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I numeri relativi al primo semestre 2014 esaminati da TrendER, l'osservatorio di CNA validato dall'Istat e elaborato in collaborazione con la Federazione regionale delle Banche di Credito Cooperativo: tutti gli indicatori registrano decise diminuzioni nel confronto col primo semestre 2013 -
Modena, 7 novembre 2014 -
Sono stati presentati nei giorni scorsi a Bologna i numeri relativi al primo semestre 2014 esaminati da TrendER, l'osservatorio di CNA validato dall'Istat e elaborato in collaborazione con la Federazione regionale delle Banche di Credito Cooperativo, che si basa su una banca dati di migliaia di imprese con meno di venti addetti della nostra regione. Una situazione, quella fotografata da CNA, ben poco rosea: tutti gli indicatori registrano decise diminuzioni nel confronto col primo semestre 2013: il fatturato complessivo cala dell'8,6%, quello estero del 21,1%, quello interno dell'8,3%, quello per conto terzi del 10,2%. Insomma, dal 2008, anno in cui è esplosa la crisi, quelli del 2014 sono i dati peggiori. Ed è poco consolante sapere che in questo scenario negativo Modena se la passa meglio di altre province.
Andamento fatturato imprese con meno di 20 dipendenti – primo semestre 2014
(percentuale rispetto allo stesso perido dell'anno precedente)
La tenuta del nostro sistema produttivo è ancora più evidente se si analizza il livello di fatturato a giugno 2014, facendo pari a 100 quello del primo semestre 2014. In questo Modena è la seconda provincia, dietro Ravenna, in termini di recupero del fatturato pre-crisi.
Le altre province, insomma, stanno peggio, ma ciò non significa che Modena goda di buona salute, anzi.
MALE SERVIZI E COSTRUZIONI, TIENE IL MANUFATTURIERO. La decisa caduta che interessa il fatturato complessivo (-6,4%) è ancora più pronunciata per la componente in conto terzi (-9,3%) che era entrata in forte crisi già nella seconda metà del 2013 e che, dunque, caratterizza in negativo le dinamiche recenti dell'economia provinciale.
Si arresta e si inverte il processo di crescita delle spese per retribuzioni (da +6,5% a -5,9%). Un andamento preoccupante, quest'ultimo, perché individua un calo dell'occupazione (nelle rilevazioni precedenti, iniziate nel 2008, quest'ultima era sostanzialmente stabile). Continuano a calare le spese per consumi (-6,9%), cioè materie prime ed energia, e crollano quelle per la formazione (-34,1%), diminuzione particolarmente preoccupante, perché determina un arretramento del nostro sistema produttivo in termini di competitività.
La forte diminuzione del fatturato totale è dovuta soprattutto al calo registrato dal terziario e dalle costruzioni (oltre il 10% in meno in ambedue i casi); assai più contenuto è il ridimensionamento registrato nel manifatturiero (-1,8%), ridimensionamento che, tuttavia, configura un preoccupante stop al processo di ripresa del comparto che si era avviato a fine 2012.
Analizzando le prosuzioni manifatturiere, mentre la meccanica registra l'arresto del processo di ripresa che si era avviato a fine 2012 (-0,2% la variazione tendenziale di fatturato), per legno mobile e sistema moda prosegue il trend negativo. Solo le trasformazioni alimentari registrano una (modesta) crescita di fatturato (+0,9%). Tra le attività di servizio, le dinamiche più negative interessano ancora i servizi a persone e famiglie (-12,9%) e le riparazioni veicoli (-15,7%).
Le considerazioni finali non rappresentano una novità: regge meglio chi esporta e chi produce in conto proprio (non a caso, il calo del fatturato totale è direttamente correlato a quello del fatturato interno e all'andamento del fatturato in conto terzi). Al solito, ci si aggrappa alla meccanica, vera spina dorsale del nostro sistema produttivo, mentre torna in crisi la moda. Nel settore legno si produce la metà di quanto si faceva nel 2008, mentre continua la crisi del settore costruzioni.
LE RETI. Nel corso della presentazione dei dati si è parlato anche di reti, una delle modalità per affrontare la crisi. Da questo punto di vista le imprese dell'Emilia Romagna non sono state con le mani in mano, tanto meno quelle modenesi. La nostra regione, infatti, è la seconda in Italia per numero di contratti di rete: sono 1.107 le imprese che hanno utilizzato questa nuova forma di aggregazione, solo la Lombardia fa meglio con 1.997 imprese. I benefici del fare network tra imprese sono invece testimoniati dai risultati del progetto "Dai distretti produttivi ai distretti tecnologici 2" avviato nel 2011 da diversi soggetti, tra cui Cna Innovazione, col finanziamento della Regione Emilia Romagna e il Ministero dello Sviluppo Economico. Questo progetto ha prodotto 93 nuove reti che hanno coinvolto complessivamente 281 imprese, di cui 118 micro e piccole aziende. Questa iniziativa ha consentito l'assunzione di quasi 300 ricercatori e ricercatrici nelle imprese delle reti, dei quali 170 con contratti non occasionali. Le reti sono nate praticamente in tutti i settori, per quanto riguarda le province, 85 le imprese modenesi che hanno partecipato al progetto, 81 quelle di Bologna, 42 di Reggio Emilia, 34 di Ravenna, 31 di Forlì Cesena, 23 di Rimini, 17 di Parma, 14 di Piacenza, 11 di Ferrara.
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Ristrutturazioni e risparmio energetico: la manovra raddoppia l'importo della ritenuta sui bonifici bancari -
Modena, 6 novembre 2014 -
CNA lo aveva sottolineato, commentando la Legge di Stabilità: una manovra in grado di rappresentare un'inversione di tendenza rispetto al passato, a patto che gli investimenti previsti non vengano alimentati da nuove tasse e meccanismi in grado di penalizzare le imprese. Purtroppo, invece, questo rischio si va materializzando ai danni delle pmi dell'edilizia, il settore che più sta pagando la crisi.
La Legge di Stabilità, infatti, ha raddoppiato dal 4 all'8% la ritenuta applicata sui bonifici bancari collegati alle operazioni di ristrutturazione ed efficientamento energetico delle abitazioni e degli immobili delle imprese, l'unica modalità di pagamento ammissibile per avere diritto alle relative detrazioni fiscali. "Una sberla da 920 milioni di euro – commenta Paolo Vincenzi, presidente di CNA Costruzioni di Modena, che mina una situazione di liquidità già precaria per le imprese dell'edilizia".
La gravità di questo prelievo è testimoniata paradossalmente dallo stesso fisco. "La banca dati degli studi di settore dimostra che su 100 euro di ricavi il reddito per l'impresa è intorno ai 10 euro. Portare all'8% la ritenuta significa, per le imprese, anticipare l'80% di quest'ultima allo Stato. Reddito che dovrebbe servire, tra l'altro, a pagare i dipendenti ed i fornitori. L'effetto di questo provvedimento, dunque, potrebbe essere quello di costringere le imprese a presentarsi in banca per reperire la liquidità necessaria ad onorare i propri impegni, con le difficoltà ed i costi ben noti a tutti".
"Un dubbio sorge spontaneo – chiosa Vincenzi – che si voglia creare un credito d'imposta a favore delle imprese talmente elevato da renderne difficile e costoso il recupero, visto che lo Stato è un attento riscossore ma un poco puntuale pagatore. E non vengano a raccontare che l'aumento della ritenuta serve a combattere l'evasione. Per combattere l'evasione è sufficiente una ritenuta dello 0,1%: tanto basta alle banche per comunicare all'Agenzia delle entrate il pagamento effettuato all'impresa".
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
I risultati dell'indagine condotta da CNA che ha coinvolto 2.400 imprese "misurare" l'impatto sulle aziende della burocrazia non tanto in termini economici, ma di percezione degli imprenditori -
Modena, 3 novembre 2014 -
Cosa vuol dire burocrazia? Vuol dire – ed è solo l'esempio più recente - spiegare con due circolari di 65 pagine un comma di sette righe, come accaduto nel caso della norma che impone l'annotazione sul libretto di circolazione del nominativo di chi, non essendone proprietario né parente convivente, utilizzi il mezzo per un periodo superiore a trenta giorni. Una vicenda che ha tenuto impegnati per giorni professionisti e tenuto in ansia imprese ed utilizzatori di mezzi aziendali che ben testimonia nei fatti coa si nasconde dietro questa famigerata parola.
CNA ha cercato di "misurare" l'impatto sulle aziende della burocrazia non tanto in termini economici, ma di percezione degli imprenditori. Un sondaggio che ha coinvolto 2.400 imprese, molte di queste sul nostro territorio, per i tre quarti delle quali la burocrazia è tra i principali fattori responsabili della decrescita economica dell'Italia. Burocrazia intesa, per la maggioranza degli intervistati (il 72%) come complessità degli adempimenti. La difficile comprensibilità delle norme sottrae un tempo rilevante all'attività aziendale: per il 41,8% delle imprese, si arriva fino a tre giorni al mese (24 ore lavorative) ma nel 30,7% dei casi, vengono impiegate fino a 5 giornate al mese (40 ore lavorative). Tempo che significa maggiori costi.
Sistri, responsabilità solidale negli appalti e spesometro sono considerati gli adempimenti più odiosi e complicati (soltanto per l'adempimento degli obblighi inerenti responsabilità solidale le imprese affrontano un costo calcolato in 1,2 miliardi di euro).
Una situazione che negli ultimi anni non è certo migliorata, visto che il 75% delle imprese ha una percezione negativa delle presunte operazioni di semplificazioni introdotte dai governi che si sono succeduti negli ultimi sei anni. Ma c'è fiducia, visto che un'impresa su due ritiene che l'attuale governo potrà ridurre significativamente il carico burocratico che grava sul sistema produttivo.
Di certo c'è che il livello di informatizzazione delle PA è giudicato del tutto inadeguato rispetto alle necessità delle imprese da circa il 53% di esse. L'inadeguatezza del livello di informatizzazione della PA si evince anche dalla capacità di interagire on-line con l'operatore pubblico: in media, solo un'impresa su tre (quasi il 30%) riesce a sbrigare più della metà delle pratiche per via telematica. Ecco perché gli imprenditori sono concordi nel ritenere che la riforma della Pubblica Amministrazione sia tra gli obiettivi da perseguire prioritariamente nei prossimi mesi e che l'innalzamento del livello di informatizzazione non sia rinviabile. Maggiore informatizzazione della PA è sinonimo di agilità e tempestività: oltre a permettere una riduzione dei costi operativi, essa consentirebbe alle imprese di avere innanzitutto risposte più chiare e tempestive da parte dell'operatore pubblico(30,8%), poi maggiore certezza nei tempi di conclusione dei procedimenti amministrativi (27,4%).
Il giudizio critico sulla burocrazia trova conferma quando agli imprenditori viene chiesto di elencare le riforme dell'agenda di Governo ordinandole per priorità in un ventaglio ristretto di materie cruciali nella vita delle imprese: il fisco, il lavoro, la giustizia e, per l'appunto, la PA. In cima alle aspettative delle imprese ci sono le riforme del fisco e del lavoro. Si tratta di un risultato scontato: il peso del fisco sulle imprese italiane (sintetizzato dal cosiddetto total tax rate che, secondo stime CNA, può raggiungere in alcuni casi il 74,4% ) è tra i più alti d'Europa e lo stesso vale per il costo del lavoro. La riforma del fisco risulta poi ampiamente prioritaria tra le imprese con meno di 10 addetti mentre quella del lavoro viene auspicata soprattutto tra le imprese con più di 10 addetti, nelle quali operano più frequentemente lavoratori dipendenti. È invece sorprendente che la necessità di riformare in tempi brevi la PA trovi il consenso di una quota non irrilevante di imprenditori (il 14,4%), a conferma della consapevolezza che lo snellimento della pubblica amministrazione rappresenti un fattore strategico per incrementare la competitività del Sistema-Italia.
Insomma, abbattere la burocrazia non è solo un atto dovuto, ma un'azione concreta per contribuire ad uscire dalla crisi e ridare fiducia alle imprese.
(Fonte: ufficio stampa CNA MO)
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