AUSL Piacenza

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Anche quest'anno l'Azienda Usl di Piacenza partecipa alla giornata mondiale della tiroide, evento che mira a sensibilizzare l'opinione pubblica e il mondo scientifico sui crescenti problemi legati alle patologie a essa correlate.

Piacenza, 22 maggio 2014 -

Sabato 24 maggio l'ambulatorio di Endocrinologia sarà aperto agli utenti per esecuzione di visite ed ecografie, in pazienti che non si sono mai sottoposti a tale prestazione, pur avendo una familiarità prossima per patologia tiroidea.
L'appuntamento è dalle ore 8 alle ore 13, nel nucleo antico dell'ospedale di Piacenza.
"Le malattie della tiroide – spiega Daniela Pancotti, responsabile di Endocrinologia e malattie del metabolismo, unità che fa capo alla Medicina interna diretta da Davide Imberti - sono di frequente riscontro nella popolazione generale, con una forte predilezione per il genere femminile, e possono colpire tutte le età, compresa l'età fetale e neonatale".
La causa più frequente nella popolazione mondiale è la carenza alimentare di iodio che si manifesta con un aumento di volume della tiroide ("gozzo").
Oltre al personale del reparto cittadino, sabato sarà presente Alessandra Soriani, endocrinologa della Medicina interna all'ospedale di Castelsangiovanni.
"La più efficace prevenzione del gozzo e dei noduli tiroidei – chiarisce la specialista - è la iodoprofilassi, facilmente attuabile mediante l'uso di sale fortificato con iodio, ovunque ampiamente disponibile".
Con il diffondersi dell'ecografia tiroidea, spesso si riscontrano noduli asintomatici, di dimensioni anche molto piccole (inferiori al centimetro), con una frequenza che aumenta progressivamente con l'età e pone il problema di una possibile presenza di tumore. Fortunatamente, le neoplasie maligne della tiroide sono rare (circa l'1 per cento di tutti i noduli) e sono suscettibili di terapie efficaci nella maggior parte dei casi.
"D'altra parte – aggiunge la dottoressa Pancotti - gli esami ecografici "a tappeto" su ampie fasce di popolazione non devono rappresentare uno strumento di diagnosi indiscriminata di patologia tiroidea, vista la bassa percentuale di tumori maligni presenti nei soggetti affetti da nodularità tiroidea". Si rischia pertanto, con uno screening universale, di creare inutili preoccupazioni. Le società scientifiche endocrinologiche mondiali raccomandano infatti un utilizzo mirato e non su larga scala dell'esame ecografico della tiroide.
"È compito dello specialista selezionare quei casi che richiedono un approfondimento diagnostico e terapie adeguate". Se la patologia è diagnosticata nella fase iniziale non presenta difficoltà di cura. Nelle aree dove la popolazione ha un adeguato apporto alimentare di iodio un fattore che gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle malattie della tiroide è l'autoimmunità, che può dare origine ad ipotiroidismo (tiroidite di Hashimoto) o ipertiroidismo (morbo di Basedow).
L'ipotiroidismo può essere riscontrato nell'8-10 per cento della popolazione generale, ma oltre i 75 anni può colpire 1 su 5 donne. Resta spesso non diagnosticato perché lieve e si manifesta con sintomi sfumati e clinicamente non rilevanti.
L'ipertiroidismo clinicamente manifesto colpisce invece il 2-3 per cento della popolazione generale, ma la prevalenza delle forme più lievi raggiunge il 5-6 per cento, specie nelle fasce di età più avanzate. La frequenza dell'ipertiroidismo è fino a due volte più elevata nelle aree di carenza iodica rispetto a quelle iodo-sufficienti. Sia l'ipertiroidismo che l'ipotiroidismo, una volta diagnosticati, possono essere curati con relativa facilità.
All'Ausl di Piacenza è già in atto una procedura per affrontare in modo celere le urgenze, le visite, le ecografie tiroidee o controlli citologici, in accordo con il medico di famiglia.
Nel percorso, ove necessario, viene allertato anche il servizio di Medicina nucleare, di cui è responsabile Monica Mori. La stessa proficua collaborazione caratterizza anche l'interfaccia con la Ginecologia e Ostetricia.

(Fonte: ufficio stampa Ausl Piacenza)

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