Perez delude i suoi tifosi. Leclerc e Sainz sognano dopo una prima fila tutta rossa, ma non vanno oltre alla terza e quarta posizione finale. Si esalta ancora lui, Verstappen, vincente per la 51esima volta
Ad Austin Verstappen conquista il suo cinquantesimo successo in carriera, battendo d'un soffio Hamilton. Terzo è Norris. La Ferrari sprofonda in gara, dopo aver illuso con la pole position conquistata da Leclerc.
Verstappen domina, nel weekend in cui si aggiudica il terzo titolo iridato. Si conferma la McLaren, vincente ieri nella Sprint con Piastri, oggi in seconda e terza posizione. Ferrari male: Sainz non ha partecipato alla gara, Leclerc quinto. Gara difficilissima per vetture e piloti.
Verstappen trionfa a Suzuka, e per la Red Bull arriva il sesto mondiale costruttori della sua storia. Doppio podio per McLaren. Ferrari quarta e sesta.
Trionfa Verstappen davanti a Perez. Sainz fa gioire i tifosi Ferrari, e dopo una grande pole position riporta la Rossa sul podio
Altra corsa, altro record. Verstappen trionfa ancora, per la nona volta consecutiva. Sul podio anche Alonso e Gasly. Ferrari in crisi, quinta con Sainz, ritirata con Leclerc.
In Belgio, sullo stupendo tracciato di Spa-Francorchamps, Verstappen rimonta e trionfa ancora. Leclerc e Ferrari finalmente sul podio! Sainz ritirato.
di Matteo Landi
Una penalità per aver sostituito il cambio della sua Red Bull ha relegato Verstappen alla sesta posizione sulla griglia di partenza, lasciando a Leclerc la soddisfazione, puramente statistica (in pista si è beccato un'eternità), della 20esima pole position in carriera. Un dato particolare quello del monegasco, se paragonato alle "sole" cinque vittorie ottenute. Frutto della sua propensione a dare il meglio sul giro secco, oltre ad evidenziare le caratteristiche delle Ferrari che ha guidato negli ultimi anni, spesso in difficoltà sul passo gara. Oggi la Rossa ha ben figurato, tanto da permettere al pilota n°16 di tornare finalmente sul podio. "Solo" il terzo stagionale. Un risultanto che porta il buon umore nel box Ferrari, tramortito dal settimo e dall'ottavo posto della scorsa settimana. Questa è la storia di questo campionato, ogni pista ha le sue gerarchie. Questa è la storia di un campionato, ad esser precisi. L'altro campionato, quello disputato dai soli piloti Red Bull (quando Perez non si perde lasciandosi inghiottire dal gruppone), è invece scontato e monocorde. Verstappen vincerebbe partendo da qualsiasi posizione, anche l'ultima. Oggi l'ha presa quasi con calma. Ha cucinato i suoi avversari a fuoco lento. Fino al giro 17, quando ha artigliato la prima posizione. A quel punto Max ha iniziato a spingere veramente, seminando il compagno Perez. Il messicano ha lasciato da parte i suoi fantasmi ed è tornato a fare il buon secondo pilota, quello che Red Bull si aspetta da lui. Sul traguardo Verstappen c'è passato scodando, festoso, ma non troppo, sicuro dell'invincibilità del binomio Pilota-Auto. Ed ora per l'olandese arriva la pausa estiva più serena della sua vita agonistica.
Ferrari, un podio che riporta il sorriso
Se a metà febbraio Benedetto Vigna, AD Ferrari, non avesse pronunciato quella frase, "non avrà precedenti in termini di velocità", riferendosi alla monoposto 2023, il podio odierno assumerebbe forse un altro sapore. Red Bull ha lavorato meglio, senza dubbio, meritando di stare dov'è. La Ferrari oggi si è messa dietro Mercedes, Aston Martin e McLaren (in difficoltà con l'assetto), le tre squadre che di volta in volta contendono alla Rossa il ruolo di seconda forza. Insomma il risultato odierno non è da buttare, anzi. Un podio che va a migliorare il buon risultato ottenuto nella Sprint di ieri (quarto Sainz e quinto Leclerc). Stona però con i proclami di vittoria vecchi meno di sei mesi. Le parole non si cancellano, così come la velocità e la consistenza della Red Bull. Chi si era messo il cuore in pace già dopo le prime gare (giustamente) oggi avrà gioito non poco nel vedere i volti molto più distesi e sorridenti dei meccanici Ferrari, sotto un podio che raramente si colora, seppur in parte, di Rosso.
Per Piastri e Gasly, eroi della Sprint Race, gara amara
La Sprint di ieri, scattata su pista bagnata, aveva portato sul podio per la prima volta (ma non fa statistica trattandosi di gara corta) un grandissimo Oscar Piastri: secondo dietro al mattatore Verstappen, e davanti ad un buon Gasly su Alpine. L'asciutto oggi ha però segnato una svolta negativa, soprattutto per McLaren. Norris, dopo due podii consecutivi, ci aveva preso gusto. Un assetto troppo carico ha però penalizzato eccessivamente la velocità di punta della sua monoposto, superata a destra ed a sinistra negli allunghi. Il settimo posto finale non gli è andato neanche troppo stretto, considerando che in alcuni giri ha navigato nelle ultimissime posizioni del gruppo. Peggio è andata a Piastri, fuori pochi chilometri dopo il via a causa di un contatto con la Ferrari di Sainz. A differenza dell'australiano, lo spagnolo ha proseguito, ma la sua vettura, con un buco sulla pancia di destra, era inguidabile e lenta. A circa metà gara anche il pilota della Rossa ha quindi alzato bandiera bianca. Poca gioia anche per uno degli eroi della gara corta, Gasly, solo undicesimo al traguardo. Peccato, non solo per il francese ma per tutta la squadra, il cui risultato di ieri aveva portato un pizzico di serenità in concomitanza con un terremoto aziendale che ha pochi precedenti: dopo un inizio di stagione non convincente sono arrivati gli allontanamenti del Team Principal Szafnauer, del Direttore Sportivo Permane e del Direttore Tecnico Pat Fry! Della serie, o la va, o la spacca, per l'ex team Renault.
In Ungheria domina Verstappen e per la Red Bull arriva la 12esima vittoria consecutiva. Secondo Norris. Male le Ferrari.
di Matteo Landi
Una Red Bull, a volte due, davanti a tutti. Due campionati in uno. A quello del team anglo-austriaco, capace di battere record su record, si contrappone quello delle restanti nove squadre, pronte a darsi battaglia, consapevoli di non avere chance di vittoria ormai stabilmente appannaggio di Verstappen. Quest'anno l'ha lasciata solo in due occasioni all'altalenante team mate. Quello Red Bull è lo Show dei Record, numericamente rappresentanto da una striscia di ben 12 vittorie consecutive (primato assoluto), di cui 11 dall'inizio di questa stagione (come la McLaren del 1988). Considerando che siamo esattamente a metà campionato, Verstappen e Red Bull possono arrivare a distruggere qualsiasi record stagionale. L'olandese, seppur ancora giovanissimo, non pare avere punti deboli. In Ungheria ha lasciato ad Hamilton la pole position. In molti hanno sperato nel ruggito del leone, quel sette volte iridato che ancora soffre al pensiero del mondiale 2021, perso in circostanze particolari. Da allora per l'inglese è cambiato tutto. Poteva essere la gara della svolta, ma alla partenza Verstappen ha subito ristabilito le gerarchie prendendosi immediatamente la leadership. Per Hamilton si è trattata dell'ennesima buona, ma non eccezionale, gara, per Verstappen dell'ennesima cavalcata trionfale.
Hamilton fuori dal podio. McLaren seconda forza
L'inglese della Mercedes non è riuscito in gara a ripetere quanto di eccezionale mostrato nel giro secco. Battuto dal rimontante Perez (ancora in difficoltà in qualifica), buon terzo al traguardo, e da un Lando Norris che adesso si sta abituando alla meravigliosa doccia frizzante del podio. L'inglesino della McLaren ha vinto la gara degli altri, giungendo secondo sotto alla bandiera a scacchi. Il glorioso team britannico sembra tornato davvero al top: di pura prestazione e sostanza adesso è la seconda forza in campo. Oltre a Norris ha rischiato di salire sul podio pure il compagno di colori Piastri: solo un crollo nel finale lo ha costretto al quinto posto.
Ferrari, così non va
E la Ferrari? Qualche volta le telecamere l'hanno inquadrata, quindi possiamo dire che fosse veramente in pista. In qualifica ha fatto peggio dell'Alfa Romeo, alla quale il Cavallino fornisce le power unit. In gara Leclerc ha patito un pit stop disastroso, e si è pure beccato cinque secondi di penalità per aver superato il limite di velocità in pit lane. Sainz partiva undicesimo a causa di una qualifica poco convincente. Il risultato finale del weekend magiaro recita settimo e ottavo posto per i due piloti della squadra di Maranello. Ancora il campionato è lungo, ci sarà tempo per rialzare la testa. Certe prestazioni però devono far riflettere: la vettura di quest'anno non sarà un fulmine di guerra, ma adesso la Rossa è dietro, e di molto, pure ad una McLaren che all'inizio della stagione navigava in bassa classifica.
Mister Sorriso è tornato!
Certe volte ritornano. In certi casi questi rientri portano il sorriso a tutto il paddock ed a tutti gli appassionati. Dispiace per l'olandese De Vries, ennesimo pilota della galassia Red Bull lasciato a piedi, che avrebbe meritato di concludere almeno la stagione considerando che siamo solamente al giro di boa. Ha reso felici tutti però che il suo sedile sia stato assegnato ad un pilota che scritto la storia della F1 con le sue otto vittorie ed i suoi bellissimi ed indimenticabili sorpassi, rimasto fuori dal giro dopo le ultime, poco convincenti, stagioni. Al termine del 2022 la ciambella di salvataggio gliel'aveva lanciata proprio quel team con cui l'australiano ha ottenuto gran parte delle sue vittorie. Daniel ha comunque pazientato in panchina, come pilota di riserva ed al simulatore. Fino a quando è stato chiamato per gareggiare con la faentina AlphaTauri, squadra sempre di proprietà Red Bull. Tredicesimo in qualifica, stesso risultato in gara, e sempre davanti al compagno Tsunoda. Ben fatto Ric! Bentornato Mister Sorriso!
Il mondiale full electric torna nella capitale. Un doppio appuntamento segnato dalle vittorie di Evans e Dennis, e da due botti paurosi
di Matteo Landi
"Roma ha questo di buono, che non giudica, assolve". Le parole che furono di Ennio Flaiano mal si sposano con quanto visto nell'ultima doppia gara del mondiale full electric. Sulla pista ricavata nel quartiere Eur anche quest'anno è andata in scena la Formula E. Un tracciato difficile, un asfalto sconnesso, una temperatura incandescente. Davanti all'Obelisco, ed all'ombra (si fa per dire..) del Colosseo Quadrato, i piloti hanno girato con le monoposto elettriche più veloci mai realizzate. Era il 2018 quando Sam Bird vinse la prima edizione dell'E-Prix di Roma, con la vettura Gen1. Da allora Roma è rimasta, 2020 a parte causa pandemia, tappa fissa del campionato fino al doppio appuntamento di quest'anno, con le veloci Gen3. Sempre monotelaio Spark-Dallara, ma con power train costruite e sviluppate dalle varie case capaci di erogare una potenza di 350 kw, per oltre 300 km/h di velocità di punta (se i tracciati lo permettessero...). Dall'entusiasmo iniziale, con il pieno di spettatori e biglietti a costi calmierati, alla solida e affermata realtà odierna, che fa meno sconti (visto il corposo rincaro dei biglietti..). Ed a differenza delle parole pronunciate dallo sceneggiatore, scrittore e drammaturgo italiano, Roma stavolta non ha perdonato il minimo errore.
In gara 1, disputata ieri, il primo nome dell'albo d'oro romano, Sam Bird, ha perso il controllo della sua Jaguar innescando una terribile carambola che ha coinvolto pure Buemi, Mortara, Da Costa, Frijns e Di Grassi. La casa del giaguaro ha comunque sorriso grazie alla vittoria conquistata dal "Re di Roma" Mitch Evans. Fino a ieri, su sette gare disputate nella Capitale il neozelandese ne aveva vinte ben quattro, di cui tre consecutive. Alle sue spalle hanno concluso un altro pilota Jaguar, anche se del team Envision, Nick Cassidy, e Maximilian Günther, con la stupenda Maserati Tipo Folgore, che ha sancito quest'anno il ritorno del Tridente in una competizione per vetture a ruote scoperte.
Con la spinta dell'ennesima vittoria in Italia, Evans è partito più spavaldo del solito oggi, in gara 2. La Roma che gli ha sempre sorriso stavolta lo ha tradito. A causa di una frenata tardiva su un dosso la sua vettura si è scomposta ed è letteralmente planata sulla Envision di Cassidy. Un botto spettacolare, fortunatamente senza conseguenze per i piloti. Il neozelandese ha però dovuto abbandonare ogni speranza di vittoria, dovendosi ritirare poco dopo. E con il tremendo botto rischia di dover salutare anche le sue ambizioni di vittoria iridata, adesso che dopo 14 gare disputate manca solo il doppio appuntamento di Londra a chiudere la stagione, e considerando che l'ultimo a festeggiare sul tracciato dell'Eur è stato il leader del mondiale.
Si era presentato a Roma con un improbabile casco marmoreo, raffigurante colonne e capitelli. Jake Dennis, britannico classe 1995, ha l'onore di scendere in pista per due marchi di rilevanza planetaria. Se la Porsche produce le power train della sua vettura, è nientemeno che il glorioso team Andretti a metterle in pista. Un team in grado di far meglio della squadra ufficiale, un team che vince ovunque, anche se in Formula 1 continuano a far tutto tranne che a stendergli tappeti rossi all'ipotesi di averlo in griglia. Ma questa è un'altra (dolorosa) storia. Oggi Dennis ha corso da grande professionista della categoria, riuscendo a gestire alla grande l'energia a disposizione, tenendo a distanza di sicurezza il secondo Nato, pilota Nissan che ha fatto da cuscinetto al ritorno del terzo classificato Bird, sulla teoricamente più performante Jaguar. Magari ancora scosso dal botto di 24 ore prima, fatto sta che il primo vincitore di Roma non è riuscito ad affilare gli artigli, accontentandosi del podio. Appena dietro è giunta la Maserati di Mortara, con lo svizzero al miglior risultato stagionale. Niente male comunque nel complesso la prima apparizione a Roma del marchio italiano, già vincente quest'anno, in attesa di vedere cosa riuscirà a fare in meno di un anno, quando tornerà all'Eur con più esperienza sulle spalle, e nel meno torrido aprile (una buona notizia anche per gli spettatori..).