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Domenica, 30 Agosto 2020 19:38

Rossa dalla vergogna

Lontani dalla top ten Vettel e Leclerc fanno quello che possono ma la Ferrari non c'è. Analisi e sensazioni del giorno più buio della sua storia recente. Nel frattempo l'ennesimo trionfo Mercedes.

di Matteo Landi

Tredicesimo e quattordicesimo. A fine gara Vettel e Leclerc non si sottraggono alle domande dei giornalisti. Ci mettono la faccia, più di quanto fanno gli alti ranghi della casa automobilistica. Dai loro volti però non traspare speranza quanto rassegnazione. La Ferrari, la squadra più titolata del Mondiale, ha perso. Tutto. Sconfitta non solo in pista ma anche nella politica. Prima della gara belga è arrivata la tanto attesa firma da parte di tutte le squadre sul nuovo "Patto della Concordia". A Maranello si dichiaravano soddisfatti di aver mantenuto il diritto di veto (unica squadra del mondiale) sulle decisioni regolamentari e di essersi garantiti futuri introiti in linea con i presenti. Poi è arrivata la notizia circa la firma più incerta, quella Mercedes. Gli uomini del team anglo-teutonico si sono presi il tempo necessario per fare pressione ed ottenere quel che volevano: la possibilità di uscire prima della scadenza dell'accordo, di durata quinquennale, dalla massima Formula. Quasi in contemporanea Renault ritirava il ricorso contro la lieve sanzione ricevuta da Racing Point in seguito all'utilizzo delle prese d'aria dei freni di derivazione Mercedes, particolare per regolamento non condivisibile. Ferrari rimaneva sola contro la futura Aston Martin e quindi contro Mercedes, che l'appoggia in quanto fornitrice di tecnologia e tirata in causa nella vicenda. Sulla scelta Renault pare abbia influito anche il recente accordo raggiunto fra Mercedes e la casa francese circa la prosecuzione della loro "joint venture" nell'ambito delle vetture di serie. La squadra diretta da Abiteboul ha inoltre ricevuto dalla Federazioni le rassicurazioni che cercava: il concetto di proprietà intellettuale rimarrà invariato e le squadre non potranno acquistare in futuro i progetti dai concorrenti. Una Ferrari lasciata in disparte dagli altri costruttori, che intanto tessono la loro "tela politica", che sperava di poter beneficiare per la veloce gara belga dell'imposizione della mappatura unica delle power unit per qualifica e gara ed invece vede la nuova regola slittare alla gara di Monza. Peccato che a Spa la vettura prodotta a Maranello abbia evidenziato non solo limiti di potenza.

Il giorno più buio

Partiti dalla 12esima e 13esima posiziona, una più avanti grazie al preventivo ritiro di Sainz (power unit in fumo prima del via), Leclerc e Vettel hanno dimostrato di essere la spina dorsale della squadra diretta da Mattia Binotto. Nel giro di pochi chilometri Leclerc si è issato in ottava posizione, deliziandoci con un meraviglioso sorpasso su Perez. Poi l'abisso. La vettura del monegasco ha perso velocità sul dritto e rapidamente il giovane pilota del Cavallino si è ritrovato in 12esima posizione. Il tremendo botto di Giovinazzi ha costretto la direzione gara a far entrare in pista la safety car. Mentre il gruppo si ricompattava ai box Ferrari è successo l'inverosimile: i secondi scorrevano sul cronometro mentre i meccanici cercavano le gomme destinate alla vettura n°16, ferma in sosta. Una situazione che ha ricordato quanto accadde ad Irvine nel Gp d'Europa del 1999, anno in cui la Rossa si aggiudicò comunque il titolo costruttori. Un obiettivo impossibile da raggiungere quest'anno, con una vettura che in Belgio è parsa la più lenta dell'intero schieramento. Leclerc, dopo il tempo perso al pit stop, è sprofondato in 14esima posizione. Divenuto poi ultimo dopo l'ennesima sosta in cui i meccanici sono intervenuti sul circuito idraulico della vettura. Con gomme fresche, ed un auto parsa rivitalizzata, Leclerc ha addirittura stampato il momentaneo giro più veloce in gara. Solo un'illusione dettata dalla caparbietà di un pilota che non si è arreso alle evidenze. Anche Vettel ha lottato, provando a resistere alle vetture più veloci. Invano. Sul traguardo il tedesco ha preceduto di poco il compagno di squadra, entrambi lontani dalla zona punti e dietro anche all'Alfa Romeo di Raikkonen, autore di una prestazione notevolissima. Proprio la gara del finlandese evidenzia i limiti della vettura di Maranello, carente in tutti i settori. Vedere una Ferrari arrancare anche nei confronti di avversari che montano lo stesso motore deve far riflettere gli uomini di Binotto. Non siamo ancora ai livelli del 1980, quando la squadra italiana chiudeva il mondiale in decima posizione con solo otto punti conquistati, ma, se non altro, all'epoca si arrivava da annate ricche di titoli. Quadro ben diverso dalla situazione attuale.

Hamilton, cavalcata inarrestabile. Riccardo gran quarto

Prosegue con il vento in poppa la navigazione di Hamilton verso il settimo titolo mondiale. In Belgio non ha avuto rivali. Bottas non l'ha mai impensierito arrivando secondo, posizione da cui aveva iniziato la gara, davanti a Verstappen. Nel finale i tre hanno messo i remi in banca, salvaguardando le gomme, ed è arrivata gloria per Ricciardo, autore del giro più veloce della gara e quarto al traguardo. L'australiano è risultato impeccabile per l'intero fine settimana e forse si mangerà le mani sapendo che il prossimo anno lascerà una Renault in netta ascesa, visto anche il quinto posto conquistato dal compagno Ocon.

Raikkonen: il meglio dei 40

Non è riuscito a portare in zona punti la sua Alfa Romeo ma Kimi Raikkonen si è reso autore, come detto, di una gara meravigliosa. Davanti al compagno Giovinazzi in qualifica, oggi ha mostrato velocità e solidità. Togliendosi la soddisfazione di superare in pista l'ex compagno di squadra Vettel. La dodicesima posizione finale non rende merito agli sforzi profusi dal 40enne ma poco importa: sulla pista che lo ha visto trionfare 4 volte in carriera anche oggi ha lasciato il segno.

Prossima tappa: Monza

Fra una settimana il Circus tornerà nel Belpaese sulla velocissima pista di Monza. Un tracciato icona del Mondiale, teatro di momenti gloriosi della storia Ferrari. La doppietta targata Berger e Alboreto nel 1988, neanche un mese dopo il decesso del fondatore Enzo. La vittoria di Schumacher nel 1996, anno del suo debutto in Rosso. Il trionfo del 2000, quando la vittoria dello stesso tedesco mise le basi per il ritorno al titolo piloti 21 anni dopo Jody Scheckter. Quella del 2020 sarà probabilmente una gara di sofferenza per i tifosi del Cavallino Rampante: non abbandonate proprio adesso la vostra fede. Ma dai vertici del marchio, a partire dalla presidenza, meritate chiarimenti.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 16 Agosto 2020 20:22

F1, Hamilton Re di Spagna. Ferrari, dove sei?

Vettel settimo, Leclerc ritirato. Per la Ferrari è l’ennesimo weekend da incubo. Hamilton domina e rafforza la sua leadership mondiale.

di Matteo Landi

“Il mio parere non conta più”. Non si è risparmiato, più di metà gara effettuata con le gomme morbide e solo un settimo posto finale. Che a Maranello, oggi, viene accolto positivamente. Vettel è stanco, risponde svogliatamente alle domande e quando gli viene chiesto quale possano essere le soluzioni ai mali di questa Ferrari non si chiude in frasi di circostanza. Leclerc, il futuro della Rossa, colui che più volte ha tirato fuori dalle paludi la squadra condotta da Mattia Binotto, oggi non è riuscito a compiere un altro miracolo. Pensare ai podii ottenuti quest’anno con una vettura modesta come la SF1000 mette i brividi. A Maranello sapevano che sarebbe stata dura in Spagna, ma il settimo posto di Vettel ed il ritiro di Leclerc, in seguito a dei problemi di elettronica patiti dalla sua monoposto, sono un bottino troppo magro per essere vero. Eppure riflette i valori in campo, e non fa più notizia. Come la cavalcata solitaria al comando di cui si è reso protagonista Hamilton, al volante di una Mercedes prestazionale, affidabile e, stavolta, relativamente “gentile” con le gomme. Verstappen ci ha provato, spingendo ossessivamente, ma la nera Mercedes del campione del mondo per lui è sempre stata un miraggio.

Hamilton vicino al record

Una gara impeccabile quella condotta da Hamilton, adesso a tre vittorie dal record assoluto di Michael Schumacher. Un record, quello costruito dal tedesco, figlio di tempi diversi con regolamenti assai differenti e “politiche” altrettanto diverse, fondamentalmente riassumibili con la creazione di ostacoli (nuove regole) creati ad hoc per interrompere cicli vincenti. L’introduzione nel 2005 del divieto dei cambi gomme, in un anno in cui Ferrari era l’unico top team a calzare Bridgestone contro l’agguerrita concorrenza Michelin, fu l’ultimo di una serie di tentativi, fino a quel momento non andati a segno, di interrompere un dominio divenuto per gli altri asfissiante. Eppure l’Era Ferrari fu sì d’Oro, ma non vide all’opera una Rossa dominante tanto quanto l’attuale Mercedes. Nonostante questo non vedremo presto repentini cambi regolamentari, tali da azzoppare la cavalcata anglo-teutonica, ma qualcosa presto potrebbe cambiare. Dalla prossima gara la Federazione dovrebbe introdurre l’obbligo di utilizzo di una sola mappatura motore fra qualifica e gara. Il primo freno alle prestazioni Mercedes? Lo scopriremo a fine mese in occasione del Gp del Belgio. Intanto Toto Wolff e compagni possono festeggiare l’ennesima vittoria del loro asso inglese, nel giorno in cui Bottas ha mostrato tutti i suoi limiti.

Bottas, il mondiale resta un sogno

Il finlandese di casa Mercedes in partenza non solo non è riuscito a sopravanzare Hamilton ma è stato superato anche da Verstappen e Stroll. Uno start che lo ha penalizzato e costretto ad una rimonta su Hamilton che non ha mai concretizzato. Il terzo posto finale, ottenuto con la migliore vettura del lotto, rappresenta un risultato che non può soddisfare un pilota che aspira al titolo. Al contrario si può ritenere molto soddisfatto Verstappen, ancora una volta l’unico in grado di battere almeno una Mercedes e sognare la vittoria. A differenza di domenica scorsa le Mercedes non hanno subito il degrado eccessivo degli pneumatici e per l’olandese il secondo posto era il massimo obiettivo a cui poteva aspirare.

Racing Point, doppiata ma felice

Quarta e quinta sono arrivate le Racing Point condotte da Stroll e dal rientrante (finalmente negativo al Covid19) Perez. Le “Mercedes rosa” hanno terminato la gara staccate di un giro dal vincitore ma i tanti punti conquistati permettono alla squadra di Stroll Sr. di issarsi al terzo posto in classifica costruttori. La squadra motorizzata Mercedes attende di vedere se la sanzione (multa di 400.000 dollari e 15 punti in meno in classifica) subita a seguito dell’irregolarità recentemente accertata dalla Federazione sarà rivista al ribasso o se, come chiesto da Renault e Ferrari, sarà inasprita.

Un grande Raikkonen non basta: Alfa Romeo ancora in affanno

Comunque vada cambierà poco, se non nulla, per Alfa Romeo. Questo weekend Raikkonen ha dato il massimo, surclassando sia sul giro singolo che in gara il ben più giovane compagno Giovinazzi. La bella prestazione del finlandese, tuttavia, non ha fruttato alcun punto ma solo un quattordicesimo posto finale. Questo campionato si sta trasformando in un’enorme delusione per il marchio italiano e per l’ultimo campione del mondo Ferrari, che meriterebbe un finale di carriera con più gioie. Fra due settimane, sulla pista che lo ha consacrato come “The King of Spa”, avrà forse l’occasione per compiere un romantico ultimo guizzo.

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Verstappen interrompe il dominio Mercedes. Hamilton e Bottas hanno finalmente un rivale! Leclerc gran quarto tiene viva la Ferrari. Intanto, fuori dalla pista, cresce la polemica.

di Matteo Landi

Musi lunghi in casa Mercedes. Hamilton e Bottas criticano apertamente vettura e squadra. La prima poco "delicata" con gli pneumatici, la seconda rea di aver optato per una strategia errata. Facce da funerale per una mancata vittoria. Secondo Hamilton, terzo Bottas: un risultato sul quale tutte le altre squadre metterebbero la firma. Un atteggiamento che testimonia la fame di vittorie dei piloti e di tutto il team Mercedes, nonostante i titoli vinti a ripetizione dal 2014 in avanti. L'umore di chi, dopo l'ennesimo dominio in qualifica, credeva che anche oggi avrebbe vinto a mani basse. La F1 si sveglia dal torpore dettato dall'asfissiante supremazia anglo-teutonica e lo fa grazie alla classe di Verstappen ed alla qualità della vettura progettata da Adrian Newey, una Red Bull dotata di un motore Honda, in debito di cavalli rispetto alle power unit Mercedes (ma è un problema condiviso con Ferrari e Renault), ma estremamente "gentile" con le gomme. Si interrompe così la striscia vincente del team di Toto Wolff, nel giorno in cui a brillare sopra tutti sono il già citato Verstappen e Leclerc.

Mercedes ha finalmente una sfidante

Una settimana dopo l'esaltante e convulso finale di gara, con Hamilton trionfante su tre ruote, la Pirelli, come da programma, ha portato a Silverstone gomme con mescole più tenere. In questo strano calendario 2020, che vede più gare svolgersi sulle stesse piste, vi era la necessità di aggiungere qualche variabile, così da non ottenere più gare cloni. Le uniche a subire negativamente gli pneumatici più morbidi sono state le vetture di Hamilton e Bottas. Velocissimi in partenza, nei primissimi giri hanno surclassato i rivali. Ma già al sesta tornata il blistering ha fatto la sua comparsa sui copertoni delle Mercedes e da lì la musica è cambiata. Le vetture dei campioni del mondo hanno così evidenziato un punto debole, consentendoci di sperare in minimo di lotta in un campionato altrimenti destinato alla più totale monotonia. Fiutata la possibilità di vittoria Verstappen ed il suo muretto box non hanno sbagliato un colpo, prima mettendo una tremenda pressione sui rivali e poi gestendo una vittoria che a metà gara gli è venuta incontro. I campioni in carica hanno finalmente un rivale, era ora!

Leclerc tiene viva la Ferrari. Vettel, è crisi?

Come detto, non solo Verstappen ci ha deliziato con una guida sopra la media. Senza nulla togliere agli altri due piloti giunti sul podio è necessario rimarcare la gara di Leclerc. Questa volta non è riuscito a raggiungere la top three ma durante il weekend in cui la Ferrari ha prestazionalmente fatto un passo indietro, la terribile gara di Vettel ne è la dimostrazione, il monegasco ha portato la sua vettura al quarto posto finale, poco lontano dall'astronave guidata da Bottas. Mentre le vetture della Stella a Tre Punte e le Red Bull erano costrette a più cambi gomme, Leclerc è riuscito a compiere una sola sosta, guidando con il coltello fra i denti. In alcuni tratti è risultato addirittura il più veloce in pista, ad un passo che neanche gli ingegneri della Scuderia pensavano avrebbe potuto spingersi. Alla sua gara perfetta ha fatto da contraltare la tremenda domenica di Vettel. Testacoda al primo giro, critica via radio alla squadra, una gara di rimonta ma incosistente. Il quattro volte campione del mondo è purtroppo sprofondato in un baratro dal quale ci si augura possa uscirne presto. Il dodicesimo posto finale non è degno del suo blasone. A Barcellona, fra una settimana, vedremo se troverà nuove motivazioni ed una Ferrari più adatta al suo stile di guida.

Racing Point colpevole ma (quasi) graziata

Detto dei top team, con la Scuderia di Maranello che ne torna finalmente a far parte data la terza piazza occupata da oggi nel campionato costruttori, è da rilevare la gara consistente, anche se non esaltante, delle Racing Point. Sesto al traguardo è giunto Stroll, settimo un grande Hulkenberg, brillantissimo terzo in qualifica. Sono proprio le prestazioni velocistiche delle due vetture rosa ha rimanere al centro dell'attenzione. E soprattutto i dubbi sulla loro legittimità. Prima della gara è arrivata finalmente la risposta ai reclami sporti da Renault sulle prese d'aria dei freni delle ormai ribattezzate Mercedes rosa, data l'importante somiglianza con le frecce d'argento 2019: 400 mila euro di multa e solo 15 punti di penalità in classifica costruttori è quanto affibbiato alla squadra di Lawrence Stroll. E' stato quindi accertato il trasferimento di tecnologia da Mercedes a Racing Point per un particolare aerodinamico da quest'anno non condivisibile. Tuttavia la Federazione ha concesso alla squadra inglese, futura Aston Martin, la possibilità di continuare ad usare tale soluzione fino alla fine del campionato. Una decisione assurda, una sanzione lieve, considerando l'elevate spese di ricerca e sviluppo sostenute dagli altri competitors "totalmente a norma". Renault, Ferrari, Williams e McLaren hanno promesso battaglia e appelleranno la decisione, chiedendo una sanzione più severa. Toto Wolff ha però alzato la voce, convincendo Racing Point a reagire, e così anche la squadra guidata da Otmar Szafnauer farà appello, chiedendo invece una pena più lieve. Una volontà che ha dell'incredibile, considerando che inizialmente si erano dichiarati soddisfatti, consapevoli evidentemente della loro infrazione. Animi caldi fuori, competizione in pista. Seppur fra luci ed ombre questa Formula 1 si dimostra finalmente viva!

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Domenica, 02 Agosto 2020 19:51

F1, Gran Bretagna: la fortuna aiuta gli audaci

Hamilton trionfa su tre ruote e Leclerc artiglia un insperato podio al culmine di una gara per lunghi tratti soporifera ma ricca di colpi di scena nel finale.

di Matteo Landi

Quando a due giri dalla fine la gomma anteriore sinistra della vettura di Bottas si è afflosciata si è finalmente accesa una gara altrimenti decisamente soporifera: due Mercedes sole al comando, Verstappen terzo e Leclerc quarto. Una (lunga) calma prima della tempesta.

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Domenica, 19 Luglio 2020 19:20

F1, Ungheria: Mercedes Fest

Hamilton domina e strapazza tutti. Verstappen resiste a Bottas ed è secondo. Ferrari non pervenuta, battuta anche dalla Racing Point.

di Matteo Landi

Una settimana fa a Maranello si leccavano le ferite causate dal terribile incidente che aveva estromesso dalla gara entrambe le Ferrari. A giudicare dalle prestazioni mostrate oggi verrebbe quasi da pensare che l'errore compiuto in Stiria da Leclerc abbia privato i tifosi dell'ennesima lenta agonia. Ci ha provato Verstappen a mettere un pò di pepe ad una gara altrimenti soporifera, addirittura schiantandosi contro le barriere nel giro di schieramento, tradito dalla pista umida. I meccanici Red Bull hanno compiuto un miracolo, riparandogli la vettura sulla griglia di partenza. Uno sforzo ripagato con lo stupendo secondo posto conquistato dall'olandese, capace di negare alla Mercedes l'ennesima doppietta. Ci ha provato la pioggia a scombussolare i piani di Hamilton ma l'inglese non ha sbagliato una virgola, dominando dal via al traguardo, su pista bagnata e poi asciutta. In occasione della prima gara stagionale l'inglese era partito con il piede sbagliato, bersagliato anche dalle penalità. Incassata la sconfitta il pilota di Stevenage ha ritrovato velocemente la fame e la concentrazione che lo hanno contraddistinto nelle sue recenti stagioni e da quel momento non ha fatto prigionieri. Al contrario Bottas, partito forte in Austria, non è più riuscito ad essere particolarmente incisivo ed il suo terzo posto odierno suona come una pesante sconfitta: con questa Mercedes deve fare meglio.

Ferrari a corto di cavalleria

Sesta ed undicesima sono le posizioni finali conquistate rispettivamente dai ferraristi Vettel e Leclerc. Il tedesco oggi ha convinto più del monegasco, che ha subito anche lo scotto di una strategia errata: le gomme morbide montate sulla sua Rossa già al terzo giro lo hanno costretto ad una gara di totale sofferenza, costantemente in pista con gomme meno fresche rispetto a quelle degli avversari. A Maranello sta andando tutto per il verso sbagliato. Un Cavallino ben poco rampante, meno veloce di Mercedes, Red Bull e Racing Point. A tratti anche di McLaren. Nel confronto con gli avversari la SF1000, vettura destinata a tagliare la soglia delle 1000 presenze Ferrari nella massima serie, assomiglia più alla F92A di Jean Alesi ed Ivan Capelli, del 1992, che alla SF90, comunque capace, in mezzo ai tanti problemi della scorsa stagione, di cogliere tre vittorie. Vedere la Rossa arrancare anche nel breve rettilineo della pista ungherese è un affronto alla storia motoristica Ferrari. Considerando che le power unit quest'anno non potranno beneficiare di alcun aggiornamento non si sa come potranno Binotto e compagni sbrogliare la matassa. In questo momento a Maranello avrebbero bisogno di un podio rigenerante, sarebbe un'importante iniezione di fiducia. Ma onestamente non riusciamo a capire come, cataclismi a parte, possano ottenerlo.

Mercedes ti mette le ali

Lo scorso anno la Ferrari fu la squadra più perseguitata dai reclami e dalle richieste di chiarimento arrivate alla Federazione. Troppo veloci in rettilineo, troppo potente la loro power unit. Qualcosa di non concepibile per Mercedes e Red Bull. Che dire allora di quanto mostrato questo weekend da tutti i motorizzati Mercedes? Una Williams rigenerata in qualifica, una Racing Point capace di conquistare l'intera seconda fila sullo schieramento di partenza e di lottare per il podio in gara. La quarta posizione finale conquistata poi da Stroll è comunque un risultato rimarchevole per una squadra abituata, fino allo scorso anno, a lottare a centro classifica. Fra gli avversari cresce il malumore: adesso è Mercedes il motore nel mirino, quelle strane fumate che in prova seguivano le vetture motorizzate dai tedeschi destano qualche sospetto.

Racing Point: la "Mercedes rosa" al centro delle polemiche

In Ungheria si è manifestata la forza della Racing Point, futura Aston Martin. Grande qualifica, ottimo passo in gara. Al termine della seconda gara austriaca la Renault aveva sporto reclamo ufficiale contro le vetture rosa, focalizzando l'attenzione sull'impianto frenante. La Federazione esaminerà le prese d'aria dei freni della Racing Point, paragonandoli a quelli della Mercedes 2019. Non è escluso inoltre che, in attesa del verdetto, Renault o altre squadre presentino altri reclami, viste le prestazioni mostrate dalla squadra di Lawrence Stroll. Se da una parte è comprensibile la voglia di giustizia di alcuni costruttori, visti gli ingenti investimenti compiuti alla ricerca della massima prestazione a fronte del copia-incolla fatto da Racing Point, dall'altra ci si chiede quando arriverà il definitivo "liberi tutti". Risulta palese l'incapacità della Federazione nel verificare l'originalità dei vari progetti e l'introduzione (anzi, il ritorno) del concetto di "vettura cliente" comporterebbe un reale abbattimento dei costi per le squadre con meno risorse. Molto più della riduzione dei test.

Fra due settimane tocca a Silverstone

Concluso questo primo trittico di corse la F1 adesso si prenderà una piccola pausa e tornerà fra due settimane in Gran Bretagna a Silverstone. Sulla pista in cui Hamilton ha mostrato storicamente il meglio del suo repertorio ci chiediamo che cosa potrà fermarlo. Nell'attesa che la Ferrari recuperi un briciolo di competitività il Circus ha bisogno di un vero sfidante. Bottas, Verstappen o chi altro, abbiate pietà di noi!

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 12 Luglio 2020 19:25

Cavallino Mancante

Hamilton domina. Leclerc e Vettel si autoeliminano dopo qualifiche tremende. Mancano le prestazioni, manca la serenità. Ferrari, dove sei?

di Matteo Landi

Solo una settimana fa ci esaltavamo per le prodezze compiute da Leclerc, unico barlume di speranza all'interno di una situazione Ferrari, sportivamente parlando, alquanto drammatica. Solo la grinta del prodigio monegasco aveva permesso alla squadra condotta da Mattia Binotto di recuperare un insperato podio. Quella stessa grinta oggi lo ha tradito. Un errore dettato dalla voglia di non arrendersi ad una totale mancanza di competitività delle vetture concepite a Maranello. Nel momento in cui è franato su Vettel al primo giro, compromettendo definitivamente il weekend delle Rosse, la squadra di Binotto ha raschiato un fondo che già aveva toccato. Venerdì i meccanici aveva montato sulle due Rosse degli aggiornamenti previsti per il prossimo Gp d'Ungheria. Gli sforzi compiuti si sperava fruttassero ed invece le qualifiche hanno visto le Ferrari relegate in decima e undicesima posizione, quattordicesima a seguito della penalità comminata a Leclerc per un impedimento su Kvyat durante le prove ufficiali. Le vetture italiane non avevano brillato sull'asciutto una settimana fa e sulla stessa pista non hanno fatto di meglio sul bagnato. Il calendario ha offerto una chance alla Ferrari, quella di poter provare delle modifiche aerodinamiche avendo i riferimenti freschissimi della settimana precedente, in quanto il Gp d'Austria e quello di Stiria si sono disputati sulla stessa pista. Purtroppo, già durante le prove libere, i piloti si sono ritrovati costretti ad ammettere l'evidenza: gli sforzi profusi non hanno prodotto variazioni di performance significative.

Ed ora che succede?

Ferrari, la soluzione non è in vista

Jean Todt nel 1999 ebbe il coraggio di rassegnare le dimissioni, quando la Federazione riscontrò un'irregolarità nei deflettori delle Rosse privandole della vittoria in Malesia. Montezemolo le respinse, la Ferrari vinse in Appello e vide annullare la squalifica. Stefano Domenicali e Maurizio Arrivabene, gente che ritrovatasi al comando ha vinto ben più di Binotto, sono stati allontanati (o costretti alle dimissioni) per motivazioni meno forti rispetto a quelle che ora potrebbero spingere Camilleri a cambiare Team Principal. Una sostituzione che potrebbe anche avvenire ma che, attualmente, non sarebbe la soluzione a tutti i mali di Maranello. Qui non si tratta di cambiare un allenatore di una squadra di calcio e inserire un buon giocatore, trovando così nuove motivazioni. La situazione è di più difficile soluzione. Innanzitutto il telaio della vettura che sta disputando questa stagione sarà lo stesso di quella che correrà nella prossima, e non bisogna neanche sottovalutare l'imminente arrivo del budget cap, il tetto ai costi che stravolgerà il modo di lavorare di alcune squadre. La situazione attuale, drammatica, è quindi la base di quella futura. Un cambio al comando in questo momento non aiuterebbe la Ferrari a progredire.

Binotto, Leclerc, Vettel e la squadra tutta dovranno concentrare gli sforzi verso un unico obiettivo: ritrovare la serenità perduta, cercando di progredire pian piano. Senza ansie da risultato: la lotta per il titolo non sembra affar loro.

Hamilton master, Mercedes monster!

In Stiria la Mercedes ha ribadito che il dominio delle sue vetture è lungi dal chiudersi. Ed è tornato Hamilton: una settimana fa sciupone, questo weekend si è ampiamente rifatto impartendo lezioni di guida a tutti i colleghi. Sabato, sotto la pioggia, ha massacrato la concorrenza ottenendo una pole mortificante per gli altri, staccando di più di un secondo Verstappen e rifilando un secondo e mezzo al compagno Bottas, quest'ultimo battuto anche da un superbo Sainz. E pure oggi, su pista asciutta, Hamilton non ha avuto rivali. Verstappen ha provato a tenere il passo dell'inglese, ma si è dovuto arrendere anche alla rimonta di Bottas. La classifica finale della gara vede Albon quarto dietro al compagno di team, Norris quinto con la sua McLaren e davanti alle due Racing Point di Perez e Stroll: fotografia che rappresenta solo in parte lo status quo prestazionale delle vetture. Sono risultate velocissime le Racing Point, le cosiddette "Mercedes rosa" (la somiglianza con la F1 tedesca del 2019 è impressionante). Perez dopo una brutta qualifica (17esimo) è stato autore di una bella serie di sorpassi ed avrebbe potuto cogliere la quarta piazza finale se non si fosse scontrato con Albon a pochi km dall'arrivo. Quest'anno i piloti in rosa potranno conquistare risultati di prestigio. Forse già in Ungheria la prossima settimana. Sperando che, su una pista completamente diversa da quella di Spielberg, anche la Rossa possa tornare a combattere se non per la vittoria almeno per la top 5.

L'Italia raddoppia: il 13 settembre si corre al Mugello!

In un weekend amarissimo per la squadra di Maranello è comunque arrivata una notizia che allevia le "ferite sportive": il Gp numero 1000 della Ferrari si correrà proprio sulla pista di sua proprietà, nel Mugello. Sarà una prima volta assoluta per la massima competizione automobilistica ed una vetrina importante per l'Italia e per la Toscana. Si chiamerà, appunto, "Gp Toscana Ferrari 1000". Sali-scendi, curve veloci, rettilineo lunghissimo, vie di fuga in ghiaia. Ferrari, ritrova te stessa e torna dove meriti. Almeno per il mese di Settembre!

Pubblicato in Motori Emilia
Giovedì, 14 Maggio 2020 22:56

Bienvenido Sainz!

La Ferrari ufficializza l'arrivo del figlio d'arte spagnolo che dal 2021 formerà con Leclerc un'accoppiata giovanissima. Adesso a Maranello potranno concentrarsi esclusivamente sulla stagione 2020, Covid permettendo.

di Matteo Landi

Classe 1994, nella massima Formula dal 2015. Inizialmente pilota del vivaio Red Bull, per poi divenire conduttore Renault nel 2017 e McLaren dal 2019. Uno dei pochi capaci di costruirsi una carriera in seguito alla fuoriuscita dalla academy austriaca. Un solo podio al suo attivo, ma avrebbe potuto ottenere molto di più se solo avesse avuto a disposizione vetture più performanti. Lo avevamo anticipato, oggi è ufficiale: Carlos Sainz Jr. sarà il compagno di squadra di Leclerc nelle stagioni 2021-2022. I meno giovani accosteranno il cognome Sainz al più blasonato padre Carlos Sr., pilota che nel 1990 e nel 1992 si aggiudicò il mondiale rally. Molto meno vincente ma con il meglio che ha da venire il futuro pilota della Rossa ha tutte le carte in regola per non sfigurare. Si troverà in squadra un compagno scomodissimo come Leclerc ma non ci sono motivi per pensare che non possano andare d'accordo: la recente buona convivenza con Lando Norris, giovane e velocissimo pilota emergente, può essere motivo di sonni tranquilli per Mattia Binotto. Dopo gli scontri Vettel-Leclerc, che hanno negato punti importanti alla classifica della Scuderia, un'altra convivenza difficile è l'ultima cosa che a Maranello vanno cercando. Ancora quest'ultima stagione con il quattro volte campione del mondo Vettel, poi potranno contare su una line-up freschissima.

Sainz, scelta giusta. Ma il cuore diceva Giovinazzi

Sarà una delle coppie meno vincenti della storia della Rossa, con Leclerc che attualmente vanta due vittorie in palmares e Sainz fermo a quota zero successi. Avranno ancora la stagione 2020 per aggiornare le loro statistiche ma qualsiasi sia il risultato in Ferrari potranno contare su due piloti affamatissimi e ben concentrati sui loro obiettivi. Una condizione mentale che di recente è venuta meno al titolato Vettel, il quale ha comunque dato, fin qui, ben 14 vittorie alla compagine guidata da Arrivabene prima e Binotto poi. Un bottino che sia il monegasco che lo spagnolo difficilmente raggiungeranno presto. La Ferrari ha agito con la mente, puntando su un pilota con una discreta esperienza alle spalle. Al cuore non si comanda, si dice, ma stavolta a Maranello non lo hanno seguito, altrimenti c'è da credere che avrebbero optato per Giovinazzi: italiano, cresciuto in seno alla Ferrari Driver Academy ed adesso in fase di “sgrossamento” in Alfa Romeo. Con i sedili bloccati per almeno due anni la Scuderia spegne le speranze del giovane pilota di Martina Franca che, per contro, avrà la possibilità di maturare per altre tre stagioni complete senza l'ansia di cogliere l'occasione al volo. Sarà necessario comunque tenere alta la tensione perché il suo posto in Alfa Romeo non è blindato ed alle sue spalle scalpitano i cavallini di razza del vivaio Ferrari, da Mick Schumacher a Robert Shwartzman, senza dimenticare, fra gli altri, Arthur Leclerc, fratello di Charles. Un'accoppiata 2021 Leclerc-Giovinazzi sarebbe stata un successo totale per il programma giovani. Le ragioni che hanno portato alla scelta di Sainz, tuttavia, sono più che comprensibili.

Ricciardo in McLaren: è ufficialmente scattato il mercato piloti

La mossa Ferrari ha così dato il via al mercato piloti e infatti quasi in contemporanea è arrivata la notizia del futuro arrivo di Ricciardo in McLaren. Al posto dello spagnolo formerà con Lando Norris un duo decisamente interessante e competitivo. Ed attenzione perché dal 2021 la squadra inglese tornerà a dotarsi delle power unit Mercedes! E Vettel? Il tedesco ha reso noto che non intende fare scelte affrettate e prende forma l'ipotesi, tutt'altro che remota, di un suo anno sabbatico, se non addirittura del ritiro dalla F1. Un mondo a cui il tedesco ha dato tanto e che lo ha consacrato fra i più grandi di ogni epoca, almeno nei numeri. Adesso che a Maranello hanno piazzato le pedine potranno finalmente concentrarsi esclusivamente sulla stagione 2020, nella speranza che possa iniziare quantomeno a luglio.

Pubblicato in Motori Emilia
Martedì, 12 Maggio 2020 23:03

Buona fortuna Sebastian!

Il tedesco non rinnoverà con la Rossa al termine della stagione 2020, che inizierà speranzosamente a luglio. La Ferrari comunica la fine di un matrimonio vissuto alla rincorsa di un iride che, al momento, non è arrivato. Chi, insieme a Leclerc, si vestirà di Rosso nel 2021?

di Matteo Landi

"Abbiamo preso questa decisione insieme a Sebastian e riteniamo sia la miglior soluzione per entrambe le parti. Non è stato un passo facile da compiere, considerando il valore di Sebastian, come pilota e come persona. Non c'è stato un motivo specifico che ha determinato questa decisione bensì la comune e amichevole constatazione che è arrivato il momento di proseguire il nostro cammino su strade diverse per inseguire i nostri obiettivi". Da giorni ormai circolavano le voci di una possibile separazione fra la Scuderia ed il campione tedesco. Le parole di Mattia Binotto hanno finalmente spento le illazioni. Prima che parta questo sfortunato mondiale 2020, vittima degli umori del Covid, in Ferrari hanno deciso di chiarire la situazione così da poter iniziare il campionato senza inutili ansie, dettate dalle probabili opprimenti domande che i giornalisti avrebbero fatto ad ogni conferenza stampa. Ne giova inoltre la situazione psicologica di un quattro volte campione del mondo che nei suoi anni vissuti a Maranello ha mostrato di subire la pressione più di quanto potessimo immaginarci. Nessun rinnovo con Ferrari quindi per Vettel, che nel 2021 avrà la possibilità di continuare nella massima Formula oppure, ipotesi tutt'altro che improbabile, ritirarsi.

Grazie Vettel, campione dai diversi volti

Nella mente di tanti Sebastian appare, adesso, come un pilota diverso da quello che è riuscito ad accaparrarsi ben quattro mondiali. Fresca è la memoria di un 2019 vissuto nell'ombra del suo ultimo talentuoso compagno di squadra, Charles Leclerc. A Monza, mentre il monegasco dominava la scena vincendo in un tripudio generale, Vettel è sembrato vittima di certi fantasmi, andando in testacoda ed arrancando fino alla 13esima piazza finale. Quei fantasmi che lo perseguitarono nel 2014, quando da campione del mondo in carica subì la velocità dell'allora nuovo team mate Ricciardo. Le prestazioni dell'australiano lo tramortirono, Vettel perse quella serenità che ritrovò poi nel 2015, al suo debutto in Rosso. Un matrimonio che fece bene al pilota ed alla Scuderia, reduce da un rapporto difficile e logorato con Alonso (“siete scemi?” fu il team radio rivolto al proprio box dal pilota spagnolo in quel di Monza). Da quel debutto ben 14 vittorie di tappa per il tedesco, divenuto il terzo pilota più vincente nella storia del Cavallino Rampante, ma anche qualche errore di troppo: la già citata “giravolta” monzese, quella del Bahrain 2019, quella del Giappone 2018, la speronata rifilata ad Hamilton nel 2017 in Azerbaigian. Un temperamento ben poco tedesco, “da meridionale” disse Marchionne. Errori che ne hanno intaccato il morale, e soprattutto, hanno compromesso le sue speranze di titolo iridato. Quel titolo che ormai rappresenta un sogno per i tifosi della squadra di Maranello, vinto l'ultima volta nel 2007 da Raikkonen fra i piloti e nel 2008 fra i costruttori. Sia nel 2017 che nel 2018 Vettel era andato vicino ad interrompere il lungo digiuno, prima che i suddetti errori gli tarpassero le ali. Eppure, ne siamo sicuri, la classe del Campione è intatta. Lo ha mostrato a sprazzi lo scorso anno, specialmente in Canada, quando solo le bizze dei commissari gli hanno negato uno strameritato successo. Finalmente il tedesco era tornato affamato, poi la penalità gli ha spezzato il fiato. La vittoria arrivata finalmente a Singapore è parsa un regalo della Ferrari: senza una strategia a lui favorevole Leclerc avrebbe ottenuto il terzo successo consecutivo. Così è la vita, verrebbe da dire, ed a volte anche i grandi amori finiscono. Più che il Vettel stanco del 2019 sarebbe bello se tutti ricordassimo quel pilota che nel 2015, in Malesia, saltò gioioso sul podio, quando alla sua seconda gara in Rosso colse un successo stupendo ed inaspettato. Caro Vettel, l'appassionato ti vorrà ancora così e se questo campionato 2020 inizierà (probabilmente a luglio in Austria) avrai modo di lasciare un bel segno al tuo tramonto Rosso.

Vettel: ritiro o McLaren? Ferrari: forse Sainz, ma perchè non Giovinazzi?

Nel 2021 il tedesco potrebbe approdare in McLaren, dove ritroverebbe Andreas Seidl, oggi team principal della squadra inglese, ingegnere BMW Sauber quando Vettel debuttò in F1 nel 2007 proprio con la squadra svizzero-teutonica. Accanto alla punta di diamante Leclerc, ormai talento indiscusso della F1, non sappiamo ancora chi potrebbe arrivare alla corte di Binotto. In Ferrari hanno allevato Giovinazzi, che al momento sta maturando in Alfa Romeo, e sarebbe bello poter rivedere un italiano in Rosso. Ricordiamo che “dietro” di lui scalpitano gli altri nomi della Ferrari Driver Academy, uno su tutti Mick Schumacher, desiderosi di poter arrivare il prima possibile nella massima Formula. La logica dice che avranno bisogno di trovare spazio in Alfa Romeo, a tutti gli effetti squadra satellite Ferrari. Voci delle ultime ore, sempre più insistenti, tuttavia, vorrebbero in Rosso Carlos Sainz Jr. Spagnolo, figlio del campione di Rally Carlos Sainz, è attivo in F1 dal 2015. Ex pilota della galassia Red Bull, passato dalla Toro Rosso alla Renault nel 2017 ed approdato poi nel 2019 in McLaren, non ha mai sfigurato. Solido, veloce, ha finalmente conquistato il podio lo scorso anno in Brasile. Nei prossimi giorni probabilmente sapremo quale sarà il successore di Vettel. Avremo ancora questa stagione per ringraziarti Sebastian, pilota dal cuore ferrarista, come ci hai più volte fatto notare. Intanto in bocca al lupo per questa stagione!

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 12 Aprile 2020 17:11

Addio Moss

A 90 anni si è spento Sir Stirling Moss. Pilota di un automobilismo da corsa che non c'è più. Eterno secondo? Re senza corona? Leggenda, è l'unico aggettivo che gli si addice.

di Matteo Landi

"La mia opinione su Moss è semplice: è l’uomo che ho ripetutamente accostato a Nuvolari. Aveva smania di correre, andava forte su qualsiasi macchina, aveva il gran pregio di giudicare una vettura soltanto attraverso il cronometro, cioè sul tempo che su un dato percorso essa gli consentiva di realizzare. Di Moss ho detto anche una volta che era un pilota che aveva il senso dell’incidente; e proprio in certe sue uscite di strada, come in certe uscite di strada di Nuvolari rimaste storiche, io ho trovato una analogia veramente curiosa per l’epilogo che non ha mai raggiunto la tragedia. Se Moss avesse anteposto il ragionamento alla passione, si sarebbe laureato campione del mondo, essendone più che degno". Così scrisse Enzo Ferrari in “Le mie gioie terribili”, pubblicato nel 1962. Anno in cui in seguito ad un grave incidente Sir Stirling dovette rinunciare ad una nuova carriera targata Ferrari. L'Eterno secondo, il Re senza corona. Soprannomi che non danno il giusto peso alla carriera di un grande pilota, vicecampione del mondo per ben quattro volte, nell'epoca più romantica ed affascinante delle corse. Alfiere di alcune delle più importanti case automobilistiche dell'epoca, Maserati, Mercedes, Lotus, e non solo. L'inglese che ha combattuto contro piloti del calibro di Ascari, Fangio, Brabham, Graham e Phil Hill, solo per citare alcuni nomi da pelle d'oca, si è spento oggi. Nel silenzio di una stagione agonistica che non può e vuole saperne di iniziare. Quasi a voler accompagnare nel suo viaggio verso l'ultraterreno una delle più luminose stelle della massima Formula, e non solo, che adesso splenderà lassù, in compagnia dei grandi che già affollano i circuiti del Paradiso. Sedici gran premi di F1, Targa Florio, Mille Miglia, Tourist Trophy e molte altre sono state le conquiste sui campi di gara del londinese. Sconfitto solo adesso, dopo una battaglia contro una lunga malattia, sarà per sempre ricordato, non come “l'Eterno secondo”, ma come un Campione della Grande Era, con la “C” maiuscola.

Pubblicato in Motori Emilia
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