dei 2017 hanno coinvolto 82 persone".

Particolarmente significativi anche i dati relativi all'insegnamento della lingua italiana: "La rete Diritto di parola ha accolto ben 3.700 persone per oltre 24.000 ore di lezione, quasi interamente garantite sempre attraverso il volontariato", ha sottolineato l'assessore Foracchia.
Il presidente di Auser, Sandro Morandi, ha ricordato come "lo scorso febbraio, quando proprio in questa sala iniziammo a ragionare sui progetti di cittadinanza attiva per i richiedenti asilo, timori e perplessità non mancassero, ma ora possiamo affermare che l'esperienza avviata è veramente molto bella ed importante non solo perché creano valore per le comunità, ma soprattutto perché accrescono le relazioni tra le persone".

"Soddisfazione per lavoro svolto insieme a istituzioni e amministrazioni locali" è stata infine espressa dal presidente della Dimora d'Abramo, Luigi Codeluppi: "Se si prova a lavorare come comunità ognuno è più sostenuto e incoraggiato a fare la propria parte: servono tempo e impegno, ma insieme i cambiamenti e le difficoltà si possono affrontare ed è possibile creare maggiore comprensione, e dunque maggiore coesione, sul territorio".
Hanno concluso la mattinata le testimonianze del responsabile dell'Auser di Rubiera – "dove la metà dei richiedenti asilo dopo il volontariato ha trovato un'occupazione" – e di un giovane profugo del Gambia impegnato come volontario a Palazzo Magnani.

Nel dettaglio, dei 435 richiedenti asilo coinvolti in progetti di cittadinanza attiva 189 lo hanno fatto attraverso la convenzione con l'Auser, 9 attraverso l'Albo comunale del volontariato e 237 attraverso 44 associazioni o enti di varia natura (centri sociali, biblioteche, parrocchie, centri per anziani, polisportive, pro-loco, associazioni culturali o di assistenza).

(Fonte: Provincia di Reggio Emilia)

Il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, ha preso parte questa mattina nella sinagoga di via dell'Aquila alla cerimonia di celebrazione del Giorno della memoria.

Dopo aver ricordato come "il presidente Mattarella abbia definito in modo nitido quanto buio e spettrale sia stato quel periodo di storia italiana e quanto grande la sofferenza provocata", nel suo intervento ha invitato gli studenti a non dimenticare che "al centro di questa giornata c'è lo sterminio di milioni di persone, dato drammaticamente oggettivo di una pagina di storia, anche italiana, che ha abbruttito pesantemente il profilo dell'essere umano".

"La premessa di questo sterminio sono appunto le leggi razziali, di cui ricorrono gli 80 anni dalla loro promulgazione, ossia quella classificazione delle persone che rappresenta l'esatto contrario del principio basilare del nostro vivere comune che poi, in modo felice, la nostra Costituzione avrebbe fissato con l'articolo 3 basato sulla dignità e sull'uguaglianza di tutti, senza distinzione alcuna – ha detto il presidente Manghi – Questa grande stortura, che avrebbe poi portato al folle massacro di milioni di persone, era stata preceduta nell'estate del 1938 dall'uscita di un Manifesto sulla razza, elaborato da presunti intellettuali e presunti scienziati che provavano a determinare un fondamento ideologico di giustificazione a quanto sarebbe poi accaduto, con l'infelice scopo di coinvolgere l'intera comunità nella convinzione che quella fosse la strada da seguire".

"Di fronte alla necessità, sempre profonda, di attualizzare il portato storico rispetto al tempo che viviamo – ha aggiunto - non possiamo allora che riflettere con preoccupazione su certi segnali che ancora oggi si colgono e che inducono, in modo sottile o più evidente, a reintrodurre il tema della distinzione tra le persone in una evidente distorsione di natura culturale che è inaccettabile, perché rischia di condurci ad una sorta di assuefazione ad un pensiero penetrante che potrebbe avere effetti simili a quelli di 80 anni fa", ha proseguito Manghi.

Per il presidente della Provincia di Reggio Emilia "non possono dunque passare inosservati gli adesivi in cui Anna Frank appare con la maglia della squadra di calcio rivale o certe evocazioni della razza che spuntano nel dibattuto politico italiano, così come un rigurgito neofascista percepito inizialmente con un po' di leggerezza, ma che in realtà tenta anche attraverso i social media di infiltrarsi soprattutto tra le nuove generazioni".

"Su questo dobbiamo essere tutti molto attenti, perché qui si gioca la partita vera del futuro della nostra comunità e della democrazia che si è generata col sacrificio di tante persone – ha continuato Manghi - Si provano a sminuire gesti, frasi, comportamenti ed azioni sulle quali la nostra testimonianza deve essere forte e inderogabile, dobbiamo essere in campo quotidianamente con i nostri comportamenti a partire dalle istituzioni, da realtà come Istoreco, che svolge un ruolo fondamentale sulla ricerca, sul coinvolgimento delle scuole, sulla diffusione delle testimonianze, sull'esperienza della memoria". "I rappresentanti delle istituzioni devono esercitare il loro ruolo nella nitidezza dei comportamenti, ma soprattutto nella chiarezza della esplicitazioni dei principi inderogabili del nostro vivere comune", ha concluso il presidente della Provincia annunciando che per il quinto anno parteciperà a un Viaggio della memoria, "per accompagnare gli studenti in una di quelle esperienze che devono diventare traccianti nei loro percorsi di vita". "Solo nella grande tenuta collettiva della comunità democratica possiamo trovare un modo per erigere quel muro - in una stagione in cui il mondo si interroga sulla mobilità delle persone, sui temi dell'accoglienza e dell'uguaglianza tra le persone - che è indispensabile per non tornare indietro, perché ci vuole davvero un attimo per riscrivere la storia senza fare tesoro degli errori e degli orrori del passato".

Fonte: Provincia di Reggio Emilia

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