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Del parroco di Sant'Agostino, lo spagnolo Luis Barge, non si sa nulla da dicembre, mentre il missionario Don Paolo Cugini dal Brasile fa sapere via internet che avrebbe preferito costruirsi una famiglia.

Di Manuela Fiorini Reggio Emilia 21 marzo 2019  – Quando uscì, il 27 marzo 1983, "Uccelli di Rovo", il telefilm che narrava la storia d'amore proibita tra l'affascinante Padre Ralph e la bella Maggie, fece scandalo, ma proprio per quel gusto del proibito tenne incollati allo schermo milioni di spettatori. Oggi, il tema del celibato ecclesiastico torna prepotentemente alla ribalta, ed evoca proprio quel telefilm, alla luce di due casi che negli ultimi mesi hanno scosso la chiesa di Reggio Emilia.

Il primo riguarda il parroco della centralissima Parrocchia di Sant'Agostino, a pochi passi dal Vescovado e dal Seminario. Si tratta dello spagnolo Don Luis Barge, arrivato in città sei mesi fa per dare una mano a don Guido Mortari. Particolare non di poco conto, Don Barge fa parte della Fraternità di San Carlo, fondata dal Vescovo Massimo Camisasca, considerato molto intransigente nei confronti dei preti sposati, al punto da essere stato accusato di ostacolare e a discriminare, in passato, le famiglie nate dopo l'abbandono dell'abito talare.

I primi mesi a Reggio di Don Luis trascorrono relativamente tranquilli. Il giovane sacerdote, laureato in filosofia, insegna anche in una scuola superiore reggiana. Finché, all'improvviso, a Natale dello scorso anno sparisce. E le ragioni sarebbero da ricercarsi in una relazione con una nota professionista reggiana. Il Vescovo Camisasca, venuto a conoscenza della situazione, lo avrebbe immediatamente rispedito in Spagna, dove sembra che stia completando l'iter per tornare allo stato laicale.

La vicenda, tuttavia, ha fatto sì che il Consiglio Presbiterale abbia intimato a Monsignor Camisasca di non affidare più le parrocchie del centro storico a sacerdoti della Fraternità San Carlo. Suggerimento che Monsignore avrebbe condiviso.

Tuttavia, don Luis Barge non è il solo a dare dei grattacapi alla Chiesa reggiana. Un altro sacerdote, don Paolo Cugini, fino allo scorso settembre parroco di Regina Pacis, in seguito partito come missionario in Brasile, dall'Amazzonia ha affidato le sue riflessioni personali sul celibato imposto ai sacerdoti cattolici alla rete. "È difficilissimo parlare di sessualità e del bisogno di affetto che ho percepito in alcune occasioni della mia vita ministeriale", ha scritto don Cugini. "Non venitemi a dire che i preti dovrebbero vincere la solitudine vivendo in comunità. Io lo farei se ci fossero anche delle donne. Altrimenti preferisco stare solo". E poi, rincarando la dose: "Faccio fatica a ringraziare Dio quando mi ha tolto la possibilità di essere padre".

Dichiarazioni forti e dirette, che, data la crisi delle vocazioni e il numero sempre inferiore di giovani e non che si votano al sacerdozio, forse perché spaventati da una vita "in castità", dovrebbero per lo meno fa riflettere su una possibile riforma. Anche tenendo conto del fatto che in altre confessioni, dove è per i sacerdoti è ammesso il matrimonio, è stato ampiamente dimostrato come avere una famiglia influisca positivamente non solo sulla vita personale, ma anche sulla missione sacerdotale.

 

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(Interpreti di Uccelli di Rovo)

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