Il CONSORZIO ONORANZE FUNEBRI PARMENSI – COF è nato 20 anni fa dall’unione di alcune prestigiose realtà operanti nel settore delle onoranze funebri in tutta la provincia di Parma.
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Prosegue la raccolta dei racconti che vedono protagonista Rodolfo Lapidario, il titlare di una agenzia di pompe funebri in grado di parlare con i defunti. - decimo racconto -
Di Manuela Fiorini - Parma 2 settembre 2019 -
“Vorremmo che il nostro caro papà venisse ovviamente sepolto nella tomba di famiglia, accanto alla nostra adorata mamma…”, dissero quasi in coro i due figli del defunto delle cui esequie Rodolfo Lapidario avrebbe dovuto occuparsi.
Discussero gli ultimi dettagli. Sarebbe stata una cerimonia austera, ma la famiglia era benestante e non avrebbe badato a spese, tra banda, fiori, marmo, cantante lirico a eseguire i canti sacri alla messa di commiato…Poi Arturo Bonfanti Torrini avrebbe riposato accanto alla moglie che lo aveva preceduto di un decennio.
I due figli gli staccarono un assegno per l’anticipo e salutarono. Rodolfo Lapidario ebbe l’impressione che i due fratelli non fossero poi così disperati per la dipartita del genitore come volevano fare credere. Sospirò…probabilmente, come spesso accade, gli ultimi anni di una persona sono così difficili da condizionare tutta la famiglia e il passaggio a miglior vita si rivelava una liberazione dal peso terreno per tutti, soprattutto perché, e Lapidario lo sapeva meglio di altri, ad attendere i defunti c’era un mondo di luce e di gioia. Tanto è vero che non li vedeva quasi mai con l’aspetto che essi avevano al momento della morte, ma con quello che preferivano. Così, chi se ne era andato in età avanzata, gli si presentava con l’aspetto che aveva nel fiore degli anni, spesso con delle richieste da accontentare.
Così fu anche per il defunto genitore dei due facoltosi fratelli, che si presentò alle due di notte, facendolo sobbalzare dal letto, preceduto solo dalla consueta folata gelida.
“È inaudito, inaudito!”, tuonò lo spirito fuori di sé, aggirandosi nervosamente nella stanza. Aveva l’aspetto di un gentiluomo d’altri tempi, ben vestito, con uno sguardo bruciante per l’ira.
“Che si seppelliscano loro con il contorno di quella pagliacciata!”, continuò a inveire agitandosi e facendo volare oggetti e documenti per la stanza con la potenza psichica di quella sfuriata.
“Cerchi di calmarsi…”, osò Lapidario.
“Lo so che mi vedi…è per questo che sono qui, per impedire quella farsa di funerale!”
“Ma…i suoi figli mi hanno detto che così è scritto nel suo testamento…”
“Può anche darsi che sia così, ma di sicuro quello che c’è scritto nel “mio” testamento non l’ho scritto io. Essendo paralizzato, i miei figli avranno sostenuto con il notaio che le mie ultime volontà sono state loro dettate, ma non è così”, continuò lo spirito sempre più arrabbiato.
“Perché nell’ultimo periodo della mia vita posso anche essere stato un po’ “fuori di testa”, ma non avrei mai lasciato detto di venire sepolto nella tomba di famiglia, accompagnato da un teatrino di saltimbanchi, di falsi, di tristi teatranti che piangono lacrime finte e, soprattutto, mai e poi mai potrei sopportare di giacere per sempre accanto a quella…megera di mia moglie!”.
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Lapidario cercò di calmare lo spirito irrequieto. La sua esperienza sulle “case infestate” gli suggeriva di trovare una soluzione, perché quell’anima aveva tutte le caratteristiche per rimanere sulla Terra a tormentare i viventi.
“Allora, Arturo”, gli disse dopo averlo fatto sfogare per bene, “che cosa desidererebbe per il suo commiato?”.
“Una cosa sola: essere sepolto accanto al mio vero amore. Una donna che ho amato per tutta la vita, fin da quando ero ragazzino, e che non ho potuto sposare perché per la mia famiglia “non era alla mia altezza”. Per me combinò un matrimonio con una viziata, noiosa, odiosa, ricca “mia pari”, che mi ha rovinato la vita con il suo carattere da despota…”. Lo spirito fece una pausa ed emise una fumata dalle narici per esprimere la rabbia repressa.
“Ma io non le ho consentito di rendermi infelice, ah, no! Per tutta la vita le ho messo le corna a quella e ho continuato a vedere il mio primo amore. Per fortuna quella megera se ne è andata prima di me e io ho potuto passare qualche anno sereno con il mio vero amore…E ora non posso tollerare di riposare per l’eternità accanto a quella…”.
“Suvvia Arturo, se ci pensa, si tratta solo del suo “vecchio abito terreno”. Sono sicuro che, là dove andrà, si ricongiungerà con la sua amata…”.
Le lampadine cominciarono a scoppiare una dopo l’altra.
“Giammai! Sarebbe un affronto, una beffa terribile…”.
“La sua famiglia però non capirebbe e, probabilmente, non accetterebbe mai di…farla riposare accanto a una persona che non sia sua moglie…”.
“Quei due? Degni figli di loro madre, estorti dai miei lombi sotto la minaccia di rovinarmi, perché quella strega ha sempre saputo che io ero infelice con lei e che mi vedevo con un’altra, ma a divorziare non ci pensava nemmeno, perché sarebbe stato uno scandalo per la famiglia, la sua…”.
Lo spirito fece una pausa, poi fissò Lapidario con occhi ardenti come bracieri.
“Se sarò sepolto nella tomba di famiglia, accanto a quella donna che mi ha reso la vita un inferno, giuro solennemente che rimarrò sulla Terra a infestare la casa di famiglia e a tormentare quegli inetti dei miei figli e tutta la loro progenie…”.
“Va bene…”, sospirò Rodolfo Lapidario, “Vedrò che cosa posso fare…Tanto per cominciare…ha qualche suggerimento?”.
L’anima parve calmarsi. “Oh, sì, certo che ce l’ho”. Anni fa, dopo essere rimasto finalmente vedovo ho depositato presso un notaio un testamento scritto di mio pugno. E una registrazione dove affermo con questa mia stessa voce che desidero essere sepolto accanto alla mia dolce Amalia, in una tomba semplice. E all’inferno quel mausoleo…”.
****
Era mezzogiorno di un giovedì quando Rodolfo Lapidario si recò nello studio del notaio Gaetani. Aveva preso appuntamento sostenendo falsamente, su suggerimento dell’anima infuriata, di essere l’esecutore testamentario di Arturo Bonfanti Torrini. Solo quando fu di fronte al Gaetani gli confessò di essere “solo un amico”, ma di essere a conoscenza del testamento autografo e della registrazione, più altri particolari della vita del defunto che lo spirito irrequieto e impaziente gli suggeriva di volta in volta.
“Gaetani mi conosce fin dai tempi della giovinezza, digli di quella volta che nascondemmo una sardina nell’organo della chiesa…e poi digli anche…”
“Sssttt”, lo zittì Lapidario, con la testa rintronata dalla petulanza dello spirito, quasi dimentico della presenza del notaio. Questi lo guardò con espressione meravigliata…ma qualcosa parve capire, perché sul suo viso comparve la bozza di un sorriso.
“Accetterebbe allora, di incontrare i figli del defunto Bonfanti Torrini e il suo “vero” esecutore testamentario?”. Il notaio annuì.
****
I funerali nel frattempo erano stati sospesi. Nell’ufficio nel notaio Gaetani c’era un silenzio…di tomba. Lapidario, che ufficialmente non era parte in causa, stava attendendo nella sala di aspetto fingendo di leggere una rivista. I figli di Arturo Bonfanti Torrini arrivarono insieme al loro avvocato e al notaio di famiglia. Avevano il volto pallido e tirato, uno dei due continuava a tormentarsi le dita, l’altro era sopraffatto da un tic nervoso e continuava a fare l’occhiolino. Il notaio Gaetani li fece accomodare nel suo studio e chiuse la porta.
“Che cosa si staranno dicendo lì dentro?”. Lo spirito del Bonfanti Torrini era come sempre al fianco di Lapidario.
“Sei tu lo spirito etereo…”, si limitò a rispondergli Lapidario. “Puoi entrare senza problemi e ascoltare che cosa dicono…”.
“Ah, giusto!...Sono ancora…troppo poco morto per abituarmi al mio nuovo stato”.
Poi, con mossa fulminea, attraversò il muro.
Comparve accanto a Lapidario dopo circa un’ora.
“Allora, come è andata?”, gli domandò l’impresario di pompe funebri.
“Alla fine, pare che io abbia ottenuto quello che desidero: che le mie spoglie terrene riposino per sempre accanto alla mia Amalia. Gaetani ha letto il mio testamento e ha fatto ascoltare ai miei figli e ai loro “scagnozzi” la registrazione”.
“E loro, come l’hanno presa?”.
“Come mi aspettavo…con un sospiro di sollievo. Sai perché erano così sconvolti? Perché temevano che con quel testamento sbucato all’improvviso io destinassi parte della mia cospicua eredità a qualcun altro, per fare loro dispetto. Sanno di non essersi comportati bene nei miei confronti, soprattutto negli ultimi anni della mia vita e avevano paura che io avessi trovato il modo di vendicarmi, oppure che spuntasse un loro fratello o sorella “segreti”…Ma io e Amalia non abbiamo avuto figli, non sarebbe stato giusto per lei, che agli occhi della società sarebbe stata una ragazza madre, né nei confronti di quei due là, dentro. A modo mio, ho voluto loro bene, perché, sebbene figli di loro madre, sono per metà anche miei…e in certe sfumature mi somigliano”.
Un’ombra di dolcezza attraversò gli occhi dello spirito, ormai soddisfatto.
“Mi dispiace per te Lapidario, che dal mio modesto funerale guadagnerai molto meno…”.
“Non importa…”, gli sorrise Rodolfo.
“Pensa che quando hanno saputo che le spese per le mie esequie sarebbero state inferiori, senza banda, cantanti e giullari vari, sono stati persino contenti. Meno soldi per te, ma di più per loro…come se non ne avranno già abbastanza…”. Lo spirito emise una risata cristallina.
E così fu, come da volontà di Arturo Bonfanti Torrini. Le sue spoglie mortali vennero sepolti in un piccolo cimitero di montagna, a terra, accanto alla sua adorata Amalia, l’unica donna che aveva amato in tutta la sua vita. Spazio che aveva provveduto ad acquistare per avere la sicurezza di farne la sua ultima dimora. Rodolfo Lapidario si attardò davanti alla lapide con i due nomi, mentre, nell’aria, un mulinello di vento gli fece arrivare l’eco della risata cristallina di un uomo e di una donna, finalmente riuniti.
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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense
-Sede: Viale dei Mille, 108 Parma – Tel 0521.993366 / 290722 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - http://www.cofonoranzefunebri.com -
Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
Felino – Via Roma, 6 – Tel. 0521.833143
Medesano – Via F. Santi, 14 – Tel. 0525.420695
Prosegue la raccolta dei racconti che vedono protagonista Rodolfo Lapidario, il titlare di una agenzia di pompe funebri in grado di parlare con i defunti. - nono racconto -
Di Manuela Fiorini Oltre, 8 giugno 2019 - Rodolfo Lapidario aveva avuto una settimana davvero piena. Aveva dovuto organizzare tre funerali e, per una piccola Agenzia di Onoranze Funebri come la sua, dove di norma faceva tutto da solo, era stato un lavoro immane. "Dovrei decidermi ad assumere qualcuno part-time", si diceva di tanto in tanto. Però tergiversava sempre. Poiché sarebbe stato davvero difficile condividere con un eventuale dipendente il suo "piccolo" segreto.
Di sicuro, sapere che il suo titolare aveva una clientela "ufficiale" e una "occulta", composta dagli spiriti dei trapassati, che gli si manifestavano per fare le loro rimostranze o esprimere i loro desideri in occasione del congedo definitivo da questa Terra, per passare in un'altra dimensione, non era cosa facile. In occasione degli ultimi tre funerali, tuttavia, nessuno spirito si era manifestato a lui con richieste più o meno bizzarre, o per inveire contro i parenti che avevano disposto un funerale diverso dai propri desideri. Del resto, si trattava di persone piuttosto anziane, che avevano ormai completato il loro percorso terreno, vivendo a pieno, persone stanche sotto il fardello degli anni, quasi sollevate dal sentire la leggerezza dell'anima dopo il peso del corpo, divenuto insopportabile.
Lapidario consultò l'agenda. Salvo chiamate dell'ultimo minuto, non avrebbe dovuto organizzare altri funerali nei primi giorni della settimana successiva. Tuttavia, siccome il suo non era certo un lavoro che si poteva programmare, decise di ritagliarsi un po' di tempo solo la domenica, magari per una scampagnata o una passeggiata in montagna. Magari avrebbe potuto fermarsi in un posto un po' rustico a mangiare qualcosa di buono...
Stava liberando i suoi pensieri quando una ventata di aria gelida in quella serata afosa irruppe nel suo ufficio. Non era l'aria condizionata, che teneva ancora spenta per parsimonia, accontentandosi di un vecchio ventilatore. Doveva, quindi, trattarsi di un nuovo cliente, e non della categoria di quelli "in carne e ossa". Questa volta, a differenza delle altre, la presenza non venne annunciata solo dalla ventata di aria gelida, ma anche da un pungente odore di salmastro, che gli ricordò quello dei piccoli porti dove approdano le barche dei pescatori.
Nella penombra, intravide la sagoma di un uomo, poi la sua figura eterea gli si rivelò del tutto. Aveva l'aspetto di un trent'enne, ma Lapidario non poteva effettivamente dire a che età quella persona era passata a miglior vita, dal momento che gli spiriti dei trapassati assumono l'aspetto dell'età che hanno preferito quando erano in vita. Questo spirito, tuttavia, si era presentato a lui con abiti piuttosto trasandati, il volto emaciato e la barba incolta...
"Allora è vero...che tu puoi vedere coloro che sono morti...", lo apostrofò subito lo spirito.
"È così...", lo rassicurò Lapidario con un sorriso per metterlo a proprio agio.
"Me lo ha detto lo spirito di Gustavo Ori, stamattina, al cimitero...Stava guardando per l'ultima volta la sua tomba, lui l'ha chiamata "il baule dove sono state riposte le mie spoglie mortali"...ma non sapeva di farmi un po' invidia..."
Rodolfo Lapidario fece mente locale. Gustavo Ori era uno dei defunti a cui aveva celebrato il funerale quella settimana.
"Tu, invece, chi sei?"
"Il mio nome è Gregor Galic..."
"Non mi sembra di averti nella lista dei...funerali. Sei appena morto?"
Lo sguardo dell'uomo si fece triste.
"No, sono morto alcuni mesi fa..."
"Però sei ancora qui, non sei passato oltre...posso chiederti perché?"
"Perché non ho avuto un funerale...e la cosa mi addolora..."
Lapidario guardò di nuovo lo spirito...se quello era davvero l'aspetto che quell'uomo aveva scelto per manifestarsi, o era quello che aveva al momento della morte, o non doveva avere avuto una vita troppo felice. Forse, lui stesso si era tolto la vita, oppure era uno dei tanti scomparsi di cui non si sa più nulla, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Se poteva fare qualcosa per avvertire i parenti e indicare loro dove si trovavano le spoglie del loro congiunto, lo avrebbe fatto. Sì, lo avrebbe aiutato, grazie al suo dono.
"Ho capito...Gregor. Se non hai avuto un funerale, sai dove si trovano ora, le tue spoglie mortali?"
"In una cella frigorifera, all'Istituto di Medicina Legale...mi hanno portato lì quando...mi hanno trovato. Io, vivevo in strada, sono...ero un clochard, almeno nella seconda parte della mia vita...Quando sono arrivato in questo paese ero giovane e pieno di sogni, ho anche lavorato, poi è arrivata la crisi, ho perso il lavoro, la casa...sono finito per strada. E ho cercato di guadagnarmi da vivere, giorno per giorno, suonando il violino...una passione che avevo fin da giovane".
"Quindi, non sei morto...all'età in cui ti sei presentato a me..."
"No, avevo quasi settant'anni...ho avuto un infarto, forse per il freddo di certe sere...non era facile vivere in strada. A volte trovavo un rifugio nelle stazioni, oppure nei centri di accoglienza...ma non sempre andava bene...Quelli come me sono più di quello che credevo e spesso i posti erano tutti occupati".
Lapidario sentì un groppo alla gola.
"Questo è l'aspetto che avevo quando ho lasciato il mio paese, la Slovenia, dove facevo il mestiere che amavo, il pescatore. Per tutta la vita mi è mancato il mare, il suo profumo, quel senso di libertà che ti dà il vento addosso, le stelle sopra la testa, il rumore delle onde...".
"Hai parenti che io possa contattare per occuparsi del tuo funerale? Qualcosa mi inventerò con loro...oppure potrei dare qualche dritta a quelli di Medicina Legale..."
"Non mi sono mai sposato e non ho avuto figli, non che io sappia. Ero figlio unico e i miei genitori sono morti da tempo..."
"Allora, mi recherò io a parlare con il referente del Comune che si occupa dei funerali delle persone che non se lo possono permettere...".
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Il mattino successivo, Rodolfo Lapidario si recò in Comune per parlare delle spoglie di Gregor Galic, il clochard che giaceva da mesi nella cella frigorifera dell'Istituto di Medicina Legale.
"Non siamo riusciti a contattare nessuno della famiglia. Questo poveretto non aveva né un cellulare né un'agendina con uno straccio di contatto. Viveva in strada, girando di città in città suonando il suo violino. Una vita vagabonda. Quando è successo, abbiamo fatto girare la sua foto nelle Questure, sperando che qualcuno lo riconoscesse, che si facesse avanti per la sepoltura...invece, lui è ancora qui", gli disse il referente del Comune.
"In questo caso, non è...il sindaco a doversi fare carico della sepoltura?", domandò Lapidario.
"Eh, Lapidario, la legge dice questo, e per quel poveretto sarebbe cosa buona e giusta. Ma le casse comunale sono vuote. Ogni centesimo è già stato destinato...finché non avremo una qualche disponibilità, un disavanzo, o qualche entrata inaspettata, il violinista dovrà attendere...al fresco".
Lapidario si fece dare una copia della foto di Gregor Galic. La sua immagine di settantenne era ancora peggiore e trasandata di quella giovanile con cui si era manifestato a lui. Eppure, nel suo sguardo c'era qualcosa di familiare. In quel momento, sentì un impulso fortissimo.
"Ci penso io..."
"Come, prego?".
"Mi occuperò io della sepoltura di...questa persona. Ho un'impresa di onoranza funebri...gioco in casa, insomma. Se mi volesse fare il favore di...liberare la salma e sciogliere le quisquiglie burocratiche, sarò ben lieto di organizzare la funzione religiosa e le esequie".
"E per il saldo..."
"Non c'è problema...mi occuperò di tutto, a titolo gratuito. Nessuno deve rimanere senza una degna sepoltura".
"Allora, per il loculo..."
"Nessun loculo...credo di sapere che cosa questa persona desiderasse per il suo commiato..."
"E come fa a..."
"L'ho guardato negli occhi...". Lapidario mentì a metà.
****
Quella domenica, Rodolfo Lapidario mise da parte l'idea di una scampagnata o di una gita in montagna. Guidò invece fino al mare. Raggiunse una piccola località, deserta in quel periodo dell'anno, fatta eccezione per qualche residente fisso e una manciata di pescatori. Si diresse verso il porto. Ne vide due che stavano sistemando le proprie reti, in previsione della giornata di pesca del giorno successivo.
"Buonasera, signori, posso chiedervi un grosso favore?".
Dopo il tramonto, la piccola barca partì. A bordo c'erano i due pescatori, padre e figlio. E Rodolfo Lapidario che stringeva al petto l'urna con le ceneri di Gregor Galic.
"Credo che qui andrà bene...", disse piano.
Accanto a lui, la sagoma invisibile del pescatore-violinista annuì.
Mentre i due pescatori in carne e ossa intonavano un canto di saluto, Lapidario aprì l'urna e versò le ceneri nel mare. Una parte finì subito nell'acqua, un'altra venne rapita dal vento, e raggiuse le prime stelle. Un gruppo di delfini si mise a giocare poco distante. L'anima di Gregor Galic gli sussurrò un ultimo grazie, poi si tuffò nella luce.
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Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
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Di Manuela Fiorini Parma 26 maggio 2019 - Rodolfo Lapidario stava sonnecchiando seduto alla scrivania del suo ufficio. Nessun cliente, voleva dire nessuna perdita, nessun dolore o sofferenza in qualche famiglia, dal momento che lui gestiva un'Agenzia di Onoranze Funebri. A un tratto, annunciata dal suono gentile del campanello agganciato alla porta per rivelare l'ingresso di qualcuno, entrò una donna che Lapidario conosceva.
Si trattava della signora Cesira, vecchia conoscenza della sua famiglia e, per qualche anno della sua infanzia, era stata anche una sua vicina di casa. La donna era ormai anziana e il padre di Lapidario prima e lui stesso in tempi più recenti, si erano occupati dei funerali di una lunga serie di suoi congiunti. Se ci pensava bene, la signora Cesira aveva sepolto parenti molto più giovani di lei. E anche stavolta, evidentemente, non doveva occuparsi del suo funerale, perché la donna gli si era presentata...in carne e ossa e non sotto forma di spirito. Rodolfo Lapidario, infatti, divideva la sua "clientela" in due categorie, quella dei vivi, che in genere si occupavano degli aspetti più pratici, e quella dei defunti, che si manifestavano a lui con ogni genere di richieste per il loro commiato.
"Buongiorno, Rodolfo...", esordì la signora Cesira guardandosi intorno per assicurarsi che nell'ufficio non ci fosse nessuno tranne loro due.
"Cesira...a che cosa devo la visita?", le rispose Lapidario.
"Hai due minuti, caro?".
"Certo, oggi è una giornata tranquilla. Si accomodi pure. Le preparo un caffè alla macchinetta..."
La signora Cesira si abbandonò sulla poltroncina rossa di fronte alla scrivania di Lapidario.
"Orbene? Di che cosa voleva parlarmi?", iniziò lui porgendole un bicchierino uso e getta con un profumato caffè bollente.
"Prima di tutto, voglio rassicurarti sul fatto che...in famiglia, ci siamo ancora tutti...", esordì la signora Cesira. "Però c'è una questione di cui vorrei parlarti...per avere un tuo consiglio ed eventualmente un aiuto".
Lapidario si sedette e cominciò a sorseggiare il caffè.
"Si tratta di mia figlia, Lara...Lei e suo marito Giacomo, qualche tempo fa, hanno acquistato un antico casale, quasi un castelluccio, con l'intenzione di farci un Bed & Breakfast. Hanno speso un patrimonio per metterlo in sesto, ristrutturarlo, realizzare le camere per gli ospiti, la cucina, la sala...Alla fine, è venuto una meraviglia...e la zona dove si trova, in montagna, è turistica...Tutto insomma, all'inizio faceva pensare che l'attività sarebbe andata a gonfie vele...Invece..."
Lapidario era tutt'orecchie. La signora Cesira gli lanciò un'occhiata eloquente.
"Invece, quando i clienti hanno cominciato ad arrivare, non solo se ne andavano molto prima delle notti prenotate, accettando anche di pagare le penali, ma hanno iniziato a scrivere recensioni molto negative sul B&B di mia figlia su internet...Insomma, sai come vanno queste cose oggi. Un'opinione si trasforma in pubblicità negativa che passa di bocca in bocca...Così mia figlia ha avuto un sacco di disdette...".
"Ne sono molto dispiaciuto, Cesira, ma non vedo come io potrei essere d'aiuto a lei o a sua figlia, che peraltro mi ricordo benissimo, da quando era bambina..."
"Arrivo al punto, Rodolfo...La ragione di tutte quelle recensioni negative non stanno nella gestione dell'albergo, o nel servizio...ma tutte concordano nel dire che nel B&B, si aggirano...strane presenze...soprattutto di notte. E la gente è terrorizzata!".
"Insomma, il casale che sua figlia ha rilevato sarebbe...infestato dai fantasmi?!". Lapidario sgranò gli occhi, poi rivolse uno sguardo affettuoso alla donna che gli stava davanti.
"È assurdo che la gente oggi creda ancora a queste...favole...", commentò, non credendo lui stesso alla bugia che stava raccontando.
"Rodolfo caro, mi meraviglio davvero che proprio tu mi stia dicendo questo...". Ora la signora Cesira lo stava trafiggendo con lo sguardo. "Come tu sai, io ero molto amica della tua defunta mamma, e lo sono stata fino al giorno in cui lei è passata a miglior vita..."
"Sì, certo, lo so..."
"Orbene, tua madre mi parlava spesso delle "bizzarrie" di sua suocera, di come lei sostenesse di vedere le anime dei trapassati e di come le persone che avevano perso un proprio caro si rivolgessero a lei per...comunicare con gli spiriti dei defunti...".
Lapidario deglutì.
"Tua madre mi raccontava anche che il "dono" di tua nonna era stato molto utile negli affari di tuo padre, quando rilevò l'Agenzia di Onoranze Funebri che ora hai ereditato tu...Ma, soprattutto...tua madre mi confidò, un giorno, di essere preoccupata per te..."
"Per me?"
"Aveva origliato per caso una conversazione fra te e tua nonna...che le aveva fatto pensare che tu avessi ereditato da lei quel "dono", quello di vedere le anime dei trapassati e di interagire con loro..."
Rodolfo impallidì. Non aveva parlato con nessuno di questa sua...caratteristica. Evidentemente, sua madre lo aveva fatto per lui. Era molto indeciso se negare la cosa e minimizzare quello che la signora Cesira sapeva, o farle una confidenza che, di fatto, ammettesse il suo "dono".
"Anche io mi sono rivolta a tua nonna per avere notizie di mio marito appena passato a miglior vita, anni e anni fa...In quell'occasione, be', ho avuto modo di appurare che quello che si diceva sulle sue...facoltà non era affatto una diceria...Quindi non ho ragione di dubitare che anche tu sia in grado di interagire con gli spiriti di chi non c'è più".
Lapidario sospirò.
"Che cosa dovrei fare, Cesira?"
"Potresti, per esempio, recarti al B&B di mia figlia, trascorrervi tutto il tempo necessario, naturalmente spesato, e capire se realmente l'antico casale è...infestato, da chi, e che cosa lo spirito irrequieto chiede per andarsene".
*****
Rodolfo Lapidario arrivò nella splendida località di montagna dove si trovava il B&B gestito dalla figlia della signora Cesira e da suo marito. Scese dall'auto e prese una grossa boccata di aria pura e leggera. Dopo tutto, qualche giorno di ferie gli avrebbe fatto bene. Pensandoci bene, erano anni che non si concedeva una vacanza. La giovane Lara, che ricordava bambina, si era fatta davvero una bella donna, con gli occhi luminosi e un sorriso dolce, anche se il suo sguardo non nascondeva una certa preoccupazione. Accanto a lei, c'era il marito Giacomo, che gli venne incontro tendendogli la mano.
"Non si preoccupi, signor Lapidario, sappiamo tutto...mia madre ci ha messi al corrente del suo...dono...ancora prima di contattarla...Sarà nostro ospite in tutto e per tutto...Non abbiamo molti clienti, ultimamente..."
"Già, qualcuno che non ha letto le recensioni, o qualche turista di passaggio, ogni tanto si ferma, ma il mattino dopo pagano il conto in fretta e furia e se ne vanno a gambe lavate".
"Voi avete mai...visto nulla?"
"In realtà, noi alloggiamo nella dependance...", disse Lara voltandosi verso una piccola casetta di mattoni situata dall'altra parte del giardino. "Per lasciare più libertà e privacy agli ospiti. E...no, non abbiamo mai visto nessun...fantasma, o sentito rumori strani, come invece affermano i nostri clienti".
"Non avete mai pensato al fatto che questa faccenda possa essere stata orchestrata apposta per...danneggiarvi?", chiese Lapidario.
"In realtà, sì, ci abbiamo pensato...ma non abbiamo nemici e non ci sono state in passato situazioni tali da farcelo pensare...Nemmeno la concorrenza, siamo l'unica struttura nel raggio di una trentina di chilometri".
"Capisco...Be', allora, facciamo calare la sera e vediamo che cosa posso fare per aiutarvi".
Rodolfo Lapidario prese alloggio in una delle quattro camere del B&B, quella ricavata nella torretta della costruzione. Era davvero un bel posto, caldo, accogliente, rustico, circondato dalla natura e dall'aria pulita. Si sistemò e cenò con Lara e suo marito. Poi, si congedò e si ritirò nella sua camera. Attese. Stava quasi prendendo sonno quando udì un rumore forte e sordo, simile a quello di una porta che sbatte. Si volse verso il pesante uscio della sua camera, ma lo trovò esattamente come lo aveva lasciato. In quel momento, il pavimento di legno cominciò a scricchiolare come sotto il peso di passi. Lapidario scorse un'eterea figura di fanciulla dal volto antico e sofferente. Le sue membra erano quasi trasparenti...La figura si diresse verso la finestra e con gesto deciso la spalancò, facendo entrare l'aria fredda della notte. Poi, emise un lungo lamento...
"Posso sapere perché fai questo?", le domandò Lapidario, mettendosi a sedere sul letto.
La fanciulla si voltò sbigottita verso di lui. I loro occhi si incontrarono.
"Come fai a vedermi? E, soprattutto, a non avere paura di me?"
Lapidario le sorrise bonario.
"Posso vedere le anime dei trapassati da quando ero piccolo...E per me i "fantasmi" sono sempre stati...di compagnia".
L'entità lo guardò stupita.
"Piacere, mi chiamo Rodolfo, Rodolfo Lapidario. Gestisco un'Agenzia di Onoranze Funebri e...aiuto chi ha lasciato fisicamente questa terra a realizzare i suoi ultimi desideri..."
"Che cos'è un'...Agenzia di Onoranze Funebri?", domandò incuriosita la fanciulla.
Lapidario ebbe un'intuizione.
"Da quanto tempo sei...qui?"
"Sono morta nel 1785...Il mio nome è Beatrice..."
"E...posso chiederti come sei morta?"
"Sono stata uccisa...da mio marito...cioè, dal tizio che avevano voluto farmi sposare per ragioni di interesse. Non l'ho mai considerato tale, non l'ho mai amato...perché nel mio cuore c'è sempre stato...il mio vero amore..."
In quell'istante, una folata di vento gelido irruppe nella stanza. Era diversa dalla brezza notturna, pur fresca, che entrava dalla finestra spalancata.
La sagoma di un uomo aleggiò nella stanza. Lanciò un'occhiata a Beatrice, poi a Lapidario, seduto sul letto.
"Lui può...vederci?", domandò con voce profonda, "Anche se non siamo noi a volerci fare vedere da lui?".
"Non è straordinario, Romualdo? Dopo secoli possiamo parlare con qualcuno che non abbia paura di noi...", disse Beatrice, mentre a sua figura impalpabile sembrava emettere luce.
Romualdo si presentò a Rodolfo con un inchino.
"Perché...siete ancora qui?", chiese lui con discrezione.
"Perché questa è...la nostra casa...il luogo dove siamo morti...ma proprio da morti, abbiamo potuto finalmente stare insieme". I due spiriti si sorrisero radiosi.
"Quindi, se ho ben capito, voi due in vita vi amavate, ma il vostro era un amore impossibile, così siete stati scoperti e...uccisi".
"Proprio così...", ammise Romualdo, mentre Beatrice gli si stringeva quasi fino a fondersi con lui.
"Però, miei giovani amici, posso dirvi che c'è un "Oltre", un luogo dove voi potete stare insieme per sempre, evolvervi, completarvi, dimenticando le sofferenze e le questioni terrene...ed è là che avreste dovuto andare, da tempo, ormai..."
"Ma questa è casa nostra, ci viviamo da secoli...se non fosse che ogni tanto, qualcuno di vivo viene a disturbare la nostra quotidianità...", protestò Beatrice, "Per questo facciamo di tutto per spaventarlo e mandarlo via".
"E poi, qui ci sono i nostri resti mortali...chi ci ha ucciso non ci ha dato una degna sepoltura, ma ha gettato le nostre spoglie in un dirupo. Una frana le ha sepolte e da allora giacciono senza una benedizione o un conforto...", aggiunse sdegnato Romualdo.
"Ascoltate...", si fece serio Rodolfo, "ci sono due ragazzi, due giovani sposi, Lara e Giacomo, che hanno comprato questo posto e hanno fatto mille sacrifici per trasformarlo in un...albergo e sperano di guadagnare abbastanza per mantenersi e formare una famiglia. Sono innamorati, come voi...ma la vostra...presenza, sta tenendo le persone alla larga. Si è sparsa la voce che la casa è infestata...e questi due sposi stanno andando in rovina...". Lapidario calcò un po' la mano, ma doveva giocarsi il tutto e per tutto per sistemare la situazione.
"Oh, Romualdo...due giovani sposi...", sussurrò Beatrice. "Non possiamo fare loro questo...non possiamo permettere che altri giovani innamorati soffrano quello che abbiamo dovuto passare noi...e per giunta per colpa nostra".
"Che cosa proponi, uomo che parla con gli spiriti dei morti?", lo sfidò Romualdo.
"Ho un'idea..."
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Il giorno successivo, Lapidario parlò con Lara e suo marito e raccontò loro gli avvenimenti di quella notte. I due lo ascoltarono molto colpiti. Probabilmente, in fondo, non avevano creduto a quello che la signora Cesira aveva detto loro sul "dono" di Lapidario. Rodolfo chiese loro di convocare il parroco del paese. Nel pomeriggio, il prelato arrivò con la sua vecchia e rumorosa Fiat Cinquecento al borgo dove si trovava il B&B.
"Buonasera, Don...come le ho spiegato al telefono, dovrebbe benedire un luogo, oltre quella collina...Spiegarle i dettagli sarebbe piuttosto impegnativo...Le basti sapere che sono...uno studioso di storia e sto conducendo una ricerca su questi luoghi. Ebbene, da quello che ho saputo, circa tre secoli fa due giovani innamorati furono uccisi dai parenti e i loro colpi gettati da un dirupo, senza avere una degna sepoltura...La consideri una bizzarria, se vuole...ma penso che, anche dopo tanto tempo, le anime di quei due ragazzi debbano riposare in pace".
Si recarono quindi tutti insieme oltre la collina. Il sacerdote, indossando i paramenti sacri, e ai piedi un paio di robusti scarponi da montagna, benedisse il luogo dove le spoglie terrene di Romualdo e Beatrice si erano consumate senza il conforto di una tomba. Solo Rodolfo Lapidario riuscì a scorgere, alle sue spalle, le eteree figure dei due giovani, visibilmente commossi. Lui sorrise loro e si scambiarono uno sguardo pieno di gratitudine. Non era ancora finita, però. Rodolfo aveva chiesto a Lara e a Giacomo la cortesia di poter rimanere ospite ancora per una notte.
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Il buio della stanza si rischiarò alla tenue luce emanata da due sagome umane. Beatrice e Romualdo aleggiarono fino al suo cospetto.
"Bene, ragazzi...come vi ho detto, tecnicamente siete entrambi vedovi, poiché i vostri rispettivi sposi sono ormai trapassati da tempo...". Lapidario si schiarì la voce... "E io...sono un consigliere comunale con delega a ufficiale di stato civile da parte del mio sindaco..."
I due spiriti lo stavano ascoltando con attenzione, anche se dalle loro espressioni era chiaro che non stavano capendo una parola di quello che Lapidario stava dicendo loro...
"...Insomma, posso celebrare il vostro matrimonio..."
"Ma...è meraviglioso!", squittì Beatrice. E quell'espressione di giubilo risuonò in tutto l'antico casale.
Fu una cerimonia molto...intima. Lara e Giacomo fecero da testimoni ai due sposi invisibili. Rodolfo Lapidario, invece, celebrò il suo primo, strano matrimonio...dopo tanti funerali.
Beatrice e Romualdo, che avevano desiderato quel momento per tutta la vita, e anche molto oltre, dopo averlo ringraziato e avergli rivolto un ultimo sguardo colmo di gratitudine, si presero per mano e, insieme, se ne andarono verso la luce...
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La signora Cesira irruppe nell'ufficio di Rodolfo Lapidario con una cesta regalo piena di ogni ben di Dio.
"Rodolfo! Un piccolo pensiero per ringraziarti...da parte mia, di Lara e di Giacomo...Loro non sono potuti scendere qui in città per ringraziarti, perché il B&B è...pieno di clienti. E anche le prenotazioni fioccano! Molti curiosi hanno prenotato galvanizzati dalla storia dei fantasmi, ma quando hanno appurato che di spettri...non ce n'è traccia...hanno scritto bellissime recensioni sul servizio, sul luogo, sulla professionalità degli avventori, sulla bontà della cucina...Insomma, hanno fatto buona pubblicità! Se hai un attimo di tempo...voglio che mi racconti tutti i dettagli..."
Rodolfo Lapidario sorrise...Proprio mentre la signora Cesira parlava, era stato colto da un brivido, dettato da una sferzata di vento gelido. E lui sapeva benissimo che cosa voleva dire...
"Magari, un'altra volta, Cesira...è appena entrato un...cliente".
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