Macerata, Piacenza e Modena si sono distinte per tolleranza, pacifismo, antifascismo e antirazzismo nel giorno del ricordo. Il risultato degli inviti a abbassare i toni hanno avuto effetto, tranne all'estrema sinistra, sempre più... sinistra.
Di Lamberto Colla Parma - 11 febbraio 2018 - Ma che bell'esempio di pacifismo e tolleranza. Nel giorno del Ricordo (vittime delle Foibe) non bastava che a Modena il Sindaco decidesse di "traslocare" la festa dal 10 (giorno definito per legge) al 12 febbraio, ma giusto per dare stemperare i toni, un elegante lenzuolo, a firma "falce e martello", è comparso di fronte alla sede del circolo "La terra dei padri". "Maresciallo siamo con te, meno male che Tito c'è", si legge sul manifesto incriminato.
"Questo è quello che accade oggi, a Modena, - scrive sul profilo facebook che pubblica la foto, Gioventù Nazionale Emilia Romagna - nel Giorno del Ricordo degli italiani infoibati vittime della furia del Maresciallo comunista Tito e degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia costretti all'esodo dalle loro terre.
Non vediamo e non vedremo le più alte cariche dello Stato condannare il gesto...
Non vediamo e non vedremo il Ministro dell'Interno precipitarsi sul posto e convocare il tavolo sulla sicurezza per il "pericolo comunista"... Non vediamo e non vedremo titoloni sui giornali nazionali che ci dicono come sia fondamentale per la tenuta democratica del paese il ricordo di quanto successo... L'unica cosa che vediamo e non vorremmo più vedere sono morti di serie A e morti di serie B.#GiornodelRicordo"
Un caso, una spaccata di qualche deficiente nostalgico penserete.
No, invece è un pensiero diffuso in certa sinistra "sinistra". Tant'è che a Macerata faceva eco un bel canto intonato sulla musicalità di un successo di Raffaella Carrà, gli antagonisti di "Aktion Antifaschisriche" e i centri sociali del Nord Est deturpano il Ricordo di chi fuggì dalle vessazioni del regime di Tito cantando "Ma che belle son le foibe da Trieste in giù". Poco più avanti al coro marciavano, senza intonare il canto, le bandiere dell'Anpi, di Emergency, di Libera, della Fiom, dell'Arci, di Rifondazione comunista, di Potere al popolo e di alcune associazioni di migranti e la Eurodeputata modenese Cecile Kyenge .
L'interpretazione perfetta delle parole di "tolleranza" e "pacifismo" l'abbiamo in un'altra città emiliana. A Piacenza infatti la manifestazione "antirazzista" e "antifascista" aveva un terzo obiettivo: impedire l'apertura della sede di "Casapound". E per farlo si sono radunati anche circa 400 "violenti", provenienti da altre città, per scatenare il putiferio nel centro storico di Piacenza, riuscendo anche a isolare un Carabiniere e aggredendolo in modo animalesco.
"Punire severamente chi si rende responsabile di danni e violenze". Così Francesca Gambarini, candidata alla Camera per Forza Italia nel collegio plurinominale di Piacenza Parma Reggio Emilia commenta gli scontri avvenuti a Piacenza. "Si definiscono antifascisti, - prosegue la Gamberini - ma non rispettano la liberà di pensiero altrui e ogni volta che si muovono mettono a ferro e fuoco le città. E' successo anche oggi a Piacenza e, purtroppo, un poliziotto è rimasto ferito e un giornalista è stato colpito da un sasso. A loro la mia solidarietà. Il centro città è nel caos e blindato e ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti. Serve una risposta dura da parte delle istituzioni: chi si rende responsabili di gesti violenti deve essere punito severamente. Vorrei, infine, ricordare agli antifascisti che il loro modo di fare ricorda in tutto e per tutto quello di chi nega la libertà altrui e, in fondo in fondo, i veri fascisti sono loro che danneggiano città e feriscono persone. Li invito perciò a trovare un modo migliore per occupare il proprio tempo"
Restiamo in attesa delle dichiarazioni delle sinistre, delle scuse e dei provvedimenti del Ministero dell'interno.
Chi vive sperando, muore...!