I controlli hanno interessato l'area denominata "ex opificio" sulla quale insiste un fabbricato pericolante e parzialmente crollato...
Modena, 27 febbraio 2014 -
Personale in servizio presso il Posto di Polizia Centro, unitamente a personale della Polizia Municipale di Modena, ha svolto, nella giornata di ieri, un servizio straordinario di controllo del territorio finalizzato al contrasto dell'immigrazione clandestina, dell'occupazione di terreni ed edifici in stato di abbandono e dell'accattonaggio molesto.
Diciotto, in totale, le persone accompagnate in Questura per accertamenti, due dei quali allontanati coattivamente alla frontiera. Nove, invece, sono risultati destinatari di altrettanti provvedimenti di allontanamento.
Durante tali verifiche, gli operatori di Polizia si sono portati all'intersezione tra via Morane e viale Don Minzioni dove era, da giorni, stata segnalata ai rispettivi Comandi, la presenza di una donna intenta, con particolare insistenza, a chiedere l'elemosina ai conducenti dei veicoli in transito.
Una volta bloccata la persona in questione, una cittadina di origine romena, nata nel 1972, si è provveduto a sanzionarla, ad opera di personale della Polizia Municipale, a causa del proprio comportamento molesto.
Accompagnata presso gli Uffici della locale Questura è emerso che la stessa aveva a proprio carico numerosi precedenti di Polizia tra i quali l'abbandono di minore, l'utilizzo di minori nell'accattonaggio e l'invasione di terreni ed edifici.
Al termine, la straniera è stata messa a disposizione del locale Ufficio Immigrazione per i provvedimenti di competenza.
I controlli hanno interessato, altresì, l'area denominata "ex opificio", sita in via Giardini n. 815, sulla quale insiste un fabbricato pericolante e parzialmente crollato.
All'interno, il personale operante ha rinvenuto due tende, una delle quali utilizzata quale magazzino, al cui interno erano presenti un uomo ed una donna di nazionalità romena, rispettivamente nati nel 1986 e 1995. Nelle tende sono stati trovati residui alimentari ed effetti personali, a dimostrazione della stabilità dei due all'interno della struttura.
Mentre, poi, il personale comunale preposto ha provveduto alla chiusura dell'accesso che ha consentito ai due di entrare nell'edificio, gli agenti hanno accompagnato gli stranieri in Questura rilevando che entrambi non fossero gravati da precedenti di Polizia.
Al termine, anche loro, sono stati messi a disposizione del locale Ufficio immigrazione.
Giova sottolineare che nel corso delle verifiche è emerso che tutti i soggetti accompagnati presso gli uffici di via Palatucci svolgevano regolarmente attività di accattonaggio all'interno dell'area di parcheggio dei poliambulatori del locale policlinico.
L'organizzatrice criminale gestiva un vasto traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi nel Nord Italia con base nel modenese: 41 persone denunciate e 4 persone arrestate ai domiciliari -
Modena, 27 febbraio 2014 -
La Guardia di Finanza di Modena ha sgominato un'organizzatrice criminale che gestiva un vasto traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi. Il traffico illecito aveva base a Modena. I rifiuti venivano caricati sui container e imbarcati al porto di Genova per poi raggiungere l'Africa. L'indagine che ha riguardato soprattutto il Nord Italia vede 41 persone denunciate e 4 persone arrestate ai domiciliari. Le indagini avviate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, hanno portato al sequestro di quattro siti di stoccaggio in Emilia Romagna e al sequestro dei veicoli usati per l'attività illecita. Per superare i controlli doganali inoltre, l'organizzazione aveva costituito due Onlus, per garantire una copertura formale ai traffici.
Responsabili del maxi colpo al caseificio di Cavola che ha visto i Carabinieri recuperare 300 forme di Parmigiano Reggiano da 250mila euro -
Reggio Emilia, 27 febbraio 2014 - di Ivan Rocchi
Avevano riempito il camion con oltre 300 forme di Parmigiano Reggiano prelevate da un caseificio in provincia di Reggio Emilia. Ma l'arrivo dei Carabinieri li aveva costretti a fuggire e ad abbandonare il mezzo e la refurtiva, per un valore di oltre 250mila euro. Ieri, dopo più di due mesi di indagini condotte dai carabinieri del Nucleo operativo di Castelnovo Monti, finalmente è arrivata la svolta: gli uomini dell'Arma sono infatti riusciti a ricostruire i movimenti della banda e identificarne i 7 componenti, grazie anche all'analisi dei sistemi di videosorveglianza comunali e ai controlli sul territorio.
La notte del 20 dicembre scorso alle 4.30 i malviventi erano da poco usciti dal piazzale del caseificio, quando gli abbaglianti di una volante dei carabinieri li aveva sorpresi con le mani nel sacco. Impossibilitati a seminare i militari, dato il carico e il mezzo, i ladri avevano così preferito scendere dal camion, per scappare a gambe levate nei campi. Gli uomini dell'Arma di Toano e di Castelnovo Monti recuperarono l'intera refurtiva ed evitarono che altre forme venissero caricate sull'autoarticolato.
Dal sopralluogo effettuato sul posto era subito emerso che si trattava di una banda di autentici professionisti: infatti, per entrare all'interno del magazzino del caseificio avevano segato le sbarre, coprendo poi con della stagnola i sensori di allarme per operare in tutta tranquillità. Peccato non sapessero che i carabinieri erano in allerta da diverse ore. Proprio nella notte precedente due furti simili si erano verificati nella Bassa reggiana, anche se erano saltati a causa dei sistemi d'allarme adottati: in un caso, dopo aver praticato un foro nel muro attiguo al magazzino, i ladri hanno dovuto desistere per la presenza dei sensori; nel secondo, invece, a far fallire il colpo era stato l'allarme collegato alla caserma dei Carabinieri che si era attivato.
I componenti della banda sono stati denunciati alla Procura reggiana con l'accusa di concorso in tentato furto aggravato. Hanno un'età compresa tra i 27 e i 47 anni e sono tutti originari e residenti in Puglia, a eccezione di un albanese abitante in provincia di Cremona. La svolta investigativa potrebbe avere riflessi positivi nelle analoghe indagini che da tempo vedono i carabinieri reggiani indagare per identificare i responsabili dello stillicidio di furti nei caseifici che s verificano nell'intera Emilia Romagna.
L' incidente avvenuto al km 136 in direzione Milano, ha visto il tamponamento di un pullman e un autoarticolato con salto di carreggiata dell'autoarticolato -
Parma, 27 febbraio 2014 -
Un gravissimo incidente avvenuto questa mattina sull' autostrada A1 Milano-Napoli, intorno alle ore 4.30, ha portato la chiusura al traffico del tratto autostradale tra Terre di Canosa Campegine e Reggio Emilia in direzione Bologna. L' incidente avvenuto al km 136 in direzione Milano, ha visto il tamponamento di un pullman e un autoarticolato con salto di carreggiata dell'autoarticolato. Venti persone sono rimaste ferite di cui due in modo grave. Il mezzo pesante nell'impatto ha perso il carico consistente in bottiglie di vetro contenenti pomodoro, che si sono riversate sia in carreggiata sud che in carreggiata nord. Sul luogo sono intervenute le pattuglie della Polizia Stradale, i Vigili del Fuoco, il personale della Direzione 3° Tronco di Bologna, i soccorsi sanitari e meccanici. Verso le 8.00 circa è stato riaperto il tratto tra Terre di Canosa Campegine e Reggio Emilia in direzione Bologna.
(Fonte: Autostrade per l'Italia)
Immobilizzate le commesse i due rapinatori si sono impossessati di tutto quello che sono riusciti a prendere negli espositori e nella cassaforte -
Parma, 26 febbraio 2014 -
Un furto in pieno centro questa mattina, verso le nove, nella gioielleria Valenti di via Farini. Sembra che i rapinatori, siano entrati in negozio fingendosi dei normali clienti, in abiti sportivi e a volto scoperto. Armati di pistola e coltello però, hanno minacciato le commesse, per poi legare loro i polsi con delle fascette di plastica. I due si sono così in pochi minuti impossessati di tutto quello che sono riusciti a prendere dagli espositori e dalla cassaforte mettendo il bottino in una borsa sportiva, per poi fuggire in scooter. Sul posto sono subito intervenuti gli agenti. Resta ancora da quantificare il bottino che potrebbe superare ampiamente i 500mila euro.
Gli inquirenti hanno rintracciato e predisposto il sequestro di una Bmw station wagon scura: l'auto incidentata si trovava in una carrozzeria di San Michele Tiorre -
Parma, 26 febbraio 2014 -
Una svolta nelle indagini riguardo al pirata che ha investito Mara Aicardi, la donna di 65 anni che mercoledì scorso è stata travolta e uccisa mentre stava attraversando sulle strisce pedonali di viale Rustici. Dopo una telefonata anonima alla Gazzetta di Parma con la segnalazione di una vettura sospetta e i controlli in tutta la provincia, gli inquirenti hanno rintracciato e predisposto il sequestro di una Bmw station wagon scura. L'auto incidentata si trovava in una carrozzeria di San Michele Tiorre. Le indagini accerteranno se si tratti proprio della vettura pirata che ha investito la donna e nel caso chi fosse alla guida.
Lo sconcerto nel vedere in un'altra bara, non quella comprata dalla famiglia, il corpo del padre defunto...
Reggio Emilia, 26 febbraio 2014 -
Un momento di forte dolore come la perdita di un proprio caro segnato dallo sgomento, che ha colto i parenti di fronte alla salma di un altro defunto. E' successo ieri, alla camera ardente, dell' ospedale di Montecchio, quando al posto del proprio caro, la figlia della persona scomparsa ha trovato un'altra salma con gli abiti da lei forniti alle onoranze funebri. Lo sconcerto nel vedere in un'altra bara, non quella comprata dalla famiglia, il corpo del padre con abiti appartenenti ad un'altra salma.
Il comunicato dell' Azienda Usl di Reggio Emilia in merito all'accaduto -
In merito all'errore di identificazione che si è verificato alla camera ardente dell'Ospedale di Montecchio, la Direzione dell'Azienda Usl informa che i pazienti deceduti presso i reparti dell'ospedale, dopo il periodo di osservazione, vengono trasportati alle camere ardenti dal personale ospedaliero. A tutti i pazienti, al momento del ricovero, viene messo al polso il braccialetto di identificazione nel quale sono contrassegnati nome e cognome.
Il braccialetto, che non viene mai rimosso dal personale ospedaliero durante il ricovero, viene tolto dal personale delle imprese di pompe funebri nella fase di preparazione della salma, che si svolge nella sala vestizione della camera ardente.
L'errore che si è verificato alla Camera Ardente non è pertanto responsabilità del personale sanitario dell'Ospedale di Montecchio.
Al parco pubblico Campo di Marte durante un controllo è stato aggredito uno dei poliziotti: 27enne senegalese denunciato per resistenza e lesioni -
Reggio Emilia, 25 febbraio 2014 - di Ivan Rocchi
Il parco pubblico Campo di Marte è da diversi anni una delle location preferite dello spaccio reggiano 'al minuto'. Ieri pomeriggio una pattuglia della Squadra Mobile ha fermato un ragazzo all'uscita dell'area verde: trovato in possesso di circa 1,5 grammi di marijuana, il giovane italiano ha confessato di averla comprata poco prima nel Parco da un ragazzo di colore che si trovava in compagnia di altri africani.
Gli uomini della Mobile si sono quindi messi subito alla ricerca dello spacciatore. Attirati da un gruppetto di 8 persone di colore riunite vicino a una panchina, i poliziotti si sono avvicinati. Appena visti gli agenti, quattro di loro si sono dati alla fuga, mentre gli altri rimanevano seduti.
Ma proprio a fianco di uno di loro, gettato per terra, gli uomini della Mobile rinvenivano un sacchetto di cellophane con dentro 6 grammi di marijuana. A questo punto gli agenti hanno iniziato la procedura di identificazione dei superstiti del gruppetto, che per tutta risposta hanno cercato anche loro di scappare. Nel frattempo, proprio l'individuo seduto vicino al sacchetto con la droga ha aggredito uno dei poliziotti, addentandogli la mano sinistra.
La violenta reazione dello straniero ha fatto subito scattare il parapiglia: altri stranieri si sono avvicinati, creando ulteriore confusione per ostacolare gli agenti, che alla fine sono riusciti a trattenere l'autore del morso e a condurlo in Questura.
Tramite l'acquisizione dell'intera quota azionaria di Ratp in Herm, Tper punta direttamente a Seta, l'azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale su gomma nelle province di Modena, Reggio Emilia e Piacenza -
Reggio Emilia, 25 febbraio 2014 - di Ivan Rocchi
Tper tenta la scalata a Seta e si avvia a diventare il principale nodo di aggregazione tra le imprese di trasporto pubblico su gomma a livello regionale, in linea con quanto previsto dal piano industriale approvato dai soci all'atto della nascita della società. Il consiglio d'amministrazione dell'azienda ha infatti deciso di procedere all'acquisto in cordata con i soci privati - Autoguidovie S.p.A. e Nuova Mobilità S.c.a.r.l. - delle quote di Herm, che con il 42,39% delle azioni è il maggiore socio di Seta, nonché il partner industriale che sovrintende e ha in capo la gestione della società.
Tper è già un colosso in regione: attualmente gestisce il trasporto pubblico locale su gomma nelle province di Bologna e Ferrara, oltre al trasporto passeggeri in ambito ferroviario regionale, in partnership con Trenitalia. La società è inoltre proprietaria del 13,79% delle quote azionarie di Start Romagna S.p.A., l'altra grande azienda del settore presente in regione, che gestisce i servizi di trasporto pubblico su gomma nell'area romagnola.
Tramite l'acquisizione dell'intera quota azionaria di Ratp in Herm, Tper punta direttamente a Seta, l'azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale su gomma nelle province di Modena, Reggio Emilia e Piacenza. Seta è partecipata anche dagli Enti Locali delle tre province citate, che insieme possiedono complessivamente il 57,61% del capitale.
Nei mesi scorsi Tper ha formulato offerta vincolante per l'acquisto del 6,335% del capitale sociale di Seta a seguito di esito gara di vendita delle azioni da parte della Provincia di Piacenza, il cui trasferimento avverrà oggi. Quindi si avvia ora il percorso formale previsto dallo statuto societario di Herm, anche nel rispetto dei diritti di prelazione, a conclusione del quale Tper acquisirà il controllo di Herm e la conseguente gestione di Seta.
Da ieri i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia stanno monitorando a distanza altri due detenuti grazie al braccialetto elettronico -
Reggio Emilia, 21 febbraio 2014 - di Ivan Rocchi
Dopo il primo provvedimento di due giorni fa, da ieri i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia stanno monitorando a distanza altri due detenuti grazie al braccialetto elettronico: uno si trova nella bassa reggiana, ristretto per tentato duplice omicidio, mentre l'altro è nel comprensorio ceramico, messo ai domiciliari per estorsione e stupefacenti.
In seguito alla trasformazione in legge del cosiddetto decreto Svuota carceri, il braccialetto elettronico è diventata la prassi per gli arresti domiciliari, anche in sostituzione della custodia cautelare in prigione. Quest'ultima misura è sicuramente abusata, e a causa delle lentezze della giustizia italiana ingolfa le carceri. Ma non tutti sono d'accordo con l'applicazione del braccialetto, chi per motivi economici, chi per la sicurezza.
Anche per questo il colonnello Paolo Zito, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Emilia, ha tenuto ieri a sottolineare che il braccialetto è un supporto ai normali controlli per chi è ai domiciliari, non sostituisce le forze dell'ordine. "L'applicazione del braccialetto elettronico - ha detto il colonnello Zito - è attualmente in fase sperimentale: gli eventuali benefici potranno essere valutati nel tempo. I Carabinieri procederanno comunque ai controlli finalizzati al rispetto delle prescrizioni dei singoli provvedimenti, come ad esempio il divieto di comunicare con persone estranee ai familiari".
"Il braccialetto elettronico – continua il comandante provinciale dei Carabinieri - viene applicato alla caviglia del detenuto e funziona grazie ad un'Unità di Sorveglianza Locale. La Usl è simile a una comune radiosveglia, viene installata presso l'abitazione del soggetto sottoposto al controllo e riceve i segnali inviati dal braccialetto elettronico all'interno di un perimetro ben definito". Con il braccialetto elettronico, il detenuto deve infatti rimanere nel raggio di comunicazione delle due periferiche: in caso contrario scatta immediatamente l'allarme.
Se il detenuto si muove al di fuori del perimetro prestabilito – oppure danneggia in qualche modo il braccialetto elettronico o la centralina di ricezione – viene immediatamente avvertita la Centrale operativa, in questo caso dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia. L'operatore della Centrale Operativa può immediatamente mettersi in contatto telefonico con il soggetto sottoposto al controllo da una linea dedicata, per ottenere spiegazioni in merito al segnale di allarme e nel contempo inviare immediatamente una pattuglia sul luogo per le verifiche di competenza.