CNA Modena

CNA Modena

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Sito ufficiale: www.mo.cna.it

CNA ha messo a punto una sorta di decalogo europeo per le Pmi, che l'Associazione proporrà ai diversi candidati.

Modena, 16 Maggio 2014 -

Il 25 maggio non saranno di scena "soltanto" le elezioni amministrative, ma anche quelle per il rinnovo del Parlamento europeo, l'unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini, peraltro solo la prima di una serie di importanti scadenze sulla strada dell'Unione: la presidenza italiana del semestre luglio/dicembre, la nomina della nuova Commissione a novembre, la scelta del prossimo Comitato economico e sociale nel primo semestre dell'anno prossimo.
Dunque, un appuntamento elettorale magari meno sentito delle elezioni comunali, ma altrettanto importante, se si considera il peso delle politiche comunitarie. Per questo CNA ha messo a punto una sorta di decalogo europeo per le Pmi, che l'Associazione proporrà ai diversi candidati. Il "pacchetto", in undici punti, sollecita misure efficaci per rafforzare la presenza delle Pmi in Europa, una spinta che – sottolinea la CNA - dovrebbe partire proprio dall'Italia, la cui ossatura economica è costituita nella stragrande maggioranza da Pmi. "Abbiamo bisogno di una politica economica europea orientata alla crescita – auspica la CNA – indispensabile per garantire la sostenibilità dei sistemi di welfare nazionali e per ridurre i divari esistenti tra i Paesi dell'Unione, contrastando l'acuirsi di pericolosi sentimenti nazionalistici".

Ecco le proposte di CNA: avviare un piano straordinario europeo per gli investimenti, attraverso l'istituzione di un fondo dedicato al completamento della rete di infrastrutture di comune interesse (gas, banda larga, logistica e porti);
porre in essere politiche di accompagnamento all'economia reale per favorire la competitività delle imprese europee e la ripresa dell'occupazione;
escludere gli investimenti pubblici e il cofinanziamento dei fondi strutturali dal deficit di bilancio ai fini del patto di stabilità;
aggiornare lo Small Business Act e renderlo vincolante per gli Stati membri, mettere le piccole imprese al centro dell'azione di politica economica e adottare misure correttive per raggiungere gli obiettivi ivi definiti;
assicurare un più facile accesso per le Pmi ai finanziamenti bancari, attraverso l'adozione di meccanismi di vigilanza sul sistema bancario che favoriscano gli impieghi a favore delle piccole e medie imprese;
rafforzare le politiche per il settore energetico delle infrastrutture e per l'efficienza energetica delle Pmi, integrandole in un piano europeo per lo sviluppo sostenibile che promuova la "green economy";
garantire il miglior accesso al mercato interno per le Pmi e i lavoratori autonomi, prevenire e contrastare forme di posizione dominante e di oligopolio pubblico e privato;
assicurare una migliore qualità della regolamentazione e la semplificazione burocratica, introducendo nuovi e più incisivi meccanismi di valutazione di impatto della nuova legislazione e di verifica degli effetti della legislazione vigente;
potenziare il ruolo dell'intergruppo Pmi presso il Parlamento Europeo, che assicuri una consultazione permanente con i rappresentanti delle organizzazioni rappresentative delle Pmi;
rafforzare la partecipazione delle Pmi ai processi di normazione e al sistema di standardizzazione di prodotti e servizi;
confermare il sostegno alla nuova regolamentazione in materia di marchio di origine ("Made in").

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA
 MO)

Un'analisi di CNA Nazionale su 112 comuni italiani. Piccoli imprenditori al lavoro sino al 19 agosto per pagare le tasse nazionali, regionali e comunali -

 

Modena, 15 Maggio 2014 -

Cinquantesima in Italia per pressione fiscale complessiva (Total Tax Rate:TTR), al 63esimo posto della classifica nazionale per reddito disponibile (cioè, dopo averci pagato le relative tasse). E' questo il piazzamento del comune di Modena tra i 112 comuni classificati dal Centro Studi di CNA nazionale in merito al peso delle imposte gravanti sulle imprese artigiane nel 2014.
La Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola Impresa ha calcolato il livello della tassazione effettiva gravante su un'azienda tipo, individuata da alcuni parametri (impresa manifatturiera individuale con laboratorio più negozio per complessivi 525 mq, cinque dipendenti, quattro operai e un impiegato, un fatturato di 430.000 euro e un reddito d'impresa di 50.000 euro), scoprendo che, mediamente, nel 2014, questa azienda pagherà in tasse il 63,1% (nel 2011 eravamo al 59,1%), valore a cui si giunge sommando le tasse nazionali, regionali e comunali.
Ma, dato che la statistica risponde alla famosa distribuzione del pollo, accanto a situazioni relativamente virtuose come quelle di Cuneo (la più economica, a quota 56,2%, Carbonia (56,5%) e Sondrio (56,9%), scopriamo città davvero esose come Roma, al top della graduatoria a quota 74,4%, seguita a brevissima distanza da Bologna e Reggio Calabria, appaiate a 74,2%.
Quanto a Modena, il nostro capoluogo lo troviamo più o meno nel mezzo, al 50esimo posto con un TTR del 63,1%, in compagnia di Bergamo, Fermo e Monza, con un aumento di un decimale rispetto al 2013.

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Una crescita impositiva risibile, è vero, ma che stride di fronte alla constatazione che in tre comuni su quattro, nel campione dei 112 capoluoghi di provincia analizzati, quest'anno si registrati invece una riduzione rispetto al 2013.
Limitando il confronto alla Regione Emilia Romagna, con la sola esclusione di Piacenza, Modena la ritroviamo al quinto posto, più "risparmiosa", in termini di tasse, di Bologna (seconda con 74,2%), Parma (23esima a quota 66,3%), Forlì (273esima, 65,7%) e Cesena (32esima con il 64,7%), ma più "cara" di Rimini (59esima, 62,3%), Ravenna (64esima, 62,1%), Ferrara (71esima, 61,4%) e Reggio Emilia, la meno invasiva della nostra Regione, con un TTR del 60% (87esimo posto in graduatoria).
Ciò significa che gli artigiani e i piccoli imprenditori che abitano e lavorano all'ombra della Ghirlandina quest'anno dovranno lavorare sino al 19 agosto (diciassette giorni in più rispetto al 2011) per pagare le tasse dell'anno. Insomma, a volerci scherzare, si potrebbe dire che le tasse si mangiano anche un pezzetto di ferie, oltre al lavoro.
Ma l'indagine evidenzia anche qual è il reddito che rimane all'impresa dopo averci pagato le tasse, e pure in questo caso Modena rimane a metà via, il 63esima posizione e al quinto posto in regione, con un reddito disponibile di 20.869 euro, 2.428 euro in meno (l'11,6%) rispetto a tre anni fa.

Reddito disponibile ad un'impresa artigiana dopo imposte – Emilia Romagna - 2014

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Leggendo i dati nel loro complesso, è evidente l'insostenibilità di una situazione che vede le piccole imprese pagare in tasse i tre quinti di ciò che guadagna e che penalizza realtà che contribuiscono in modo decisivo alla produzione di benessere. Sulla base di queste considerazioni, CNA ha avanzato propose concrete per andare verso un sistema fiscale più equo, misure che coinvolgono sia lo Stato che gli enti locali. E' il caso dell'aumento a 25.000 euro della franchigia Irap (attualmente fissata a 10,5mila euro), di una consistente riduzione dell'imposta sugli immobili strumentali d'impresa (capannoni, negozi, laboratori, uffici) quando questi sono usati per l'attività produttiva (una riduzione del 50% dell'Imu abbasserebbe di 3,8 punti il TTR, riportandolo ai livelli del 2011), della piena deducibilità dell'Imu dal reddito d'impresa e dall'Irap (manovra che vale 4,1 punti del TTR), la previsione di tariffe Tari effettivamente commisurate alle quantità e alle qualità dei rifiuti effettivamente prodotti e conferiti in discarica. Insomma, a giudizio di CNA esistono margini di manovra per intervenire su quel mostro abnorme di nome fisco, a patto di volere davvero andare verso un regime fiscale più equo.

 

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA MO)

Il Centro Studi Cna ha misurato e quantificato, il peso complessivo del fisco andando a controllare, una per una, 112 città italiane, cioè tutti i capoluoghi di Provincia e di Regione.


Modena, 15 maggio 2014 -


Come sarà nel 2014 il peso complessivo del fisco (il Total Tax Rate) sulle piccole e medie imprese e sugli artigiani?
Il Centro Studi Cna lo ha misurato e quantificato, andando a controllare, una per una, 112 città italiane, cioè tutti i capoluoghi di Provincia e di Regione.
Il risultato di questo lavoro capillare è il primo "Osservatorio permanente sulla tassazione di artigiani e piccole e medie imprese in 112 Comuni d'Italia".


L'Osservatorio, che viene presentato oggi a Roma in occasione del convegno "Comune che vai tassa che trovi", raccoglie tutti i dati fiscali del 2011, del 2012 e del 2013, comparati con le previsioni di quello che succederà nel 2014.
Le "brutte" sorprese scoperte dall'Osservatorio.

Total Tax Rate.


Nel 2014 si arriverà – dato medio su Italia – al 63,1%. Nel 2011 era del 59,1%. E' il risultato del lavoro di un mostro fiscale a tre teste (nazionale, regionale e comunale) che opera incessantemente su artigiani e Pmi.
Se guardiamo alla classifica delle 112 città la musica cambia in peggio e di parecchio.
Partiamo da Roma, la città che conquista il primo posto. Nel 2011 registrava una pressione del 65,7%. Nel 2014 segna il 74,4%. Un balzo dell'8,7%.
A ruota, di pochissimo, a pari merito, ben due città: Bologna con il 74,2% (nel 2011 era il 64,6%) e Reggio Calabria, sempre con il 74,2% (nel 2011 era il 62,4%).
Ruolo di damigella d'onore, Firenze con il 74,1% (nel 2011 era il 63,9%).
La classifica 2014 della pressione fiscale complessiva delle 112 città è ben raccontata dalle tabelle 1.1 e 1.2.
La tabella 1.A evidenzia la "top ten" delle città dove i piccoli pagano più tasse: Roma al primo posto e al decimo Biella.


Il Tax Free Day.


E' un modo semplice ed efficace per capire fin dove arriva in dodici mesi la mano del fisco sulle piccole imprese.
Anche qui (vedi tabelle 2.1, 2.2 e 2.3) non mancano le sorprese.
Se la tua impresa si trova a Cuneo, il 25 luglio del 2014 sarà l'ultimo giorno che lavori per le tasse (nel 2011 il fisco si fermava al 22 luglio). Ma se per sfortuna l'impresa si trova in una delle 10 "peggiori" città allora sono guai. La tabella 2.B è impietosa. A Reggio Calabria, Bologna, Roma e Firenze nel 2014 il fisco ti chiede di lavorare per lui fino al 29 settembre.
Vediamo in dettaglio cosa è successo. Rispetto al 2011 a Reggio Calabria il fisco si prende 43 giorni in più, a Bologna 35 giorni, a Roma 31 giorni, a Firenze 38 giorni.
Nella tabella 2.A troviamo la classifica delle 10 città "migliori"(si fa per dire). Cuneo in testa dove il fisco si ferma al 25 luglio (nel 2011 al 22 luglio). Al secondo posto Carbonia con il 26 luglio (il 24 luglio nel 2011). E Gorizia con il 28 luglio (23 luglio nel 2011).


Il reddito che resta dopo aver pagato le tasse (tabelle 3.1, 3.2 e 3.3)
Alla fine la faccenda più importante di tutte: nel 2014 quanto resta alle imprese?
Tutti i calcoli dell'Osservatorio sono stati fatti tenendo a riferimento come modello (vedi allegato di seguito) un'impresa manifatturiera individuale, con un laboratorio di 350 mq, un negozio di 175 mq, 5 dipendenti, un fatturato di 430mila euro/anno e un reddito d'impresa di 50mila euro/anno.
A conti fatti il risultato fa cadere le braccia. A Cuneo (vedi tabella 3.A), la città che tratta fiscalmente meglio artigiani e Pmi, dopo aver pagato tutte le tasse i 50mila euro diventano, nel 2014, 21.190 (erano 22.356 nel 2011).
E nelle città più "cattive"? (vedi tabella 3.B). La "top ten" vede sempre al comando il poker che già conosciamo: in testa Roma, dove i 50mila euro sono diventati 12.814
(17.139 nel 2011) seguita da Reggio Calabria con 12.896 (18.810 nel 2011), da Bologna con 12.921(17.720 nel 2011) e Firenze con 12.938 (18.072 nel 2011).

 

FISCO, ARTIGIANI E PMI OTTO PROPOSTE DELLA CNA

1) Una strada per ridurre progressivamente la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo


CNA ritiene fondamentale trovare un giusto coordinamento tra il Fondo taglia tasse previsto nella Delega per la riforma fiscale e il Fondo, con la stessa finalità, previsto dalle legge di stabilità per il 2014. In particolare, occorrerebbe costruire un automatismo, che intercetti tutte le maggiori entrate provenienti:


1) dalla lotta all'evasione fiscale,
2) dalla riduzione della spesa pubblica,
3) dalla risistemazione delle tax-expenditures, per alimentare un unico fondo che indirizzi ogni anno, inderogabilmente, una quota cospicua alla riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro. Solo la parte eventualmente eccedente potrà essere utilizzata per altri obiettivi di finanza pubblica.

2) Irpef. Rivedere la tassazione delle imprese personali e degli autonomi, riducendo l'aliquota all'aumentare del reddito
dichiarato (chi più dichiara, meno paga) -


CNA ritiene necessario un nuovo sistema di tassazione che premi l'efficienza e la fedeltà fiscale, in modo automatico, all'aumentare del reddito dichiarato.

Per raggiungere questo obiettivo occorre:

1) Una strada per ridurre progressivamente la tassazione
sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo
2) Irpef. Rivedere la tassazione delle imprese personali e degli autonomi, riducendo l'aliquota all'aumentare del reddito
dichiarato (chi più dichiara, meno paga)
introdurre a regime, cioè in modo permanente, un sistema premiale legato alle performance di reddito incrementale dichiarato rispetto a una soglia minima di reddito, riferibile alle potenzialità produttive dell'impresa e da determinarsi in via presuntiva.

 

3) Irap. Aumentare la franchigia dall'imposizione Irap a 25mila euro


Sull'Irap, CNA ritiene, in primo luogo, che sia fondamentale procedere a una immediata individuazione della tipologia di imprese individuali da escludere dal pagamento del tributo, perché non dotate di un'autonoma organizzazione. Sebbene la giurisprudenza abbia ormai sancito questa esclusione, l'area dei requisiti per poter accedere a tale esenzione risulta tutt'altro che chiara. Questo lascia molte piccole imprese nel dubbio se sia preferibile rischiare, non versando il tributo, o pagare per poi presentare istanza di rimborso. E' una situazione di incertezza normativa non più tollerabile. In attesa di una definizione legislativa di autonoma organizzazione, CNA ritiene opportuno procedere all'immediato innalzamento della franchigia di imposizione (no tax area Irap) almeno fino a 25mila euro dagli attuali 10,5 mila euro, esentando così dal tributo, nei fatti, le imprese minori.

 

4) Valori catastali. Rivedere i criteri per l'attribuzione dei valori catastali degli immobili per allinearli periodicamente ai valori di mercato, A INVARIANZA DI GETTITO


Dalle analisi dell'Osservatorio è emersa la necessità di eliminare le profonde iniquità addebitabili a una tassazione locale sugli immobili fondata su valori catastali molto lontani dai valori di mercato. CNA ritiene importante, quindi, l'immediata attuazione della riforma del catasto con l'obiettivo di avvicinare il più possibile le valutazioni catastali ai valori di mercato, prevedendo, nel contempo, una revisione triennale degli stessi.
Occorre prestare ferma attenzione affinché la riforma del catasto sia orientata esclusivamente verso obiettivi di maggiore equità in tema di tassazione sugli immobili e non si traduca nell'ennesimo pretesto per aumentare ancora una volta le imposte. La CNA, insieme ad altre 14 organizzazioni, sta seguendo attivamente la riforma.

 

5) Imu. Ridurre il peso dell'imposta sugli immobili strumentali d'impresa quando vengono utilizzati per l'attività produttiva


Un buon contributo alla riduzione del "Total Tax Rate" sulle imprese potrebbe derivare da una sostanziale riduzione dell'Imu dovuta sugli immobili produttivi utilizzati dall'imprenditore per svolgere la propria attività. Si deve prendere atto che gli immobili strumentali delle imprese subiscono già una tassazione concorrendo alla determinazione del reddito d'impresa, ossia alla creazione di ricchezza tassata. Gli immobili strumentali, se effettivamente utilizzati, sono fattore di sviluppo da incentivare e non una rendita da penalizzare. La proprietà degli immobili, insomma, sta diventando uno svantaggio competitivo, piuttosto che una risorsa.



ABBIAMO CALCOLATO CHE LA RIDUZIONE DELL'IMU DEL 50% ABBASSEREBBE IL TOTAL TAX RATE DELLA PICCOLA IMPRESA DI 3,8 PUNTI PERCENTUALI (DAL 63,1% AL 59,3%) RIPORTANDOLO SOSTANZIALMENTE AI LIVELLI DEL 2011.


6) Deducibilità Imu. Rendere pienamente deducibile l'Imu dal reddito d'impresa e dall'Irap


La deducibilità completa dell'Imu dal reddito d'impresa e dalla base imponibile Irap, oltre a eliminare una norma incostituzionale (doppia imposizione), potrebbe andare nella direzione di ridurre in modo automatico l'incidenza della tassazione erariale all'aumentare di quella comunale, riequilibrando il "Total Tax Rate" complessivo.


ABBIAMO CALCOLATO CHE LA DEDUCIBILITA' COMPLETA DELL'IMU DAL REDDITO D'IMPRESA ABBASSEREBBE IL TOTAL TAX RATE DELLA PICCOLA IMPRESA DI 4,1 PUNTI PERCENTUALI (DAL 63,1% AL 59%) RIPORTANDOLO AI LIVELLI DEL 2011.

 

7) Tari. Bisogna rendere obbligatorio per i comuni la previsione di tariffe Tari (la nuova imposta sui rifiuti) commisurate alle quantità e qualità dei rifiuti effettivamente prodotti e conferiti in discarica


Le criticità che per anni hanno caratterizzato l'evoluzione della tariffa rifiuti possono essere superate solo attraverso la previsione, da parte dei comuni, di sistemi di misurazione puntuale delle quantità di rifiuti conferite al servizio pubblico. Occorre individuare un metodo di determinazione per commisurare la tariffa Tari alle quantità e qualità dei rifiuti effettivamente prodotti e conferiti in discarica (tariffa puntuale).
In assenza di una tariffa puntuale, le continue modifiche, apportate nel corso degli anni al regime di tassazione sui rifiuti, hanno determinato notevoli aumenti dei costi di smaltimento e, di conseguenza, delle tariffe applicate. Peraltro, l'utilizzo inappropriato da parte dei comuni del principio di assimilabilità ai rifiuti urbani dei rifiuti prodotti dalle imprese si è tradotto in una doppia imposizione sui rifiuti prodotti.
La tassazione dei rifiuti nel 2007 pesava per 4,7 miliardi, nel 2012 per 6,8 miliardi, segnando un aumento del 44,68% in soli cinque anni, senza considerare gli ulteriori aumenti connessi all'introduzione della Tares nel 2013, i cui dati non sono ancora disponibili.


8) Gli adempimenti: troppi e complicati. Vanno semplificati e ridotti gli adempimenti, sia a livello centrale sia a livello locale,
che determinano costi indiretti sulle imprese, minore produttività e minore competitività


Tutti concordano, a parole, che occorra semplificare e ridurre gli adempimenti a carico delle imprese. Una intenzione che non trova attuazione sul lato pratico. Il proliferare di norme sempre più complesse e la richiesta di un numero crescente di adempimenti si traducono inevitabilmente in maggiori oneri e complessità gestionali per il contribuente. Negli ultimi anni, sono stati sempre più "scaricati" sull'impresa adempimenti formali finalizzati all'attività di controllo dell'Amministrazione finanziaria. Se a questo onere si aggiunge la potestà regolamentare attribuita ai comuni in materia di tributi locali, ci si trova in una "giungla" dalla quale si esce solo con molte difficoltà, anche interpretative, e con maggiori costi e oneri per le imprese, a scapito della produttività e della competitività. Lo prova il posizionamento dell'Italia al 131° posto (sui 185 Paesi considerati) nel rapporto Doing Business 2013 della Banca Mondiale per l'indicatore "paying taxes" che, oltre all'ammontare delle imposte da versare ogni anno, tiene conto anche degli oneri amministrativi.

In allegato le tabelle di riferimento 


(Fonte: ufficio stampa CNA MO)

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