Sabato, 08 Luglio 2017 09:12

"L'identità del gatto", l'universo felino raccontato in un libro In evidenza

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Da secoli conviviamo con questa piccola "tigre" subendone il fascino, l'eleganza e la magia. Troppo spesso, però, proiettiamo su di lui sentimenti e pregiudizi troppo umani. L'etologo e filosofo Roberto Marchesini nella sua ultima opera ne fa un ritratto inedito (per la maggior parte di noi)

Di Manuela Fiorini

BOLOGNA – "Egoista", "edonista", "si affeziona solo alla casa", "opportunista", ma anche elegante, giocherellone, affascinante, magico...in una parola "gatto". Sono tante le idee che, nel corso dei secoli, ci siamo fatti del micio, subendone comunque il fascino innato. Perché in quattro chili di felino si nasconde una vera "tigre in miniatura", con tutte le caratteristiche della sua specie. In passato, invece, il pregiudizio si è spesso rivolto contro di lui, facendone un simbolo di magia e servo del male. Tuttavia, da quando è iniziata la sua convivenza con l'uomo, nata quando da cacciatori i nostri progenitori sono diventati agricoltori e si sono accorti che i gatti potevano essere un valido aiuto per tenere lontano i roditori che infestavano il raccolto e portavano malattie, ha conquistato un posto speciale nel nostro cuore, al punto che, oggi, il numero dei gatti che vivono nelle case degli italiani ha superato quello dei cani. Tuttavia, spesso la scarsa conoscenza della sua indole e della sua natura ci portano a commettere errori, di comportamento, di cura ed educazione del micio, che rischiano di compromettere il nostro rapporto con lui.

Nel libro L'identità del gatto (Apeiron, 2017) l'etologo, zooantropologo e filosofo Roberto Marchesini, ne traccia un ritratto veritiero e inedito (per la maggior parte di noi), sfatando miti, pregiudizi e restituendoci una visione del micio diversa da quella ideale e idealizzata. Lo abbiamo intervistato.

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Perché questo libro?
"Ho sempre pensato che vi sia molto di non detto sul gatto e i libri che in questi anni ho avuto modo di leggere, per quanto utili e interessanti, mi sembravano non cogliere un aspetto fondamentale del piccolo felino, vale a dire l'area motivazionale. In poche parole: quali sono le attività che piacciono in genere ai gatti, qual è la loro dimensione del desiderio? L'essere umano ama fare raccolte, i cani muoiono dalla voglia di collaborare con noi... e i gatti? Sì, perché solo conoscendo i loro desideri di base potremmo veramente costruire una relazione di coinvolgimento e non solo di convivenza o addirittura di tolleranza. Molti si lamentano dell'individualismo distaccato del proprio gatto, ma difficilmente si mettono realmente in discussione, vale a dire si chiedono se sono in grado di entrare convenientemente nei luoghi del loro desiderio. Il gatto ha una sua identità, molto specifica e particolare, non può essere trattato come controfigura del cane e, tanto meno, assimilato a un peluche bello da vedere e piacevole da accarezzare. Ho voluto perciò partire da questa identità che desidera, che viene al mondo con già degli obiettivi tutti suoi che meritano di essere presi in seria considerazione se si vuol costruire una relazione reciprocamente appagante".



Nel libro analizza la specificità del gatto e la relazione con l'uomo. Analizza anche diversi "luoghi comuni" sorti attorno al piccolo felino. Partiamo da uno dei più gettonati: il gatto non si affeziona all'uomo?
"Il gatto ha una disposizione sociale molto differente dall'essere umano, che spesso costruisce legami basandosi esclusivamente sull'affettività, e altrettanto differente dal cane, che al contrario basa il suo stare insieme nella collaborazione. Il gatto costruisce legami molto profondi e intimi con l'essere umano, ma basati sulla convivialità un po' distratta, sul sentirsi rassicurato, sul piacere della regressione infantile. Insomma il gatto mal sopporta la morbosità affettiva e di certo non desidera fare attività collaborative. Per questo mostra un po' d'indipendenza nella relazione e di certo non ubbidisce ai nostri comandi. Molti dimenticano che il gatto è un solista, cioè è abituato a badare a se stesso in piena autonomia. D'altro canto essere un solista non significa e non coincide con l'essere un solitario. Il gatto si affeziona molto alle persone, crea legami di vera e propria amicizia, ma chiede che il mondo intorno a lui lo rassicuri perché è un animale molto sensibile, grandioso e vulnerabile nello stesso tempo. Anche la casa pertanto dev'essere rassicurante, perché per il gatto essa rappresenta la sua dimensione di vita, il luogo non solo del comfort ma soprattutto della sicurezza. I luoghi comuni che vengono riservati al gatto sono perciò solo frutto di ignoranza e della pretesa, tutta umana, che gli animali si facciano zerbino ai nostri piedi. Beh, il gatto non potrà mai essere un fedele servitore, ma solo un compagno per momenti di relax". 



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Il gatto ha una tendenza innata all'esplorazione. Questo "bisogno" (e anche altri) viene spesso inibito quando il micio viene costretto a vivere con noi in un appartamento. Quali attenzioni dovremmo mettere in atto per farlo vivere bene secondo la sua natura?

"Dico spesso che un tempo i gatti che vivevano in campagna, magari avevano meno agi, ma in complesso se la passavano molto meglio, perché la vita libera di una corte rurale era proprio perfetta per la costituzione etologica del nostro piccolo quattrozampe. Esplorare un fienile, balzare sul tetto, rincorrere farfalle e lucertole, nascondersi dietro una balla di paglia, fissare per ore un canale per fare la posta a qualche roditore, esprimere il proprio atletismo balzando in verticale tra alberi e balaustre... insomma era sicuramente una vita molto più appagante che rimanere addormentati sul divano. Questo le persone dovrebbero capirlo, quando pensano di dare al proprio gatto la migliore delle esistenze perché basata sul dolce far niente. In realtà il gatto ama riposare, ma dopo aver svolto le attività che fanno parte della sua natura. Spesso non ci si accorge di condannare il gatto alla noia mortale e alla depressione".



I sentimenti del gatto: paura, gioia, tristezza, irritazione, disgusto, curiosità, pazienza, affettività. Il micio è davvero in grado di provare queste emozioni o siamo noi che gli attribuiamo sentimenti "umani"?
"Le emozioni non sono affatto prerogativa umana anzi, rappresentano il pane quotidiano dei mammiferi. Attraverso le emozioni il gatto attribuisce un valore al proprio stato e a quello che lo circonda, cosicché può individuare il miglior comportamento per quella particolare circostanza. Le emozioni rappresentano anche il modo migliore per ricordarsi di eventi: questo è il motivo per cui sconsiglio di utilizzare il trasportino solo per portare il gatto dal veterinario. Così facendo, in breve, il gatto non vorrà più entrare nel trasportino. Se, viceversa, lo lasceremo sempre a disposizione del gatto, magari facendovi trovare dentro ogni tanto qualcosa di piacevole, il gatto vivrà il trasportino con un altro tipo di emozione. Così vale peraltro per tutti gli altri eventi. Dobbiamo perciò ricordare che le sue emozioni possono essere i più importanti alleati per la nostra relazione oppure possono diventare fonti di problema dalla difficile soluzione".



Spesso si tende ad avere più di un gatto "perché si fanno compagnia". Nel libro, invece, spiega come il gatto sia un animale "solista", a differenza del cane che, invece, è un animale sociale. Che cosa dobbiamo fare, allora, quando introduciamo un altro micio nel nostro (e nel suo) ambiente? Quali sono gli errori da evitare?
"Se i gatti sono cresciuti insieme, generalmente non c'è problema: la cosa migliore, per esempio, è che i due provengano dalla stessa cucciolata. Se, al contrario, portiamo a casa un gatto per fare compagnia al nostro micio, le cose quasi puntualmente si mettono male, perché il gatto si trova nelle condizioni di dover dividere il proprio mondo con un estraneo. Attenzione, allora, a non fare questo errore. Ogni successiva adozione va sempre valutata con estrema attenzione, magari attraverso l'aiuto di un esperto di relazione felina. Se il nostro gatto è in grado di accettare un nuovo arrivato, dobbiamo tuttavia preparare l'incontro con estrema attenzione avendo cura di non essere precipitosi e di individuare il luogo migliore per l'incontro".



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Quali sono le esigenze del gatto insite nella sua natura che noi dovremo assecondare per il suo well being?
"Come ho scritto nel libro, sarebbe una buona cosa cercare di preparare la casa anche a misura di gatto, consentendogli di fare quell'attività atletica ed esplorativa che sta alla base dell'identità del gatto. Anche su internet ci sono tantissime idee per un arredamento che possa andare incontro alle esigenze del piccolo felino: costano poco e hanno un bellissimo impatto anche sull'estetica umana. A ogni buon conto non si tratta di viziare il gatto, perché come ho detto la casa non è quanto di meglio un felino si possa attendere. Si tratta solo di comprendere che per il gatto ci sono poche cose che sono indispensabili, come poter vivere sulle tre dimensioni dello spazio, avere delle zone sicure dove poter rifugiarsi e riposare, avere delle sorprese, poter fare attività predatoria su piccoli oggetti attraverso cui ci divertiremo a giocare insieme".



Al contrario, quali sono gli atteggiamenti umani che non dovremmo invece riflettere sul gatto, né pretendere da lui?
"Occorre evitare di spaventarlo e di fargli i dispetti. Lo ripeto spesso: il gatto è un animale molto sensibile sia dal punto di vista sensoriale che sotto il profilo emotivo. È indispensabile essere persone discrete, capaci a volte di limitarsi a osservarlo, senza pretendere di averlo sempre in braccio o di accarezzarlo in modo compulsivo. È importante dargli sicurezza, che nel linguaggio felino significa rassicurarlo che il suo mondo non verrà intaccato, invaso, messo a soqquadro. Il gatto ama la moderazione, la coerenza, la serenità. Più di ogni altra cosa desidera essere lui a prendere l'iniziativa del contatto e se sapremo attenerci a queste poche regole lui saprà ricambiarci in modo incredibile".

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La soggettività del gatto. Ogni esemplare ha il proprio carattere, al di là delle caratteristiche della specie. Quando in casa arriva un gattino o un gatto adulto, quali sono i "messaggi" a cui fare attenzione e gli atteggiamenti da tenere o non tenere?
"Il gatto ha individualità molto spiccata, sembra proprio fare di tutto per rendere la vita difficile all'etologo che vuole tracciarne un profilo di specie. I gatti risentono molto dell'esperienza materna e di cucciolata, rispecchiano il mondo in cui sono cresciuti e soprattutto le esperienze dei primi tre mesi di vita sono fondamentali per influenzare il profilo identitario. La cosa importante è evitare di toglierlo precocemente dalla madre, prima cioè dei due mesi compiuti, perché l'educazione di base è data proprio dal genitore e se questi insegnamenti non verranno correttamente impartiti il gatto ne soffrirà poi successivamente, sarà cioè meno equilibrato. A ogni modo il profilo migliore da tenere subito dopo l'adozione è quello un po' distaccato, in modo tale da dare al micetto l'opportunità di esplorare in santa pace il suo nuovo mondo e di trovare i suoi spazi di vita".

IL LIBRO
Roberto Marchesini
L'identità del gatto
Apeiron, 2017
Pag 272 - € 15

L'autore: Roberto Marchesini, (Bologna 1969) è filosofo, etologo, zooantropologo, Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e di Siua – Istituto di Formazione Zooantropologica. Insegna in diversi atenei italiani e ha all'attivo oltre un centinaio di pubblicazioni nei campi della bioetica, della filosofia post umanista, dell'etologia filosofica. Tra queste Intelligenze plurime (2008), Modelli cognitivi e comportamento animale (2011), Etologia filosofica. Alla ricerca della soggettività animale (2016). Scrive per diverse testate nazionali e tiene conferenze in tutto il mondo sul rapporto uomo-animale. È membro di diversi comitati scientifici tra cui il network di ricerca Minding Animals International. Nel 2015, il Corriere della Sera lo ha segnalato tra i dieci italiani che stanno cambiando il paese per i suoi contributi nel campo della zooantropologia.

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