Bologna, 28 agosto 2013 --
La vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Simonetta Saliera ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Enrico Letta e ai ministri Lorenzin, De Girolamo, Zanonato e Giovannini, in cui esprime soddisfazione per la conferma da parte della Commissione europea delle misure adottate dall'Italia e dalla Regione Emilia-Romagna per controllare i focolai di aviaria e in cui si augura una revisione dei provvedimenti ministeriali in allineamento a quanto contenuto nella direttiva comunitaria.
Pertanto, si chiede l'abrogazione dei vincoli restrittivi (che allargavano a tutta l'Emilia-Romagna i vincoli di spostamento degli animali e di commercializzazione con la sola eccezione delle carni e delle uova già imballate per il consumatore finale) sulle zone non interessate dai provvedimenti comunitari. Questo anche in considerazione del fatto che dal momento della conferma del primo focolaio è entrato in vigore un piano straordinario di controllo sugli allevamenti avicoli di tutto il territorio regionale in cui sono previste misure suppletive rispetto a quanto riportato dal piano di nazionale di controllo dell'influenza aviaria.
"Se sul fronte sanitario la prospettiva di diffusione della malattia al di fuori della filiera produttiva della specifica impresa coinvolta si può sperare sia contenuta se non arginata - aggiunge Saliera - l'impatto sull'economia regionale, determinato dalle drastiche e corrette misure restrittive sanitarie adottate in fase di emergenza, si sta rivelando sempre più preoccupante". Da qui la richiesta al Governo di un provvedimento straordinario a tutela degli occupati del settore avicolo regionale gravemente danneggiato dai casi di influenza aviaria . "La gravità della situazione, conclude Saliera - richiede un intervento urgente a tutela del lavoro così come avvenuto anche a fronte dell'emergenza sisma dell'anno scorso, per assicurare a questi lavoratori agricoli una copertura delle giornate non lavorate a causa dell'aviaria". (Un provvedimento analogo al decreto era già stato realizzato nel 2006 dal Ministero del Lavoro per l'allarme aviaria proprio per salvaguardare gli occupati del settore).
Saliera scrive infine che la Regione Emilia-Romagna resta a disposizione per continuare la proficua collaborazione sino ad oggi instaurata con le strutture ministeriali e il Centro di referenza nazionale e per valutare eventuali misure di controllo suppletive ritenute utili a fornire garanzie all'intero sistema produttivo nazionale.
Nel mentre è stato rilevato il quarto focolaio Mordano per il quale si prevede l'abbattimento di circa 150 mila capi e un abbattimento preventivo per un allevamento di tacchini a Portomaggiore.
Il Nuovo focolaio di influenza aviaria a Mordano, sul confine tra le province di Bologna e Ravenna, è stato individuato a seguito dell'attuazione del Piano di controllo straordinario previsto dalla Regione in un allevamento di galline ovaiole, di proprietà Eurovo, gruppo titolare del primo focolaio di Ostellato (Fe) e dell'altro sito a Mordano. L'accertamento del nuovo focolaio è avvenuto - precisa una nota della regione emilia romagna - grazie alla stretta rete di sorveglianza sanitaria messa in campo dalla Regione e alla collaborazione delle imprese di settore, proprio per garantire il contenimento dell'infezione all'indomani della scoperta dell'arrivo del virus in regione.
Dall'assessorato Politiche per la salute regionale riferiscono che " Il diffondersi della malattia era prevedibile perché avvenuto nell'ambito della stessa azienda di produzione e a pochi chilometri dall'altro focolaio". Le operazioni di abbattimento dei circa 150 mila capi inizieranno in giornata.
La Regione, per fronteggiare il nuovo caso di aviaria, ha già emanato un'ordinanza per l'attuazione delle misure straordinarie previste dalla normativa sanitaria europea e nazionale.
Nel frattempo è giunta anche l'autorizzazione dal Ministero per procedere all'abbattimento preventivo di un allevamento di tacchini situato nelle vicinanze del focolaio di Portomaggiore e Ostellato. Gli animali (65 mila circa) risultano negativi al virus ma l'abbattimento preventivo ha lo scopo di diradare la popolazione avicola sensibile alla malattia, per fare terra bruciata attorno al virus.
Prosegue intanto, in ottemperanza alle direttive assunte già la scorsa settimana, il monitoraggio degli allevamenti sotto il controllo dell'assessorato alle Politiche per la salute e il coordinamento di tutte le iniziative con gli assessorati all'Agricoltura e la Vicepresidenza per un'emergenza che, oltre ad essere sanitaria, ha risvolti economici importanti per questa regione. (Fonte Regione Emilia Romagna)
Piacenza, 26 agosto 2013 -
Confermata la presenza del virus in insetti e volatili -
Anche in provincia di Piacenza è stato confermato l'isolamento del virus West Nile in uccelli selvatici e zanzare ma nessun caso umano è stato segnalato.
I campioni sugli uccelli e le zanzare che sono risultati positivi sono stati prelevati nell'ambito del piano che la Regione Emilia Romagna da anni attua, mediante la costituzione di una efficace rete di sorveglianza attuata in collaborazione con le Ausl, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale, l'Ufficio Faunistico della Provincia e gli ATC provinciali, per monitorare la presenza del virus.
Gli uccelli selvatici migratori rivestono un ruolo fondamentale nella diffusione del virus, rappresentando il vero serbatoio di infezione. La trasmissione dell'infezione alle altre specie sensibili (uomo, cavallo, uccelli) avviene tramite insetti vettori, rappresentati dalle zanzare del genere Culex, la zanzara comune.
La zanzara tigre, responsabile della trasmissione di malattie esotiche come Chickungunya e Dengue, non ha nessun ruolo nella trasmissione di questa malattia.
Sia l'uomo che il cavallo possono ammalare, ma non possono ritrasmettere il virus alle zanzare, e quindi ad altri animali o persone.
Le zone della Provincia più a rischio sono quelle dove è maggiore la densità di zanzare Culex e maggiore il passaggio di uccelli migratori, quindi tutta l'area a Nord della Via Emilia e lungo il corso del Po.
Le misure di prevenzione da anni raccomandate per ostacolare la moltiplicazione della zanzara tigre, sono efficaci anche contro le Culex, ma poiché quest'ultima si sviluppa anche nelle raccolte d'acqua più grandi, la lotta larvicida va estesa anche a vasconi di irrigazione, laghi artificiali, canali, scoline etc.
L'Azienda Usl ha già invitato tutti i sindaci dei Comuni a intensificare i controlli già attivati con i piani di lotta alle zanzare.
Nell'uomo, la esposizione al virus nell'80% dei casi non determina malattia. Nel 20 per cento dei casi si possono registrare sintomi leggeri quali febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e manifestazioni cutanee (febbre di West Nile) di breve durata. I sintomi più gravi (malattia neuro invasiva di West Nile) si presentano in media in meno dell'1% delle persone infette (1 persona su 150) e comprendono febbre alta, forti cefalee, debolezza muscolare e problemi neurologici; in pochissime situazioni (circa 1 su mille) il virus può causare un'encefalite letale o esiti permanenti. La forma grave della malattia interessa principalmente le persone anziane o con ridotta efficienza del sistema immunitario.
Rimane fondamentale che tutti i cittadini effettuino la prevenzione e la lotta nelle aree private, avendo cura di eliminare tutte le possibili raccolte d'acqua e, nel caso non siano eliminabili, trattandole con gli appositi larvicidi.
Grazie alla collaborazione di Ferderfarma, i larvicidi vengono venduti nelle Farmacie che aderiscono alla convenzione, a prezzo di costo (3,50 € la confezione).
I trattamenti adulticidi sono raccomandati prima di manifestazioni, eventi, raduni sportivi etc. che prevedano la presenza di molte persone nelle ore serali – notturne, ore di normale presenza delle zanzare comuni.
Nelle abitazioni è necessario inoltre che vengano usate zanzariere che impediscano l'ingresso delle zanzare, oppure, se possibile, occorre tenere le finestre chiuse. Nel caso in cui si utilizzino elettroemanatori di insetticida viene raccomandata l'areazione dei locali.
E' fondamentale che chi soggiorna lungamente all'aperto nelle ore a rischio si protegga adeguatamente dalle punture mediante l'utilizzo di indumenti chiari che coprano anche gambe e braccia; vanno evitati i profumi, le creme e i dopobarba che attraggono gli insetti.
Possono essere utilizzati repellenti cutanei per uso topico da applicare sulla cute scoperta, compreso il cuoio capelluto, qualora privo di capelli. I principi attivi più efficaci sono DEET (utilizzabile sopra i 12 anni di età) , ICARIDINA (utilizzabile sopra i 2 anni), e CITRODIOL (utilizzabile sopra i 3 mesi), mentre per i lattanti è raccomandato l'uso di zanzariere sulle culle. In ogni caso bisogna seguire scrupolosamente le indicazioni, fornite dal fabbricante, riportate sulla confezione.
(Fonte: Azienda Usl di Piacenza)
di Virgilio -
Parma, 24 Aprile 2013 - -
Aviaria, le risposte alle molte domande dei cittadini.
Dopo il terzo caso focolaio di aviaria viene spontaneo porsi delle domande e soprattutto ricevere delle risposte da organismi ufficiali. Nei giorni scorsi avevamo già redatto un “punto sulla situazione” e continueremo a divulgare tempestivamente ogni informazione sull'argomento.
Disponibile sui siti istituzionali di Regione, Usl e Enti locali e presso gli URP una batteria di domande/risposte sui principali quesiti sulla presenza del virus che ha colpito allevamenti nel ferrarese e nel bolognese.
Ci sono problemi a mangiare alimenti che contengono uova crude? Debbo usare qualche precauzione per le galline del pollaio domestico? Ma se non ci sono pericoli di contagio, perché vengono sequestrate le uova?
Queste sono solo alcune delle domande più frequenti che i cittadini, all'indomani della scoperta di focolai di influenza aviaria in allevamenti nel ferrarese e sul confine tra le province di Bologna e Ravenna, hanno posto agli operatori degli uffici informazione dei Comuni e delle Aziende sanitarie locali.
Per rispondere a queste ed ad altre domande, la Regione Emilia-Romagna e le Aziende Usl di Imola e Ferrara hanno raccolto le domande più frequenti arrivate in questi giorni e reso disponibili le relative risposte.
Sui siti internet della Regione (www. http://www.saluter.it/influenza-aviaria-le-domande-e-le-risposte-piu-frequenti), della Usl di Imola (http://www.ausl.imola.bo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6415), della Usl di Ferrara (www.ausl.fe.it/home-page/news/allegati-news/2013/aviaria-le-risposte-alle-molte-domande-dei-cittadini) e del Comune di Mordano ( http://mordano.provincia.bologna.it/index.php/influenza-aviaria/) sono disponibili, sotto forma di Faq, le informazioni più richieste, che saranno implementate nei prossimi giorni. Le stesse informazioni, su depliant, sono disponibili anche presso gli Uffici Relazioni con il Pubblico degli stessi Enti. Le autorità sanitarie precisano che per gli allevamenti avicoli rurali, ossia per chi possiede pollame (galline, anatre, oche e altri volatili) per consumo personale, non esistono pericoli che possano derivare dal consumo delle loro carni o uova. Le precauzioni da adottare sono quelle che occorrono per evitare il contatto con animali selvatici, adottando alcuni accorgimenti, come ad esempio evitare che nel recinto scorrano fossi o canali o vi siano stagni.
Per quanto riguarda la prevenzione della diffusione del virus, la raccomandazione che viene fatta, se si sospetta che sia comparsa la malattia (ad esempio la morte improvvisa e contemporanea di diversi animali), è di contattare il Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Ausl di riferimento, che provvederà ad effettuare gli accertamenti del caso.
I sanitari ribadiscono, ancora una volta, che non c'è nessun pericolo che possa derivare dal consumo di carni avicole e di uova, e che il ritiro di quest'ultime è stato disposto esclusivamente come misure di estrema cautela in quanto potenzialmente venute a contatto con il virus. L'eventuale contaminazione non è pericolosa per il consumatore, bensì per il possibile contatto delle uova o dei relativi scarti (gusci) con altri avicoli.
Bologna, 22 agosto 2013 -
Bernardini (Lega Nord) : servono precauzioni -
L'"allarme poliomielite" in Somalia e l'epidemia di 'dengue', "una malattia che colpisce ogni anno dai 50 ai 100 milioni di persone nelle regioni tropicali e subtropicali del mondo", in atto in Cina, nella provincia dello Yunnan, sono al centro di un'interrogazione che il consigliere Manes Bernardini (Lega nord) ha rivolto alla Giunta regionale per sapere se l'assessorato competente si sia raccordato con il Governo per adottare, a fronte dei "numerosi sbarchi di clandestini, inclusi bambini, provenienti dall'Africa (particolarmente dalla Somalia) e degli arrivi via terra di clandestini, provenienti da paesi dell'est e dalla Cina", misure e precauzioni a tutela della salute pubblica (oltre che degli stessi clandestini). Il consigliere vuole anche conoscere quali siano le possibili ripercussioni in ambito sanitario regionale, sia per quanto riguarda le strutture sanitarie che per la popolazione, e a carico di quali bilanci saranno posti i costi per le vaccinazioni antipolio da effettuare ai bambini africani immigrati. (AC)
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
di Virgilio -
Parma, 20 agosto 2013 - -
Nessun rischio collegato al consumo di uova e carni avicole.
Proprio pochi giorni prima del manifestarsi del focolaio di influenza aviaria a Ostellato, nel commentare la notizia del presunto caso di BSE umana del Beneventano, avevamo posto l'accento sull’efficienza del servizio veterinario nazionale e sull'elevato tasso di sicurezza che questo aveva sempre garantito durante le crisi sia di BSE sia di aviaria che, nemmeno a farlo apposta, subito è stato messo alla prova con il caso di aviaria individuato nel ferrarese.
I rischi di pandemia da influenza sono elevati e soprattutto è difficile il controllo della propagazione della malattia. L'efficacia del contrasto deriva, in grande misura, dall'efficacia e tempestiva messa in opera degli strumenti di prevenzione.
Al momento non si conosce una diretta trasmissibilità tra il virus che alberga nei volatili selvatici e l'uomo ma, perché quest'ultimo venga infettato, il virus deve prima infettare gli animali domestici. Ecco quindi che la tempestività dell'intervento e della messa in opera dei cordoni di sicurezza consentono, come il caso di Ostellato ha dimostrato, di mettere in protezione la popolazione da rischio di contagio.
- IL PUNTO della Regione Emilia Romagna -
Sono in fase di completamento le operazioni di chiusura del focolaio di influenza aviaria riscontrato in un allevamento avicolo a Ostellato in provincia di Ferrara, l'unico confermato sul territorio nazionale. Il punto della situazione è stato fatto ieri a Bologna, presso la sede della Regione, nel corso di una riunione dell'Unità di crisi, cui hanno partecipato rappresentanti del Ministero della salute, della Regione Emilia-Romagna, delle Regioni, a particolare vocazione avicola Lombardia, Veneto e Umbria, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, dell' IZS delle Venezie - Centro di Referenza nazionale per l'influenza aviaria - dei Carabinieri per la tutela della salute, con lo scopo di aggiornare e rafforzare le misure sanitarie in corso. All'incontro hanno preso parte anche la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Simonetta Saliera e il sindaco di Ostellato Andrea Marchi. "La Regione Emilia-Romagna - ha detto Saliera - continua nel suo impegno sul territorio di costante monitoraggio e di adozione di tutte le misure precauzionali necessarie a circoscrivere il focolaio e ad evitare danni ad altri allevamenti avicoli, secondo le indicazioni del Ministero della Salute e della Unione europea". Anche se al momento tutti i controlli effettuati su altri allevamenti hanno dato esito negativo, l'Unità di crisi ha deciso a scopo precauzionale di estendere le zone sottoposte a controllo sanitario anche all'alto Ferrarese e al basso Polesine e di rafforzare la vigilanza veterinaria negli allevamenti nonché le misure di biosicurezza.
E' stato ribadito che verranno erogati gli indennizzi sulla base della normativa nazionale e comunitaria. Si conferma anche che non vi è alcun rischio collegato al consumo di uova e carni avicole.
L'Unità di crisi resterà attiva per monitorare l'applicazione delle misure sanitarie concordate, valutare l'eventuale evoluzione della situazione epidemiologica e fornire alla cittadinanza un'informazione costante e tempestiva.
Il ministro della salute Beatrice Lorenzin segue l'evolversi della situazione per assicurare ogni cura a protezione del patrimonio avicolo nazionale e una rapida valutazione per il ristoro dei danni subiti attraverso la corresponsione dei previsti indennizzi.
COS’E’ L’INFLUENZA AVIARIA E LA PREVENZIONE
(dal sito del Ministero della Salute)
L'influenza aviaria è un'infezione dei volatili causata da virus influenzali del tipo A. Può interessare sia gli uccelli uccelli selvatici sia quelli domestici (per esempio polli, tacchini, anatre), causando molto spesso una malattia grave e perfino la morte dell'animale colpito. I virus influenzali appartenenti al tipo A possono infettare anche altri animali (maiali, cavalli, delfini e balene) nonché l'uomo, creando così la basi per fenomeni di ricombinazione in caso di infezione contemporanea (co-infezione) da parte di diversi ceppi. La maggior parte dei virus influenzali aviari non provoca sintomi o provoca sintomi attenuati negli uccelli selvatici, in particolare uccelli acquatici migratori, che costituiscono pertanto il serbatoio naturale dell'infezione. L'infezione viene mantenuta da alcuni uccelli acquatici che fungono da serbatoi del virus, ospitandolo nell'intestino anche senza mostrare una sintomatologia evidente ed eliminandolo con le feci.
Gli uccelli infetti, anche se non visibilmente malati, eliminano il virus con la saliva, con le secrezioni respiratorie e con le feci; il contatto di uccelli suscettibili con questi materiali, o con acqua contaminata da questi, determina la trasmissione dell'infezione; la trasmissione fecale-orale è la modalità di trasmissione più comune.
Il virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22° e più di 30 giorni a 0°) e può restare vitale indefinitamente in materiale congelato. Al contrario, è sensibile all'azione del calore (almeno 70°) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti.
Dove si sviluppa -
Il virus dell'influenza aviaria si è sviluppato inizialmente nei Paesi del Sud-Est asiatico, a metà del 2003. Ma con il passare del tempo, a partire dalla fine di luglio 2005, i rapporti ufficiali dell'Oie (l'Organizzazione mondiale per la sanità animale) indicano che il virus H5N1 ha esteso la sua diffusione geografica. Sia la Russia che il Kazakhistan hanno segnalato casi di influenza aviaria nel pollame e mortalità negli uccelli migratori infettati dal virus. Focolai epidemici (in animali) sono stati attribuiti al contatto tra volatili e uccelli selvatici attraverso la condivisione di fonti idriche. Si è trattato dei primi focolai epidemici di virus influenzale aviario H5N1 ad alta patogenicità in questi due Paesi, entrambi considerati in precedenza liberi dal virus. A gennaio 2006 il virus continua a essere segnalato in molte parti del Vietnam e dell'Indonesia, in Thailandia, alcune parti di Cambogia, Cina e anche nel Laos. Per quanto riguarda l'Europa, casi di animali infetti sono stati individuati in Romania, Croazia, Ucraina e Turchia.
Pericoli per l'uomo -
L'uomo può infettarsi con il virus dell'influenza aviaria solo in seguito a contatti diretti con animali infetti (malati o morti per influenza aviaria) e/o con le loro deiezioni. Non c'è infatti ancora alcuna evidenza di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova dopo la cottura e non ci sono ancora prove di un'efficiente trasmissione del virus da persona a persona. Dal 1997 al dicembre 2007 si sono verificati alcuni episodi documentati di influenza da virus aviario nell'uomo; in tutti i casi si è trattato di trasmissione da volatili domestici.
Ma come si manifesta il virus nell'uomo? I primi sintomi compaiono dopo un periodo di incubazione variabile (da 1 a 7 giorni): di solito sono gli stessi dell'influenza tradizionale, vale a dire febbre, tosse, mal di gola e dolori muscolari. Ma possono arrivare anche a infezioni oculari, polmonite e sindrome da distress respiratorio acuto. Nei casi finora documentati di infezione aviaria da ceppi H5N1, la mortalità nell'uomo varia dal 30 al 70-80%. Nell'epidemia di infezioni da virus aviario H7N7 osservata nei Paesi Bassi nella primavera 2003, le manifestazioni sono state, per lo più, a livello congiuntivale, con alcuni casi di manifestazioni di tipo influenzale ed un decesso per sindrome da distress respiratorio. La trasmissione da persona a persona di ceppi di influenza aviaria è stata osservata soltanto in occasioni limitate, in quanto i virus aviari non sono adattati all'uomo: un caso di trasmissione da persona a persona è stato osservato ad Hong Kong nel 1997 (virus H5N1); nei Paesi Bassi si è osservata trasmissione interumana limitatamente alle forme oculari (Virus H7N7); recenti studi, effettuati sia in Thailandia che in Vietnam, i due Paesi in cui si sono manifestati focolai di influenza aviaria nel 2004, hanno messo l'accento sulla probabilità che alcuni casi si siano generati attraverso contatti stretti e prolungati fra persone dello stesso nucleo familiare. L'ipotesi è scaturita dall'analisi di alcuni fattori: per esempio, la comparsa di più casi nella stessa famiglia, un periodo di incubazione compatibile con trasmissione interumana, la mancanza di contatto con animali malati per alcuni soggetti.
Prevenzione - Provvedimenti -
Con l'obiettivo di impedire che la malattia si introduca nel territorio dell'Unione europea, la Commissione europea e il Ministero della Salute hanno adottato alcune misure:
il divieto di importazione dalla Thailandia di carne di pollame e prodotti derivati (la Thailandia era l'unico Paese, tra quelli interessati dall'epidemia, autorizzato ad esportare carne di pollame verso la Comunità europea)
il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i Paesi interessati dall'epidemia. Da ricordare come nessuno dei Paesi asiatici interessato dall'epidemia sia stato mai autorizzato ad esportare pollame vivo di interesse zootecnico nell'Unione europea divieto assoluto di esportazione di pollame e derivati per gli altri Paesi in cui è stato individuato il virus dell'influenza aviaria H5N1 l'obbligo che sulle carcasse di volatili da cortile venga apposta una specifica etichetta che indichi l'allevamento di provenienza degli animali. Se la macellazione è stata fatta in Italia, sull'etichetta si leggerà la sigla IT oppure ITALIA più il numero di registrazione dell'allevamento stesso; se è invece avvenuta in un Paese comunitario o terzo, l'etichetta riporterà in chiaro il nome di quel Paese.
Per quanto riguarda le carni di volatili sezionate (per esempio, i petti di pollo), oltre alla sigla IT o ITALIA se italiane, o al nome del Paese di origine se straniere, dovrà essere indicata anche la data o il lotto di sezionamento. Quanto infine alle preparazioni e ai prodotti a base di carne, sull'etichettà si dovrà leggere l'origine della materia prima.
I farmaci -
Il modo più efficace per contrastare il virus H5N1 nell'uomo sarebbe il vaccino, ma al momento è ancora allo studio: gli scienziati sono al lavoro per isolare il virus mutato che provocherà il contagio tra persona e persona. Se la pandemia di influenza aviaria dovesse scoppiare, il vaccino sarebbe pronto entro tre o quattro mesi. Sono disponibili invece da subito i farmaci antivirali, che abbreviano di un paio di giorni la sintomatologia e riducono l'ulteriore moltiplicazione del virus nelle cellule. Ma in questo contesto assume importanza ancora maggiore la normale vaccinazione antinfluenzale: i vaccini disponibili per la stagione 2005/2006 sono in grado di ridurre la possibilità di co-circolazione nello stesso individuo. Per questo è fortemente consigliata la vaccinazione non solo nelle categorie tradizionalmente a rischio, ma anche nella popolazione generale.
Le regole pratiche -
Se si resta in Italia, la rete di vigilanza per il controllo dell'infezione da virus H5N1 (composta dai servizi di sanità pubblica veterinaria, gli istituti di zooprofilassi, i Posti di ispezione frontaliera (Pif) e gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf), garantisce la completa sicurezza. Per coloro che viaggiano nei Paesi dell'Unione europea, non ci sono particolari raccomandazioni, se non quelle legate al buon senso: prestare particolare attenzione alle normali regole di igiene, lavando sempre con cura le mani e cuocendo sempre bene carne o uova. Chi decidesse di recarsi nelle zone in cui l'infezione è presente, oltre a rispettare con maggiore scrupolo le norme d'igiene, dovrà evitare contatti con animali vivi e con le loro carcasse, tenersi lontano da mercati e fiere dove vi siano commercio o anche semplice esposizione di animali.
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Bologna, 15 Agosto 2013 --
In un allevamento nel ferrarese, abbattute 128.000 galline.
Colpito un allevamento di galline ovaiole dal virus dell'influenza aviaria. Le analisi sono state effettuate dal Centro nazionale di referenza di Padova. Si tratta di un ceppo ad alta virulenza del tipo H7. L'allevamento colpito composto da 128.000 galline si trova a Ostellato in provincia di Ferrara.
L'azienda è stata immediatamente isolata e sono state già predisposte da parte della Azienda USL di Ferrara e dai Servizi Veterinari della Regione Emilia- Romagna le operazioni di abbattimento.
La Regione ha emanato un'ordinanza per l'attuazione di misure straordinarie previste dalla normativa sanitaria europea e nazionale per il contenimento dell'infezione, il monitoraggio degli allevamenti, per la tutela della salute pubblica, sotto lo stretto coordinamento dell'assessore alle politiche per la salute Carlo Lusenti, dell'assessore all'agricoltura Tiberio Rabboni e della vicepresidente Simonetta Saliera. Le misure volte alla prevenzione della diffusione del virus prevedono tra l'altro l'istituzione di zone di protezione e sorveglianza dell'area colpita, il censimento di tutte le aziende e degli animali presenti, prelievi e accertamenti sierologici da parte dei veterinari, controlli straordinari su tutto il territorio regionale e la sospensione di fiere e mercati di animali di specie vulnerabili.
(Fonte Regione Emilia Romagna)
di Virgilio -- Parma, 06 Agosto 2013 -
- Ingannevoli e penalizzanti, ma attenzione alle dosi - Il "Veggie day" proposto dai verdi tedeschi.
La proposta della Gran Bretagna metterà in crisi l'export dei grandi formaggi italiani?
Assolatte condivide le riserve espresse dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in merito alla decisione della Gran Bretagna di etichettare gli alimenti con il cosiddetto sistema dei "semafori", che utilizza tre diversi colori per evidenziare il contenuto di grassi, zuccheri e sale. Questo sistema di codici cromatici, ora in uso per i cibi pronti, sarà esteso in Gran Bretagna anche agli altri prodotti alimentari. E questo senza attendere le nuove regole UE sull'etichettatura nutrizionale previste per il 2014. Assolatte è da sempre contraria a questo schema di etichettatura perchè oltre ad essere privo di consistenza scientifica è in contrasto con l'obiettivo di armonizzazione delle regole UE in materia d'informazione ai consumatori. Ma è anche ingannevole: attribuisce infatti un "codice rosso" a molti alimenti senza tener conto delle loro specificità nutritive: considerando solo alcuni componenti dei cibi (come i grassi saturi o sale) e isolandoli dal contesto in cui sono presenti, si rischia di banalizzare la ricchezza e la varietà nutrizionale di alcuni alimenti, tra cui proprio i formaggi. I nostri formaggi, sia freschi che stagionati, sono alimenti preziosi che fanno parte della dieta mediterranea e sono apprezzati in tutto il mondo per la loro qualità.
Nella lettera inviata lo scorso 19 luglio al commissario europeo per la Salute Tonio Borg il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha manifestato le proprie riserve sulla proposta del Regno Unito di etichettare gli alimenti con il cosiddetto sistema dei 'semafori' che prevede una gamma di colori (rosso, giallo e verde) per evidenziare i livelli dei grassi saturi, zuccheri e sale. «Questo sistema considera le caratteristiche dei prodotti in maniera superficiale e rischia di mettere in cattiva luce e discriminare gli alimenti tipici della nostra tradizione, conosciuti ovunque per le loro caratteristiche organolettiche e la loro qualità» ha scritto il ministro italiano al commissario Ue.
La vicenda rischia infatti di mettere al bando salumi, formaggi e dolci, olio e sughi, fiore all'occhiello del made in Italy. Il Sole 24 Ore ha calcolato che in Gran Bretagna un quarto dell'export agroalimentare italiano, secondo quanto risulta dai dati di Federalimentare, riguarda infatti formaggi, salumi e dolci.
Attenzione però alle dosi. L'attenzione sulle quantità è stata sottolineata anche dal Sindacato dei Medici Veterinari Pubblici (Si.Ve.M.P.) che rammenta come ad esempio "Il lardo di Collonnata, Igp vanto indiscusso del made in Italy, per fare un esempio, non è propriamente un alimento da raccomandare a grandi dosi...". Addirittura, i "verdi tedeschi" stanno promuovendo la giornata del vegetariano settimanale, «Un Veggie Day è una giornata fantastica per provare come ce la possiamo cavare senza salsicce — dice Renate Kunast, il capogruppo verde —. Cucinare vegetariano è molto di più che lasciare da parte la carne»
di LGC -
Parma, 8 agosto 2013--
Scoperto un caso simile a quello del morbo della mucca pazza.
La notizia, pubblicata da LiberoQuotidiano.it, arriva dal reparto di Neurologia dell'ospedale Ruommo di Benevento, diretto dal dottor Michele Feleppa. Un 60enne di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, versa ora in condizioni critiche all'ospedale Cotugno di Napoli, dove è stato trasferito con la diagnosi di "encefalopatia spongiforme probabile". Manifestava infatti i sintomi tipici del morbo di Creutzfeldt-Jakob, simili a quelli causati dall'ingestione di carne infetta dati dal morbo della mucca pazza.
L'articolo conclude citando la dichiarazioni rassicuranti del medico il quale esclude che il paziente abbia mangiato carne infetta dal prione. "i nostri controlli - conclude il medico - ci dicono che un capo bovino su 100mila risulta infetto e che, grazie ai passi avanti nei controlli alimentari in questo settore, non può accadere che carne infetta arrivi sui mercati e sulle tavole dei consumatori".
La BSE (Encefalopatia Spongiforme Bovina), meglio nota alle cronache come "Mucca Pazza", è malattia tipica dei bovini adulti che normalmente si manifesta tra i 4 e 5 anni. Una analoga sintomatologia riscontrata nell'uomo la si deve al morbo di Creutzfeldt-Jakob ed anch'essa è manifestabile in soggetti di terza età.
Nonostante in passato, durante la crisi della BSE, le cronache registrassero una analogia e soprattutto una trasmissibilità dal bovino all'uomo, nessuna ricerca aveva stabilito la diretta connessione e trasmissibilità da bovino a uomo. Questo dato dovrebbe confermare la rassicurante dichiarazione del medico beneventano.
E' pur vero che Stanley Prusiner, Premio Nobel per la medicina per la sua ricerca sui prioni, è uno dei firmatari dello studio che rivela come esistano legami tra il morbo della mucca pazza e una nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (vCJD o nvCJD) che colpisce l'uomo.
Come si diceva, si è dovuto però registrare la scorrettezza di molti "media" che attribuirono a "mucca pazza" casi di morti chiaramente legate, per l'età avanzata dei pazienti, al morbo di Creutzfeldt-Jakob (encefalopatia spongiforme umana non legata ai bovini).
La protezione sanitaria dovuta ai controlli dei nostri servizi veterinari ha sino ad ora dato ottimi risultati sia all'epoca della "Crisi Mucca Pazza" sia nella circostanza della "crisi Aviaria" risultando praticamente impermeabile alle malattie.
Parma -
Rischio cancro - Fissati i principi per le ricerche scientifiche atte a dimostrare la pericolosità degli alimenti assunti interamente.
L'EFSA ha fissato i principi guida che saranno di ausilio agli scienziati nell'eseguire studi biennali di alimentazione con alimenti interi, finalizzati a valutare il rischio di cancro e/o la tossicità derivanti dal consumo prolungato di tali cibi da parte dell'uomo. La relazione contiene raccomandazioni sul disegno e la conduzione di esperimenti di alimentazione a lungo termine con alimenti interi nei roditori, in linea con gli standard riconosciuti a livello internazionale, e individua le limitazioni di questo tipo di studi. Inoltre l'Autorità sottolinea che decisioni sulla necessità di condurre tali studi o meno vanno prese caso per caso e solo dopo aver valutato tutti i dati tossicologici, nutrizionali e relativi alla composizione esistenti. È inoltre fondamentale definire obiettivi chiari e specifici prima di avviare uno studio. L'EFSA ha dichiarato con l'occasione che tali principi guida contribuiranno alla futura istituzione di protocolli per studi di alimentazione biennali relativi a cancerogenicità e tossicità cronica da alimenti/mangimi interi.
La Commissione europea ha chiesto all'EFSA di sviluppare questi principi dopo aver rilevato l'assenza di linee guida sulla conduzione di studi di alimentazione biennali per la valutazione della sicurezza di alimenti/mangimi interi. È stato concordato che l'Autorità avrebbe valutato l'applicabilità ai test sugli alimenti/mangimi interi delle linee guida consolidate, attualmente utilizzate per valutare la sicurezza delle singole sostanze chimiche. L'EFSA ha individuato nelle linee guida (TG) 453 in materia di sperimentazioni dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) il migliore documento quadro per questa finalità. Nella sua relazione scientifica, l'Autorità valuta l'idoneità di questo metodo di prova concordato a livello internazionale nel fornire informazioni sui potenziali effetti tossici o cancerogeni legati al consumo a lungo termine di un singolo alimento intero. Nella formulazione dei suoi principi guida l'EFSA ha tenuto conto anche delle opinioni degli esperti degli Stati membri dell'UE, consultati tramite la rete scientifica per la valutazione del rischio da OGM.
Nel fornire la valutazione, l'EFSA ha confermato l'importanza essenziale per gli scienziati che mettono in atto i suoi principi guida di definire obiettivi chiari e specifici, prima di iniziare uno studio biennale di alimentazione relativo ad alimenti interi. Individuare l'esatta natura del rischio che lo studio cerca di valutare è fondamentale per questo processo, se sono stati individuati potenziali pericoli che giustifichino ulteriori indagini. La decisione sulla necessità o meno di uno studio biennale deve basarsi sull'analisi di tutte le informazioni disponibili, quali gli esiti di precedenti analisi della composizione dell'alimento e i risultati derivati da studi nutrizionali e tossicologici condotti in passato. Poiché il disegno dello studio dipende dalle domande specifiche a cui si cerca di dare risposta, l'EFSA raccomanda per questo processo un approccio "caso per caso".
Sulla base delle linee guida 453 dell'OCSE, l'EFSA si esprime in merito all'applicabilità dei parametri di base quali metodologia, procedura e osservazioni, nonché ai dati e al modo in cui essi vengono presentati. L'Autorità conclude che i principi generali stabiliti nelle linee guida 453 dell'OCSE possono essere applicati agli studi biennali di tossicità e cancerogenicità.
L'EFSA riconosce, tuttavia, l'esistenza di una serie di limitazioni di cui è necessario tenere conto nell'utilizzo delle linee guida 453 dell'OCSE per questa finalità, dovute alle fondamentali differenze tra la sperimentazione di sostanze chimiche singole e quella di alimenti interi. La differenza principale è che le sostanze chimiche possono essere somministrate agli animali a dosi molto più elevate rispetto ai probabili livelli di esposizione umana, facilitando la rilevazione di eventuali effetti avversi. Questo approccio sperimentale spesso non è possibile con gli alimenti interi, a causa della loro voluminosità e della concentrazione relativamente bassa delle singole sostanze chimiche in essi contenute. Di conseguenza, la somministrazione di dosi di alimenti più elevate negli animali da esperimento può provocare effetti avversi causati da uno squilibrio alimentare, più che da una potenziale tossicità dell'alimento intero in sé. Una raccomandazione essenziale espressa nella relazione prevede infatti un'attenta elaborazione delle diete sperimentali, al fine di evitare squilibri alimentari.
Esiste un limite alla quantità di alimenti che un animale sperimentale può assumere, il che comporta una minore sensibilità di questi studi nel rilevare possibili effetti tossicologici, rispetto agli studi su sostanze chimiche singole. Di conseguenza gli scienziati che conducono studi sugli alimenti interi devono utilizzare un numero maggiore di animali per confermare in modo affidabile bassi livelli di tossicità. Un'ulteriore limitazione è data dal fatto che, in uno studio di alimentazione condotto su animali, i potenziali effetti degli alimenti interi possono essere rilevati solo ai livelli presenti nell'ambito di una dieta sperimentale bilanciata. Gli effetti avversi che comparirebbero a dosi superiori a tali livelli non vengono rilevati dallo studio.
La relazione dell'EFSA raccomanda una serie di principi da considerare nella pianificazione di uno studio biennale su animali con alimenti interi. L'Autorità sottolinea che la decisione di condurre un tale studio deve essere presa caso per caso e basarsi sulla valutazione di tutte le informazioni disponibili sugli alimenti interi. Queste raccomandazioni sono in accordo con le linee guida già elaborate in precedenza dall'Autorità e presentate in un parere scientifico sulla conduzione di studi di tossicità orale di 90 giorni su roditori relativamente ad alimenti/mangimi interi[1].
NOTE:
Per alimenti o mangimi interi s'intendono prodotti destinati a essere consumati nella loro interezza da esseri umani o da animali, e non specificamente alimenti grezzi o non lavorati, quali ad es. i cereali integrali. Essi spaziano da prodotti vegetali come granoturco o patate a prodotti più raffinati come succhi di frutta o farina. Comprendono inoltre alimenti e mangimi composti da microrganismi, nonché prodotti alimentari di origine animale, quali carne e latte.
L'OCSE è un organismo internazionale che ha come obiettivo la promozione di politiche finalizzate a migliorare il benessere economico e sociale delle persone in tutto il mondo. Le linee guida dell'OCSE sulle sperimentazioni (OECD Test Guidelines) sono una raccolta dei più importanti metodi di sperimentazione concordati a livello internazionale, usati da organismi pubblici, aziende e laboratori indipendenti per determinare la sicurezza di svariate sostanze, quali organismi geneticamente modificati (OGM), sostanze chimiche e preparati chimici, inclusi i pesticidi.
(fonte EFSA)
di Lgc -
Parma, luglio 2013 - -
Il troppo storpia anche quando si tratta di antiossidanti.
La notizia, diffusa da paginemediche.it news, è di quelle che probabilmente lasceranno il segno o, molto più probabilmente, apriranno un più approfondito dibattito sull'efficacia dei prodotti antiossidanti e sugli alimenti cosiddetti "funzionali" venuti di moda negli ultimi anni e studiati dalla “nutraceutica”.
.Il portale medico riporta infatti che una nuova ricerca danese ha dimostrato che un composto antiossidante che si trova nell'uva rossa - e quindi anche nel vino - blocca molti dei benefici cardiovascolari dell'attività fisica tra gli uomini più anziani.
Si tratta del resveratrolo che recentemente è stato indicato come un possibile toccasana anti-invecchiamento ampiamente disponibile come integratore alimentare e tra i principali fattori benefici del vino rosso.
Lo studio dell'Università di Copenaghen, pubblicato sul Journal of Physiology, ha dimostrato che una dieta molto ricca di antiossidanti come il resveratrolo può effettivamente contrastare molti degli impatti positivi sulla salute degli esercizi fisici, tra cui la riduzione della pressione sanguigna e del colesterolo.
"Abbiamo scoperto - hanno spiegato gli autori - che l'integrazione di resveratrolo attenua gli effetti positivi dell'attività fisica tra gli uomini over sessantacinque anni su diversi parametri tra cui la pressione arteriosa, la concentrazione dei lipidi plasmatici e il massimo consumo di ossigeno".
Le dosi considerate di resveratrolo sono maggiori di quelle assunte attraverso gli alimenti naturali e riguardano principalmente quelle contenute negli integratori.
Questo pare essere l'ultimo dei tabù caduti sugli effetti benefici del resveratrolo. Già nell'ottobre scorso "il Fatto Alimentare" pubblicava un'altra ricerca, questa volta americana, evidenziava l'inefficacia attraverso test effettuati su donne.
"Dopo la storia della frode scientifica -conclude l’articolo del Fatto Alimentare - perpetrata per anni dal ricercatore Dipak Das, ex direttore del Cardiovascular Research Center dell'Università del Connecticut, che per anni ha truccato i dati per far emergere azioni che non esistevano, lo studio dei ricercatori di Saint Louis sembra porre ulteriori, concreti interrogativi sulla sostanza.
Nel frattempo, alcune aziende (anche italiane) continuano a puntare tutto sulle supposte virtù, nonostante le frequenti multe per pubblicità ingannevole comminate."
Ciò che consola è il fatto che comunque la sostanza non sia dannosa e nemmeno troppo costosa.