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La “gogna” non è mai stata abolita e quella mediatica è abusata e per di più senza regole nonostante le briglie della privacy.
  
di Lamberto Colla Parma  4 agosto 2019 - L’ispirazione mi è arrivata con l’ennesima notizia di presunti abusi sessuali di cui sarebbe accusato un prete di Piacenza.

Abituato a selezionare i comunicati stampa e le informative che giungono dalle diverse fonti, anche istituzionali e quindi dagli organi di sicurezza dello Stato, dove alla narrazione delle varie operazioni di polizia l’arrestato in flagranza di reato è identificato con l’etnia di appartenenza e le sole iniziali del nome e cognome, rimango sempre attonito quando, come nel caso piacentino, l’uomo è perfettamente pubblicizzato con nome e cognome, parrocchia di appartenenza e via di seguito con i dettagli che man mano emergono dalla strada e dalle “talpe”.

“Fino a maggio don Nome Cognome era il parroco di “parrocchia”, una delle chiese più frequentate della città.

Un sacerdote di Piacenza, don Nome Cognome, è stato arrestato con l’accusa di aver compiuto abusi sessuali ai danni di ragazzi maggiorenni. Fino a maggio era responsabile della parrocchia di San “parrocchia” una tra le più frequentate della città. Il vescovo Gianni Ambrosio lo aveva destituito in via cautelare dall’incarico dopo alcuni esposti giunti in diocesi. Da qui è poi scattata l’indagine della squadra mobile di Piacenza.
Oltre che per abusi sessuali, il prete è indagato anche per procurato stato di incapacità. Si sospetta che il sacerdote possa aver somministrato droghe o sostanze chimiche alle sue vittime per poi commettere le violenze.
Don “Nome” si trova agli arresti domiciliari su ordinanza di custodia cautelare e nei prossimi giorni verrà ascoltato dal giudice nell’interrogatorio di garanzia”.

Questo il testo riportato da molti siti web e TV sul quale vorrei concentrare alcune considerazioni.

La presunzione di innocenza e il diritto alla privacy dove sono finite nel pruriginoso caso del prete piacentino ma stessa cosa vale anche per il Sindaco di Bibbiano (ancora agli arresti domiciliari mentre è libero il capo della associazione piemontese) e via va per i tanti politici, lavoratori e dirigenti che si siano trovati immischiati in faccende giudiziarie e opportunamente poste sotto indagine ma poi prosciolti o assolti dalle accuse, spesso pesantissime?

Inquietanti sono le ultime parole del testo sopra riportato “nei prossimi giorni verrà ascoltato dal giudice nell’interrogatorio di garanzia”.

Ma come, i delinquenti seriali, arrestati in flagranza di reato, vengono protetti nell’identità mentre un soggetto libero, sottoposto a indagine e non ancora nemmeno ascoltato dal giudice, viene sbattuto sulle prime pagine di tutti i giornali? Poi, magari, in caso di assoluzione (come spesso accade a lustri di distanza) un solo e misero trafiletto sarà dedicato a questo “mostro” che nel frattempo avrà perduto il lavoro, la famiglia, la dignità, avrà speso migliaia di euro per difendersi e per curarsi.

Ma quando questi, anche a distanza di anni, cercherà il proprio nome sul motore di ricerca tornerà alla mente la vicenda giudiziaria e le accuse ma non certamente l’assoluzione e la riabilitazione, men che meno quella sociale. Già perché quella ricerca rapida la farà certamente chi dovrebbe assegnare un lavoro al malcapitato “delinquente temporaneo” e emarginato permanente.

Domanda: per qualche spettatore o “like” in più, è etico mettere alla “gogna” un uomo o una donna libero e sottoposto solo a indagine?

Ebbene, se così fosse, ovvero che tutti accettassimo questo principio illegale, allora vorrei che venisse applicato a tutti, che siano le “fasce protette” come spesso sono i vari mascalzoni di strada o gli appartenenti alle famiglie “bene” di questa o quell’altra località.

Dalla presunzione di innocenza alla presunzione di mostruosità, un buon modo per vendere di più.

(https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/emilia-romagna/abusi-sessuali-arrestato-un-sacerdote-a-piacenza_3223642-201902a.shtml?fbclid=IwAR0PVuJoCbO82qTUcjUMZ4Kw6pBhrte0C9vx4Yq9MiG401cQ04z4OEWuNSQ )
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Pubblicato in Politica Emilia

Nella giungla di un mercato sempre più agguerrito potrebbe apparire difficile farsi riconoscere e valorizzare il proprio brand. Impresa artigiana, ristorante o struttura d'accoglienza che sia, senza escludere le migliaia di micro e piccole medie imprese che sono la spina dorsale della nostra economia, per tutti questi soggetti l'obiettivo è sempre il medesimo: risultare visibili a un costo assolutamente accessibile senza perdere in qualità.

Di LGC Parma 1 luglio 2019 - La stampa digitale on line assolve a questo compito e tra le aziende che offrono un eccellente servizio c'è senza ombra di dubbio Helloprint.it che può contare di oltre 400.000 clienti pienamente soddisfatti e una gamma di prodotti in grado id soddisfare qualsiasi esigenza.

Non si può "Non Comunicare"
"Non si può non comunicare" è, senza ombra di dubbio, l'assioma per eccellenza della scienza delle comunicazioni.
Ciò comporta che anche il "silenzio" qualcosa comunica ugualmente e molto spesso trasmette segnali di negatività.
Proprio seguendo questo principio è indispensabile che ogni impresa, anche in tempi di crisi, debba continuare a comunicare, con i propri clienti affezionati e con l'immenso mondo dei potenziali clienti che potrebbero non essere così lontani da voi.

Marketing di Massa: tra social e stampa
Per il marketing di massa a buon mercato esistono molte opzioni tra le quali scegliere. Certamente l'avvento dei social media ha portato a un notevole abbattimento dei costi della promozione aziendale ma per ottenere risultati economicamente vantaggiosi è necessario affidarsi a social media manager.Una figura professionale, interna o esterna all'azienda, che dedichi quotidianamente un certo monte ore a gestire i mezzi e soprattutto i contenuti, senza dei quali è impossibile catturare l'attenzione dei potenziali clienti. Una mansione che comunque assorbe tempo e risorse.

Può apparire strano e in controtendenza, ma nell'era del digitale spinto stanno evidenziandosi nuove tendenze di mercato che vedono il risveglio dei prodotti stampati. Quelli che sino a poco tempo fa erano considerati di vecchia scuola o di appartenere al marketing tradizionale, i prodotti stampati, sono invece ancora uno degli strumenti di marketing più efficaci e a buon mercato, capaci di catturare l'attenzione della gente e divulgare la vostra attività e i "plus" aziendali. Con la giusta strategia di distribuzione o di posizionamento si possono ottenere ottimi risultati e tanti nuovi clienti.

Verso quali prodotti orientarsi?
Certamente i volantini sono i prodotti di stampa più comunemente utilizzati. Economici e facili da riprodurre, se correttamente impostati rappresentano un ottimo veicolo per pubblicizzare i prodotti o informare di un prossimo evento. I volantini , ai quali per analogia ma con uno scopo diverso possiamo associare i "pieghevoli", non solo sono economici, ma anche altamente informativi e facilmente memorizzabili. A differenza dei social media o cartelloni pubblicitari, è più difficile ignorare un volantino e se poi venisse consegnato a mano può assumere un valore ancor maggiore, sempre che il "vettore "sia stato ben istruito sulle modalità di consegna.

Le più importanti imprese di stampa digitale online sono attrezzate per offrire una gamma vastissima di prodotti, dai più tradizionali biglietti da visita, volantini, pieghevoli e poster, per arrivare ai gadget brandizzati ma anche alle vele, gli striscioni, i cartelloni e quant'altro possa essere utile per operazioni in esterna.

Con un po' di creatività si può essere visibili e accattivanti anche negli esterni, in quelle manifestazioni outdoor che ogni villaggio organizza frequentemente.

Le bandiere, ad esempio, possono essere a forma di triangolo o a goccia mentre i pannelli possono essere tagliati in qualsiasi forma o dimensione. Duttili, pratici e economici, gli striscioni e i cartelli, seppure più piccoli dei cartelloni pubblicitari tradizionali, sono strumenti di marketing facili da montare e smontare e essere quindi utilizzati in diverse occasioni.

Insomma, concludendo, non è sempre detto che chi più spende meglio spende. Con la stampa digitale on line è certamente vero il contrario.

 

 

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Sono partiti giovedi scorsoall'Hotel Old River di Guastalla i quattro corsi di formazione gratuiti tenuti dal coach Marco Becchi.

Il primo di giovedì 9 maggio ha trattato la "Gestione del tempo", come ottimizzarlo per risparmiare fino a due ore al giorno.

Sarà poi la volta, il 16 maggio, della "Gestione degli obiettivi smart", per definire meglio le priorità e raggiungerle sistematicamente.

Il terzo appuntamento invece, del 23 maggio, è incentrato sulla "Profilazione della clientela" per identificare e meglio targettizzare i clienti.

Infine, giovedì 30 verranno trattati i temi della PNL, della vendita e l'importanza della comunicazione nelle relazioni.

I corsi - con orario 15.00- 19.00 e a numero chiuso – sono organizzati in collaborazione con AZ Business Mentoring e Len.

Per partecipare fino ad esaurimento posti scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  oppure chiamare il 370 3159109.

Partono questo giovedì all'Hotel Old River di Guastalla quattro corsi di formazione gratuiti tenuti dal coach Marco Becchi.

Il primo sarà giovedì 9 maggio e tratterà la "Gestione del tempo", come ottimizzarlo per risparmiare fino a due ore al giorno.

Sarà poi la volta, il 16 maggio, della "Gestione degli obiettivi smart", per definire meglio le priorità e raggiungerle sistematicamente.

Il terzo invece, del 23 maggio, è incentrato sulla "Profilazione della clientela" per identificare e meglio targettizzare i clienti.

Infine, giovedì 30 verranno trattati i temi della PNL, della vendita e l'importanza della comunicazione nelle relazioni.

I corsi - con orario 15.00- 19.00 e a numero chiuso – sono organizzati in collaborazione con AZ Business Mentoring e Len.

Per partecipare fino ad esaurimento posti scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  oppure chiamare il 370 3159109.

Venerdì, 12 Aprile 2019 10:56

Quando è opportuno contattare una web agency?

Un'azienda interessata a emergere nel mercato e a distinguersi rispetto alla concorrenza non può fare a meno di una presenza su Internet costante e accurata: è per questo motivo che è consigliabile richiedere la consulenza e i servizi di una web agency a Monza, grazie a cui è possibile realizzare un sito web sempre aggiornato e al tempo stesso consolidare la propria immagine con l'aiuto dei social network. In un'agenzia web lavorano o collaborano molteplici professionalità, dai grafici agli sviluppatori, dai copywriter ai programmatori, ma un ruolo di primo piano è senza dubbio quello ricoperto dagli esperti di marketing: è dalla loro attività che dipende la possibilità di riuscire a fare la differenza. Si pensi, per esempio, alle mansioni di un esperto di digital advertising, che si occupa degli annunci pubblicitari che vengono proposti tramite i vari canali di comunicazione: egli è impegnato nel creare e nel monitorare le diverse campagne sponsorizzate su Internet, gestendo gli annunci su Facebook, su Youtube e su Linkedin, oltre - ovviamente - alle inserzioni di Google Ads.

Gli esperti SEO

Un'altra figura di comprovata importanza all'interno di un'agenzia web è quella dell'esperto SEO: questo acronimo corrisponde all'espressione in lingua inglese Search Engine Optimization, che riguarda l'ottimizzazione per i motori di ricerca. In pratica, un SEO specialist ha il compito di lavorare per migliorare il posizionamento del sito web e delle varie pagine che lo compongono sui motori di ricerca, Google in primis, a favore di una maggiore visibilità che si traduca in un numero più elevato di visitatori e quindi in più conversioni. Naturalmente, è essenziale badare non solo alla quantità del traffico, ma anche alla qualità: il che significa che ci si deve preoccupare di attirare in modo particolare gli utenti che fanno parte del target di riferimento.

Le strategie sui social network

Al giorno d'oggi nessun brand può fare a meno di essere presente sui social network, anche per stabilire una comunicazione diretta con i propri clienti. Ecco perché in un'agenzia web c'è bisogno delle competenze di un social media manager, sempre aggiornato sulle evoluzioni e sui cambiamenti dei social. Da Facebook a Twitter, da Instagram a Linkedin: sono numerosi i canali che possono essere utilizzati, da scegliere e valutare in base alle proprie aspettative e, ovviamente, a seconda del contesto di riferimento.

La brand identity

Per emergere nella giungla di Internet, un'organizzazione deve poter contare su una brand identity ben consolidata, associata a una reputazione altrettanto curata. Ogni fase del progetto web, a partire dalla realizzazione del sito, deve essere studiata in anticipo e pianificata in ogni dettaglio, sulla base degli obiettivi che ci si propone di raggiungere. Il target a cui si mira deve essere identificato nel modo più preciso possibile, poiché è da esso che dipendono lo stile del linguaggio, la grafica del sito, le caratteristiche delle interazioni sui social e numerosi altri aspetti. Bisogna, per esempio, trovare le parole chiave mediante le quali gli utenti provano a cercare i servizi o i prodotti proposti.

Dopo la keyword research

La keyword research è solo una delle tante attività che presuppongono una conoscenza approfondita della Rete e che, di conseguenza, richiedono l'intervento di una web agency a Parma o in qualsiasi altra città si operi. Si tratta di stabilire quale struttura dovrà avere il sito, come dovrà essere configurato l'e-commerce che sarà eventualmente abbinato, quali parole chiave dovranno essere attribuite alle schede prodotto, e così via. Dopodiché arriverà il momento di ottimizzare le varie pagine per i motori di ricerca operando sulla SEO on page con l'intento di rendere più semplice e più redditizia l'indicizzazione, senza dimenticare la SEO off page che si basa sulla costruzione di collegamenti, il cosiddetto processo di link building.

Pubblicato in Nuove Tecnologie Emilia
Domenica, 07 Ottobre 2018 08:53

il SE' = ∑ dinamica di IO e ME

il SE' = ∑ dinamica di IO e ME. Le persone dovrebbero possedere una maggiore consapevolezza di Sé.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 7 ottobre 2018 - Quante volte questa frase ricorre nei dialoghi quotidiani quando l'attenzione è rivolta, in senso stretto, ad una persona o, aprendosi ad orizzonti più ampi, alla collettività. Per comprendere il significato del Sé occorre riferirsi in prima istanza alla psicologia sociale che studia i processi cognitivi con i quali l'uomo comprende l'ambiente di riferimento e orienta il comportamento in relazione alle regole socialmente condivise. La sociologia studia i fatti sociali così come li vede da osservatore esterno.

La psicologia sociale studia i meccanismi che concorrono a produrre i legami sociali, a creare i fatti sociali, con i quali le persone costruiscono la realtà sociale. La psicologia si preoccupa di studiare l'individuo nella sua totalità. Illustre riferimento della psicologia sociale è il francese, sociologo e antropologo, Émile Durkheim che alla fine del '800 ha posto come base di studio e di riflessione l'impatto che i fatti sociali, i modi di dire, di fare e di pensare di una società hanno sull'uomo, fino ad imporre, e a condizionarne, il pensiero e il comportamento. Importanza rilevante hanno per Durkheim i valori e i costumi, intesi come un tessuto in grado di tessere le fila della società.

A Émile Durkheim succede nello studio della psicologia sociale il rumeno, psicologo e sociologo, Serge Moscovici capace di dare ulteriore vigore alla disciplina per la specificità attribuita alle rappresentazioni sociali di esprimere la conoscenza in una società e nei gruppi che la compongono. Le persone si relazionano in base al contesto nel quale si trovano, e da esse dipendono, fino ad agire in sintonia.

L'informazione messa in circolo deve agire sulla pertinenza, che dipende dalla presenza di più elementi contestuali generati dall'informazione stessa, dalla moltiplicazione delle informazioni e dal minor sforzo cognitivo prodotto dall'individuo per elaborarla. La pertinenza è sempre legata al contesto, inteso come l'insieme delle condizioni, delle opportunità e dei vincoli, spaziali, temporali, relazionali, istituzionali e culturali presenti in un qualsiasi scambio comunicativo. Il contesto si può ampliare o restringere secondo le esigenze presenti nell'interazione comunicativa. La società dovrebbe sempre puntare alla pertinenza ottimale per favorire la capacità delle persone di seguire un'ipotesi comunicativa che massimizzi gli effetti contestuali e che minimizzi l'impegno cognitivo.
Le persone si relazionano e creano una rappresentazione sociale del contesto che non riguarda le opinioni o gli atteggiamenti ma si concentra sulle teorie, o ambiti di conoscenza, necessari per costruire la realtà sociale partendo da fatti e circostanze note e ritenute rilevanti per creare una nuova catena di significati che unisca l'oggetto osservato con il soggetto che lo ha reso condiviso. Le persone ancorano le informazioni sconosciute all'interno di categorie soggettive a loro note avente lo scopo di ridurre la paura verso qualcosa di sconosciuto per renderlo prossimo e familiare. L'oggettivazione consiste invece nel dare forma – corpo – sostanza al concetto e inserirlo in una categoria nota, mischiare il concetto con l'immagine per dargli un senso figurato e poterlo riprodurre successivamente in modo visivo.

La psicologa Claudia Muccinelli: «la rappresentazione sociale serve a rendere familiare qualcosa che ci appare come estraneo, eliminando la parte più inquietante e più pericolosa dell'entità estranea, questa può venire accettata come qualcosa di nuovo ma non di potenzialmente nocivo e, in questo modo, può venire integrata nel modo di pensare comune, andando a sua volta a modificare la rappresentazione sociale stessa». L'attore sociale è una persona che entra in un contesto e cerca di conoscerlo avviando azioni e perlustrando ambiti di conoscenza sui quali riflettere e portare se stesso alla riflessione introducendo nuove rappresentazioni frutto dei cambiamenti della realtà.
Il Sé si forma dalla continua interazione sociale che le persone hanno nel porsi in relazione con l'altro. Nasce da come le persone si percepiscono e dall'opinione che si formano corrispondete a quanto vedono se stesse riflesse nell'altro. Lo psicologo e filosofo statunitense di origine irlandese William James, ha introdotto per primo il concetto di Sé affermando che il pensiero è continuamente mobile e messo in relazione con il mondo esterno ma possiede anche una natura interna che appartiene alla coscienza individuale della persona. Intorno al concetto di Sé la bibliografia è molto ricca di punti di vista, osservazione e definizioni che hanno contribuito a rendere denso il patrimonio della conoscenza.

Qui si vuole solo portare il contributo fornito da William James dove il Sé è formato dall'IO e dal ME: l'IO coincide con il soggetto consapevole che è intraprendente e pieno di iniziative nei confronti della realtà esterna e in grado di riflettere su se stesso; Il Me è la parte più prossima del Sé e di quanto conosciuto dall'IO che corrisponde a quello che la persona vede di se stessa con gli occhi degli altri e di come si percepisce in relazione alle caratteristiche materiali, sociali e spirituali. Il Sé non potrebbe esistere senza un dialogo tra l'IO e il Me, che corrisponde al riflesso della società, che comunicano per dare origine al Sé: il Sé esiste per la presenza dell'altrui persona.

Il Sé formato dalla presenza dell'IO e del Me ha da sempre rappresentato un ambito di riflessione importante per la continua presenza dell'una e dell'atra componente che in modo dinamico agiscono e si muovono in base al contesto, alle relazioni sociali e ambientali che si creano.

In ambito aziendale il Sé rappresenta un importante aspetto in base al contesto individualista o di condivisione, dove nel primo caso è forte la realizzazione personale, e la spinta alla unicità, e nel secondo caso lo scopo è l'armonia e la creazione di luoghi di lavoro dove le persone si trovano bene con Sé stesse e in relazione alle altre, perché fondati su un sistema di regole condiviso e proiettato verso un disegno comune, la condizione naturale per realizzare una realtà sociale e aziendale dove ognuno ha preso piena coscienza e consapevolezza del Sé.

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Nicoletta Cavazza, titolare del corso, materiale didattico a corredo del corso di Psicologia Sociale (modulo 1 - 2)

Riferimenti sitografici
https://sociologicamente.it/le-rappresentazioni-sociali-tra-sociologia-e-psicologia/
http://www.sburover.it/psice/psicologia/sociale/4_Se_e_identita_Relazioni_Sociali_Altruismo_e_aggressivita.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale

  

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 30 Settembre 2018 06:31

La metafora del sasso nello stagno

La motivazione porta all'azione, spinge al fare: se non si getta un sasso nello stagno, l'acqua non fa i cerchi. Stare fermi ed attendere il movimento dell'acqua, significa perdere le opportunità che la vita ogni giorno ci prospetta. Meglio andare, fino a quando non raggiungiamo la riva del fiume e innanzi ad uno specchio di acqua immobile, lanciamo un sasso, anche più di uno, fino a quando il moto dell'acqua non riflette la sagoma dei nostri sogni. Occorre lanciare il sasso perché le cose accadano.

di Guido Zaccarelli Mirandola 29 settembre 2018 - Da bambini si è soliti affacciarsi sulla riva del fiume per lanciare i sassi e osservare da lontano il comportamento dell'acqua. Così pure da un ponte che sovrasta la discesa di un ruscello di montagna o al mare quando si tenta di gettare un sasso sempre più lontano facendolo saltellare sulle superficie, una o più volte, fino a perdere con lo sguardo il punto in cui si inabissa. Un gioco che non ha età, per la gioia che riesce ad esprimere, il pensiero e le riflessioni che porta con sé in ogni circostanza dell'esistenza dell'uomo. Il gesto di per sé è pacifico, e non pericoloso, se considerato nella dimensione ludica. Si eleva d'importanza quando viene associato alla metafora del sasso nello stagno, corrispondete all'azione intrapresa dall'uomo quando si prefigge di raggiungere l'obiettivo: «lanciare il sasso perché le cose accadano».

Maggiore è il desiderio di raggiungere lo scopo più forte sarà l'energia impressa nel gesto e il numero di cerchi che si verranno a formare fino a quando non toccheranno la riva più lontana. Ai giovani, come alle persone, va detto, e spiegato, che per raggiungere gli scopi occorre mettersi in cammino, al pari di quando si vuole raggiungere la punta più estrema di una vetta: passo dopo passo si riduce la distanza con la cima della montagna.

Non importa quanti passi, il tipo di falcata e i metri percorsi. Rimanere fermi, e inerti, significa osservare da lontano ciò che vorremo essere, avere o possedere, senza avere la possibilità di sperimentare, anche incontrando tutte le insidie del mondo, come scalare la montagna. Ogni persona, dal suo osservatorio privilegiato, lancerà il sasso in ragione del peso che è in grado di sopportare e della forza che è in grado di imprimere nel lancio in quel preciso istante del tempo. L'allenamento e l'esperienza sono fattori di crescita cruciali che posti sotto i riflettori della luce dello Spirito e della razionalità, sono capaci di rinforzare e completare gli sforzi destinati allo scopo, di anticiparne il raggiungimento o anche di ritardarne la conquista per fattori indipendenti dalla stessa volontà dell'uomo.

Non sempre lanciando lo stesso sasso si riesce ad ottenere un numero identico di cerchi, aventi le stesse dimensioni e che si propagano tutti alla stessa velocità. Tempi differenti danno origine a risultati diversi vincolati dai contesti ambientali (vento, pioggia, sole, umidità dell'aria) che di norma le persone incontrano quando decidono di lanciare un sasso consapevoli delle favorevoli o avverse condizioni meteorologiche, che potrebbe insidiare la traiettoria prima di entrare a contatto con l'acqua. Per lanciare un sasso serve la motivazione, avere analizzato il contesto e avere chiaro l'obiettivo. Il successo transita da lì. La motivazione deriva dal latino movere, che significa spinta all'azione. Se le persone rimangono sedute e non decidono di alzarsi dopo aver terminato il pranzo, non spingono se stesse verso il cambiamento, togliendo l'opportunità al cameriere di bandire la tavola per il convivio successivo.

L'analisi del contesto è fondamentale per osservare le dinamiche con le quali si muovono le situazioni in ragione dei traguardi da raggiungere e dei fattori spaziali e temporali che influenzano lo scopo, suggerendo di modificare la traiettoria, il contenuto e la ragione stessa del lancio. Fissare l'obiettivo è vincente, fissarsi sull'obiettivo, sapendo che è irraggiungibile, è perdente. L'obiettivo non sempre si raggiunge immediatamente. Servono momenti di studio e aggiustamenti iniziali per impostare in modo corretto la traiettoria perché il sasso raggiunga l'acqua del fiume, al pari del giocatore da golf quando deve valutare in modo rapido una elevata quantità di informazioni e decidere l'azione in modo che la pallina si posizioni il più vicino possibile alla buca, se non addirittura fare centro al primo tiro.

«Occorre lanciare il sasso perché le cose accadano, do something, fai qualcosa».

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Foto sotto: Paolo Rebecchi, tratta dal libro Finestre di casa nostra. Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Edizione illustrata a cura di Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Editore: Itaca (Castel Bolognese)

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GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 23 Settembre 2018 07:13

La fine di un'era: dall'outsourcing al backsourcing

Gli anni 2000 hanno segnato un confine importante nella diversificazione delle strategie aziendali, pronunciate nel focalizzarsi sul core business a vantaggio dei settori ritenuti marginali e non restituenti risorse finanziarie fondamentali, da impiegare al presente e da ascrivere a bilancio per futuri investimenti.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 22 settembre 2018 - Le aziende iniziano il proprio percorso imprenditoriale spinte dal desiderio di promuovere ogni tipo di azione, orientata a sviluppare progetti e attività d'interesse crescente, destinate a generare fattori ad elevata redditività nei mercati locali e globali.

Per anni le imprese hanno costruito le loro identità imprenditoriale aggregando al loro interno tutte le fasi lavorative, commerciali e finanziarie necessarie allo sviluppo del proprio business. Dagli anni 2000 in poi qualcosa è successo, complice la presenza inaspettata di una crisi economica senza precedenti, che ha interrotto la capacità per le imprese di generare profitti a doppia cifra, e l'insediamento di una nuova classe dirigenziale (new management) che ha iniziato a infrangere i modelli organizzativi con i quali le aziende sono cresciute dal '900 in avanti. Da quel periodo è iniziata una lenta, ma inesorabile, fase di decomposizione delle imprese che hanno iniziato ad essere "spezzettate" in più parti, riservando la parte nobile alle attività ritenute strategiche e lasciando per strada quelle ritenute a bassa marginalità, che avrebbero pesato nella definizione degli obiettivi e inciso sulla curva di redditività. In questo modo sono nate aziende satelliti, di differente estrazione giuridica, esercitanti attività esterne confluenti successivamente nell'azienda madre, in base al tipo di collaborazione richiesto.

Le aziende satelliti hanno iniziato a sviluppare singoli core business fino a diventare, e assumere nel tempo, ruoli d'importanza strategica assoluta nel panorama geoeconomico mondiale, dimostrando la presenza di elevati livelli di specializzazione in svariati settori imprenditoriali, di supporto logistico e di mano d'opera al bisogno. Questo ha inciso in modo favorevole sui bilanci, sull'analisi preventiva dei costi definiti nella programma investimenti, sulla responsabilità e de-responsabilità del management e dell'azienda stessa, spingendo l'azione di governo verso le attività rese dall'esterno verso l'interno, contribuendo a indebolire l'identità e la struttura dell'impresa.

Un aspetto da non trascurare è ancorata alla forte contrazione del capitale umano impiegata come fonte di risparmio per fare brillare i bilanci. Il management nobilita la sua presenza dimostrando con i numeri le sue capacità imprenditoriali a vantaggio di tagli, che se non attuati nel lungo periodo, avrebbero introdotto distorsioni nel sistema delle relazioni sociali e produttive in seno all'impresa. La posta elettronica ha iniziato ad assumere un ruolo chiave nella corrispondenza digitale soprattutto nell'uso del tasto "inoltra" per trasferire a valle il livello della responsabilità.

«L'acqua scende sempre a valle e non risale mail la corrente del fiume, ma la segue».

La strategia sempre più consolidata di ridurre i costi aziendali a sfavore dei lavoratori e di incrementare la tecnologia per produrre volumi di produzione, ha reso ancora più evidente la necessità di ripristinare tutte le funzioni aziendali e rivedere imprese che hanno ricomposto al proprio interno tutte le funzioni aziendali, (chi conduce le caldaie per il riscaldamento, chi interviene sull'impiantistica elettrica – meccanica e idraulica, chi produce i pasti e tanti altri settori) per costruire una nuova identità aziendale che incontri ancora il favore delle persone nel renderle partecipi di un nuovo disegno comunitario, dove emerge ed è forte il senso di appartenenza.

L'outsourcing (portare tutto o in gran parte all'esterno) ha dimostrato di possedere elevati elementi di debolezza, (fallimento?) che dovrebbero fare riflettere per riportare le imprese a riviere l'era di un nuovo backsourcing, (portare tutto o in gran parte all'interno). Un new deal – nuovo corso – che agendo sul piano di una attenta riflessione e di intervento sulle strutture organizzative esistenti, sia in grado di dare impulso ad una nuova era per risollevare la cultura del benessere e dell'appartenenza sociale e il presupposto essenziale per entrare di diritto nell'Economia 5.0, l'era della Conoscenza Condivisa, dove la persona è al centro dell'ecosistema organizzativo.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Foto: Paolo Rebecchi, tratta dal libro Finestre di casa nostra. Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Edizione illustrata a cura di Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Editore: Itaca (Castel Bolognese)

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 16 Settembre 2018 06:32

Dal bisogno al desiderio di essere

Bisogno e desiderio accompagnano l'uomo sin dalle sue origini: la fame sosteneva il bisogno di procacciare il cibo per vivere e il desiderio era orientato a scoprire il mistero dell'Essere.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 15 settembre 2018 - Il bisogno è una mancanza, il desiderio è di condurre la propria anima a vedere oltre le stelle. 

In tanti hanno cercato di dare una definizione al bisogno la cui origine latina bisonium indica la presenza nell'uomo di una mancanza, una carenza, che deve essere soddisfatta per ripristinare l'equilibrio. Vivere in necessità, significa avere bisogno di qualcuno o di qualcosa, per dare sollievo al corpo e allo spirito: il bisogno di produrre, il bisogno di svolgere una attività, il bisogno di affetto, il bisogno sociale, il bisogno dell'etica e della morale, il bisogno naturale di curare l'anima e renderla felice.

Per dirla come Platone: «l'idea del bene sopra ogni altra cosa». Lo psicologo americano Abraham Maslow ha scelto la figura geometrica della piramide (molto rigida) per tracciare la strada gerarchica della motivazione, che procede dal basso verso l'alto, per ambire a descrivere i bisogni dell'uomo partendo dai livelli inferiori fino a raggiungere i livelli più alti, quelli superiori, identificati nell'ultimo con la trascendenza. Per Maslow «le persone sono uniche e i bisogni sono comuni». Lo psicologo americano Clayton Paul Alderfer propone invece una soluzione meno rigida rispetto a quella di Maslow e più disposta a vedere soluzioni dinamiche all'interno della gerarchia dei bisogni. Il suo modello riunisce i tre livelli centrali del modello di Maslow (sicurezza, appartenenza e stima) fornendo alla persona, in caso di bene-essere o male-essere, una via d'uscita. La filosofa ungherese Agnes Heller esprime una opinione innovativa, dove i bisogni sono il passaggio primo delle trasformazioni sociali. Essi non sono riconducibili alle stratificazioni sociali, ma piuttosto sono divisibili in due categorie: quelli alienanti e quelli radicali. I primi riguardano l'accumulo quantitativo di soldi e potere e non portano mai a una reale soddisfazione dell'uomo; i secondi invece sono di tipo qualitativo e riguardano l'amicizia, l'amore e l'introspezione.

È difficile ritrovare nel corpus di conoscenze e studi scientifici una definizione che trovi unanimi consensi proprio per la natura stessa del bisogno che lo riconduce a qualcosa di indefinibile.

Qualsiasi sia la natura del bisogno, l'uomo deve assolutamente cercare in se stesso, o nell'ambiente di riferimento, la soluzione che consenta di raggiungere l'equilibrio, pena la presenza di un disagio le cui manifestazioni possono modificare lo stile di vita e il sistema delle relazioni familiari, sociali e professionali nel quale si trova.

Il desiderio deriva dal latino de-sidus, letteralmente in mancanza di stelle. Anche in questo caso, come nel bisogno, le interpretazioni sono differenti e propriamente consolidano l'idea di significati differenti che convergono, o divergono, in base alle motivazioni e ai sentimenti propri dell'uomo, in quanto essere e frutto di una esistenza superiore che proviene da oltre le stelle.

Il prefisso de-sidus viene sempre osservato in chiave negativa. Rare sono le prospettive che prendono in considerazione il prefisso de-(sidus) in termini positivi e renderlo partecipe di qualcosa che proviene da, dalle stelle.

Tipica è la situazione nel quale l'uomo viene invitato ad osservare le stelle, nella notte di San Lorenzo, ad esprimere un desiderio che trovi riscontro nella speranza che si possa realizzare. L'uomo osserva le stelle e in quel momento viene attratto dalla luce che lo porta a rimanere in sospensione tra l'esistere, (essere – uomo – terra) e la propria esistenza, (che trova origine oltre la volta celeste), liberando la mente dalla forma materiale della razionalità per farsi accompagnare dal desiderio di raggiungere gli strati superiori della trascendenza. Il desiderio confina con la ricerca appassionata dell'oltre perché tutto ciò che desideriamo si possa realizzare, affidandoci alle stelle.

Il desiderio è un moto dell'anima che cerca di ridurre la distanza tra il desiderio dell'uomo e l'oggetto del desiderio.

Toccare le stelle con un dito, significa portare a sé qualcosa di inavvicinabile. L'auspicio è che tutto ciò che desideriamo un giorno si possa avverare, perché il desiderio diventa la strada maestra per raggiungere ciò che in quel momento è più caro all'uomo. Last but no least (l'ultimo ma non meno importante) è l'insieme dei bisogni e dei desideri che caratterizza la vita dell'uomo nelle sue manifestazioni quotidiane: la dimensione affettiva dei bisogni e dei desideri indispensabili per raggiungere insieme il benessere personale e offrire all'uomo l'opportunità di crearsi un mondo di stati situazionali denso di significati soggettivi, ma utili, per dare senso al suo bisogno di essere uomo e al desiderio di vivere la sua esistenza alla continua ricerca di una propria identità, che lo conduca a toccare ogni giorno le stelle con un dito.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Foto: Paolo Rebecchi, tratta dal libro Finestre di casa nostra. Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Edizione illustrata a cura di Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Editore: Itaca (Castel Bolognese)

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 09 Settembre 2018 08:50

Il silenzio come comunicazione

Il silenzio è comunicazione e trasmette messaggi di relazione. È soggetto come qualsiasi altro messaggio a comprensione e fraintendimenti, che sottostà a regole di codifica e decodifica. Il silenzio comunica diventando al momento regolatore del contesto contribuendo a determinarlo in una nuova fisionomia. Da regolatore della situazione diventa un messaggio non più convenzionale – fatto di riti – ma un messaggio intenzionale e, in quanto ambiguo, chiede di essere decodificato. All'interno di un rapporto la parola contiene la parola dell'altro. Il silenzio è un messaggio che parla della relazione, che la commenta e, in quanto tale, si può considerare una forma di meta-comunicazione.


di Guido Zaccarelli Mirandola 8 settembre 2018 - Comunicare significa mettere in comune agendo sulla relazione alla pari, significa trasmettere. Le persone impiegano parole convenzionali per descrivere la trasmissione di un comunicato, come inviare, trasferire, notificare, far vedere, far sentire, illustrare, far conoscere, investire, contagiare, partecipare, unire, mettere in comune con gli altri tutto ciò che è nostro.

La comunicazione avviene tra individui che rappresentano le fonti della trasmissione (ricevente e trasmittente) e impiegano un veicolo, come mezzo per comunicare, e una strada nella quale fare scorre il messaggio che rappresenta l'oggetto della comunicazione. Tutto questo può avvenire in presenza di uno strumento che permette al messaggio di andare da una fonte all'altra e viceversa. Chiunque emetta, o provoca un suono che si manifesta con segnali o simboli, è fonte di trasmissione e deve continuamente tener presente le eventuali interferenze che il messaggio può incontrare durante il tragitto, dal momento in cui è compilato al momento in cui raggiunge il destinatario. Il messaggio può essere vocale, o per iscritto, e favorire la presenza di ragionamenti e/o condizionare le convinzioni, atteggiamenti e comportamenti. Le due forme prevedono la presenza di un codice che incorpori le regole per essere compreso dal ricevente. In tutto questo è fondamentale il modo – il come – il destinatario riceverà il messaggio che dipende anche dalle condizioni del destinatario nel momento in cui viene in contatto.

L'interpretazione è fortemente condizionata dalla presenza di interferenze che ostacolano il naturale scorrimento del messaggio da una fonte all'altra. Un caso tipico e legato al messaggio rivolto al nostro compagno di viaggio in treno, mentre attraversiamo una galleria, dove la mancanza di luce può indurre una sensazione di disagio nel nostro destinatario interferendo sulla nostra comunicazione e sulla comprensione. L'interferenza può essere la forte luce, il calore intenso o il freddo glaciale o il rumore. Può esservi interferenza nello strumento di ricezione. Un altro caso tipico possiamo incontrarlo quando il nostro messaggio verbale non incontra nessun tipo di interferenze dalla fonte di trasmissione allo strumento di ricezione ma il nostro destinatario ha l'auricolare del telefono che non funziona in modo corretto.

Ad esempio non dobbiamo trascurare i vizi di ricezione costituiti dalla mancanza di uno strumento idoneo ( gli occhiali) e da un difetto di vista (daltonismo). Quando le persone parlano apparentemente tutto sembra facile per l'azione messa in atto dal feedback (positivo-negativo–neutro) che le persone ricevono dal contesto nel quale sono collocate. Il problema sorge innanzi alla interpretazione di una comunicazione non verbale che necessita di uno sforzo maggiore per interpretare il messaggio evocato dai gesti. Maggiori sono le situazioni dove è presente il silenzio, indicato come regolatore dell'incontro, in grado di determinare il grado di accettabilità sociale e della sua durata all'interno di una data cultura. Da esso ricaviamo anche il modo di interpretarne il diverso significato: ad esempio stare in silenzio ad un funerale significa osservanza delle regole, prima di tutto, ma significa anche esprimere dolore e rispetto. Trasgredire il silenzio o, in altre occasioni, sfidare le regole mantenendo silenzi più o meno lunghi significa ancora qualcosa. Un silenzio esagerato può volere dire risentimento oppure noia o ancora, altrove, ignoranza oppure insubordinazione.

Cos'è il silenzio, oltre ad essere una cosa in talune circostanze accettabile, in altre auspicabile e in altre ancora cosa? La sua trattazione è importante per il ruolo che svolge nell'atto comunicativo e non trattarlo in questo articolo rischierebbe infatti di venire identificato in modo ambiguo e in negativo o come fenomeno contrapposto a rumore o, in termini interattivi, come mancanza di comunicazione. Il silenzio, inquadrato e governato da particolari regole contestuali come la pausa, la sospensione del contatto, non si pone più come inespressiva assenza intenzionale, mancanza di messaggio tra un emittente A e un ricevente B sospesi nel vuoto, ma come fenomeno indicante una presenza, la presenza di un particolare tipo di comunicazione.

Sono perciò le regole delle diverse interazioni comunicative, quelle stesse che impongono il silenzio, lo proibiscono, ne prescrivono la durata, che definiscono e codificano un certo comportamento come "silenzio". In termini di regole conversazionali, sappiamo che un parlante segnala la fine del proprio turno di intervento all'altro con un silenzio che, però, non è vissuto come silenzio fino a che non superi una certa durata. Qualora ciò avvenga è sempre possibile da parte dell'ultimo locutore eliminare l'imbarazzo che si può venire a creare trasformando l'interruzione in pausa del proprio discorso e riprendere a parlare.

Ad esempio conosco bene il mio partner, lo so mediamente loquace, e uso passare insieme a lui lunghe ore si silenzi e non-silenzi. Torno a casa, magari annunciando un allettante progetto da attuare insieme e non trovo risposta, ma una persona silenziosa che continua a disbrigare le sue solite azioni quotidiane. Che cosa penso io? Che quel silenzio vuol dire qualcosa, che c'è qualcosa che non va? Che ce l'ha con me. E' probabile allora che anch'io, avvertito un clima alterato e di apparente negatività, faccia a mia volta l'arrabbiato, e si inneschi da qui una dinamica particolare di ostilità. Per spiegare la codifica e la comprensione interpersonale del silenzio si può ricorrere anche alle regole generali della conversazione, così come lo descrive il filosofo inglese Paul Grice (1975).

La violazione – nel senso dello sfruttamento – di queste, in particolare del principio di cooperazione: «conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall'intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato», per quanto concerne il silenzio, è proprio ciò che permette di interpretarlo come messaggio significativo. Grice con il principio di cooperazione vuole sottolineare l'importanza delle convenzioni sociali per facilitare l'interazione sociale, ovvero mettere in risalto l'interpretazione degli enunciati che dipendono dal contesto in cui si trovano i parlanti. L'inferenza aggiunge dettagli rispetto a quanto effettivamente viene espresso al momento. Grice definisce quindi le implicature conversazionali riferendosi a ciò che non viene detto ma quello che viene detto contribuisce a definire sottolineando l'importanza del dare intendere qualcosa per qualcosa d'altro rispetto a ciò che si dà per intendere.

A questo punto il silenzio intenzionale passa di nuovo da "sfondo" a "figura" (l'implicito diventa esplicito) e diventa a sua volta regolatore del contesto, contribuendo a determinarlo in una nuova fisionomia. A tale scopo è fondamentale riportare alla mente la teoria della Gestald – della forma – per l'importanza associata al rapporto figura - sfondo correlata alla visione dell'uomo di stati della realtà dove l'immagine osservata è sempre influenzata dallo sfondo che condiziona la percezione del contesto. Da "regolatore della situazione"; diventa messaggio non più convenzionale, rituale, ma messaggio intenzionale e, in quanto ambiguo, chiede di essere decodificato.

Ad esempio un adolescente sta in un angolo silenzioso, con aria infelice. Ad esempio tutto desidera fuorché si rispetti il suo silenzio, che non gli si parli e che si intenda alla lettera il suo messaggio come: voglio stare solo e zitto. Piuttosto, vuole che qualcuno gli si avvicini per chiedergli perché sta solo e zitto. Tanti possono essere i significati del silenzio e tanti i suoi usi funzionali. A dice qualcosa a B, non fa commenti. Lo scopo del suo silenzio è quello di comunicare disapprovazione per quanto A ha detto. A può comprendere il significato del silenzio di B, oppure può fraintenderlo, interpretarlo con disinteresse attivo, ostentato, oppure può interpretarlo come di disinteresse, ma svuotato del suo significato intenzionale, come "nulla da dire". All'interno di un rapporto la parola contiene la parola dell'altro, si pone di fronte ad essa alludendovi, commentandola implicitamente, e così facendo, la conferma o la smentisce, l'accoglie o la contrappone ad essa. Quando il gioco sincronizzato delle parole si sfasa e l'assenza diventa avvertibile, si sostituisce il gioco dei silenzi con il suo codice di rimandi e di interpretazioni. Una grammatica del silenzio non è ancora stata formulata, ed è difficile formularla, perché le regole di decodifica dei silenzi sono fortemente connesse al "contesto implicito" al rapporto particolare che vi è tra gli interlocutori, più che al "contesto esplicito" costituito dalle regole generali dei rapporti sociali.

Il silenzio è quindi un messaggio che parla della relazione, che la commenta e, in quanto tale, si può considerare una forma di meta-comunicazione. Ma, dopo aver insistito sul fatto che il silenzio è comunicazione, che trasmette messaggi di relazione, che è soggetto come qualsiasi messaggio a comprensione e fraintendimenti, che sottostà a regole di codifica e decodifica, sarebbe il caso di domandarsi qual è la peculiarità del messaggio silenzioso.

Cos'è che rende in certe situazioni il silenzio addirittura più comunicativo della parola, più forte, che ne fa esempio un inconfutabile strumento di potere? Scrive Tolstòj: " Che forma ha il silenzio! Lo so per esperienza ci si ingegna ad accumulare gli argomenti più irrefutabili contro l'avversario... Ed ecco che questi non reagisce per nulla, ma proprio per nulla... ci si immagina che egli prepari le obiezioni più probanti, si attende... e poi niente, niente del tutto. Questo modo di essere mi ha sempre colpito".

Questo commento è riferito da Tolstòj ai conflitti coniugali con la moglie: sappiamo dai diari di lui e di lei quanto spesso egli ricorresse a quest'arma e come questa sia stata vissuta come strumento di violenza. Se il silenzio è un'arma spesso vincente di conflitto, e quindi uno strumento di potere, è perché esso ha la funzione di smentire l'altro e la smentita è la situazione più catastrofica in cui possa trovarsi un individuo. Il silenzio comunica: non ho nulla da dirti, perché non esisti.

In questo "gioco del silenzio" un ruolo chiave viene assunto dagli individui i quali differiscono nella capacità di captare l'informazione trasmessa dal viso, dal corpo e dal tono di voce: quindi messaggi senza parole ovvero la produzione della comunicazione non verbale. Ad esempio un padre tace alla presenza del figlio per esprimere disapprovazione, il figlio tace al rimprovero per sottolineare la sua ribellione. Così avendo analizzato la natura comunicativa del silenzio ci troviamo a recuperare la natura silenziosa grazie alla quale, alludendo ad essa anche il silenzio può parlare. In questo "gioco del silenzio" un ruolo chiave viene assunto dagli individui i quali differiscono nella capacità di captare l'informazione trasmessa dal viso, dal corpo e dal tono di voce: quindi messaggi senza parole ovvero la produzione della comunicazione non verbale.

Riferimenti bibliografici: Il silenzio nella comunicazione – UNIMORE – Facoltà di Scienze della Comunicazione, Guido Zaccarelli.
La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli.

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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