I Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Borgo Panigale (BO) hanno arrestato un quarantasettenne italiano per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.
E’ successo alle ore 17:00 di ieri, quando la Centrale Operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Bologna è stata informata dalla centrale telefonica del “Telefono Azzurro – Dalla parte dei bambini” che un ragazzino residente in Provincia di Bologna li aveva chiamati, dicendo che era stato picchiato dal padre con un mattarello.
Appresa la notizia, i Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Borgo Panigale (BO) si sono diretti a casa del giovane, residente in un paesino della pianura bolognese. Alla vista dei militari, il ragazzino, che si trovava nell’appartamento assieme al padre, alla madre e alla sorellina, confermava lucidamente quello che aveva già detto alla centrale telefonica della citata Onlus.
Di fronte all’evidenza dei fatti e al coraggio del ragazzino, il padre ha ammesso le proprie responsabilità, sostenendo di essersi fatto “prendere la mano” per educare meglio il figlio che, invece, al posto di un insegnamento, ha ricevuto quindici giorni di prognosi per guarire dai traumi agli arti superiori e inferiori provocati dai colpi del mattarello di legno che la famiglia teneva in cucina.
L’attrezzo è stato sequestrato dai Carabinieri. Su disposizione della Procura della Repubblica di Bologna, l’uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari presso un’altra abitazione.
All. Foto CC Bologna – Carabinieri Nucleo Operativo Radiomobile Borgo Panigale (BO).
I Carabinieri della Stazione di San Pietro in Casale (BO) hanno arrestato un trentacinquenne egiziano per aver tentato di strangolare la compagna alla presenza dei due figli minorenni, durante una discussione domestica scaturita qualche sera fa da futili motivi.
I Carabinieri della Stazione di Collecchio, coordinati dal Comando Compagnia CC di Salsomaggiore, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Parma, hanno tratto in arresto, in Collecchio, un soggetto con l’accusa di maltrattamenti ai danni della moglie.
Da anni il suddetto maltrattava la moglie, prendendola a cinghiate, insultandola e minacciandola di continuo, anche in presenza dei figli minori. In un’occasione, colpendola al volto con un telefonino, le aveva anche fatto saltare un dente (di qui l’accusa di lesioni aggravate dall'indebolimento permanente dell’organo della masticazione, essendosi per l’appunto verificata l’avulsione di un dente).
La donna viveva nel terrore e non aveva mai trovato il coraggio di denunciare il marito, un 31enne, come lei di nazionalità albanese, finché, alcuni giorni fa, a seguito dell’ennesima aggressione, la donna ha deciso di fuggire dalla casa condivisa con l’indagato e rifugiarsi a Collecchio presso alcuni cugini.
Ma il marito non ha accettato la nuova situazione e si è recato sotto la casa dei parenti della donna brandendo un pugnale affilato con una lama di circa 30 cm., minacciandoli tutti di morte se la moglie non fosse tornata a casa con lui.
A questo punto c’è stata la svolta.
Spaventati, i parenti della vittima hanno chiesto aiuto ai Carabinieri della Stazione di Collecchio, che sono intervenuti immediatamente sul posto ed hanno iniziato a ricostruire la storia di soprusi e violenze subite negli anni dalla giovane, la quale, rassicurata dalla presenza dei militari e come liberata da un peso, ha iniziato a raccontare la sua tragica storia.
Nel frattempo una seconda pattuglia rintracciava l’aggressore a bordo della sua auto, ancora in possesso del pugnale, che veniva prontamente sequestrato.
Le successive indagini, dirette dal PM titolare del fascicolo (dottoressa Daniela Nunno) hanno permesso di ricostruire un grave quadro indiziario a carico dell’uomo.
Vista la gravità della condotta e per garantire l’incolumità della vittima, la Procura di Parma ha richiesto pertanto nei suoi confronti la misura cautelare di massimo rigore.
Il GIP, concordando con le risultanze investigative, ha accolto le richieste del PM disponendo la custodia in carcere per l’indagato, che il 24 u.s. è stato rintracciato dai Carabinieri di Collecchio che lo hanno accompagnato presso la Casa circondariale di Parma.
Parma: nella giornata di lunedì 02/12/2019, personale della locale Squadra Mobile ha proceduto all’arresto in esecuzione di ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Parma dr. Alessandro Conti di Y. O. cittadino Tunisino classe ’89, indagato per i reati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e lesioni personali in danno della moglie separata.
Nel mese di maggio 2018, personale della Squadra Mobile raccolse la prima denuncia della donna la quale descriveva le condotte violente e prevaricatrici poste in essere dal marito (dal quale si era separata ma con il quale manteneva la convivenza) sfociate, nel corso degli otto anni di convivenza, in frequenti aggressioni per cui aveva dovuto far ricorso a cure mediche comprovate da referti medici. La donna spiegava che alla base degli agiti violenti dell’uomo vi era la sua patologica gelosia.
Le dichiarazioni della donna trovarono un puntuale riscontro e, anzi, si arricchirono di dettagli con i contributi dichiarativi di una serie di testimoni che vennero escussi nel periodo successivo. Alcuni mesi dopo la prima denuncia, la stessa donna, però, riferì al medesimo personale della Squadra Mobile che il marito separato aveva cambiato domicilio e che i rapporti con questi si erano rasserenati.
Lo scorso 18 novembre, tuttavia, la donna ha formalizzato una seconda denuncia/querela riferendo che, pochi giorni prima, all’interno della sua abitazione, lei ed il fratello erano stati vittime di una violenta aggressione da parte dall’ex marito a cui aveva assistito anche il figlio minorenne nato dalla relazione con lo stesso uomo. Nel prosieguo, la donna spiegava che, negli ultimi mesi, il marito separato aveva iniziato a molestarla con minacce ed offese, tempestandola di chiamate e messaggi.
Gli esiti dell’ulteriore attività investigativa, che hanno riscontrato le dichiarazioni della p.o., hanno indotto il PM procedente, dr. Andrea Bianchi, a chiedere l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di Y. O. che, disposta dal Gip, è stata eseguita da personale della Squadra Mobile.
Un uomo, di nazionalità nigeriana classe '76, sotto l'effetto dell'alcol e palesemente irritato, ha colito con violenza la moglie, classe '82, con il proprio smartphone causandole una ferita al capo con copiosa fuoriuscita di sangue,
La donna, oltre a essere spaventata era anche preoccupata del fatto che i 3 figli, tutti molto piccoli, avevano assistito alla scena.
Gli agenti, giunti sul luogo, hanno accertato che l'uomo era ancora sporco di sangue e i figli particolarmente spaventati al punto che uno di essi ha preso per mano una delle agenti per farle notare il sangue e la mamma colpita.
Alla luce di quanto emerso, l'uomo, non nuovo a questi comportamenti, è stato arrestato per lesioni aggravate.
Oggi il processo è stato rinviato per richiesta termini a difesa, nelle more il giudice ha applicato la misura dell'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla persona offesa.
37enne maltrattato e picchiato, viveva in uno stato di soggezione da anni: la Polizia di Stato arresta il suo aguzzino
Nelle prime ore di questa mattina, personale della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Mirandola ha proceduto all’arresto di un cittadino italiano di 38 anni, ritenuto responsabile di una aggressione avvenuta il 3 settembre scorso a Mirandola nei confronti di un 37enne, a seguito della quale la vittima, risvegliatasi dal coma farmacologico alcuni giorni fa, era stata ricoverata presso l’Ospedale di Carpi in prognosi riservata per le lesioni gravissime cagionategli in quella circostanza.
Esclusa l’ipotesi di una aggressione avvenuta a Ferrara ad opera di ignoti, come aveva inizialmente affermato la stessa vittima, prima di entrare in coma, gli agenti, grazie ad una serrata e approfondita attività di indagine, sono riusciti a restringere il quadro investigativo attorno alla cerchia di amici e conoscenti, fino ad individuare il reo nella persona del datore di lavoro, nonché affittuario dell’immobile, ove risiede il 37enne.
Gli inquirenti hanno ricostruito un quadro di comportamenti violenti, aggressivi ed intimidatori, risalenti ad almeno due anni orsono, subiti dalla vittima, la quale versava in una situazione di piena soggezione e completa dipendenza, anche materiale, nei confronti del suo aguzzino, capace addirittura di gestirne le risorse economiche; di fatto, il 37enne viveva in uno stato di paura di ripercussioni e del verificarsi di azioni violente commesse dall’indagato senza alcun reale motivo, se non quello di dare sfogo alle proprie frustrazioni o istinti brutali.
La vittima, una volta risvegliatasi dal coma farmacologico, grazie alla sensibilità e alla bravura degli agenti, che sono riusciti a guadagnarsi la sua fiducia, ha avuto il coraggio di confidarsi e raccontare non solo quanto accaduto il 3 settembre, ma anche le aggressioni e i maltrattamenti subiti negli ultimi anni, confermando il risultato delle indagini.
Lesioni gravissime, maltrattamenti e violenza sessuale sono i capi di imputazione contestati nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Modena.
Di Paolo Mario Buttiglieri Fiorenzuola d'Arda (PC) 18 agosto 2019 - Una donna potrebbe evitare di innamorarsi di un uomo che dopo qualche tempo deciderà di ucciderla o di lasciarla per un’altra donna?
E’ una domanda che quasi mai le donne si pongono, specialmente quando si sentono attratte da un uomo.
La comunicazione non verbale ha da tempo messo a fuoco i comportamenti e le caratteristiche dell’uomo carnefice.
Quello che manca è il desiderio delle vittime di conoscere la realtà, molte donne preferiscono immaginare l’identità dell’uomo che le attrae, piuttosto che conoscere le sue reali caratteristiche.
Conoscere la realtà implica un certo coraggio e scelte apparentemente scomode, che in realtà ci rendono la vita molto semplice e sicura.
Ma la verità non ha mai interessato molto alla gente.
La civiltà occidentale è nata con la crocifissione di un ebreo di nome Gesù e la liberazione di un altro ebreo di nome Barabba.
Barabba è la fonte di ispirazione della cultura occidentale e non Gesù. Nelle chiese cristiane viene mostrato Gesù solo per ammonire i fedeli, che se dovessero comportarsi come lui farebbero la stessa fine. Mentre invece se si comportano come Barabba non finiranno mai in croce. E infatti lo scopo delle chiese cristiane è stato quello di diffondere il pensiero di Barabba, usando l’escamotage di attribuirlo a Cristo.
E proprio per questo motivo gli Stati occidentali hanno aperto le porte alle organizzazioni cristiane, ovvero barabbiche. Infatti la religione è sempre funzionale allo Stato.
Per concludere è meglio studiare il pensiero di Barabba per capire la storia dell’Occidente. Mentre studiare il Vangelo, la vita ed il pensiero di Cristo è utile solo a chi cerca la felicità, la gioia e l’amore.
Paolo Mario Buttiglieri, sociologo
Il consigliere regionale della Lega, Gabriele Delmonte: "Una vicenda terribile e vergognosa che, sul piano politico, dimostra ancora una volta (dopo lo scandalo che travolse lo scorso anno la Polizia Locale) che gli enti di secondo livello come l'Unione dei Comuni della Val d'Enza sono troppo lontani dai cittadini e dal loro controllo: sono enti in mano alla politica e, come in questo caso, ai suoi interessi"
"Una vicenda terribile per le piccole vittime e le loro famiglie, e vergognosa per questi "orchi carnefici" che, accecati dalla bramosia di denaro, hanno infangato e ridotto a macabro business quello che è il legame più puro e autentico in natura, ovvero quello che lega genitori e figli".
Il consigliere regionale della Lega, nonché capogruppo d'opposizione in Comune a Montecchio, Gabriele Delmonte, commenta così l'operazione "condotta in modo egregio, silenzioso ed efficace dalla Procura reggiana e dai Carabinieri" a seguito della quale diciotto persone, tra politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Torino sono stati raggiunti da misure cautelari. Al centro dell'inchiesta "Angeli e Demoni", coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi, la rete di servizi sociali della Val D'Enza, accusata di aver redatto false relazioni per allontanare bambini da famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti. Quello ricostruito dagli investigatori è un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro. Tra le contestazioni emergono "lavaggi del cervello" ai minori in sedute di psicoterapia, anche con impulsi elettrici per "alterare lo stato della memoria". Tra i reati contestati frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso.
Agli arresti assistenti sociali e psicoterapeuti di una nota Onlus di Torino (la Hansel e Gretel che ha una base importante in Val d'Enza), e il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, in qualità di delegato ai servizi sociali dell'Unione dei comuni della Val d'Enza. Sei persone sono agli arresti domiciliari: oltre a Carletti, la responsabile del Servizio Sociale Integrato dell'Unione comuni della Val d'Enza, la coordinatrice del medesimo servizio, una assistente sociale e due psicoterapeuti della Onlus.
"Oltre ad esprimere solidarietà voglio anche ringraziare, come uomo prima ancora che come politico, i genitori delle "giovanissime" vittime, che in tutti questi mesi hanno lottato, mai domi di fronte all'ingiusta sottrazione dei loro figli, e che, grazie alle loro denunce, hanno portato all'operazione odierna" sottolinea l'esponente leghista.
Ma sia chiaro che: "Stante la presunzione di innocenza di ogni indagato, qualora venissero acclarate responsabilità di politici e amministratori pubblici, mi auguro che la pena possa essere durissima, soprattutto in considerazione del loro ruolo di rappresentanti di comunità, le quali nulla hanno a che fare con questa orrenda vicenda in cui business, malaffare, spregiudicatezza e assoluta mancanza di senso etico si mischiano in un cocktail che sortirà effetti devastanti sulle vite future di queste vittime innocenti. Tant'è che, non è nemmeno passato un anno dallo scandalo che travolse la Polizia Locale – attacca Delmonte – che ancora una volta l'Unione dei comuni della Val d'Enza viene travolta da una vicenda gravissima: è la dimostrazione che l'Unione dei Comuni va resettata. Gli enti di secondo livello, come l'Unione dei comuni della Val d'Enza, sono troppo lontani dai cittadini e dal loro controllo: sono enti in mano alla politica ed ancora una volta, come in questo caso, ai suoi interessi".
Nella notte del 24 giugno scorso, personale della Squadra Volante ha tratto in arresto un 36enne di nazionalità rumena, responsabile dei reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi e lesioni personali aggravate.
Gli agenti sono intervenuti in zona San Faustino in quanto un residente aveva segnalato al numero di emergenza 112 NUE un'aggressione, che si stava consumando all'interno di un'abitazione ai danni di una donna.
Gli stessi agenti una volta arrivati sul luogo indicato hanno potuto udire distintamente le urla della donna che chiedeva aiuto.
Gli operatori sono riusciti ad entrare nell'appartamento solo dietro intimidazione di sfondare la porta se gli occupanti non avessero ottemperato volontariamente. Nel monolocale si trovavano un uomo e una donna; quest'ultima, rannicchiata su un letto in lacrime e in forte stato di agitazione, aveva evidenti segni di percosse sul viso e sul corpo.
Nonostante la presenza della Polizia, il convivente ha continuato ad aggredirla verbalmente e ad insultarla, minacciandola che se fosse stato arrestato avrebbe riversato la colpa su di lei.
La donna è stata immediatamente soccorsa dagli agenti; i sanitari del 118 l'hanno poi presa in carico e trasportata al Pronto Soccorso, ove al termine degli accertamenti è stata dimessa con una prognosi di cinque giorni per trauma policontusivo da percosse.
L'aggressore, avvezzo a tali comportamenti violenti nei confronti della compagna, la quale per timore non aveva mai sporto querela, è persona pregiudicata per reati contro il patrimonio, evasione, lesioni personali aggravate ed in materia di Codice della Strada. Inoltre, sotto alias, risulta destinatario di un ordine di carcerazione a seguito di condanna definitiva, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rieti nel dicembre 2016, motivo per il quale è stato tradotto presso la locale Casa Circondariale dove espierà una pena residua di mesi 11 e giorni 28 di reclusione.
Nella mattinata del 12.3.19, i Carabinieri della Compagnia di Salsomaggiore Terme – Aliquota Radiomobile- hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto, gravemente indiziato del reato di maltrattamenti in famiglia e di lesioni gravi. A Parma è attivo il gruppo di lavoro specializzato sul tema delle fasce deboli L'ordinanza è stata emessa dal GIP in accoglimento della richiesta della Procura della Repubblica di Parma – gruppo fasce deboli.
Salsomaggiore Terme 14 marzo 2019 - L'indagine ha avuto inizio nei giorni immediatamente precedenti, allorquando i Carabinieri di Salsomaggiore Terme intervenivano nei pressi dell'abitazione della vittima sulla scorta di una richiesta di aiuto da parte dei genitori della predetta.
Invero l'operatore della Centrale Operativa aveva ricevuto segnalazione che la donna era stata aggredita con violenza dal convivente.
Giunti sul posto i militari trovavano gli ambienti dell'abitazione completamente devastati, rinvenendo con tracce ematiche ovunque, mentre la donna si trovava adagiata su una lettiga del 118 con il volto tumefatto.
Nell'immediatezza si accertava che il grave episodio in realtà era avvenuto il 05/03/19 e che, a seguito delle percosse ricevute e del conseguente stato di infermità, la donna non era riuscita neppure a chiedere aiuto.
Trasportata al pronto soccorso, i sanitari refertavano lesioni consistenti in traumi policontusivi con fratture costali multiple, frattura seno mascellare, ematomi multipli, distorsione rachide cervicale e frattura ossa nasali, lesioni che giudicavano guaribili in oltre 40 giorni.
Dalle indagini avviate gli inquirenti raccoglievano ulteriori indizi; emergeva in particolare che il rapporto sentimentale era iniziato da circa 7 mesi, periodo durante il quale l'uomo si era palesato sin da subito soggetto violento ed aggressivo e proprio a causa di questi atteggiamenti, in un momento di disperazione, la vittima aveva persino tentato il suicidio.
In occasione dell'ultimo episodio la donna, impaurita, non voleva consentire al convivente l'ingresso nell'abitazione, ma l'uomo riusciva a sfondare la porta d'ingresso e, trovando alcuni suoi effetti personali in terra, andava in escandescenza mettendo tutto a soqquadro, spaccando mobili e suppellettili.
Nonostante il tentativo della donna di calmarlo, l'aggressore cominciava a percuoterla dapprima utilizzando le mani e sferrandole calci e pugni e poi, non soddisfatto, cominciava a colpirla con tutto ciò che gli capitava fra le mani: bastoni, assi di legno o di metallo, ed altresì brandendo un coltello che però non utilizzava.
in un attimo di lucidità, resosi evidentemente conto delle condizioni in cui versava la donna, l'aggressore le consentiva di medicarsi senza però darle la possibilità di contattare il 118, in quanto nel frattempo, le aveva distrutto il telefono cellulare.
L'indomani mattina, dopo aver recuperato i suoi effetti personali, l'uomo lasciava l'abitazione.
La vittima, in stato confusionale e a seguito delle lesioni riportate, trascorreva tutta la giornata del 6 marzo a letto senza la possibilità di chiedere aiuto. Solo la mattina seguente, il giorno 07, riusciva a mettersi in contatto con i vicini di casa.
Raccolti gli elementi indiziari innanzi esposti, i Carabinieri trasmettevano il tutto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma che, assunta la direzione delle indagini, richiedeva al G.I.P. l'applicazione della misura custodiale.
L'uomo, espletate le formalità di rito, veniva quindi condotto nel carcere di Parma a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.
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L'iniziativa giudiziaria si inquadra nell'ambito del grave fenomeno della violenza di genere, che, nel nostro circondario, ha assunto nel tempo proporzioni sempre più preoccupanti, con molteplici denunzie per maltrattamenti in famiglia, stalking, lesioni, violenze sessuali.
Su tale complessivo fenomeno in data 29.10.2018, sotto il coordinamento della Prefettura di Parma, è stato sottoscritto un articolato protocollo che ha visto impegnati molteplici enti a vario titolo interessati all'argomento.
Presso la Procura della Repubblica di Parma già da diverso tempo è stato costituito un gruppo di lavoro specializzato sul tema delle fasce deboli, gruppo che è quotidianamente impegnato a fronteggiare, ed a valutare con la massima attenzione ma anche con la massima rapidità, il gran numero di denunzie che vengono raccolte dai vari organi di Polizia Giudiziaria presenti sul territorio.
La presente vicenda –sulla quale, ovviamente, la difesa potrà replicare con gli strumenti che l'ordinamento mette a disposizione- dimostra proprio l'attenzione che gli inquirenti prestano a questo tipo di vicende, tanto che, a fronte di una denunzia pervenuta in data 8.3.19, in appena quattro giorni si è riusciti ad ottenere la pronunzia del Giudice che, con altrettanta rapidità, ha vagliato il materiale offerto dalla Procura, disponendo l'adozione della misura di massimo rigore, proprio in considerazione della strema gravità del fatto, peraltro documentato anche fotograficamente.