Si ride, si ascolta tanta musica, si rompe la quarta parete, quella che abitualmente divide attori e pubblico. Il risultato? Sarebbe limitante chiamarlo spettacolo teatrale: è un'esperienza ricca e avvolgente, in grado di regalare il sorriso a tutti i suoi spettatori. Oblivion: The Human Jukebox torna a Milano (al Teatro Leonardo fino al 29 marzo) in una versione tutta nuova dello show che, negli anni scorsi, ha appassionato tanti italiani.
Ogni sera un evento diverso perché i suggerimenti arrivano direttamente dal pubblico in sala. Impossibile ripetersi. Le tappe seguenti del tour? Il 10 e l'11 aprile al Teatro Cagnoni di Vigevano, il 12 aprile al Teatro San Luigi di Concorezzo, dal 18 al 21 aprile al Teatro della Corte di Genova.
LO SPETTACOLO - Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli: ecco i nomi dei cinque artisti che daranno vita a un infinito flusso di note e ritmo, una satira musicale che non lascia scampo a nessun cantante italiano o straniero. Dai Ricchi e Poveri alla storia del rock, da Ligabue ai cori gospel, da Morandi ai Queen: uno vero e proprio schiacciasassi che passa da Sanremo a X Factor, da Albano a "Il Volo". Il risultato è una playlist che nessuno ha mai avuto il coraggio di realizzare o, per dirla in maniera moderna, uno Spotify vivente che provoca interminabili richieste di bis.
IL GRUPPO - Gli Oblivion si incontrano nel 2003 a Bologna dove iniziano a frequentare (virtualmente) una serie di maestri eccellenti come il Quartetto Cetra, Giorgio Gaber, i Monty Python. Da questo mix nasce uno stile originale che mescola modernità e tradizione, vintage e attualità. Lavorano con Gioele Dix, debuttano sul piccolo schermo a "Parla con me" di Serena Dandini, fanno parte del cast di "Zelig", in prima serata su Canale 5 e sono ospiti di "Panariello sotto l'albero" su RaiUno. Girano i teatri di tutta Italia riscuotendo successo con spettacoli come "Oblivion Show 2.0. Il Sussidiario", "Othello, la H è muta", "Oblivion.zip" (che prevede per la prima volta il coinvolgimento del pubblico) e "Morandi VS Queen". Non male come curriculum, che ne dite?
Di Pietro Razzini