Sabato 27 febbraio in centinaia di punti vendila della catena Whole Foods si apriranno a mano oltre 438 forme. Il Consorzio: "Grande iniziativa per la difesa dei consumatori". Intanto volano le esportazioni negli Usa: +28% nel 2015.
Reggio Emilia, 26 febbraio 2016
"Tutti pazzi per il Parmigiano Reggiano"; così potrebbe anche chiamarsi la Parm Crack, il taglio contemporaneo di oltre 400 forme che avverrà domani, 27 febbraio, nei punti vendita della catena distributiva Whole Foods. Una vera e propria festa, che coinvolgerà il Parmigiano Reggiano in un evento che si svolgerà nei principali Paesi anglosassoni, dove a migliaia i clienti di Whole Foods potranno assistere ad una usanza decisamente comune e frequente nei nostri caseifici: il taglio a mano della forma di Parmigiano Reggiano con i tradizionali coltelli. Una consuetudine che, fatta con i dovuti modi e procedure, aspettando i tempi giusti per consentire la corretta apertura della forma, non sempre è facile osservare nei punti vendita alimentari sparsi per il mondo e lontani dal nostro Paese.
"La catena Whole Foods già da qualche anno organizza in collaborazione con il Consorzio questa apertura spettacolarizzata delle forme – dichiara Riccardo Deserti, direttore del Consorzio – per portare l'attenzione dei propri consumatori e clienti sul tema della qualità degli alimenti. Infatti, la catena Whole Foods, che nel 2015 ha totalizzato un fatturato per 15,4 miliardi di dollari e che nei paesi anglosassoni si colloca come un distributore particolarmente attento alla qualità e alla salubrità dei prodotti, privilegia alimenti che hanno certezza sui metodi produttivi e sull'origine territoriale riconosciuta e certificata, come possono essere i prodotti dop e quelli biologici". E' così che da diversi anni la catena investe particolarmente sulla valorizzazione del formaggio Parmigiano Reggiano, promuovendo viaggi di formazione nella zona di origine per i propri tagliatori, attuando una selezione attenta dei caseifici produttori, ed anche organizzando questa coinvolgente ed entusiasmante manifestazione di apertura contemporanea delle forme; addirittura nel prossimo fine settimana l'apertura delle forme avverrà in 438 punti vendita della catena (418 in USA, 11 in Canada e 9 in Gran Bretagna).
"Campagne come questa a favore della qualità – sottolinea il direttore Deserti – appaiono ancora più importanti all'indomani della scoperta, avvenuta proprio sul mercato Usa, da parte della FDA (Food and Drugs Administartion, ente governativo degli Usa che si occupa della regolamentazione degli alimenti e dei farmaci) del cosiddetto "parmesan americano alla segatura", con cellulosa oltre i limiti consentiti, un prodotto che nulla ha a che fare con il vero Parmigiano Reggiano, che invece è fatto senza alcun additivo e coadiuvante tecnologico". "La denuncia della produzione di questo falso Parmigiano Reggiano è di pochi giorni fa – conclude Deserti – ed ha riportato all'attenzione del grande pubblico quanto sia dannoso lasciare alle pure logiche di mercato la produzione dei prodotti alimentari, senza il rispetto delle più elementari regole di produzione e delle corrette indicazioni sull'origine dei prodotti, lasciando che il consumatore sia ingannato, senza che sia possibile tutelare i prodotti a denominazioni di origine e senza poter contrastare così l'uso improprio di nomi con evocazioni che ingannano il consumatore. In particolare in un mercato come quello Usa in cui è in crescita sia l'attenzione da parte dei consumatori, sia la domanda dei prodotti di alta gamma, come testimonia il +28% di esportazioni di Parmigiano Reggiano nel 2015".
(Fonte: Centro Stampa Comunicazione Integrata Consorzio del Parmgiano Reggiano)
Al Labirinto della Masone a Fontanellato, si è tenuta la Parmigiano Reggiano Identity, un incontro diretto tra professionisti e produttori di Parmigiano Reggiano per favorire una scelta consapevole e per valorizzare l'artigianalità e le produzioni distintive. Una tappa verso la formazione della Piattaforma gastronomica regionale.
Reggio Emilia, 23 febbraio 2016
"L'incontro che si è tenuto oggi si inserisce nell'impegno assunto dal Consorzio per favorire la promozione dei caseifici e la loro presenza diretta sul mercato, incentivando la riconoscibilità del caseificio e della marca aziendale presso il consumatore finale con le vendite dirette negli spacci e nei negozi gestiti direttamente, le vendite on-line e con altre iniziative che abbiamo in campo, come Caseifici aperti e Caseifici in tour. Con la giornata di oggi ci siamo rivolti al mondo professionale della ristorazione e della gastronomia di qualità, per favorire l'incontro diretto tra i nostri produttori e gli utilizzatori finali. L'obiettivo è far diventare questo un appuntamento fisso, ed anche aperto in una prospettiva internazionale".
Così Giuseppe Alai, presidente del Consorzio, ha aperto l'incontro di presentazione della Parmigiano Reggiano Identity, che ha visto radunati dal Consorzio presso il Labirinto della Masone a Fontanellato di Parma 27 caseifici che si sono presentati con le loro diverse produzioni di Parmigiano Reggiano ai vari professionisti della ristorazione (cuochi, ristoratori, pizzaioli, enotecari) e della distribuzione di qualità (gastronomie, delicatessen, gourmandises). Questi professionisti hanno così potuto incontrare i produttori, conoscere le diverse realtà dei caseifici, per poter scegliere in modo più consapevole il Parmigiano Reggiano più adatto alle esigenze proprie e del proprio locale.
"Il Parmigiano Reggiano è un grande prodotto, con una lunga storia e tradizione, che si è mantenuta ad esempio nell'uso dei foraggi della zona di origine e nell'assenza di additivi nella sua produzione – ha affermato Riccardo Deserti, direttore del Consorzio, che ha coordinato l'organizzazione della giornata – ma ha una grande ricchezza: vi sono diverse declinazioni, particolarità, legate ai diversi ambienti dove lo si produce, pensiamo alla montagna, alla collina e alla pianura, legate alle razze delle vacche, come la pezzata nera, la bruna, la rossa reggiana e la bianca modenese, legate a diverse metodologie e certificazioni, come quelle da agricoltura biologica o kosher o halal. Già ora per il Parmigiano Reggiano si afferma nel mercato sempre più la domanda di questi prodotti specifici e distintivi. E poi, per tutti i caseifici, c'è l'artigiano casaro a fare la differenza. Mettere a disposizione degli operatori professionisti queste particolarità e la possibilità di conoscere i produttori, significa approfondire la conoscenza del prodotto e del nostro mondo da un lato, dall'altro consentire agli operatori della ristorazione e della gastronomia di mettere in risalto presso le loro clientele questa concreta possibilità di unicità. Significa anche percorrere una tappa verso la formazione della Piattaforma gastronomica regionale, il progetto lanciato l'anno scorso col Viaggio verso Expo della Regione Emilia Romagna e realizzato da ChefToChef, di cui il nostro Consorzio è socio fin dall'origine e che di cui abbiamo chiesto un forte coinvolgimento anche nella giornata di oggi".
Era infatti presente all'incontro lo chef Massimo Spigaroli, presidente dell'associazione ChefToChef emiliaromagnacuochi. "Ancora una volta il Consorzio del Parmigiano Reggiano accoglie, e nel caso della Parmigiano Reggiano Identity anticipa, i bisogni della ristorazione. Una manifestazione che favorisce l'incontro tra chef e produttori coglie nel segno di rafforzare la necessità di uno chef di poter conoscere e a sua volta raccontare al cliente-ospite l'origine delle materie prime da lui utilizzate e le storie delle persone che le producono. Altrettanto significativa è la presentazione della nuova linea del quinto quarto del latte del Parmigiano Reggiano che, come ChefToChef, abbiamo deciso di adottare. Questi prodotti saranno anche il filo conduttore della prossima edizione di Centomani in programma lunedì 18 aprile".
L'incontro è stato chiuso da Simona Caselli, Assessore all'agricoltura della Regione Emilia Romagna: "Ritengo ottima questa iniziativa di filiera corta – ha dichiarato la Caselli – che favorisce la conoscenza reciproca tra la gastronomia e i produttori di Parmigiano Reggiano. Se tutti a livello mondiale esaltano la gastronomia della nostra regione, il merito è da condividere tra la ristorazione e i produttori di tutte le nostre eccellenze, grazie a una grande agricoltura e ad una capacità di trasformazione di eccellenza. Questa valorizzazione del nostro sistema deve avere l'obiettivo finale di aumentare il reddito dei produttori, per consentire loro di restare sul mercato e proseguire così il mantenimento in vita delle nostre filiere agroalimentari, con le ricadute sul sistema economico e l'equilibrio territoriale".
(Fonte: ufficio stampa Consorzio del Parmigiano Reggiano)
Scoperta segatura di legno in una confezione di formaggio duro grattugiato made in Usa. Il Consorzio di tutela chiede nuovamente la rimozione delle norme che consentono la circolazione di prodotti di imitazione e caratterizzati da elementi di "italian sounding".
Reggio Emilia, 19 febbraio 2016 -
"La scoperta di segatura di legno in una confezione di formaggio duro grattugiato made in Usa e venduto come "parmesan" conferma che i consumatori statunitensi continuano ad essere esposti a rischi di frodi e contraffazioni che vanno assolutamente rimossi nell'ambito dei negoziati TTIP tra Unione Europea e Usa, consentendo di eliminare anche i danni che continuano a riversarsi sui produttori di Parmigiano Reggiano a causa di imitazioni e richiami alla denominazione originale che generano confusione e sospetti tra i consumatori d'oltre oceano".
Così il Consorzio del Parmigiano Reggiano scende in campo all'indomani della scoperta, da parte della FDA (Food and Drugs Administartion, ente governativo degli Usa che si occupa della regolamentazione degli alimenti e dei farmaci) di cellulosa in confezioni di formaggio duro statunitense grattugiato, scoperta evidenziata in un servizio giornalistico dell'agenzia Bloomberg dei giorni scorsi che ha portato il caso all'attenzione dei media e dei consumatori sulla presenza eccessiva di cellulosa – definita "segatura di legno" – oltre i limiti della normativa consentita negli Stati Uniti.
"Una situazione – spiega il Consorzio – che in alcun modo si può verificare con il ricorso ad autentico Parmigiano Reggiano, perché l'uso della denominazione comporta proprio l'uso esclusivo del nostro formaggio e l'assenza di qualsiasi additivo e coadiuvante". "Se il prodotto reperibile negli Usa è accompagnato dal marchio "fetta e forma" – prosegue il Consorzio – questo significa, oltretutto, che è stato importato dall'Italia già confezionato e controllato, escludendo così qualsiasi ipotesi di manipolazione". D'altra parte, sottolinea il Consorzio, nel mercato americano è molto diffusa la pratica di grattugiare i formaggi a livello di singoli punti vendita o da ditte specializzate locali. Anche in questo caso emerge un grande differenza tra formaggi di imitazione ed il vero Parmigiano Reggiano. Quest'ultimo, infatti, essendo l'unico formaggio che raggiunge stagionature di 24 mesi ed oltre, una volta grattugiato non richiede l'uso di coadiuvanti – quali la segatura di legno o cellulosa – per evitare la formazione di grumi. Viceversa, i formaggi duri di imitazione, essendo molto meno stagionati e più umidi, necessitano quasi obbligatoriamente di coadiuvanti e antiagglomeranti per evitare grumi nel formaggio.
"Il vero problema – secondo l'Ente di tutela – è rappresentato dai prodotti che circolano liberamente negli Stati Uniti e sono caratterizzati non solo da denominazioni ambigue, ma anche da elementi grafici che sulle confezioni si richiamano direttamente al nostro Paese (il tricolore è il più usato, ma speso vi sono richiami a monumenti e opere d'arte), inducendo i consumatori a ritenere che il prodotto provenga dall'Italia".
"I dati delle nostre più recenti ricerche – prosegue il Consorzio – ci dicono quanto alta sia la probabilità che i consumatori vengano ingannati: di fronte a confezioni caratterizzate da elementi di "italian sounding", infatti, il 67% degli acquirenti americani è convinto di trovarsi di fronte ad autentico prodotto italiano".
"La vicenda della cellulosa nelle confezioni di formaggio americano proposto come "parmesan" – conclude l'Ente di tutela – dimostra da una parte che la sicurezza, anche negli Usa, risiede solo nell'acquisto di autentico Parmigiano Reggiano e, dall'altra, ripropone l'urgenza di nuove norme di tutela che negli Stati Uniti consentano una reale difesa degli interessi dei consumatori e, contemporaneamente, la tutela di quella dei produttori italiani, danneggiati dalla libera circolazione di prodotti di imitazione ed evocativi della nostra denominazione che ammontano a 100.000 tonnellate".
(Fonte: ufficio stampa Consorzio del Parmigiano Reggiano)